Canestra di frutta, Caravaggio, 1599

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view post Posted on 20/6/2010, 10:25     +3   +1   -1
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Canestra di frutta, 1599
olio su tela, 41x 64,5
Milano, Pinacoteca Ambrosiana




Dal 1607 il dipinto figura nella collezione del cardinale Federico Borromeo, che probabilmente l'aveva acquistato durante il soggiorno romano.

La “canestra di frutta” costituisce una pietra miliare nella storia dell’arte: Caravaggio, a differenza degli artisti che lo avevano preceduto, non usa la natura per farne paesaggio a sfondo della scena descritta.

La canestra è vista dal basso, domina in primo piano e si staglia su uno sfondo chiaro, uniforme e luminoso. Da questa prospettiva risaltano la trasparenza dei chicchi d'uva, la luminosità della mela, la morbida rugosità del fico.

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La luce che sembra provenire da una fonte naturale, svela le gradazioni di colore che differenziano gli acini verdi in primo piano e quelli già molto maturi nel grappolo posto dietro la mela bacata, creando così un effetto illusionistico di tridimensionalità dell’immagine. Già in questo dipinto giovanile emerge l'importanza che la luce acquisterà nelle opere mature del maestro anche se qui è ancora predominante come elemento costruttivo e chiaroscurale, come emerge in particolare nella foglia di fico all'estrema destra.

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Se si osserva bene la frutta si nota che questa, all’apparenza fresca e fragrante, comincia in realtà a marcire, a rinsecchirsi ed è chiara l’allusione alla brevità della giovinezza e dell’esistenza umana.
L'occhio dell'artista indaga ogni aspetto della realtà rappresentata ed indugia sul frutto bacato, sulle foglie accartocciate o mangiate dai vermi. Le foglie appassite, con il loro stato di maturazione avanzata, danno l'idea di una particolare atmosfera di decadenza autunnale.


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Tradizionalmente, alle nature morte venivano associati significati allegorici,e l'appassire di frutta e verdura in questo caso sembra parlare del rapporto di convivenza tra vita e morte. La descrizione non di uno stato, ma di una trasformazione della materia che invecchia e si deturpa, e quindi della forza umana che si fa debolezza, è senza dubbio il tocco più geniale tra quelli che Michelangelo Merisi mette in quest’opera. La canestra del Caravaggio contiene una natura che è morta due volte, nell’umano e nel vegetale: l’uomo è presente soltanto nell’assenza colpevole.

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Il cesto, che sporge un po’ in avanti, quasi in una posizione precaria, indica la Vanitas umana e la brevità della giovinezza; il baco che perfora la mela ci offre la nozione del tempo che passa e che scava nel profondo delle cose.

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Pochi anni più tardi il pittore affermerà il principio dell'imitare bene le cose naturali e la convinzione che "...tanta manifattura gli è a fare un quadro buono di fiori come di figure", proclamando la pari dignità di tutti i generi pittorici.






Una curiosità : la canestra era raffigurata sulle banconota da 100.000 lire.




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Edited by Milea - 8/8/2021, 11:18
 
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view post Posted on 11/9/2010, 14:13     +1   -1
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Cosa c'è sotto la "Canestra di frutta" di Caravaggio?



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Il dipinto e' stato posto a restauro nel 1966 presso l'Istituto Centrale per il Restauro (ICR) di Roma: partendo dalle radiografie eseguite in tale occasione Luigi Salerno identificò un abbozzo di decorazione a grottesca, forse attribuibile all'amico Prospero Orsi, noto con il soprannome di “Prosperino delle Grottesche” per l'abilità con cui realizzava, su tela e ad affresco, questo tipo di pittura decorativa.

Secondo l'autorevole critico, Caravaggio dipinse su una tela usata, l'importante natura morta poi trasformata in un dipinto autonomo stendendovi un fondo color pergamena (il fondo in effetti è stato steso in un periodo successivo, presumibilmente dallo stesso artista).Va ricordato che parte della critica aveva confutato l'ipotesi della totale autonomia del dipinto e preferiva orientarsi all'idea che esso fosse un frammento di una composizione più vasta; questa ipotesi è oggi stata definitivamente accantonata.

Gli esami radiografici escludono infatti che la Canestra di frutta facesse parte di una composizione più complessa o addirittura di una tela di soggetto sacro, sul genere della Cena in Emmaus conservata a Londra, dove una cesta altrettanto realistica campeggia al centro della tavola.

Altri, invece, ritenendo improbabile che l'artista abbia realizzato un unico esemplare del genere, hanno tentato di inserire nel catalogo delle opere di Caravaggio un gran numero di nature morte con fiori e vegetali, fino a quel momento attribuite genericamente a ignoti seguaci.

Maestro di Hartford, Natura morta


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È il caso della Natura morta con fiori e frutta. Il dipinto appartiene al gruppo di opere attribuite al Maestro della natura morta di Hartford, artista senza nome ( per Zeri da identificare con Caravaggio giovane nella bottega romana del Cavalier d’Arpino) che si pone come un archetipo nello sviluppo della natura morta in Italia.

Natura morta con fiori e frutta

olio su tela, collocato presso Hartford, Wadsworth Atheneum Museum of Art



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La Natura morta di fiori, frutti e ortaggi Fritz Mont, già individuata da Zeri come la più antica della sequenza di opere ricondotte al Maestro di Hartford, potrebbe fornire elementi di conoscenza importanti. Nello spacco del melone sulla destra è leggibile una scritta, forse una data: 1595, forse una firma...


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Per verificare l’autenticità della scritta e la sua corretta decifrazione sarebbe essenziale recuperare il dipinto, la cui ubicazione è oggi sconosciuta.
La Natura morta di fiori, frutti e ortaggi Fritz Mont è documentata da due foto possedute da Zeri, conservate nella fototeca della Fondazione Federico Zeri (inv. 161962, inv. 161969), due gelatine ai sali d’argento databili tra il 1955 e i primi anni Settanta.
Pubblicandole nel 1976 in Diari di lavoro 2, Zeri scrive di aver visto la tela «anni fa» presso Fritz Mont a New York. Da allora se ne sono perdute le tracce. Piena di lacune è infatti la documentazione sull’attività di Adolf Fritz Mondschein, collezionista e antiquario attivo tra Vienna e New York.


Pensionante del Saraceni: Natura Morta con Frutta e Caraffa
c. 1610, 1620 - National Gallery of Art, Washington DC



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Riconducibile a Caravaggio si ipotizza possa essere anche la splendida “Natura morta di frutta con una caraffa” conservata nella National Gallery di Washington e attribuita a uno sconosciuto artista denominato il Pensionante del Saraceni, forse identificabile con quel pittore di nazionalità francese che le fonti ricordano come uno dei più stretti collaboratori del caravaggesco veneziano Carlo Saraceni.

Sergio Benedetti, restauratore e storico dell'arte, nel 1999 pubblica una differente ipotesi per cui ravvisa forti somiglianze fra il putto rappresentato nella grottesca ed un frammento di sarcofago con genio alato già appartenuto alla Galleria Giustiniani e ne ricava che anche la grottesca fu eseguita da Caravaggio stesso.



Edited by Milea - 8/8/2021, 11:21
 
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view post Posted on 14/10/2010, 22:32     +1   -1
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Edited by Milea - 8/8/2021, 11:30
 
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Un cesto di vimini intrecciati, con frutti e foglie in parte rinsecchiti, su uno sfondo neutro che non allude in alcun modo a un contesto ambientale, viene elevato al rango di protagonista dell’arte, un “soggetto” autonomo: sta nascendo il genere della natura morta e questa tela ne è la pietra miliare.
Caravaggio raggiunge un inimitabile equilibrio tra minuziosissima, virtuosistica imitazione della realtà naturale e la struggente presenza di un sentimento intimo e poetico, la dolce consapevolezza dell’inesorabile venir meno della freschezza e della bellezza.

Nota anche con il nome di “fiscella”, l’opera è stata donata dal cardinal Del Monte a Federico Borromeo (cardinale di Milano ma, alla fine del Cinquecento, ancora residente a Roma), uno dei primi grandi collezionisti europei di nature morte: nella sua raccolta, destinata a divenire nel 1618 la Pinacoteca Ambrosiana, il cardinal Federico avrebbe voluto accostarle un’altra canestra di frutta, ma, come egli stesso scrive, “ poiché nessuna raggiungeva la bellezza di questa e la sua incomparabile eccellenza, è rimasta solitaria”.

Il dipinto è descritto con grande ammirazione nel libro intitolato Musaeum, la “guida” scritta in latino dal cardinal Borromeo per la Pinacoteca: molto curiosamente però egli parla di un cesto di “fiori” e non di frutti.


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La mela,
la cui polpa è intaccata da un baco,
è la vera protagonista della composizione;
il leggero alone marroncino
intorno al foro
suggerisce malinconicamente
l’idea della Vanitas,
la vanità dei beni terreni,
tutti destinati a decomporsi.
(M.@rt)












Edited by Milea - 8/8/2021, 11:38
 
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