La tunique rose (La sottoveste rosa), Tamara de Lempicka, 1927

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view post Posted on 23/6/2011, 21:26     +1   -1
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Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

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Tamara de Lempicka
La tunique rose, aprile 1927
(La sottoveste rosa)
olio su tela, 73x116 cm
Collezione Caroline Hirsch



Il dipinto fu probabilmente esposto nella collettiva che si tenne Nantes dal 17 gennaio al 15 febbraio 1928 alla Galerie d’Art decré Frères, organizzata da Thomas Maisonneuve. Non abbiamo però prove certe, perché il titolo La tunique rose non compare nella pubblicistica dell’epoca. Si trova un dipinto intitolato “La bella Rafaëla” nell’articolo su “Le Phare” del 21 gennaio, di cui si sa il prezzo di vendita: 10.000 franchi. Ma non può essere questo, perché ha le stesse dimensioni di Kizette en rose, che era in vendita a 15.000 franchi e non poteva esserci una differenza così grande di valore tra due dipinti di identiche misure.

L’unica notazione che ci fa pensare che questo quadro sia stato in quella mostra è nell’articolo su “Le Populaire” del 18 gennaio, firmato da Teallandeau, laddove si parla di una “Femme étendue sur un divan”, che viene descritta così: “Massa di carne più che rubensiana, prospettiva vigorosa, carni ben trattate e scienza del disegno e del colore!”

Il primo proprietario fu “W.Vandercook” di New York, che nella rubrica di indirizzi della Lempicka è indicato come scrittore e conferenziere. Il suo nome compare per la prima volta nella didascalia che accompagna la foto del quadro nell’articolo di Rémon pubblicato in “Mobilier & Décoration”, nel gennaio 1929.
Dopo la pubblicazione di quella foto, del quadro si perdono le tracce. Ricompare nel 1970 alla rassegna dedicata all’Art déco al Finch College Museum di New York: nel catalogo della mostra, il dipinto non compare tra le opere esposte, ma l’esemplare el catalogo in archivio è corredato di una lista aggiunta, battuta a macchina e spillata, in cui l’opera è menzionata insieme ad altre sotto il titolo “Uncatalogued Objects Art Deco Exhibition Finch College Museum”.
Un cartellino apposto sul retro documenta comunque la sua presenza alla mostra; questa circostanza fa apparire inverosimile la notizia che proprio nel 1971, il quadro sia stato trovato al “mercato delle pulci” di New York. Viene esposto nel 1972 ancora a New York in una mostra sul tema della donna.

Dunque questo fu il primo dipinto della Lempicka a essere “riscoperto” negli anni Settanta, a quasi dieci anni di distanza dal suo ritiro dalla scena artistica, dopo le fallimentari mostre a Parigi da Ror Volmar e a New York alla Jolas Gallery nel 1961.
Una “riscoperta” limitata a un solo quadro, seguita dopo qualche mese dalla mostra parigina che decretò la nascita del fenomeno Lempicka.

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La modella è la “bella Rafaëla” a cui l’artista dedica nel 1927 diversi dipinti, segnando sul retro delle foto, con cura amorosa destinata al ricordo, i mesi in cui realizza i quadri: una specie di diario privato da cui sappiamo che il primo a essere eseguito, in aprile, è questo, La tunique rose, dove la modella è ancora ricoperta da una corta sottoveste, adagiata su cuscini e tessuti.
A maggio poi realizza “La belle Rafaëla”, in cui la giovane donna è distesa come una Venere dai capelli corti, immersa nel buio dei segreti della notte, illuminata da un fascio di luce cravaggesca, coperta da un rosso e passionale tessuto.
E in luglio Rafaëla è raffigurata a mezzo busto, completamente nuda, vestita solo di un braccialetto al polso. La sua identità è “notturna”, collocata nel tempo della trasgressione, avvolta in un soffice “involucro” grigio da cui emergono con nettezza il volto dagli occhi ombrati di grigio, dall’arco sopraccigliare netto, dalla bocca rossa, la mano dalle unghie laccate.
La modella è quella donna di ineguagliabile bellezza che Tamara incontrò al Bois de Boulogne, e da cui rimase così affascinata da renderla protagonista delle sue tele.

La figura distesa con il braccio ripiegato sotto la testa riecheggia la Venere dormiente di Giorgio e Tiziano conservata a Dresda, ma quella della Lempicka è una felice reinvenzione del modello antico, peraltro trasformato e usato dalla fotografia già dalla metà dell’Ottecento, quando la posa classica della dea distesa all’aperto viene assunta da giovani modelle sdraiate su materassi di studi fotografici, offerte a un pubblico di voyeurs nascosti. Ma la Lempicka evita la nudità disarmante del prototipo rinascimentale e delle foto da album segreto e gioca con l’armamentario di una seduzione più raffinata: la sua modella indossa uno degli indumenti della coquette rie del nostro tempo, una corta sottoveste lucida e aderente a un corpo scolpito, dai seni fermi, dai muscoli torniti. (M.@rt)





Edited by Milea - 2/8/2021, 09:35
 
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