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Auguste Rodin, La mano di Rodin (1917)
gesso, 14.9 x 22.9 x 11.8 cm
Parigi, Musée Rodin
Paul Cruet (1880-1966), collaboratore di Rodin, trasse dalla mano destra del maestro un calco in gesso; l'artista era ormai molto malato, ed era chiaro a tutti che sarebbe morto presto, come difatti avvenne dopo tre settimane. Non si trattò semplicemente di un calco funerario, ma di una precisa intenzione artistica, poiché Cruet vi aggiunse il calco del cosiddetto Piccolo torso A. forse uno di quei tanti frammenti creati per la Porta dell'Inferno. Il gruppo così composto poteva essere accostato alla Mano di Dio, di cui costituisce una sorta di pendant, a significare le due accezioni della creazione, divina e artistica.
L'operazione fu pensata e diretta da Léonce Bénédite, primo direttore del Musée Rodin. L'assemblaggio richiama un frammento antico che Rodin aveva acquistato per la propria collezione tra il 1859 e il 1917, una Mano che porta un bambino, di cui si era conservato solo il busto e l'attaccatura delle gambe. E' possibile che Bénédite e Cruet, su suggerimento dello stesso Rodin, ne avessero tratto ispirazione.
L'opera è portatrice di un doppio significato, che tende quasi a riassumere l'arte di Rodin: Rodin come creatore di forme e Rodin come ideale prosecutore dell'arte antica; egli stesso amava definirsi uno scultore “tra Fidia e Michelangelo”. Ma siamo di fronte anche di fronte a un frammento che sorregge, a sua volta, un altro frammento, come se l'opera ribadisse esponenzialmente l'idea che Rodin aveva coltivato per tutta la sua vita: la scultura, e quindi l'arte, può cogliere la sostanza delle cose, semplificando la realtà e riducendola alle sue forme essenziali. L'intera operazione di calco e assemblaggio ha in sé uno spiccato carattere intellettuale: Bénédite poteva arricchire così il suo museo con un pezzo dal profondo significato artistico e umano, degna chiusura della sfilata delle opere che Rodin aveva donato allo Stato. (M.@rt)
Edited by Milea - 24/9/2021, 19:58 |
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