GIUDITTA - L'EROINA BIBLICA NELLA STORIA E NELL'ARTE, Una donna che reagì al sopruso maschile

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view post Posted on 8/1/2023, 21:55     +6   +1   -1
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GIUDITTA
L'EROINA BIBLICA NELL'ARTE




"Ne l’ordine che fanno i terzi sedi,
siede Rachel di sotto da costei
con Bëatrice, sì come tu vedi.

Sarra e Rebecca, Iudìt e colei
che fu bisava al cantor che per doglia
del fallo disse ’Miserere mei’"

(Dante Alighieri, Paradiso, XXXII Canto XXXII)






Jan de Bray
Giuditta e Oloferne
(Judith en Holofernes)
1659
Olio su tavola
40 x 32.5 cm
Amsterdam, Rijksmuseum


La Bibbia racconta che Giuditta era una ricca e bella vedova di Betulia, una città ebrea preda d'assalto dagli assiri da 34 giorni. Ozia, il capo della città, stava pensando di arrendersi, e Giuditta, sicura che il Signore l'avrebbe protetta ed aiutata, decise di intervenire per salvare il suo popolo. Indossò quindi suoi abiti migliori e, accompagnata dalla fedele ancella, si recò nell'accampamento nemico, dove venne catturata e condotta al cospetto del generale Oloferne. Giuditta gli raccontò di aver avuto una visione in cui Dio, offeso dal comportamento degli abitanti di Betulia, le chiedeva di aiutare il generale a conquistare la città.



Paolo Caylina il Giovane
Giuditta con la testa di Oloferne
1520
Affresco
Dettaglio della cappella destra lato Nord del Coro delle Monache
Museo di Santa Giulia Brescia


Oloferne cadde nel tranello e fece organizzare un grande banchetto durante il quale volle che Giuditta sedesse al suo fianco. Dal canto suo la donna finse di essersi invaghita del generale, che mangiò e bevve fino ad ubriacarsi. Quando i festeggiamenti si conclusero, i due rimasero soli e Giuditta si rivolse a Dio perché guidasse la sua mano. Afferrò quindi la spada di Oloferne e gli tagliò la testa, che nascose in una bisaccia con l'aiuto dell'ancella. Poi, insieme, fecero ritorno a Betulia. Il giorno dopo, mentre Giuditta veniva celebrata come un'eroina, la testa del generale assiro fu esposta sulle mura della città e l'esercito nemico si diede alla fuga.



Lucas Cranach il Vecchio
Giuditta con la testa di Oloferne
(Judith with the Head of Holophernes)
1530
Olio su legno di faggio
74.9x56 cm
Berlino, Jagdschloss Grunewald


Nel corso della storia le vicende di Giuditta e Oloferne sono state ampiamente rappresentate: dalle miniature medievali, passando per il Rinascimento fino a giungere all'età moderna. Ma è nell'età contemporanea che le opere pittoriche che ritraggono Giuditta – e in alcuni casi Oloferne – si moltiplicano in un trionfo di stili, tecniche e rappresentazioni diversissime. Secondo alcune interpretazioni Giuditta ebbe così tanto successo nella storia dell'arte perché rappresenterebbe la difesa della patria: il suo coraggio e la sua fede la portarono a giocarsi il tutto per tutto pur di salvare il suo popolo. Altri propendono per il ritratto di una donna che finalmente reagisce ai continui attacchi e soprusi del genere maschile.



Sandro Botticelli
Il ritorno di Giuditta e Betulla
(The return of Judith to Bethulia)
1472-1473
Tempera su tavola
31 x 24 cm
Firenze, Galleria degli Uffizi



Questa tempera su tavola di Sandro Botticelli, datata intorno al 1492, è lo scomparto destro di un dittico intitolato Scoperta del cadavere di Oloferne. È attualmente conservato presso la Galleria degli Uffizi, a Firenze. Le due donne di questa composizione procedono con passo leggero, soprattutto l'ancella che porta la testa del defunto Oloferne. Giuditta sembra rivolgere lo sguardo alle sue spalle come per assicurarsi di non essere seguita dal nemico. Tiene in mano la sciabola, con cui ha appena decapitato Oloferne, e un rametto d'ulivo, simbolo della pace guadagnata con la sua impresa.





Andrea Mantegna
Giuditta e Oloferne
(Judith and Holofernes)
1495 circa
Olio su tavola
30.1 x 18.1 cm
Washington, National Gallery of Art



Questo olio su tavola è attribuita a Andrea Mantegna e conservata nella National Gallery of Art di Washington. L'attribuzione è controversa, ma non toglie valore all'opera dai colori brillanti e variegati. Giuditta, in piedi con l'arma ancora in mano, si trova in compagnia della sua ancella sotto la tenda di Oloferne, la cui testa sta per essere celata in un sacco.





Andrea Mantegna
Giuditta con la testa di Oloferne
(Judith with the Head of Holofernes)
1490
Tempera a colla su tela di lino
48.1 x 36.7 cm
Dublino, National Gallery of Ireland



Andrea Mantegna firma anche questa tempera a colla su tela di lino conservata nella National Gallery of Ireland di Dublino. L'opera si colloca negli ultimi anni di vita del maestro mantovano, che in quel periodo produsse diverse grisailles – pitture monocrome con vari toni di grigio. Le analogie tecniche con la tela di Sansone e Dalila, firmata dallo stesso autore, hanno portato alcuni studiosi a credere che entrambe le opere decorassero gli appartamenti privati di Isabella d'Este nel Palazzo Ducale di Mantova. Anche in questo caso vediamo Giuditta e l'ancella sotto la tenda di Oloferne, intente a nascondere la testa del defunto in un sacco.





Giorgione
Giuditta con la testa di Oloferne
(Judith with the Head of Holofernes)
1504
Olio su tela da legno trasferito su tela
144 X 68 cm
San Pietroburgo, Hermitage Museum



Giorgione firma quest'olio su tavola trasportata su tela conservato nell'Ermitage a San Pietroburgo. La critica si divide sull'attribuzione, ma tutto sembra indicare che appartenga alla fase giovanile di Giorgione. Il volto perfetto di Giuditta contrasta con quello tumefatto di Oloferne, la cui testa giace sotto i piedi della donna. La composizione verticale, i colori e le vesti, rimandano a una bellezza nordica, ma la sua posizione richiama piuttosto una statua classica, l'Afrodite Urania di Fidia.





Michelangelo
Giuditta e Oloferne
(Judith and Holofernes)
1508-1512
Affresco
Città Del Vaticano, Cappella Sistina



L'affresco Giuditta e Oloferne, di Michelangelo Buonarroti, fa parte della decorazione della volta della Cappella Sistina. Si tratta del pennacchio immediatamente a sinistra della porta d'ingresso, uno dei primi ad essere realizzati. Nel dettaglio che esaminiamo si vedono Giuditta e l'ancella: quest'ultima porta sul capo un vassoio di metallo che contiene la testa di Oloferne mentre Giuditta si muove per coprirla con un panno. L'eroina biblica sembra rivolgere lo sguardo sulla destra, dove giace il corpo di Oloferne (non visibile nell'immagine).





Antonio da Correggio
Giuditta e la sua ancella con la testa di Oloferne
(Judith and Her Maidservant with Oloferne's Head)
1510
Olio su tavola
27 x 20 cm
Strasburgo, Musée des Beaux-Arts



Opera di Antonio Allegri, più conosciuto come Correggio, quest'olio su tavola è conservato al Musée des Beaux-Arts di Strasburgo. Sembra che sia un'esercizio privato di un giovane Correggio, che sceglie di rappresentare Giuditta in primo piano mentre nasconde senza troppe remore la testa del tiranno assiro mentre l'ancella lo mantiene aperto e allo stesso tempo regge la fiaccola che illumina la scena notturna. Quest'ambientazione oscura è forse il tratto più particolare dell'opera, forse ispirata alle opere di Leonardo da Vinci e al suo sfumato. Giuditta è rappresentata come una dama bella ed elegante, tutto l'opposto della sua ancella, il cui volto espressivo è ritratto ai limiti della caricatura.





Caravaggio
Giuditta decapita Oloferne
(Judith Beheading Holofernes)
1598-1599
Olio su tela
56 x 76 cm
Roma, Galleria Nazionale d'Arte Antica



Olio su tela dipinto intorno al 1597 da Caravaggio e attualmente conservato nella Galleria nazionale di arte antica di Roma. Giuditta, impegnata a decapitare Oloferne, è accompagnata da un'anziana ancella che sorregge il cesto in cui verrà posta la testa dell'assiro. Si è ipotizzato che la Giuditta di Caravaggio fosse Fillide Melandroni, amica dell'autore, e il suo abbigliamento è tipico delle donne del suo tempo. Alla sua bellezza fa da contraltare la serva, anziana e poco aggraziata. Quest'opera è stata sottoposta ad analisi radiografica ed è emersa una prima raffigurazione dell'eroina con il seno scoperto, che nell'opera definitiva viene celato con una tela sottile. Sembra che Caravaggio abbia dipinto una seconda versione di Giuditta e Oloferne, ma l'opera andò perduta nel corso del XVII secolo.





Cristofano Allori
Giuditta con la testa di Oloferne
1610-1612
Olio su tela
139 x 116 cm
Firenze, Palazzo Pitti



Nell’opera Allori mostra di recepire l’influenza di Caravaggio attraverso la lezione di Artemisia Gentileschi che negli stessi anni, a servizio dei Medici, dipingeva per Cosimo II due impetuose Giuditte. Cristofano mette in risalto la bellezza dell’eroina, il candore dell’incarnato e la ricchezza della veste, in contrasto con l’orrore della testa mozzata che tiene in mano. Giuditta appare fiera del suo gesto e sicura della protezione divina.





Artemisia Gentileschi
Giuditta che decapita Oloferne
(Judith Slaying Holofernes)
1611-1612
Olio su tela
158.8 x 125.5 cm
Napoli, Museo di Capodimonte



Si tratta di un olio su tela realizzato da Artemisia Gentileschi e conservato nella Galleria degli Uffizi di Firenze. Una versione precedente di quest'opera, dipinta nel 1612 circa, è invece al museo nazionale di Capodimonte a Napoli. Questa seconda versione fu realizzata per Cosimo II de' Medici ma venne giudicata troppo realistica. Alcuni critici hanno visto in quest'opera una rivalsa dell'autrice rispetto alla violenza sessuale subita per mano dell'amico di famiglia Agostino Tassi. Questo dettaglio sarebbe ben rappresentato dalla forza fisica che le due donne – Giuditta e la sua ancella – esercitano su un sottomesso Oloferne, il cui sangue sprizza vivido in tutte le direzioni.





Artemisia Gentileschi
Giuditta e la sua ancella con la testa di Oloferne
(Judith and Her Maidservant with the Head of Holofernes)
1623-1625
Olio su tela
184 x 141.6 cm
Detroit, Institute of Arts



Anche quest'olio su tela conservato al Detroit Institute of Arts è opera di Artemisia Gentileschi ed è considerato uno dei più grandi dipinti della pittrice romana. Le due donne ritratte si muovono all'unisono: Giuditta, bellissima nel suo abito di seta, nasconde la spada e protegge il suo volto dalla luce della candela mentre l'ancella avvolge rapidamente in un telo la testa di Oloferne.



"Il volto di Giuditta possiede una carica di seduzione.
I suoi lineamenti sono trasfigurati al fine di raggiungere
il massimo grado di intensità, che Klimt ottiene
respingendo la donna in una dimensione irraggiungibile..."


(Federico Zeri)







(Mar L8v)



Edited by Lottovolante - 8/1/2023, 22:14
 
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