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Albrecht Dürer Adamo ed Eva 1507 Olio su tavola Adamo: 209 x 81 cm Eva: 209 x 83 cm Madrid, Museo Nacional del Prado Adamo firmato con monogramma
Eva, iscrizione firmata con monogramma: "ALBERTUS DÜRER ALMANUS FACIEBAT POST VIRGINIS PARTUM 1507 AD"
Tre anni dopo aver inciso al bulino la celebre immagine con Adamo ed Eva nell'atto di compiere il peccato originale, eseguita secondo i canoni rinascimentali delle proporzioni ideali del corpo umano quali dovevano possedere i progenitori appena creati da Dio, Dürer ritorna sullo stesso tema, dipingendo le due monumentali tavole del Prado, portate a termine subito dopo il rientro dell'artista dal secondo viaggio in Italia.
Adamo ed Eva sono raffigurati su due tavole separate e sono i primi nudi dipinti a grandezza naturale di tutta l'arte tedesca. Già Jan van Eyck aveva raffigurato i Progenitori su singole tavole, nel Polittico dell'Agnello Mistico a Gand, tuttavia l'opera di Dürer rappresenta una rottura con la tradizione precedente e venne subito copiata e imitata.
Non si conosce il nome del committente, ma è improbabile che si trattasse di dipinti destinati al culto. E' possibile che venissero commissionati da un qualche rappresentante del mondo umanistico internazionale, colto e raffinato, che volesse possedere raffigurazioni di nudi consentiti nella tradizione religiosa.
Si è fatto il nome di di un vescovo di Bratislava, Johann Thurzo, che secondo una testimonianza contemporanea avrebbe acquistato da Dürer per centoventi fiorini un dipinto che trattava lo stesso tema. Le tavole appartennero alla regina Cristina di Svezia che lo donò a Filippo IV di Spagna.
Le idee dell'artista tedesco intorno alla bellezza umana avevano subito importanti cambiamenti: le figure sono molto più slanciate di quelle dell'incisione a bulino e una grazia inimitabile, di sapore tra gotico e manieristico, ha preso il posto della solida costruzione del 1504.
I due progenitori sono appoggiati a figura intera su un suolo sassoso (in quello di Adamo vi si legge anche il monogramma). Eva è vicina all'"Albero della Vita" e il serpente le sta porgendo il frutto del Peccato originale, che essa afferra senza guardare. Nell'altra tavola Adamo tiene già in mano un ramo con il frutto e, con le foglie, si copre le parti intime per il sopraggiungere della vergogna. Essa ha un volto tondeggiante e i capelli lunghi, a differenza delle fisionomie tradizioni dell'arte tedesca; inoltre le sue gambe incrociate accennano a un dinamismo più marcato rispetto ad Adamo.
La loro eterea e sovrumana bellezza ricorda, in tutt'altro ambito e tempo, le figure di Adamo ed Eva dipinte da Masolino da Panicale nella cappella Brancacci della chiesa del Carmine a Firenze. (Mar L8v)
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