GIUDITTA NELLA TENDA DI OLOFERNE - Johann Liss, 1622 circa, Londra, National Gallery

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view post Posted on 8/1/2024, 21:08     +16   +1   -1
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"Ne l’ordine che fanno i terzi sedi,
siede Rachel di sotto da costei
con Bëatrice, sì come tu vedi.

Sarra e Rebecca, Iudìt e colei
che fu bisava al cantor che per doglia
del fallo disse ’Miserere mei’"

(Dante Alighieri, Paradiso, XXXII Canto XXXII)





Johann Liss
Giuditta nella tenda di Oloferne
(Judith in the Tent of Holofernes)
1622 circa
Olio su tela
128.5 × 99 cm
Londra, National Gallery


Il coraggio e la bellezza dell'eroina ebrea Giuditta sono celebrati in questo dipinto, che esprime sia la sensualità che il sangue della sua leggenda. Quando la sua città natale, Betulia, fu assediata dalle forze assire, Giuditta si infiltrò nel campo nemico. Disarmati dal suo aspetto, i soldati le credettero quando offrì loro assistenza. Riuscì a entrare nella tenda del generale assiro Oloferne e, quando questi era ubriaco dopo un banchetto, afferrò la sua spada e gli tagliò la testa.


Liss mostra il momento immediatamente successivo, con Giuditta che depone la testa di Oloferne in un sacco tenuto aperto dalla sua ancella; il bianco del suo bulbo oculare destro rovesciato è appena visibile. Lo sguardo di Giuditta è fermo e risoluto quando si volta a guardare lo spettatore, ma le sue guance sono arrossate, la pelle lucida di sudore e le labbra carnose e lucide. I capelli a spirale sono sfuggiti al turbante e si appoggiano alla carne liscia del collo. Il corpo di Giuditta è parzialmente nudo: lo sforzo ha allentato la chemise, scoprendo la schiena e le spalle. Oloferne è seminudo, con solo le lenzuola stropicciate che coprono la parte inferiore del corpo. Questi accenni di sensualità riflettono l'intimità dell'omicidio, avvenuto quando i due erano soli di notte nella tenda: Oloferne credeva che Giuditta stesse cercando di sedurlo, non di ucciderlo.


È impossibile evitare i rivoli di sangue, così densi da catturare la luce, che sgorgano senza sosta dal collo mutilato di Oloferne, raffigurato più squadrato del volto di Giuditta. Il torso muscoloso di lui è in parte messo in ombra dal corpo di lei, evidenziando la giustapposizione delle loro braccia sinistre illuminate. Ai muscoli di lui fanno eco le pieghe svolazzanti delle voluminose maniche di lei, sottolineando la vittoria dell'astuzia femminile sulla forza maschile.


Le loro membra e i loro corpi sono posizionati in modo da creare un cerchio continuo che sale attraverso l'ampia curva del corpo di Giuditta, attraverso le tre teste - quella di Giuditta, della serva e di Oloferne - e scende fino alla ferita insanguinata di Oloferne, lungo il suo braccio destro e di nuovo verso Giuditta. Gli spessi drappeggi di seta e la consistenza cremosa del turbante dipinto contrastano con la lucentezza gialla del cadavere di Oloferne e con il luccichio della sua armatura fredda nella parte inferiore del quadro.


Gli spettatori contemporanei avrebbero saputo che, secondo il Libro di Giuditta, la donna rimase pura e senza macchia, e che la castità della sua conquista rese la sua vittoria ancora più giusta. Questa composizione e la varietà della tessitura esaltano la narrazione, contrapponendo il piacere all'orrore e ingannando lo spettatore proprio come Giuditta ingannò Oloferne. La drammaticità della composizione, la forza dei gesti e l'uso di forti contrasti di luce e ombra sono tipici del periodo barocco e riflettono in particolare l'opera del pittore italiano Caravaggio, di cui Liss deve aver visto i dipinti durante la sua permanenza a Roma negli anni Venti del XVI secolo. (Mar L8v)

 
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