DONYALE LUNA - LA PRIMA TOP NERA DELLA STORIA, Musa di Warhol e prima top model nera ad apparire in copertina

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view post Posted on 10/10/2023, 21:32     +12   +1   -1
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DONYALE LUNA
LA PRIMA TOP MODEL NERA DELLA STORIA




Attrice per Fellini, musa di Warhol e prima top model nera ad apparire in copertina





Prodotto da HBO, "Supermodel", racconta la vita pionieristica della prima modella
afromericana ad apparire sulle copertine di moda, cui è dedicato un mosaico a Milano.


Il documentario Supermodel ricorda la storia di una modella-artista che il mondo ha cancellato troppo in fretta.

Era il marzo del 1966 quando il fotografo David Bailey - per la copertina di Vogue UK - scattò Donyale Luna, la prima modella nera della storia a finire su una cover. Quel suo ritratto, un intenso primo piano, segnò un cambio epocale per la moda che, finalmente, aveva donato al mondo una radicale nuova immagine della donna.



Supermodel

La sua bellezza ha fatto la storia.
Ma la sua storia è andata perduta.


Lei - che l'anno prima finì, solamente in forma di disegno, anche sulla copertina di Harper's Bazaar US - diventò automaticamente un simbolo rivoluzionario per tutte le (aspiranti) modelle nere, in un periodo storico fortemente caratterizzato dalle battaglie di Martin Luther King Jr. per i diritti civili dei cittadini afroamericani. L'America, il mondo, stava cambiando.

E lei è stata un'apripista leggendaria...





Donyale Luna, 1968


Quelle copertine diedero il via alla strordinaria e pionieristica carriera di Donyale Luna - nome d'arte di Peggy Anne Freeman - non solo una semplice modella ma una Supermodel, come recita il titolo del nuovissimo documentario a lei dedicato e diretto da Nailah Jefferson cha fatto il suo debutto su HBO negli USA mercoledì 13 settembre e arriverà prossimamente in Italia con Sky. Vedere questo documentario significa soprattutto, ricordarla: non tutti, forse, si ricordano di lei. E questa è una colpa da espiare, perché quando morì a soli trentatre anni - a causa di un overdose accidentale - il mondo intero ne rimase gelidamente indifferente.



Donyale Luna, 1968


Donyale Luna, storia di un'inseguitrice di sogni

Nata in un sobborgo di Detroit nel 1945 e morta a Roma nel 1979 a seguito di un overdose accidentale, Donyale Luna ha scelto coraggiosamente di intraprendere la strada della moda senza accontentare sua madre che la voleva invece infermiera. Dotata di una straordinaria bellezza - gambe lunghissime, capelli neri lucenti, occhi grandi e labbra carnose - e di un carattere che la rendeva affascinante e misteriosa, fu scoperta per strada dal fotografo inglese David McCabe a New York dove la giovane Donyale si trasferì per inseguire il sogno fashion. E non a caso chiamerà sua figlia Dream: per Peggy sognare è stato vitale. Il successo fu immediato e conquistò tutti in pochissimo tempo. Magnetica e così unica rispetto alle altre (a fine anni '60 imperversavano le bionde), Donyale Luna verrà poi ritratta dall'iconico fotografo Richard Avedon, lavorerà con Twiggy e Veruschka e diventerà niente meno che una della muse di Andy Warhol. Anche lei definiva se stessa "un'artista" e ogni sfilata e servizio fotografico che la vedeva protagonista si trasformava in una performance.



Donyale Luna, abito di Paco Rabanne, 1966


Odiata dai bianchi e dai neri, volò in Europa e si innamorò di un fotografo italiano

Eclettica e inafferrabile - oltre al nome di battesimo, indossava spesso parrucche, si metteva lenti a contatto colorate, cambiava il proprio accento - Donyale Luna attirò su stessa attenzioni e critiche, soprattutto legate al fatto che non scese mai in piazza a difendere i diritti dei cittadini afroamericani, arrivando di fatto a essere odiata da tutti: sia dai neri perché lavorava per i bianchi, sia dai bianchi perché era nera.



Donyale Luna con Brian Jones per lo shooting di "Rolling Stones' Rock N' Roll Circus Show", 1968




Donyale Luna con Luigi Cazzaniga, 1969


Così, dopo aver spiccato il volo a Manhattan, partì alla volta di Londra, dove il problema del razzismo era meno acceso. E l'Europa sembrava inoltre apprezzare maggiormente la sua estetica innovativa. Nella capitale inglese collaborerà con Salvador Dalì prima di puntare all'Italia, dove, come attrice, reciterà nel teatro e nel cinema d'avanguardia. Apparve in diversi film, fra cui "Satyricon" (1970) di Federico Fellini e "Salomè"(1972) di Carmelo Bene, dove comparve completamente nuda e calva. Ma nel Bel Paese Donyale Luna trovò soprattutto l'amore: quello vero e totalizzante che visse insieme al fotografo Luigi Cazzaniga.



Donyale Luna sul set di Satyricon, 1970


L'eredità di Donyale Luna

Nel documentario è inclusa una notevole schiera di commentatori, a cominciare da sua figlia, Dream Cazzaniga, che legge diversi brani tratti dai diari di Luna, e veterani del settore come Beverly Johnson e Pat Cleveland, Hamish Bowles, redattore globale di Vogue, e gli stilisti Zandra Rhodes e Aurora James. La vita di Peggy-Donyale viene inquadrata non solo come una serie di foto o fashion moments, ma come un punto cruciale nel più ampio contesto storico della razza e della rappresentazione nella moda. Un dato è certo: con lei le porte si sono aperte. E questo documentario garantisce che il mondo scopra l'eredità che ha lasciato.





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Donyale Luna, completamente nuda in un servizio fotografico di Mark Hanauer, 1970


L'omaggio di Zendaya

Un'eredità che Zendaya ha onorato rendendole omaggio nelle foto della cover story per il cinquantesimo anniversario della rivista americana "Essence". In quelle foto la ammiriamo con un beauty look anni ‘60, col suo gesto iconico, con un turbante interamente ricamato di perle oppure in un lungo abito nero a rete con top a fascia e culotte a vita alta: la somiglianza con le immagini storiche di Donyale Luna è sorprendente.













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L'importanza di ricordare Donyale Luna

Il gesto artistico di Zendaya fu un riconoscimento a un'artista dimenticata. Sin dal momento della sua morte, la società l'ha (vergognosamente) dimenticata perché, come ha raccontato a Vanity Fair sua figlia Dream Cazzaniga - che nel film è la testimonianza più commossa, con tanto di letture di - "Chi le ha voluto bene ha faticato a metabolizzare la sua morte. Gli altri hanno dato la colpa al razzismo: al fatto che, per una persona nera, fosse già difficile emergere, impossibile restare (…). Mia mamma non è stata capita, non solo perché era nera in un mondo di bianchi, ma anche per i valori che incarnava: l’amore, la comunione con la natura, la bellezza, la pace, la spiritualità".



Donyale Luna con il suo manichino Adel Rootstein, 1967


Alla Cittadella degli Archivi di Milano un mosaico di quarantaquattromila tessere per ricordare Donyale

"È un grande onore per noi rendere omaggio ad una figura ancora troppo poco nota nel nostro Paese. Una donna che ebbe il merito di segnare un cambiamento epocale nel mondo della moda, e non solo. Con il suo fascino, così diverso e lontano rispetto alle biondissime modelle dell’epoca, ebbe la capacità di imporsi e imporre un nuovo modello", ha raccontato Gaia Romani, assessora ai Servizi civici del Comune di Milano in occasione dello svelamento della nuova opera che, a Milano, celebra la top model. Presso la Cittadella degli Archivi di Milano si trova oggi, infatti, un affascinante mosaico di trenta metri quadrati, realizzato con quarantaquattro mila tessere in pasta di vetro intagliate a mano, omaggio a Donyale Luna. L’ispirazione per creare questo tributo artistico viene da una fotografia, scattata dal marito Luigi Cazzaniga nel 1974, che ritrae la supermodella nera proprio nel capoluogo lombardo. L’opera murale, che chiaramente richiama i mosaici che adornano le stazioni della metropolitana di New York, è stata ideata proprio dal marito, che ha spiegato: "Io e mia figlia Dream Diamante siamo entusiasti che il Comune di Milano ricordi Donyale, con cui ho vissuto a Milano e lavorato allo Studio Gozzano in viale Coni Zugna nei primi anni settanta. È per me un onore che la Cittadella degli Archivi sia riuscita a ricordare il nostro lavoro per questa magnifica città".



Avevo in mente una Salomè punica, africana, mediorientale.
Una notte mi telefonò Donyale Luna, già compagna di set in un altro ruolo. "
Sono Donyale Luna. Non ti chiedo di recitare Salomè. Io sono Salomè". Aveva ragione.
Era Salomè. Perfetta. Andava a dormire presto nella sua bara confezionata su misura,
la mattina beveva mezzo bicchiere di latte e menta. Era il suo pasto quotidiano.
Morì di anoressia poco tempo dopo la fine delle riprese.
Era alta quasi due metri e pesava venticinque chili...

(Carmelo Bene)




(Mar L8v)






Donyale Luna con Babou, l'ocelot di Salvador Dalì, 1966



Edited by Lottovolante - 11/10/2023, 07:41
 
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