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view post Posted: 2/12/2023, 22:33     +5Il mito di Pandora - Favole, miti e leggende

Il mito di Pandora

(mitologia greca)



Una volta, nei tempi dei tempi, quando agli uomini era concesso di sedersi al cospetto degli dei frequentando anche la stessa tavola, viveva Prometeo, “colui che riflette prima”. Era un Titano giusto e pietoso e provava molta compassione per gli uomini. Per questa ragione, un giorno rubò il fuoco a Zeus, il padre di tutti gli dei, poiché voleva cambiare le sorti dell’umanità, ancora primitiva. Zeus si arrabbiò tantissimo e punì in modo esemplare Prometeo: lo incatenò per sempre a una roccia, condannandolo a essere giornalmente beccato da un’aquila, che gli mangiava il fegato. Zeus volle, però, punire anche gli uomini, che nel frattempo erano diventati superbi e cattivi, e trovò un modo per farlo senza però passare come un dio crudele. Così fece chiamare Efesto, fabbro dell’Olimpo, e gli disse: “Devi fabbricare una donna, perché è mia intenzione castigare gli uomini, che sono diventati malvagi!”. Efesto non si aspettava di certo una simile richiesta da suo padre; “Come faccio a fabbricare una donna?” - sobbalzò il dio del fuoco e della lavorazione dei metalli - “Non saprei da dove cominciare. Non è come cesellare uno scudo o un’armatura!”. “Obbedisci!” gridò Zeus.

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Efesto, scoraggiato, se ne tornò alle sue fucine, prese dell’argilla e cominciò a costruire una donna. Appena fu pronta la fece essiccare, poi la colorò di rosa e infine prese una scintilla del fuoco divino che ardeva nei forni dell’Olimpo e gliela diede come anima. Allora la fanciulla prese vita: era di una straordinaria bellezza. Tutte le dee andarono ad ammirarla ed ognuna le portò un dono: chi la omaggiò del coraggio, chi della bellezza, chi delle attitudini ai lavori femminili. Atena le regalò una cintura di perle e un abito color porpora, ricco di preziosissime gemme; le Tre Cariti (Aglaia (“splendore”), Eufrosine (“gioia e letizia”) e Talia (“prosperità”) le ornarono il petto e le braccia con gioielli scintillanti; Afrodite sparse sulla testa della donna tutte le grazie femminili, mentre le Ore (o Stagioni, custodi dell'Olimpo) la inghirlandarono con rose vellutate e odorose.
Zeus, infine, le diede il nome di Pandora, che significa “ricca di ogni dono”, e a tutte queste regalie aggiunse un vaso chiuso da portare sulla Terra, raccomandandosi di non aprirlo mai. “Questo vaso contiene tutti i mali che possono far soffrire gli uomini: stai attenta a tenerlo ben chiuso!” spiegò alla dolce creatura.

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Pandora scese sulla Terra e qui, per volere del Fato, conobbe il fratello di Prometeo, Epimèteo, “colui che riflette dopo”, il quale se ne innamorò subito e volle sposarla. Prometeo cercò in ogni modo di dissuaderlo, esortandolo a diffidare di tutto quello che proveniva da Zeus, ma il fratello, impulsivo, sposò ugualmente la fanciulla.

Dopo il matrimonio, tuttavia, non passava giorno che la donna non pensasse a cosa potesse contenere il vaso: “Tutti i mali! Ma com’erano fatti? E cos’erano” continuava a chiedersi. Non riuscendo a resistere alla curiosità e un giorno sollevò un pochino il coperchio e… non lo avesse mai fatto! Un fumo nero e acre e mille orribili fantasmi si sparsero nell’aria oscurando il sole e avvolgendo nel buio tutto il mondo. I mali e i vizi contenuti nel vaso erano i più terribili che esistevano e in un attimo penetrarono nelle case degli uomini. Sul fondo del vaso rimane solo un uccellino che rappresentava la Speranza, che non fece in tempo a uscire perché Pandora, terrorizzata, richiuse frettolosamente il vaso. Sino a quel momento gli esseri umani avevano vissuto liberi da ogni male, ma con la sua apertura la loro vita fu devastata dalle disavventure e il mondo divenne un luogo di morte, distruzione e sofferenze. Solo in un momento successivo Pandora riaprì il vaso, permettendo così anche a Speranza di uscire e donare conforto agli uomini.



Alexandre Cabanel (1823-1889)
Christina Nilsson come Pandora
1873
olio su tela - 70,2 x 49,2 cm.
Walters Art Museum, Baltimora






Edited by Milea - 4/12/2023, 16:15
view post Posted: 1/12/2023, 20:55     +13Il mito della ninfea - Favole, miti e leggende

Il mito della ninfea

(mitologia greca)


Tanto tempo fa nelle acque argentee di un lago viveva una Ninfa; ella era talmente bella che, appena la vide, Raggio di Sole se ne innamorò.
Raggio di Sole era splendente nel suo abito d’oro e la Ninfa, oscurata da tanta luce, si sentì misera ed e si vergognò del suo abituccio di perle.
Così decise di scendere discese di tuffarsi nel lago, per recuperare un tesoro che sapeva essere custodito proprio sul fondo.

Appena lo ebbe trovato, felice si riempì le mani di gioielli e volle tornare alla superficie per mostrare quella ricchezza a Raggio di Sole; ma non riusciva a risalire verso l’alto perché il peso di questi la trascinava giù facendola sprofondare nel fondo melmoso del lago. La ninfa pianse e pregò il re del lago di aiutarla, ma nessuno sentì il suo richiamo angoscioso. Aprì le mani per liberarsi di quell’oro che era la sua rovina, ma ormai le si era attaccato alle palme e non voleva staccarsi più. Il fango la sommerse poco a poco e ben presto la ninfa scomparve: di lei rimasero soltanto le candide mani con il loro tesoro.

Il povero Raggio di Sole innamorato, cercò disperatamente la sua ninfa. Esplorò tutta la superficie del lago, ma non riuscì a vedere che una foglia a forma di cuore, i cui fiori bianchi avevano all’interno lo stesso splendore dell’oro; di giorno i fiori si aprivano per offrire a Raggio di Sole i loro tesori, di notte si chiudevano per custodire l’oro fino al giorno seguente. La ninfa si era trasformata in un fiore bellissimo: la ninfea, simbolo di purezza, di romanticismo e di forza.



Claude Monet
Ninfee, effetto della sera (Nymphéas. Effet du soir)
1897 circa
olio su tela - 73 × 100 cm.
Musée Marmottan Monet, Parigi





Edited by Milea - 1/12/2023, 21:28
view post Posted: 2/10/2023, 23:59     +5DONYALE LUNA: un mosaico per celebrare la prima top model nera - NEWS

Donyale Luna: un mosaico
per celebrare la prima top model nera della storia


Attrice per Fellini, musa di Warhol e prima top model nera ad apparire in copertina



Quarantaquattromila tessere in pasta di vetro, intagliate a mano, per celebrare la prima top model nera, Donyale Luna, nome d’arte di Peggy Anne Freeman. Un mosaico di trenta metri quadri, realizzato dall’azienda italiana Ston Srl, è stato inaugurato su un muro esterno della Cittadella degli Archivi, il polo archivistico del Comune di Milano che raccoglie la storia della città dal 1802.



L’opera si unisce al coro di testate, HBO, Vogue, Vanity Fair, L’Officiel, The New York Times, che stanno celebrando colei che fu fra le muse ispiratrici di Andy Warhol, Federico Fellini, Pier Paolo Pasolini e molti altri, a pochi giorni dalla prima mondiale del film a lei dedicato. L’idea di realizzare un mosaico a partire da uno scatto, che ritrae la modella a Milano nel 1974, è stata di suo marito, Luigi Cazzaniga, fotografo e autore della foto, che si è ispirato ai nuovi mosaici che decorano le stazioni della metropolitana di New York.



Gian Paolo Barbieri (Vogue Italia)
1966
Donyale Luna



Nata in un sobborgo di Detroit nel 1945 e morta a Roma all’età di 33 anni, Donyale Luna è passata alla storia per essere stata tra le prime afroamericane a sfilare in passerella e la prima in assoluto ad apparire sulla copertina di una rivista di moda. Era il marzo del 1966 quando il fotografo David Bailey - per la copertina di Vogue UK - scattò un ritratto che segnò un cambio epocale nel mondo della moda. Luna Freeman era diventata un simbolo rivoluzionario per tutte quelle donne nere che aspiravano a una carriera di modelle in un periodo storico di grande fermento, grazie alle battaglie per i diritti civili dei cittadini afroamericani portate avanti da Martin Luther King.

“E’ un grande onore per noi – commenta l’assessore ai Servizi civici Gaia Romani – rendere omaggio ad una figura ancora troppo poco nota nel nostro Paese. Una donna che ebbe il merito di segnare un cambiamento epocale nel mondo della moda, e non solo. Col suo fascino, così diverso e lontano rispetto alle biondissime modelle dell’epoca, ebbe la capacità di imporsi e imporre un nuovo modello. Anche se sono trascorsi sessant’anni, il messaggio che quest’opera può trasmettere è ancora attuale. Perciò ringrazio di cuore suo marito, il fotografo Cazzaniga, per averci dato la possibilità di ricordare e celebrare Donyale Luna in un luogo speciale della città, come la Cittadella”.


“Io e mia figlia Dream Diamante - dichiara Luigi Cazzaniga - siamo entusiasti che il Comune di Milano ricordi Donyale, con cui ho vissuto a Milano e lavorato allo Studio Gozzano in viale Coni Zugna nei primi anni Settanta. Con lei lavoravamo al libro “Lunaflylaby”, poi rimasto in sospeso, passando nottate e nottate in camera oscura. Erano i giorni della contestazione e partecipammo anche ad alcune mobilitazioni universitarie alla Statale. Sono nato a Milano e per me e Donyale è un grande onore che Cittadella degli Archivi sia riuscita a ricordare il nostro lavoro per questa magnifica città”.


Fonte





Edited by Milea - 10/10/2023, 11:03
view post Posted: 1/7/2023, 10:19     +6FRANCESCO D'ANGELA,“PUGLIA ALL'UNCINETTO”: vicoli e trulli come centrini - HOBBY

Non solo Puglia, ma sempre uncinetto















Edited by Milea - 1/7/2023, 11:22
view post Posted: 28/5/2023, 09:38     +3Jane Fonda a Cannes: “Non mi sento parte di Hollywood” - TV, CINEMA & TEATRO

Jane Fonda a Cannes:
“Non mi sento parte di Hollywood”



Incontro con la diva che scherza sui “difetti” dell’età ma è pronta a dare consigli
ai molti giovani presenti. Primo fra tutti: “Non smettete mai di essere curiosi”




Jane Fonda è a Cannes. “Ieri ero molto nervosa per questo nostro incontro e allora ho dormito tredici ore”. Un faccia a faccia travolgente con l’attrice due volte premio Oscar, pronta a dare ogni tipo di consiglio: da quelli di bellezza a come realizzare i propri sogni. Di fronte a una platea di giovanissimi che prendono il microfono solo per dire quale esempio sia stata per loro, magari non conoscono tanti dei suoi film ma tutti ammirano il suo impegno contro il Vietnam, per le donne e per l’ambiente. E l’attrice, che il prossimo dicembre compie 86 anni, non ha paura di dire: “Parlate forte perché ho dimenticato a casa l’apparecchio acustico”. E a chi le chiede il segreto della sua bellezza dice: “Anni fa avevo fatto un intervento di chirurgia plastica, non ne vado fiera, ma ho un truccatore bravissimo che fa miracoli, dormo bene e a lungo, mangio sano, faccio sport ma la ricetta è un’altra: sono curiosa e il mio consiglio è non rinunciate a realizzare i vostri sogni e rimanete curiosi del mondo”.




Non mi sento parte di Hollywood, ai party non mi invitano


L’incontro si svolge un po’ in inglese e un po’ in francese, prima di iniziare Fonda fa un veloce sondaggio per capire chi parla una e l’altra lingua poi dice: “Uno dei miei mariti (Roger Vadim, ndr.) era francese, trasferirmi con lui a Parigi non è stata sicuramente una scelta che ha favorito la carriera, ma io non ho mai preso decisioni in quella direzione. Non mi sento parte di Hollywood, non vado ai party anche perché non mi invitano, prima di incontrare l’attivismo la mia vita era triste, abbiamo bisogno di mettere significato nella nostra vita, a me ci sono voluti anni prima di trovarlo”.




La prima lezione di impegno sul set di una commedia western


Un passo verso l’impegno l’attrice lo ha mosso già su uno dei suoi primi set, la commedia western del 1965 Cat ballou. “Qui tra voi probabilmente non lo ha visto nessuno, ma io ho dei bei ricordi. Tra cui Lee Marvin, un bravo attore talmente sempre ubriaco che lo dovevano issare su per le scale... un tipo fantastico, che alle prove mi ha detto ‘Jane, l'unica ragione per cui ci hanno scritturato è perché siamo sotto contratto e non devono pagarci’. É un film fatto molto in fretta e con divertimento, io ero un ragazzaccio, mi piaceva andare a cavallo e sparare, uno spasso. Era un film a basso budget, un giorno mi sono rotta un dente e sono andati avanti a girare lo stesso: una lavorazione da quattordici ore al giorno, così ad un certo punto Marvin mi ha preso da parte e mi ha detto: “Jane noi siamo le star. Se permettiamo che si lavori a questi ritmi ne soffriranno tutti, dobbiamo ribellarci per la troupe”. Questa è stata per me un’incredibile lezione e Marvin non era neppure un rivoluzionario, ma aveva un grande cuore e mi ha insegnato che se sei una star devi fare attenzione a chi lavora con te”.




L’amore per Robert Redford e il suo problema con le donne



Quando le si chiede di Robert Redford è candida nella sua risposta: “Ero innamorata di lui; abbiamo fatto quattro film insieme e in tre su quattro ero innamorata di lui, quindi mi sono molto divertita a lavorare in quei film romantici. Unico neo a lui non piacevano le scene di bacio... Robert era sempre di cattivo umore e pensavo fosse colpa mia. Poi circa sei anni fa abbiamo fatto di nuovo un film insieme, avevamo ottanta anni (Le anime di notte) e lì ho capito di essere cresciuta... è arrivato tre ore in ritardo ma non pensavo più che fosse colpa mia.”






È un bravo attore, una buona persona, divertente, ha creato quella meraviglia del Sundance... ha solo un problema con le donne”. Chi non ha problemi con le donne secondo Fonda è Alain Delon con cui ha girato in Francia Crisantemi per un delitto: “Personaggio meraviglioso, a lui piaceva baciare...”




Barbarella e quel corsetto di metallo per cui ha rischiato l'infertilità


“Barbarella era un film strano più che sexy - prosegue l’attrice parlando del film fatto con il marito Roger Vadim che l'ha consacrata icona sexy – all’epoca non mi piaceva per niente, mentre rivedendolo oggi lo trovo divertente. Su quel set (a Dinocittà, gli studi di Dino de Laurentiis a Roma, ndr.) abbiamo fatto cose che non erano mai state fatte prima al cinema. Prima di allora per volare si usavano dei cavi, mentre dai noi è venuto uno strano scienziato con uno dei primi green screen; io ero avvolta da un corsetto di metallo che passava tra le gambe e che eravamo sicure, Anita Pallenberg e io, che ci avesse condannato all’infertilità. Dovevo fare uno striptease in volo che Vadim mi aveva garantito sarebbe stato coperto dai titoli di testa, non è andata così e ora non siamo più sposati. Comunque che ci crediate o no io all’epoca ero molto timida e per girare quella scena ho dovuto bere moltissima vodka, peccato però che rivedendo i giornalieri abbiamo visto che era tutta sbagliata e l'abbiamo dovuta rigirare il giorno. E il giorno dopo stavo ancora smaltendo la sbronza, quindi se rivedete quella sequenza pensate a me che la giro con l’hangover”.




La guerra in Vietnam e l’attivismo


L’impegno per fermare la guerra in Vietnam nacque in Francia. “Conobbi a Parigi dei soldati americani sfuggiti alla guerra del Vietnam, mi parlavano della loro esperienza, di quello che l’America stava facendo in quel paese, e a quel punto decisi che dovevo fare qualcosa, lasciai Vadim, Parigi e tornai in America, non potevo essere contro la guerra in Francia - racconta - La mia esperienza di attivista cominciò così, nelle strade di Detroit dove la protesta dei giovani contro l’intervento americano in Vietnam fu qualcosa di clamoroso, la nascita di un movimento. Io scendevo in piazza, rischiavo, organizzavo, mi impegnavo ma mi sentivo sempre una star da copertina, con la tata a casa a guardare la mia prima figlia Vanessa, incontravo donne a protestare con i figli in braccio e mi vergognavo. Volevo smettere di recitare ma mi dissero ‘organizzatori ne abbiamo tanti, movie star abbiamo solo te’”.





Il femminismo nato sul set di 'Una squillo per l'ispettore Klute'



“Quando ho girato Una squillo per l’ispettore Klute (il film che le ha dato il suo primo Oscar) sono andata a New York una settimana prima delle riprese e ho passato una settimana con vere prostitute e la loro madame, in tutta quella settimana non un uomo, neppure uno, mi ha fatto l’occhiolino. Ho detto a Pakula ‘non posso fare questo film, prendete Faye Dunaway al mio posto’. Lui si è messo a ridere. Poi a forza di parlare e frequentare ragazze bellissime, intelligenti e abusate ho modellato il personaggio di Bree Daniels su di loro. Non mi ero preparata per il confronto finale di fronte al killer, ma quando l’abbiamo girata ho pensato alle donne picchiate a morte e a quegli uomini violenti ho cominciato a piangere, non per paura ma per tristezza e orrore. E ho pensato: sto diventando una femminista, è stata una esperienza potente. Voi mi considerate una femminista, ma come si può esserlo davvero quando sei sposata con uomini - Vadim, Tom Hayden, Ted Turner ndr - che non ti permettono di essere te stessa? Mi ci sono voluti molti anni per diventare una vera femminista nella vita reale e diventare single”.




Tra crisi climatica e elezioni presidenziali


La nuova battaglia di Jane Fonda è quella per l’ambiente e questo impegno si concretizza con posizioni politiche nette. “Non ho tempo per il cinema, sono troppo occupata a combattere il cambiamento climatico. Conto di aiutare a far eleggere chi davvero farà la differenza e fermerà questa tragedia. Non ci sarebbe crisi climatica se non ci fosse razzismo, io sono convinta che il patriarcato e il razzismo siano alla base di ogni ingiustizia. Dobbiamo uscire dai silos perché tutto è connesso, dobbiamo risolvere tutto perché non basterà risolvere solo una delle sfide di oggi. Alle nuove generazioni dico che non basta la protesta, occorre prendere il potere. È troppo tardi per fare solo una protesta, dobbiamo costruire un movimento che non tagli fuori persone, si deve essere capace di parlare con persone che non la pensano come te. Prima del Covid io bussavo la porta alla gente che votava Trump, devi ascoltare quelli che non hanno la tua opinione e ascoltarli con il cuore aperto, dar loro delle informazioni che non hanno e magari così potrai fargli cambiare idea”.






Edited by Milea - 28/5/2023, 12:09
view post Posted: 23/12/2022, 10:20     +4Sette luoghi antichi che alcuni credono di origine aliena [FOTO] - VIAGGI & NATURA

Sette luoghi antichi

che alcuni credono di origine aliena




Le nuvole sovrastano le statue monolitiche dell’Isola di Pasqua.


Il nostro pianeta ospita spettacolari resti del passato, opere che sembrano sfidare le competenze tecnologiche della propria epoca perché troppo grandi, troppo pesanti o troppo complesse. Per questo, c’è chi ipotizza che chi abbia costruito le piramidi egizie, tracciato le linee di Nazca e realizzato altre opere simili, stesse seguendo un manuale di istruzioni extraterrestre. Certo, può essere divertente chiedersi se gli alieni siano mai arrivati sulla Terra, ma la verità è che non ne abbiamo le prove. Andare alla ricerca di una spiegazione soprannaturale per alcune delle imprese umane più imponenti, significa non soffermarsi sui modi meravigliosi in cui le civiltà antiche riuscirono a dar vita ad alcune delle opere più grandi ed enigmatiche della Terra.


Sacsayhuamán




L’antica fortezza di Sacsayhuamán,
in netto contrasto con la modernità degli edifici di Cuzco


La fortezza di Sacsayhuamán, sulle Ande peruviane, appena fuori l’antica capitale Inca di Cuzco, fu costruita con enormi massi di pietra intagliati e incastrati come in un puzzle; secondo alcuni potrebbe essere opera di un’antica civiltà che l’avrebbe realizzata con un piccolo aiuto di amici provenienti dallo spazio.
Le cinte murarie della fortezza, tutte collegate tra loro, risalgono a un migliaio di anni fa e furono realizzate con massi che potevano pesare fino a trecentosessanta tonnellate l’uno e che dovettero essere trasportati per oltre 30 chilometri prima di essere sollevati e collocati con precisione millimetrica.

Come abbia potuto una civiltà antica compiere una tale impresa di ingegneria resta un mistero. A quanto pare gli Inca non erano solo degli esperti nell’osservazione del cielo e nella progettazione di calendari, ma anche nella costruzione di case e di complessi fortificati. Tanto è vero che Sacsayhuamán non è l’unico esempio di questa edilizia complessa: strutture murarie simili si trovano in tutto l’Impero Inca. A Cuzco, ad esempio, c’è un muro in cui una pietra con 12 angoli è stata perfettamente incastrata tra le altre. Recentemente, gli archeologi hanno scoperto tracce del sistema di carrucole che gli Inca usavano per trasportare le pietre dalle cave alle città, un metodo che faceva sicuramente più affidamento su forza e ingegno, che su fantomatici architetti alieni.


Le linee di Nazca




Un aeroplano sorvola un antico geoglifo raffigurante un ragno nel deserto peruviano


Nel deserto peruviano, su un arido altopiano a circa 320 chilometri a sud-est di Lima, sono state tracciate oltre 800 linee lunghe, bianche e dritte, apparentemente senza una logica. Ma proprio con l’unione di queste linee si ottengono 300 figure geometriche e 70 disegni di animali, tra cui un ragno, una scimmia e un colibrì. La linea più lunga si estende per chilometri, dritta come una freccia. Le figure più grandi arrivano a misurare quasi 370 metri e sono ben visibili dall’alto. Gli scienziati ipotizzano che i disegni di Nazca risalgano a circa 2000 anni fa, e per via di dimensioni, visibilità dall’alto e, soprattutto, per la loro natura misteriosa, vengono spesso citati come uno dei migliori esempi di reperti alieni sulla Terra.

Se così non fosse, come avrebbe fatto una civiltà antica a realizzare disegni di tali dimensioni in mezzo al deserto senza essere in grado di volare? E perché? In realtà, capire come siano stati fatti è abbastanza semplice. I geoglifi, questo è il nome dei misteriosi disegni, vennero realizzati asportando dal terreno lo strato superficiale di ciottoli color ruggine, dando così risalto alla sabbia bianca al di sotto.
Comprenderne il motivo, invece, è un po’ più complicato. Quando furono condotti i primi studi agli inizi del 1900, si pensò che i disegni fossero allineati alle costellazioni o ai solstizi. Tuttavia, studi più recenti ipotizzano che le linee di Nazca indichino i luoghi in cui avvenivano i rituali legati alla fertilità e al culto dell’acqua. Inoltre, le figure non sono visibili solo dal cielo, ma anche dalla cima delle colline circostanti: una visione a portata di umano.


Le piramidi egizie




Il sole tramonta sulla necropoli di Giza alla periferia del Cairo, in Egitto


Nel deserto appena fuori dal Cairo, a Giza, più di 4500 anni fa vennero costruite le piramidi più famose d’Egitto: le Piramidi di Giza, tombe monumentali, luoghi di sepoltura di faraoni e regine egizie.

Ma come fecero gli antichi Egizi a realizzare queste opere mastodontiche? La Grande Piramide è formata di milioni di blocchi di pietra che pesano due tonnellate ciascuno; persino con le attrezzature moderne costruire una piramide grande come quella del faraone Cheope sarebbe una sfida immensa.
Ci sarebbe poi la teoria della configurazione astronomica delle piramidi, che alcuni dicono essere allineate con le stelle che formano la Cintura di Orione. Inoltre, i sostenitori della teoria aliena sottolineano come queste tre piramidi si siano conservate meglio di altre costruite secoli dopo (senza però considerare tutto il lavoro svolto negli ultimi secoli per preservarle).
Quindi le piramidi egizie sarebbero opera degli alieni? Se è vero che gli scienziati non siano del tutto sicuri di come gli antichi Egizi le abbiano costruite - e soprattutto di come siano riusciti a farlo in tempi così brevi - ci sono prove concrete del fatto che queste tombe siano il risultato del lavoro di migliaia di “mani umane”.


Teotihuacán




La Piramide del Sole di Teotihuacán si staglia contro il cielo cobalto di Città del Messico


Teotihuacán, che significa “città degli dei”, è una grande e antica città del Messico, famosa per i suoi templi piramidali e allineamenti astronomici. Costruita più di 2000 anni fa, Teotihuacán potrebbe sembrare una città ultraterrena per antichità, complessità e dimensioni; in realtà è solo il risultato del lavoro dell’uomo.
Gli scienziati ipotizzano che questa città, che poteva accogliere oltre 100.000 persone, fu costruita nel corso dei secoli da un “mix di civiltà”, tra cui i Maya, gli Zapotechi e i Mixtechi. Per i suoi murales, gli strumenti, i sistemi di trasporto e le testimonianze di pratiche agricole all’avanguardia, Teotihuacán viene spesso considerata molto più tecnologicamente sviluppata di quanto fosse possibile nel Messico pre-azteco.
L’edificio più famoso di Teotihuacán è la massiccia Piramide del Sole. Una delle costruzioni più grandi nel suo genere nell’emisfero occidentale, la struttura ha un orientamento singolare, probabilmente basato sui cicli del calendario.


L’Isola di Pasqua




I moai si stagliano sulle colline erbose dell’Isola di Pasqua,
un territorio cileno nel sud-est del Pacifico


Il mistero che circonda i moai, le grandi statue monolitiche dell’Isola di Pasqua, è simile agli altri appena descritti: come riuscirono i Rapa Nui a realizzare queste opere più di 1000 anni fa, e come arrivarono i moai sull’Isola di Pasqua?
Ricavate dalla pietra, le quasi 900 figure umane sono sparse intorno all’isola ai fianchi dei vulcani spenti. Hanno un’altezza media di quattro metri, un peso di quattordici tonnellate e sembra siano state intagliate nel morbido tufo vulcanico della cava di Rano Raraku. Qui si trovano ancora più di quattrocento statue, alcune non ultimate e altre pronte per essere trasportate nel luogo scelto per ospitarle.
Perché siano stati realizzati i moai resta un mistero, anche se è probabile che i motivi fossero di origine religiosa o rituale. Non è neanche del tutto chiaro cosa sia accaduto ai tagliapietre di Rapa Nui: secondo la teoria più accreditata, la loro civiltà sarebbe stata spazzata via da un disastro naturale causato proprio da loro stessi, che avrebbero distrutto l’ambente circostante proprio per ricavare i moai.


Il Volto su Marte



La sonda spaziale Viking 1 della NASA ha scattato questa fotografia di Marte nel 1976. Il gioco d’ombre sulla formazione rocciosa crea l’illusione della presenza di un volto umano. Avvistato dalla sonda spaziale Viking 1 nel 1976, il cosiddetto “Volto su Marte” è lungo approssimativamente tre chilometri e si trova in una regione chiamata Cydonia, che separa le pianure levigate del nord del pianeta dal terreno disseminato di crateri nel sud. Se a quei tempi gli scienziati accantonarono la questione del volto come un semplice gioco d’ombre, nei decenni successivi diventò l’esempio preferito tra chi sostiene che alcuni alieni particolarmente creativi abbiano visitato il sistema solare.
Nel 2006, L’ESA (l’Agenzia Spaziale Europea) grazie alle spettacolari immagini ottenute con la sonda Mars Express, ha confermato quanto emerso dalle precedenti analisi: quello che sembrava essere un volto impresso nella superficie marziana, non è altro che un gioco di luci e ombre dovuto alla particolare prospettiva di ripresa della Viking 1.


Stonehenge




Il cielo di Stonehenge striato di rosa e viola all’alba


Un enorme cerchio di pietre, alcune del peso di circa cinquanta tonnellate, si erge nella campagna inglese alla periferia di Salisbury. Conosciuto come Stonehenge, risalente a circa 4.600 anni fa, il monumento neolitico spinse lo scrittore svizzero Erich von Däniken a teorizzare un modello del sistema solare, usato persino come area di atterraggio dagli alieni. Dopotutto, come avrebbero fatto degli enormi massi di pietra a finire a centinaia di chilometri di distanza dalla loro cava di origine?

Nessuno sa interpretare con esattezza il motivo per cui fu realizzato. Tuttavia, come per tutti gli altri siti archeologici di questo tipo, la spiegazione di Stonehenge non è negli alieni. Gli scienziati hanno infatti dimostrato che è del tutto possibile realizzare una struttura simile sfruttando tecnologie di circa 5000 anni fa, l’epoca a cui risalgono le prime costruzioni in quest’area. E a quanto pare, i massi di pietra sarebbero allineati con i solstizi e le eclissi: anche se non venivano dallo spazio, i costruttori di Stonehenge avevano grande conoscenza dell’argomento.




Stonehenge potrebbe essere in parte composto da elementi
provenienti da monumenti megalitici più antichi,
costruiti a centinaia di chilometri di distanza Fonte





Edited by Milea - 23/12/2022, 11:54
view post Posted: 18/10/2022, 11:29     +4Gli edifici più strani e curiosi del mondo [FOTO] - VIAGGI & NATURA

Gli edifici più strani e curiosi del mondo




Ci sono edifici che possono essere annoverati tra i più bei capolavori dell'umanità, vere e proprie opere d'architettura che ogni anno lasciano a bocca aperta migliaia di visitatori. E non stiamo parlando solamente delle più suggestive testimonianze di grandi artisti dei secoli passati, ma anche delle meraviglie edificate in tempi più recenti, splendidi esempi di come l'uomo continui a cercare di stupire con opere maestose e impressionanti.



Tra quelli da visitare almeno una volta nella vita c'è sicuramente la Dancing House, la casa Danzante di Praga, conosciuta anche come “Ginger e Fred” in onore dei ballerini Fred Astaire e Ginger Rogers. La facciata, infatti, evoca due figure danzanti. Opera dell' architetto croato Vlado Milunicd, è sede degli Uffici Nazionali Olandesi e in parte hotel.




Il suo nome originale è Krzywy Domek, e significa “casa ubriaca”: il motivo è evidente, basta un'occhiata per sentirsi traballare davanti a questo edificio così particolare. Siamo in Polonia, nel cuore di una piccola cittadina balneare chiamata Sopot. La struttura, edificata nel 2004, è parte di un centro commerciale ed è opera di due architetti polacchi che si sono ispirati ai bizzarri disegni di Jan Marcin Szancer e Per Dahlberg.




Sembra provenire direttamente dalla preistoria, e non è difficile immaginare i Flintstones uscire dalla porta di questa bizzarra abitazione: la Casa do Penedo, immersa nella vegetazione del Portogallo del nord, è stata costruita negli anni '70 con quattro pietre gigantesche che ne fanno una struttura davvero peculiare. Da tempo è ormai diventata una vera e propria attrazione turistica, e al suo interno sono custoditi cimeli d'epoca.



Lungo la Clifton Hill, incantevole passeggiata panoramica a due passi dalle Cascate del Niagara, nella cittadina canadese di Niagara Falls, sorge la suggestiva Upside Down House (letteralmente "casa sottosopra"). Si tratta di un edificio capovolto e leggermente inclinato, tale da dare le vertigini a chiunque abbia il coraggio di avventurarsi al suo interno. Sì, perché dentro anche l'arredamento è rovesciato, offrendo così la sensazione di camminare sul soffitto a testa in giù.




Un'altra opera dell'architetto canadese Frank Gehry si trova presso Cambridge, nel Massachusetts, ed è parte del complesso del MIT: stiamo parlando del Ray and Maria Stata Center, che sorge dove un tempo si trovava l'edificio ospitante lo storico Radiation Laboratory. Al suo interno sono ospitati auditorium, uffici e laboratori, ma anche veri e propri reperti che raccontano il passato della prestigiosa università statunitense.




Difficile non riconoscere, con un semplice colpo d’occhio, che la scultura in questione porta la firma di uno dei più importanti architetti contemporanei, Frank O. Gehry. Si tratta del suggestivo Lou Ruvo Center for Brain Health, centro di salute mentale specializzato nella ricerca e cura di malattie come l’Alzheimer, il Parkinson, la SLA e disturbi della memoria, che si compone di un’ala dedicata alla clinica vera e propria, nonché al centro di ricerca, e di un’altra ala situata all’estremità meridionale, a cui è collegata da un cortile, dove sorge il centro eventi e congressi Life Activity Center. A primo impatto, sembra di trovarsi di fronte ad un edificio in procinto di sciogliersi davanti ai nostri occhi. La struttura inaugurata a Las Vegas e costata circa 100 milioni di dollari; è ricurva, in acciaio inox e coperta da un tetto ripiegato su se stesso.




Decisamente particolare anche il Centro Nazionale per le Arti dello Spettacolo di Pechino, un incredibile teatro dell’opera che vanta una forma a conchiglia. Alto 46,68 metri, si trova su un lago artificiale che ne esalta la bellezza.




Nel bellissimo paesaggio incontaminato di Udapalatha, cuore verde dello Sri Lanka, si erge maestosa la Ambuluwawa Tower. Il suo bianco pinnacolo spicca nella vegetazione circostante, e dall'alto dei suoi quasi 50 metri offre un panorama incantevole. Questo edificio ha un forte significato spirituale, essendo un santuario multireligioso: vi trova luogo infatti un tempio dedicato alle principali religioni del Paese: il buddismo, l'islamismo, l'induismo e il cristianesimo.




La bizzarra Hang Nga House, a due passi dalla città di Da Lat in Vietnam, somiglia ad un gigantesco albero nel quale sono stati incastonati vari elementi architettonici quali caverne e finestre dalle strane forme. L'idea era quella di armonizzare la struttura con l'ambiente circostante, selvaggio e incontaminato. Oggi l'edificio è adibito ad albergo e contiene 10 stanze a tema dedicate ad altrettanti animali.




Arriviamo infine a Rio de Janeiro, dove possiamo ammirare lo splendido Museum of Tomorrow. L'edificio, progettato dall'architetto neofuturista spagnolo Santiago Calatrava e inaugurato nel 2015, è circondato da giardini e piscine che riflettono le sue bizzarre forme. Al suo interno è ospitato un museo di arti e scienze, che affronta i difficili problemi del cambiamento climatico e del degrado ambientale.




Decisamente particolare anche il Museo Guggenheim di Bilbao che si caratterizza per un'architettura d'avanguardia. Vi basti pensare che la scultura floreale di Jeff Koons situata all’esterno dell’edificio è il simbolo più internazionale di Bilbao.




Al mondo esiste anche una Casa Cesta, un edificio che si trova a Newark, in Ohio, con la forma di un enorme cestino da picnic. Ma dietro a tutto questo c'è un motivo: è la sede di una fabbrica di cesti di acero. Molto particolare è anche soffitto: è fatto in vetro.




Voliamo poi a Bangkok per scoprire il Robot Building, dove si trova la sede della United Overseas Bank. Si tratta di un edificio di 20 piani ispirato all’informatizzazione delle operazioni bancarie, per questo motivo è progettato come un grande robot di Lego. Vi basti pensare che è stato scelto come una delle 50 costruzioni più influenti del secolo scorso.




Molto bella e particolare anche Hallgrímskirkja, una chiesa di Reykjavik che vanta 75 metri di altezza. Infatti, è uno dei punti di riferimento per orientarsi in città. La sua caratteristica principale? La facciata è formata da colonne che richiamano il basalto vulcanico.




Che dire della Kansas Library? È una vera e propria biblioteca a forma di libri che si trova in Missouri. La facciata ricrea uno scaffale di libri giganti che comprende un totale di 22 titoli di tutti i generi. Capolavori che sono stati scelti attraverso un sondaggio popolare.




Kunsthaus è un museo d’arte contemporanea che si trova a Graz, in Austria. Vi basti pensare che la sua moderna e spettacolare architettura è soprannominata “Friendly Alien”, anche se a guardarla sembra galleggiare in mezzo agli edifici del centro storico.



Infine, High-Heel Wedding Church in Taiwan, una chiesa a forma di scarpetta trasparente che vanta 16 metri di altezza per 10 di larghezza e composta da 332 parti di vetro blu. Lo scopo della sua costruzione è divenire un luogo cult per la celebrazione dei matrimoni. Fonte



Edited by Milea - 18/10/2022, 12:32
view post Posted: 8/5/2022, 18:55     +3Human madness - Ukraine war - PRECIOUS MOMENTS

“I am filled with hate”




Ivan Lisun, 97, a second world war veteran,
wears his medals outside his house,
which was damaged after Russian bombing
in Zolochiv near Kharkiv.



view post Posted: 9/10/2021, 20:59     +4Decorazioni di Halloween: le idee fai da te - HOBBY

Porta caramelle per Halloween


caramelle-per-halloween



Tra le varie idee per decorare con originalità la casa per la festa di Halloween c’è quella di realizzare dei sacchetti per contenere le caramelle nel momento del dolcetto scherzetto.


Occorrente
• Sacchetti di cellophane trasparente;
• cartoncino bristol arancione;
• forbici per taglio decorativo;
• pennarelli nero, bianco, arancione intenso;
• nastro adesivo trasparente.

Tagliare un cartoncino del diametro del sacchetto di plastica; decorarlo dandogli le sembianze di una zucca intagliata; definire il bordo superiore con forbici da rifinitura e utilizzare nastro invisibile per fissarlo intorno a un sacchetto di caramelle. Chiudere il sacchetto con un fil di ferro rivestito da carta crespa verde (acquistabile già bello e pronto) e in gioco è fatto!

view post Posted: 22/9/2015, 08:59     +4Giappone: l’autunno infuocato del Paese del Sol Levante [FOTO] - VIAGGI & NATURA

Giappone: l’autunno
infuocato del Paese del Sol Levante


E’ la stagione migliore per visitare il Paese e il modo
più spettacolare per scoprirne i tanti tesori naturali




Del Giappone si ha generalmente un’immagine ipertecnologica, oppure assolutamente urbana: ma il Paese del Sol Levante è invece una meraviglia di paesaggi naturali, ricchissimo di territori boscosi e intatti, selvaggi addirittura. Il momento migliore per visitarlo è proprio l’autunno quando i suoi panorami più vasti e gli angoli che mostrano la delicatezza di stampe su carta di riso. Kioto è famosa per il suo foliage autunnale e proprio vicino a questa città, a Kurama, il 22 ottobre si celebra il suggestivo Festival del fuoco. A nord di Kyoto ecco il tempio montano di Jingo-ji, uno dei luoghi deputati per ammirare i paesaggi autunnali.

Infatti percorrendo una lunga scalinata si giunge ad un punto panoramico da dove si domina tutta la valle del fiume Kiyotaki-gawa, accesa dalle varie sfumature di rosso. Nel resto del paese fino a novembre si organizzano le Momiji-gari, escursioni per ammirare appunto i paesaggi infuocati dall’appassire infuocato dei tanti boschi, parchi e giardini. Nell’Isola di Hokkaido ci si può recare ad esempio al Daisetsuzan National Park; nel Giappone centrale ci si può godere lo spettacolo attorno al lago più alto del Giappone, il Chuzenji-ko. Anche Tokyo non è esente dal fascino del foliage, che colora di giallo e d'oro i maestosi giardini del Palazzo Imperiale di Tokyo.





Il Monte Fuji visto dal lago






Kyoto, la Pagoda To-ji






Tempio Daigo-ji a Kyoto






Gli straordinari colori autunnali dei giardini di Kyoto







I giardini di Kyoto nella loro veste autunnale






Tenryuji Sogenchi, giardino di Kyoto






Torre dell'orologio del tempio Jojakko-ji, Arashiyama




Yasaka Shrine, Kyoto






Edited by Milea - 23/9/2015, 17:48
view post Posted: 22/9/2015, 08:59     +2Khambo Itighelov, il "lama vivente": morto da 90 anni,ma il corpo è caldo [FOTO] - NEWS

Khambo Itighelov, il "lama vivente":
morto da 90 anni, ma il corpo è caldo


Il mistero del monaco buddista. Si trova in Russia nel tempio di Ivoginsk:
i capelli continuano a crescere e la temperatura corporea è di 35,3.
Nessuno lo ha mai imbalsamato





Il lama vivente "vive" in Russia, nel tempio buddista a Ivoginsk, non molto distante dalla capitale della repubblica buriata nella profonda periferia russa. Un tempio sopravvissuto all'ateismo staliniano e ora al centro di numerosi pellegrinaggi.



Il nome di "battesimo" del lama vivente è Khambo Itighelov, un Bancho Lama della comunità buriata. Come riporta laStampa.it, nel 1926 invità i suoi concittadini a lasciare il paese, convinto che tutto sarebbe stato spazzato via. Lui però rimase. Un anno dopo, arriva la morte. O almeno è quello che tutti si immaginavano. Quando la sua ora stava per arrivare, infatti, si raccolse nella posizione del loto e recitando le preghiere. A quel punto disse che sarebbe ritornato un giorno, invitando chi gli stava vicino di riesumare il corpo venti anni dopo.

Le riesumazioni fatte nel 2002 portò alla conoscenza di tutti una sorta di miracolo. Dopo 75 anni, infatti, dalle foto si può osservare come il lama fosse del tutto integro. La morte non gli aveva torto nemmeno un capello. Oggi, dopo 90 anni non è cambiato nulla. Alcuni rapporti medici, assicurano che gli arti sono ancora oggi flessibili, la pelle è uguale a quella di un uomo vivo e la temperatura corporea raggiunge i 35,3 gradi.

Nessuno lo ha imbalsamato, se è questo che vi chiedevate. Il lama è morto, ma è ancora vivo. A 90 anni dalla sua morte rimane il mistero di chi sia il parrucchiere che si prende la briga di tagliargli i capelli che continuano a crescere.

Talvolta il lama viene esposto in occasione delle feste religiose ed è possibile vederlo, previa autorizzazione (è comunque vietato fotografarlo): chiuso in un piccolo tempio dedicato, circondato dalle offerte, dai paramenti e dalle immagini votive tradizionali, vestito come ogni monaco di giallo zafferano e porpora, il lama è lontano, piccolo e insondabile, protetto da una teca di cristallo. Siede a gambe incrociate, non ha alcun sostegno, ha la testa china e gli occhi chiusi. Anche Richard Gere, il buddista più glamour di Hollywood è venuto a vederlo, pare. Mentre il Dalai Lama è stato bloccato alla frontiera per evitare incidenti diplomatici con la Cina.






























Fonte




Edited by Milea - 24/9/2015, 21:22
view post Posted: 12/9/2015, 16:53     +2Etiopia: un’Africa diversa, tutta da scoprire [FOTO] - VIAGGI & NATURA

Etiopia: un’Africa diversa,
tutta da scoprire


Una storia millenaria, fantastiche chiese scolpite nella roccia,
paesaggi quasi extraterrestri: in una natura esuberante





L’Etiopia è un paese ricchissimo di tesori storici, archeologici e paesaggistici. Ecco una proposta per un affascinante itinerario attraverso le meraviglie anche quelle più nascoste di questo paese africano: Axum, le chiese rupestri del Tigrai e quelle monolitiche di Lalibela, i castelli di Gondar, per finire con le meravigliose cascate del Nilo Azzurro di Tissisat.

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L’Etiopia conserva ancora intatta la sua identità culturale: le numerose chiese rupestri, scavate nelle rocce, alcune situate in posti inaccessibili; i luoghi di molteplici battaglie, fra cui quelle del periodo coloniale italiano e i magnifici castelli che testimoniano il grande passato di questo Paese. Nell’itinerario, di circa 10 giorni, partenza il 24 ottobre, proposto a Azonzo travel si visita la capitale Addis Abeba, con il suo interessantissimo Museo Nazionale, l’antica Axum con le sue colossali stele, le numerose chiese rupestri della regione del Tigrai. Si raggiungono le cascate del Nilo Azzurro di Tissisat e si effettua una escursione in barca fino agli antichi e isolati monasteri sulle isole del Lago Tana. Infine si giunge al canyon della valle del Nilo Azzurro attraversando territori popolati dalle tribù degli Amara.

Chiese monolitiche - Un itinerario che ci porta a scoprire a selvaggia Dancalia con i suoi paesaggi lunari. Oppure scoprire la regione di Lalibela, fino alla vetta dell’Amba Alagi, che tante tragiche memorie richiama agli italiani, ma che oggi è famosa soprattutto per il complesso di undici chiese tutte collegate tra loro che furono costruite per volere del re lalibela. Tutte le chiese sono state scavate nella roccia, alcune sono monolitiche, ovvero formano un unico blocco, altre sono semimonolitiche, a grotta o rupestri. Si inizia la visita con la chiesa di Bete Mariam, rettangolare a tre navate con un interno molto elaborato con affreschi e dipinti dai colori delicati. Si prosegue con la più imponente Bete Medane Alem, e infine la chiesa ipogea e cruciforme di San Giorgio, ultimo lavoro del re, caratterizzata da colonne esterne.

Ed ecco la medievale città dei castelli
- Un'altra meta importante è certamente Gondar, la città dei castelli, situata ai piedi dei monti Simien, fu sede degli Imperatori d'Etiopia nei secoli XVII e XVIII e conserva, di quell’epoca, le pittoresche rovine dei celebri castelli imperiali ed alcune delle sue quarantaquattro antiche chiese. Durante la visita si ammira il grande castello di Fasiladas con quattro torri angolari rotonde e un torrione quadrato, la cui elegante facciata ricorda vagamente le costruzioni del nostro Rinascimento.

Un viaggio che riserva stupende sorprese come le cascate del Nilo Azzurro. Esso scorre tranquillo tra rive distanti circa duecentocinquanta metri e rivestite di lussureggiante vegetazione, si allarga fino a formare un fronte di quasi cinquecento metri e, dividendosi in quattro rami precipita con un un salto di quarantacinque metri in una stretta e pittoresca gola: la cascata di Tissisat, una tra le più belle del mondo, per finire, attraverso il lagoTana nella penisola di Zeghie dove sorgono alcune interessanti chiese: Ura Kidane Mehret, uno dei più begli esempi dell’arte medioevale etiope e Azoa Mariam, risalente al XVI secolo. Fonte



Cascate del Nilo Blu




Fortificazioni a Gondar




Nel deserto della Dancalia




Chiesa monolitica di San Giorgio












Chiesa monolitica, Lalibea




Tigrai, interno antica chiesa cristiana




Montagne del Tigrai




Monastero di Debre Damo, Tigrai




Castelli a Gondar




Interno di una chiesa cristiana




Castello a Gondar




Affreschi a Gondar




Veduta del Lago Tana




Affreschi nella chiesa di Ura Kidane Mehret






Edited by Milea - 19/9/2015, 12:53
view post Posted: 1/8/2015, 16:23     +3Qualcosa di vero - Barbara Fiorio [ebook-PDF] - ANGOLO LETTURA

Qualcosa di vero
Barbara Fiorio





Qualcosa di vero
Barbara Fiorio
Ed.Feltrinelli
Collana: I Narratori
Pagine: 256
Prezzo: € 15,00






In breve

Le fiabe sono vere, come la vita e come i bambini. E quando Rebecca, nove anni e una nuova casa, incontra Giulia, quarant’anni e nessun istinto materno, può succedere che trovi, finalmente, il suo eroe. Un romanzo appassionante, fresco e divertente. Un’autrice italiana di grande talento, che si inserisce nella scia dei successi “al femminile” come Nicolas Barreau, Raquel Martos e Liane Moriarty.
Un toccante romanzo sull'amicizia.

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Il libro

A rincasare ubriachi nel cuore della notte si rischia di inciampare in qualsiasi cosa: un gradino, i lacci delle scarpe, uno stuoino fuori posto. Ma se ti chiami Giulia, sei una pubblicitaria di successo e per te l’infanzia è solo una nicchia di mercato, puoi anche inciampare in una camicia da notte con una bambina dentro: Rebecca, la figlia della nuova vicina. Allora, tra i fumi dell’alcol, puoi persino decidere di ospitarla per una notte sul tuo divano. Salvo poi rimanere invischiata in sessioni di fiabe da raccontarle ogni volta che la madre, misteriosamente, non c’è. Da Cenerentola a Pollicino, da Raperonzolo alla Sirenetta, purché siano sempre le versioni originali: quelle di Perrault, dei Grimm e di Andersen, dove i ranocchi si trasformano in principi soltanto se li lanci contro un muro, e non sono certo i baci a risvegliare le più belle del reame. Se invece ti chiami Rebecca e sei arrivata da poco in città, puoi provare a conquistare i compagni di classe con le “fiabe vere”. Salvo poi imbatterti nelle temibili bimbe della Gilda del cerchietto, pronte a screditarti con le versioni edulcorate della Disney.

E forse, nonostante i tuoi nove anni, cercherai di far capire a Giulia, la tua amica del pianerottolo, che, anche se i principi azzurri nella realtà non esistono, l’uomo giusto a volte è più vicino di quanto si pensi. Ciò che ancora non sai è che la verità costa cara. E non solo perché certe cose è meglio non raccontarle, specie quando ci sono di mezzo i segreti degli adulti. Ma anche perché in ogni storia, persino in quelle più divertenti, si nasconde un mostro. E per sconfiggerlo le parole non bastano. Per sconfiggerlo ci vuole qualcosa di vero.

Giulia è una pubblicitaria scombinata. Rebecca è una bambina che non si accontenta delle solite storie. Un pianerottolo. Un incontro. E, da tenere segreto, qualcosa di vero.

SFOGLIA L’ANTEPRIMA



L’autrice

Barbara Fiorio (Genova, 1968), formazione classica, studi universitari in graphic design, un master in marketing communication, ha lavorato per oltre un decennio nella promozione teatrale ed è stata la portavoce del presidente della Provincia di Genova. Tiene corsi e laboratori di comunicazione e di scrittura creativa. Ha pubblicato il saggio ironico sulle fiabe classiche C’era una svolta (Eumeswil, 2009) e i romanzi Chanel non fa scarpette di cristallo (Castelvecchi, 2011) e Buona fortuna (Mondadori, 2013). Per Feltrinelli ha pubblicato Qualcosa di vero (2015). I suoi libri sono tradotti in Spagna e in Germania.





Edited by Milea - 2/8/2015, 10:54
view post Posted: 1/7/2015, 15:15     +2Siena, 2 luglio 2015: è il giorno del Palio di Provenzano - Palio di Siena

Palio di Siena del 2 luglio 2015:
all'Onda la provaccia


L'ordine delle Contrade ai canapi: Nicchio, Oca, Selva, Tartuca,
Onda, Civetta, Valdimontone, Leocorno, Pantera e Torre di rincorsa



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Si è corsa questa mattina, mercoledì 1 luglio alle 9.00, la "provaccia", ultima prova prima della carriera del Palio di Siena del 2 luglio 2015 in onore della Madonna di Provenzano che vedrà il Drappellone realizzato da Francesco Mori andare in premio alla Contrada vincitrice.
L'ordine di ingresso tra i canapi è stato invertito rispetto a quello di orecchio dei cavalli al momento dell'assegnazione: Nicchio, Oca, Selva, Tartuca, Onda, Civetta, Valdimontone, Leocorno, Pantera e Torre di rincorsa.

Scatto al canape di Pantera, Oca e Onda, e consueta sgambatura dei cavalli, con l'Onda che, dopo un mezzo giro più sostenuto, continua tranquillamente davanti fino allo scoppio del mortaretto. La contrada del Leocorno ha deciso il soprannome per Elias Mannucci, fantino debuttante nel Palio di Siena, che da ora in poi sarà soprannominato Turbine.


L'ordine di ingresso tra i canapi della provaccia
(contrada, cavallo, manto, sesso, anni, fantino)



Nicchio

NICCHIO - OCCOLE' Baio C 8 - Giovanni Atzeni detto Tittia


Oca

OCA - OPPIO Grigio C 8 - Francesco Caria detto Tremendo


Selva

SELVA - QUIT GOLD Baio C 6 - Luigi Bruschelli detto Trecciolino


Tartuca

TARTUCA - MOCAMBO Baio C 10 - Carlo Sanna detto Brigante


Onda

ONDA - OSAMA BIN Baio C 8 - Alberto Ricceri detto Salasso


Civetta

CIVETTA - ROBA E MACOS Baio C 5 - Valter Pusceddu detto Bighino


Valdimontone

VALDIMONTONE - PORTO ALABE Sauro C 7 - Massimo Columbu detto Veleno


Leocorno

LEOCORNO - MISSISSIPPI Baio C 10 - Elias Mannucci detto Turbine


Pantera

PANTERA - QUINTILIANO Baio C 6 - Jonatan Bartoletti detto Scompiglio


RINCORSA

Torre
TORRE - MOROSITA PRIMA Baio oscuro F 10 - Andrea Mari detto Brio Fonte



Edited by Milea - 2/7/2015, 17:20
25 replies since 18/9/2010