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Cena in Emmaus, 1601-1602 olio su tela 141x196,2 cm Londra, National Gallery
Nel 1601, sull’onda di un crescente successo, Carvaggio entra in contatto con un nuovo mecenate, il nobile Ciriaco Mattei. Per le raccolte d’arte di questo intenditore il pittore lombardo torna a produrre “quadri da stanza”, ma caricati del nuovo senso monumentale e drammatico acquisito dipingendo opere sacre di grandi dimensioni. Alla predilezione verso Caravaggio della famiglia Mattei si legano, oltre a questa Cena in Emmaus, il San Giovanni Battista, nei Musei capitolini di Roma e la Cattura di Cristo nella National Gallery of Ireland di Dublino.
Prima e più ricca versione di un soggetto su cui Caravaggio ritornerà in seguito, questa tela ruota intorno a un forte nucleo emotivo, imperniato sulla tavola imbandita. Il cestino di frutta in bilico sull’orlo del tavolo (molto simile alla Canestra di frutta della Pinacoteca Ambrosiana), il pollo arrosto servito come piatto forte, i recipienti per l’acqua e il vino. Tutti descritti con paziente cura, fanno da corredo alle espressioni di stupore e all’intensa gestualità suscitata dalla rivelazione di Cristo che spezza e benedice il pane.
La scena è costruita in profondità: il discepolo di sinistra è al di qua del tavolo, quello di destra al fianco, Cristo ( di marcata origine leonardesca) siede dietro, e l’oste si trova alle sue spalle. Le ombre proiettate dalle figure sul fondo della stanza sottolineano lo scalarsi dei personaggi lungo l’ambiente. La luce è intensa e diffusa, esalta colori brillanti, e ha una precisa funzione per definire l’ambiente e la concretezza volumetrica dei corpi. La prospettiva viene utilizzata non tanto per creare uno scenario chiuso per la narrazione, quanto per proiettare l’azione nello spazio dell’osservatore, e la luce viene usata in maniera non solo drammatica, ma anche descrittiva, per affermare la realtà fisica degli oggetti, sia che si tratti della manica strappata del pellegrino a sinistra, della traslucidità dell’uva nel cestino, della trasparenza del fiasco di acqua o dell’abbondanza lussureggiante dei ricci di Cristo.
Il profilo popolaresco e intenso dell’oste conferisce una nota di verismo immediato alla mistica scena.
Il volto di Cristo, dall’ovale perfetto, con i lunghi capelli sciolti sulle spalle e gli occhi rivolti verso il basso, ricorda molto da vicino il prototipo del Cenacolo di Leonardo, certamente studiato da Caravaggio nella sua infanzia milanese.
La mano di Cristo, alzata in segno di benedizione, è protesa in avanti sul tavolo e accresce l’effetto di profondità.
In questo dipinto i gesti di tutti i personaggi sono alquanto enfatizzati: il discepolo sulla sinistra, riconosciuto Cristo, si aggrappa vivacemente al bracciolo della sedia.
Caravaggio descrive con molta attenzione le vivande sul tavolo: le pagnotte, il vino nella brocca trasparente, il cesto di frutta e soprattutto il piatto forte, il pollo arrosto. (M.@rt)
Edited by Milea - 10/8/2021, 20:23
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