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Jan Gossart Nettuno e Anfitrite (Neptune and Amphitrite) 1516 Olio su tavola 188 x 124 cm Berlino, Gemäldegalerie, Staatliche Museen
Oggi solo pochi schizzi testimoniano gli studi antiquari che Jan Gossart intraprese a Roma nel 1508. Tuttavia, il viaggio a Roma lasciò una profonda impressione e determinò un cambiamento duraturo nello stile. Il dipinto Nettuno e Anfitrite segna il grande preludio di questa evoluzione, promossa in modo decisivo dal mecenate di Gossart, il duca Filippo di Borgogna. Questi aveva incaricato Gossart e Jacopo de' Barbari di decorare il suo castello in Zelanda. Il dipinto di Berlino faceva parte della decorazione di questo castello. Mostra Nettuno in un abbraccio intimo con la moglie Anfitrite. Nella mano destra il dio tiene il tridente con cui scatena tempeste marine e provoca terremoti. L'architettura con le sue colonne doriche, le lesene bruno-rossastre e la trabeazione grigia incornicia efficacemente gli atti eroici degli dei.
L'estremità della stanza, che racchiude la coppia come un santuario, è formata da una tenda sotto la quale si intravede un lembo di mare bianco-azzurro. Alcuni dettagli dell'architettura provengono dall'osservazione reale, altri dalla tradizione letteraria. L'acqua ai piedi delle immagini degli dei non è solo un'allusione all'elemento proprio di Nettuno, ma ricorda anche l'installazione di famose immagini di culto dell'antichità, come riportato da Pausania. I bucrani attaccati alla trabeazione si rifanno a un motivo modellato sui teschi di animali sacrificali, che venivano usati per decorare altari e templi. La rappresentazione realistica degli scheletri dei teschi è anche un riferimento ai Neptunalia, le feste che si tenevano a Roma in onore di Nettuno, durante le quali si sacrificavano tori. Nettuno è sempre stato particolarmente venerato come protettore della navigazione e dei marinai. Il duca Filippo di Borgogna, che governava il mare con la sua flotta in qualità di ammiraglio, potrebbe essersi talvolta paragonato all'onnipotente dio del mare. Si è quindi ipotizzato che il dipinto contenga un'allusione allegorica alla carica del duca. Si è anche ipotizzato che il dio del mare abbia i tratti del viso di Filippo, il che non è necessariamente smentito dalla tradizione dei ritratti e potrebbe certamente essere conciliato con l'immagine di sé dell'epoca.
Bronzino Ritratto di Andrea Doria in veste di Nettuno (Portrait of Andrea Doria as Neptune) 1550-1555 Olio su tela 115 x 53 cm Milano, Pinacoteca di Brera
Basti pensare al ritratto di Andrea Doria (1466/68-1560) conservato a Brera a Milano, realizzato da Agnolo Bronzino intorno al 1540/50, in cui lo statista e ammiraglio genovese si fece raffigurare sotto forma di Nettuno con il tridente in mano. Per il nudo di Nettuno, Gossart si ispirò alla figura di Adamo nell'incisione Adamo ed Eva di Albrecht Dürer, mentre per la figura di Anfitrite utilizzò la Venere dell'incisione Marte e Venere di Jacopo de'Barbari. Poiché entrambi i modelli sono a loro volta debitori dell'antichità, erano del tutto in linea con le intenzioni di Gossart, che assimilò le fonti pittoriche esemplari in modo così perfetto da farle diventare proprie creazioni. Per la loro bellezza classica, l'intensa fisicità e il colore freddo, simile all'avorio, le figure di Gossaert si avvicinano in modo sorprendente all'ideale corporeo della scultura antica. (Mar L8v)
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