IL GIARDINO DELL'EDEN - DOVE NON ESISTEVA LA MORTE, L'origine di un mito universale

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view post Posted on 22/9/2023, 21:38     +13   +1   -1
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Il Signore Dio piantò un giardino di Eden, a oriente,
e vi collocò l'uomo che aveva plasmato.
Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta
di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare,
tra cui l'albero della vita in mezzo al giardino
e l'albero della conoscenza del bene e del male.
Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino,
poi di lì si divideva e formava quattro corsi.

(Genesi 2,8-15)



IL GIARDINO DELL'EDEN
L'ORIGINE DI UN MITO UNIVERSALE




La Genesi e altri miti mesopotamici narrano che l’essere umano
fu creato in una pacifica oasi in cui non esisteva la morte...







Hieronymus Bosch
Il Giardino delle delizie terrestri, ala sinistra interna - Paradiso
(The Garden of Earthly Delights, inner left wing - Paradise)
1490
Olio su tavola
220 x 97 cm
Madrid, Museo del Prado


Cacciati definitivamente dalla sicurezza del paradiso a causa del loro peccato, gli umani hanno sempre rievocato la storia della loro prima dimora con un miscuglio di nostalgia e di timore reverenziale. Ma è esistito davvero il giardino dell’Eden? Dove si trovava? Cogliere un frutto da un albero fu davvero così grave da comportare un castigo per tutta l’eternità? La Genesi, primo libro della Bibbia, descrive l’origine del mondo. Nel secondo e nel terzo capitolo narra che Dio, dopo aver creato l’uomo, piantò un giardino nell’Eden. Era un terreno irrigato da quattro fiumi in cui germogliavano piante d’ogni specie che rendevano la vita amena e piacevole. L’essere umano aveva a sua disposizione tutto ciò di cui aveva bisogno per il suo sostentamento. La Bibbia afferma che Dio piantò il giardino "nell’Eden, verso Oriente". È probabile che la parola Eden venga dal termine assiro edinu, che indicava il paese che si estendeva dalla Babilonia meridionale fino al golfo Persico. Dal punto di vista dell’autore israelita della Genesi, questa terra, in effetti, sarebbe situata "verso Oriente".



Johann Wenzel Peter
Adamo ed Eva nel giardino dell'Eden
(Adam and Eve in the Garden of Eden)
1800-1830
Olio su tela
247 x 336 cm
Musei Vaticani


Dov’era il giardino dell’Eden?

Nell’Eden sorgeva un fiume in grado d'irrorare l’intero giardino e che si divideva in quattro bracci. L’autore della Genesi riferisce i nomi di questi quattro corsi d’acqua e delle terre attraverso cui fluivano. Il primo si chiamava Pison e circondava la regione di Avila, una zona che, a partire dal I secolo d.C., la maggior parte degli autori identifica con l’attuale India; il secondo, il Gihon, delimitava le terre di Kush (Etiopia) e si può far coincidere con il Nilo; il terzo, l’Hiddequel, ovvero il Tigri, sgorgava lungo la terra di Assur e il quarto, il Ferat, corrisponderebbe all’Eufrate. La descrizione non farebbe altro che riferirsi ai centri fluviali intorno ai quali nacquero le grandi civiltà a partire dal IV millennio a.C. Tuttavia, c’è anche un’altra possibile interpretazione con un significato geografico più concreto. Seguendo la stessa traccia etimologica assira, L’Eden sarebbe l’area attorno a Babilonia, una regione fertile e bagnata da numerose correnti che nell’antichità era conosciuta con il nome di Kar Duniash, o "Giardino [del dio] Duniash". L’unico fiume che attraversava questa zona era l’Eufrate, che sarebbe quindi il fiume che secondo la Genesi irrigava il giardino; gli altri fiumi citati sarebbero affluenti. Questa localizzazione più accurata dipenderebbe dal fatto che la Genesi fu scritta nel VI secolo a.C. da ebrei esiliati a Babilonia. Questi si sarebbero appropriati del tema del giardino dalla mitologia del loro paese di accoglienza adattandolo, in seguito, alla loro specifica tradizione.



L'origine del Paradiso e della Terra di Canaan, compresi i primi paesi abitati.
Dalle Sacre Scritture e da diversi Atti compilati da Nicolaes Visscher.



Effettivamente gli ebrei non furono né gli unici né i primi a sviluppare il mito di un giardino primordiale. Per esempio, nella celebre Epopea di Gilgamesh, scritta intorno al 2500 a.C., compare il personaggio di Utnapishtim, l’unico umano che gli dei salvarono dal diluvio universale e di cui si dice che viveva alla "confluenza dei fiumi". Questo luogo viene descritto come un giardino colmo di diverse specie di alberi ricchi di frutti e gemme preziose dove, tra le altre cose, non esiste la morte. Allo stesso modo, il leggendario poema sumero Enki e Ninhursag, composto intorno al 2000 a.C., parla di una terra pura, immacolata e luminosa nella quale non si conosce la morte. Una terra chiamata Dilmun, che si trasforma in un giardino divino grazie alla corrente d’acqua dolce che gli dei fanno zampillare dal suo ventre. Perciò, sia la dimora di Utnapishtim che la terra di Dilmun somigliano all’Eden biblico perché simboleggiano l’idea di una regione bagnata dai fiumi, feconda e in cui si può vivere liberi da ogni preoccupazione.



Hans Baldung Grien
Adamo ed Eva
(Adam and Eve)
1531
Olio su tavola
147,5 x 67,3 cm
Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza


I primi umani

Gli studiosi hanno dimostrato che nella Genesi si mescolano due racconti antichissimi che il redattore biblico combinò, e addirittura amalgamò, al fine di armonizzarli in uno solo. Si spiegherebbe in questo modo la doppia immagine con cui viene proposta la creazione dei primi umani. Mentre nel primo capitolo leggiamo che Dio "li creò maschio e femmina", nel successivo si dice che Dio plasmò Adamo dalla polvere, poi creò il paradiso e solo dopo, partendo da una costola di Adamo, foggiò Eva. Nella storia di Adamo ed Eva, così come viene narrata nella Genesi, è evidente il riferimento a un racconto remoto di origine mesopotamica. A differenza dell’Eden biblico, la terra di Dilmun non è abitata da uomini, bensì da dei; allo stesso tempo presenta caratteristiche che rievocano il resoconto della Genesi con i suoi alberi rigogliosi, le fonti d’acqua che sgorgano nel giardino o la sua localizzazione a Oriente. Il testo sumero racconta anche che il dio Enki mangiò piante proibite e che quando ebbe problemi a una costola venne curato dalla dea Nin-ti, che significa "signora della costola". Il termine sumero –ti può anche equivalere a "far vivere" e quindi il nome potrebbe anche esser tradotto come "la signora che fa vivere". Curiosamente anche il nome di Eva deriva da una radice verbale che significa "vivere".



Adriaen van der Werff
Adamo ed Eva
(Adam and Eve)
1711 circa
Olio su tavola
45 X 35,5 cm
Parigi, Musée du Louvre


Mangiare l’alimento proibito

Secondo la Bibbia, Dio consegnò il giardino dell’Eden ad Adamo ed Eva affinché ne godessero e si nutrissero con quello che l’oasi offriva e gli vietò unicamente una cosa: di mangiare i frutti dell’albero situato al centro del giardino. Fino a quel momento il bene e il male mantenevano esistenze separate e indipendenti; il male, infatti, era solo una possibilità e non una realtà nell’ambito della natura umana. L’albero permetteva agli esseri umani il corretto esercizio del libero arbitrio. Tuttavia, il testo della Genesi rivela un tono pessimista dato che conoscere tutte le cose (che è ciò che comporta l’espressione ebraica del bene e del male) presuppone una vita di sofferenze che si conclude inesorabilmente con la morte.


Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden,
perché lo coltivasse e lo custodisse.
Il Signore Dio diede questo comando all'uomo:
"Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino,
ma dell'albero della conoscenza del bene e del male
non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi,
certamente moriresti".

(Genesi 2,15-17)





Lucas Cranach il Vecchio
Adamo ed Eva
(Adam and Eve)
1533
Olio su legno di faggio
50.5 x 35.7 cm
Berlino, Gemäldegalerie


Molti elementi di questa narrazione si possono trovare anche in un racconto mesopotamico ancora più antico. "La leggenda di Adapa" narra la storia del primo uomo, figlio del dio Ea e descritto come mortale, eppure saggio. Un giorno, mentre sta pescando, Adapa spezza le ali del vento del sud impedendo così alla corrente di soffiare per sette giorni. Quando viene chiamato a dare spiegazioni davanti all’assemblea degli dei, suo padre gli suggerisce di non accettare nulla di ciò che gli possano offrire, visto che potrebbe trattarsi di cibo o bevanda mortale. In realtà, gli offrono il pane e l’acqua della vita che gli possono concedere l’immortalità. Tuttavia, seguendo i consigli di suo padre, Adapa rifiuta e ritorna sulla terra destinato a conservare la sua condizione mortale. È evidente che tanto la Genesi quanto la "Leggenda di Adapa" comparano il divieto d'ingerire alimenti e individuano la morte come castigo. Nondimeno, mentre la Genesi pone la conoscenza e la morte sullo stesso piatto della bilancia, per "La leggenda di Adapa" la saggezza è una grazia, mentre la morte una punizione.




Peter Paul Rubens
La caduta dell'uomo
(The Fall of Man)
1628-1629
Olio su tela
238 x 184.5 cm
Madrid, Museo del Prado


Il serpente tentatore

Il serpente che tenta Eva affinché assaggi il frutto dell’albero proibito è uno dei personaggi che nel corso del tempo ha avuto più fortuna nell’immaginario collettivo. La Genesi lo descrive come "il più astuto tra gli animali", e il suo carattere silenzioso e il suo morso mortale l’hanno trasformato da tempo immemore in nemico della specie umana. Pochi animali riescono a rappresentare meglio il pericolo, la minaccia dissimulata e le paure che quotidianamente affrontiamo nella nostra vita. Tuttavia, nelle culture del Vicino Oriente antico, il serpente rappresentava anche l’immortalità, data la sua capacità di cambiar pelle. Inoltre, il fatto di strisciare lo metteva in contatto diretto con la terra, intesa come divinità-madre. Infine, il fatto di non avere palpebre gli dava uno sguardo ambiguo, oscuro e penetrante, cosa che si tendeva a relazionare con la saggezza. La sua identificazione con Satana o Lucifero è successiva, dato che il principio supremo del male era qualcosa di sconosciuto per gli autori della Genesi.



Cornelis van Haarlem
Il peccato originale
(The Fall of Man)
1592
Olio su tela
273 x 220 cm
Amsterdam, Rijksmuseum


In ogni caso, la trappola del serpente sortisce l’effetto desiderato e origina il castigo divino nei confronti di Adamo e di Eva. A partire da quel momento, il paradiso si trasforma per l’umanità in un luogo mitico al quale aspirare a tornare per poter recuperare lo stato originario di comunione con Dio. Impresa ardua perché, stando alla visione proposta dalla Genesi e dagli antichi testi mesopotamici, a volte è proprio il naturale impulso umano verso la scoperta e la conoscenza ad allontanarci sempre più dal paradiso.


Il Signore Dio disse allora:
"Ecco l'uomo è diventato come uno di noi,
per la conoscenza del bene e del male.
Ora, egli non stenda più la mano e non prenda
anche dell'albero della vita, ne mangi e viva sempre!".
Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden,
perché lavorasse il suolo da dove era stato tratto.
Scacciò l'uomo e pose ad oriente del giardino di Eden
i cherubini e la fiamma della spada folgorante,
per custodire la via all'albero della vita.

(Genesi 3,20-24)





Alexandre Cabanel
La cacciata di Adamo ed Eva dal Giardino del Paradiso - Paradiso perduto
(The Expulsion of Adam and Eve from the Garden of Paradise - Paradise Lost)
1867
Olio su tela
121,9 x 94 cm
Parigi, Musée d'Orsay




Perché dissi che Dio imbrogliò il primo uomo,
lo costrinse a viaggiare una vita da scemo,
nel giardino incantato lo costrinse a sognare,
a ignorare che al mondo c'è il bene e c'è il male.

(Fabrizio De André - Un blasfemo)




(Mar L8v)





Paul Gauguin
Il Paradiso perduto
(Paradise Lost)
1890 circa
Olio su tela
46 x 54.9 cm
New Haven, Yale University Art Gallery



Edited by Lottovolante - 22/9/2023, 23:18
 
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