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view post Posted: 20/4/2024, 13:55 by: Lottovolante     +1Il monologo di Scurati per il 25 Aprile censurato dalla Rai [TESTO INTEGRALE] - NEWS


ANTONIO SCURATI
IL TESTO DEL MONOLOGO PER IL 25 APRILE




'La spettro del fascismo infesta democrazia italiana finché
la parola antifascismo non sarà pronunciata da chi governa'




Questo il testo integrale del monologo dello scrittore Antonio Scurati, pubblicato su Repubblica.it.




"Giacomo Matteotti fu assassinato da sicari fascisti il 10 di giugno del 1924. Lo attesero sottocasa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini. L'onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l'ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole. Si batté fino all'ultimo, come lottato aveva per tutta la vita. Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere. Lo piegarono su se stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro. Mussolini fu immediatamente informato.

Oltre che del delitto, si macchiò dell'infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania. In questa nostra falsa primavera, però, non si commemora soltanto l'omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944. Fosse Ardeatine, Sant'Anna di Stazzema, Marzabotto. Sono soltanto alcuni dei luoghi nei quali i demoniaci alleati di Mussolini massacrarono a sangue freddo migliaia di inermi civili italiani. Tra di essi centinaia di bambini e perfino di infanti. Molti furono addirittura arsi vivi, alcuni decapitati".

"Queste due concomitanti ricorrenze luttuose - primavera del '24, primavera del '44 - proclamano che il fascismo è stato lungo tutta la sua esistenza storica - non soltanto alla fine o occasionalmente - un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista. Lo riconosceranno, una buona volta, gli eredi di quella storia? Tutto, purtroppo, lascia pensare che non sarà così. Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell'ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via. Dopo aver evitato l'argomento in campagna elettorale - continua lo scrittore - la Presidente del Consiglio, quando costretta ad affrontarlo dagli anniversari storici, si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza: ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l'esperienza fascista, ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini, infine ha disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la parola "antifascismo" in occasione del 25 aprile 2023). Mentre vi parlo, siamo di nuovo alla vigilia dell'anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra. Finché quella parola - antifascismo - non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana".

Fonte
view post Posted: 7/4/2024, 16:35 by: Milea     +1FAMIGLIA POVERA (LA CARITÀ) - Bouguereau

Bouguereau_CharityP

William-Adolphe Bouguereau (1825-1905)
Famiglia povera (La carità)
(The indigent Family - Charity)
1865
olio su tela - 121,9 x 152,4 cm.
Birmingham Museum and Art Gallery, Birmingham


Splendido esempio di pittura da Salon, “Famiglia povera” ben rappresenta lo stile accademico alle prese con un soggetto di scottante attualità: l’infelice situazione delle classi meno abbienti. Accenti realistici, ma di un naturalismo attenuato che non intende emanciparsi dalla cifra stilistica imposta dall’Accademia, si riscontrano in numerosi artisti dell’epoca. Le opere sviluppano un tema già caro al Romanticismo: la riflessione sulla potenza non sempre benigna di madre natura si traduce secondo l’estetica di un Realismo sociale, dai toni drammatici e teatrali e dal sapore dolciastro. Un gusto che caratterizza molte opere del tempo, nelle quali la questione sociale si colora di tinte melodrammatiche, che sanno far leva sulle corde del cuore della borghesia, affascinando anche un pubblico non certo incline alle tesi socialiste.


Bouguereau, pittore di indiscutibile talento, mette in scena un’immagine finalizzata alla commozione dell’osservatore, in cui tutto, dallo sfondo agli atteggiamenti dei personaggi, è studiato per toccare le corde più profonde del cuore dello spettatore. In questa opera monumentale, esposta per la prima volta al Salon di Parigi del 1865, Bougereau presenta una donna con tre figli rannicchiati contro il portico della chiesa della Madeleine a Parigi. Con la sua composizione piramidale fortemente centralizzata e il suo punto di vista basso, il dipinto è concepito come una pala d’altare, con la madre che diventa una sorta di madonna secolare.


Bouguereau mette in scena la sua famiglia di poveri e senza casa, con a destra sullo sfondo il Palazzo dei Conservatori di Michelangelo in Roma. L’imponente edificio signorile accentua, per contrasto, la povertà della famiglia in primo piano.


L’espressione implorante, ma composta, della madre, la dolcezza della bimba che le si appoggia stanca e in cerca di conforto, la serenità del neonato, che ancora non ha coscienza delle privazioni della vita di strada, la rassegnazione del figlio maggiore, abbandonato ai piedi della madre e l’assenza della figura paterna, delineano uno spaccato di vita quotidiana assai famigliare ai benestanti parigini.








La tela offre uno spunto per un interessante confronto con un’opera di soggetto simile realizzata anni prima da Honoré Daumier: “Il vagone di terza classe”.



Honoré Daumier
Il vagone di terza classe (The Third-Class Carriage)
1862
olio su tela - 67 x 93 cm.
Ottawa, National Gallery of Canada



Allo schietto realismo di Daumier, che ritrae con disarmante pragmatismo una famiglia simile nella composizione e appartenenza sociale, si contrappone lo stile edulcorato e levigato di Bouguereau, che abbandonata ogni velleità di denuncia sociale e, accentuati gli aspetti più pietosi, trasforma la scena in un melodramma ad uso e consumo delle classi alte. (M.@rt)










view post Posted: 4/4/2024, 18:41 by: Milea     +1GIOVANE RAGAZZA CHE LEGGE IL CORANO - Osman Hamdi Bey - ARTISTICA

“Il più parigino degli ottomani, il più ottomano dei parigini”.


osman-hamdi-bey-Girl-Reciting-QuranP

Osman Hamdi Bey
Giovane ragazza che legge il Corano (Girl reciting Qur’an)
1880
olio su tela - 41,1 x 51 cm.
Collezione privata


La natura caleidoscopica della vita di Osman Hamdi e la sua posizione di rilievo nei circoli intellettuali francesi e ottomani di fine Ottocento lo hanno reso un simbolo controverso del nazionalismo turco e della riforma culturale. Nella sua veste di pittore orientalista, inoltre, è stato a lungo considerato una curiosità all'interno del genere: troppo turco per alcuni, troppo francese per altri. Particolare attenzione è stata rivolta ai quadri di harem dell’artista, che ritraggono una o più donne impegnate nelle loro attività quotidiane, interpretati sia come commenti puntuali sulle idee sbagliate sull’istituzione dell'harem in Occidente sia come documenti affidabili di un “insider” dell’Oriente. Al contempo i dettagli reali di queste composizioni sono stati spesso ignorati. Tornando al loro soggetto e al contesto delle loro origini è possibile ottenere una comprensione più storica e informativa di queste immagini, come in una delle prime e più rappresentative immagini di harem, la “Giovane donna che legge” rappresenta un caso particolarmente importante e rivelatore.



Conosciuta più comunemente come “Giovane ragazza che legge il Corano”, mostra molte delle qualità per cui Osman Hamdi è diventato famoso: l'abito impeccabile della figura inginocchiata e lo sfondo decorativo in cui è inserita, ricco di colori e disegni islamici, sono caratteristiche assolute dell'artista, così come la sorprendente chiarezza dello stile altamente dettagliato del quadro. La precisione della sua superficie, tuttavia, nasconde significative ambiguità al suo interno: Il libro che la donna ha scelto, la direzione del suo sguardo, persino la separazione delle labbra e i bottoni al collo, sono tutti elementi che servono a minare le nostre prime impressioni sulla scena. Quello che inizia come un grazioso quadro di harem, in altre parole, diventa un testo complicato e multi-referenziale che affronta una varietà di questioni di attualità all’interno dei confini dell’orientalismo, della storia dell’arte del XIX secolo e degli aspetti della stessa biografia dell’artista. Attraverso la trasposizione di modelli britannici, francesi e turchi e la manipolazione dei loro temi, “Giovane ragazza che legge” dimostra la natura unica dell’orientalismo di Osman Hamdi e il suo gusto artistico.


La formazione artistica di Osman Hamdi iniziò a Parigi nei primi anni Sessanta del XIX secolo, nell’atelier di Gustave Boulanger e sotto la probabile influenza di Jean-Léon Gérôme, la cui arte e presenza come insegnante dominavano il mondo artistico parigino dell’epoca. Osman Hamdi , uno dei primi artisti ottomani a creare un ponte tra i mondi artistici della Turchia e della Francia e ad adottare lo stile figurativo accademico dell’École, fece da modello per Boulanger prima di iscriversi formalmente come studente nel suo atelier.

L’impatto di entrambi i maestri è evidente nello stile e nel soggetto dei quadri di Osman Hamdi, che rispecchiano, per molti aspetti, i soggetti orientalisti che riscuotevano tanto successo in Europa all’epoca. Negli anni Ottanta dell’Ottocento, l’artista iniziò a realizzare una serie di quadri di harem, uno dei temi più popolari e seducenti. Tuttavia, nelle mani di Osman Hamdi, le atmosfere e gli abitanti di questi spazi storici si trasformano in modo significativo e pregnante.


Nel quadro l’erotismo familiare dell’harem è mitigato dalla figura femminile impettita e dalla sua posa compatta e chiusa in se stessa. Collocato nella stanza come una bambola di carta appiattita, il suo corpo diventa meno attrattivo e vitale rispetto ai motivi colorati disposti contro la parete di fondo. Questa enfasi sugli aspetti formali della composizione, così come l’importanza e l’intricatezza del tessuto e del vestito, ricorda i quadri di harem del pittore britannico John Frederick Lewis, di cui Osman Hamdi forse conosceva le celebri opere ampiamente riprodotte.


Anche le immagini di ragazze e donne che leggono sarebbero state familiari a Osman Hamdi nella sua patria d’adozione, Parigi, anche se i soggetti erano decisamente più osé. In particolare negli anni Settanta e Ottanta dell’Ottocento, con i cambiamenti nella forza lavoro e la ricerca di attività per il tempo libero in aumento, le preoccupazioni per l’alfabetizzazione femminile, l’accesso al giornalismo e l’influenza corrosiva di certi libri sulle menti di giovani ragazze impressionabili, portarono a un’ondata di immagini dipinte di liseuse, o lettrici, in una varietà di ambienti e stili. Tra le opere che affollavano i Salon e le pareti delle gallerie c’erano quelle che ritraevano donne che leggevano poesie, forse il più “pericoloso” dei generi. Con il suo interesse per l’amore e il dramma, la poesia era considerata un tipo di studio più viscerale di quello che altre forme di lettura richiedevano o consentivano: dinoccolate in un mite abbandono, con le labbra aperte nella recitazione dei versi, i soggetti femminili di queste immagini erano decisamente più sensuali che morali o benevoli. Nella trasposizione di Osman Hamdi di questa tendenza, viene mantenuta un’aria di gentile provocazione, anche se sotto una patina di semplicità.


Nella trasposizione di Osman Hamdi di questa tendenza, viene mantenuta una certa atmosfera di lieve provocazione, anche se sotto una patina di semplicità. La giovane donna è inginocchiata davanti a un libro aperto, posto su un supporto di legno intarsiato. La schiena è eretta, gli occhi abbassati e le mani poggiano delicatamente sulle cosce. La copertina del libro è protetta da una stoffa floreale delicatamente ricamata, a suggerire il suo valore e l’importanza della sua custodia. La posizione elevata del libro e la presenza di un tappeto da preghiera (in turco seccade) suggeriscono che si tratta di un testo religioso, probabilmente il Corano. Anche la somiglianza della posa della giovane donna con quella di altre figure dell’opera di Osman Hamdi, più chiaramente impegnate in atti di devozione, e l’arabesco sinuoso del fumo profumato che fuoriesce da un bruciatore di incenso posto nelle vicinanze, sottolineano gli aspetti religiosi del tema.


Come ha osservato il noto studioso Edhem Eldem, tuttavia, “[Una] visione parziale della pagina aperta dice il contrario. Lo stile calligrafico taliq non è stato utilizzato per il Corano e le poche parole che si possono decifrare confermano questa discrepanza. Nell’ultima riga si legge ‘az ān’, che in persiano significa ‘da questo’. Questo farebbe pensare a un volume di poesie, ma un formato così grande con solo quattro righe di appena quattro o cinque parole ciascuna [rende anche questo] altamente improbabile. Con ogni probabilità si tratta di scarabocchi ‘decorativi’, destinati ai clienti prevalentemente stranieri dell’artista. Questa interpretazione è ulteriormente rafforzata dal fatto che la parola sulla seconda riga recita ‘Hamdi’, il nome [dell'artista], un trucco scherzoso a cui spesso ricorreva per inserire il suo nome nella scrittura araba in dipinti che firmava quasi esclusivamente in francese.”


I numerosi riferimenti moderni a questo quadro come “Giovane ragazza che legge il Corano”, quindi, sono stati fuorvianti: piuttosto che un’immagine di devozione, l’artista si è cimentato in un gioco. La discrepanza significativa che Eldem osserva in “Giovane donna che legge”, segnalata dal libro, si scopre anche altrove nella composizione. I dettagli architettonici, gli accessori, i tessuti e gli oggetti esotici ricorrono regolarmente nelle sue opere, suggerendo che il rapporto tra documentazione e immaginazione è più complesso di quanto sembri. È importante notare in questo contesto che i dipinti di Osman Hamdi sono stati esposti raramente, se non mai, nella sua nativa Turchia, dove tali incongruenze avrebbero potuto essere più facilmente osservate.


Il sorprendente motivo geometrico delle grate metalliche della finestra aperta, è simile a quelli presenti sul lato destro di “Donne che passeggiano” (1887, Collezione Yapi Kredi Bankasi) e di “Donne all’ingresso della moschea di Sultan Ahmed” (Collezione Erol Kerim Aksoy), nonché a quelli di “Due ragazze musiciste” , mentre la distesa quasi ipnotica di piastrelle esagonali bianche e blu, ispirata agli esempi presenti nelle collezioni dei musei locali e a quelli osservati in situ al Palazzo Topkapi e alla Moschea Verde (Yeşil Cami) di Bursa, riappare in “Quattro schiave” (1880, Collezione Erol Kerim Aksoy), con un effetto altrettanto abbagliante.


Anche il vestito giallo brillante della donna è una presenza familiare nelle opere di Osman Hamdi di questo periodo, essendo presente in “Gathering Lilacs” (1881, collezione privata) e “Young Woman Standing” (1884, collezione privata). La sua ripetizione crea un ulteriore legame tra i soggetti dei suoi quadri e allude a un intrigante filo narrativo.

La cura con cui l’abbigliamento è reso nell’arte di Osman Hamdi è significativa per ragioni che vanno anche al di là dei quadri. La moda femminile a Costantinopoli era in continua evoluzione e cambiamento fin dagli anni Cinquanta del XIX secolo. Le riviste di moda francesi erano ampiamente diffuse - anche all’interno dell’harem - e gli abiti venivano ordinati direttamente da Parigi o commissionati alle sarte di Pera, per riprodurne gli stili. Man mano che gli elementi della moda europea venivano adottati in modo selettivo e combinati con gli abiti tradizionali turchi, emergeva uno stile ibrido, che non era conforme all’immaginario esotico degli artisti e dei viaggiatori europei e che quindi veniva spesso omesso dalle loro opere. Le numerose immagini di Osman Hamdi che ritraggono donne turche che sfoggiano l’attualità degli abiti da interno e da esterno, e la giovane donna della tela in esame, sono ancora più importanti per la loro fedele testimonianza dei cambiamenti che stavano avvenendo. Ciò è particolarmente evidente nelle opere di Osman Hamdi degli anni Ottanta e Novanta del Novecento, in cui le tradizionali cappe sartoriali delle donne turche, o i mantelli da esterno, punteggiano le sue tele con i colori e la vivacità introdotti di recente. Attraverso questa cronaca delle realtà sartoriali, le immagini di Osman Hamdi possono essere viste sia come il progetto di un etnografo di recupero, desideroso di immortalare le vestigia rimaste, sia come quello di un giornalista, in prima linea sul fronte della moda e dello stile.


Paradossalmente, data l’attenzione di Osman Hamdi per l’attualità, testimoniata dall’abbigliamento e dai vestiti, gli ambienti all’interno delle sue immagini sono spesso senza tempo, immobili e fermi. Basati su vari esempi di architettura mamelucca e ottomana e messi insieme dalle sue vaste collezioni di fotografie e stampe, questi vuoti simili a collage evocano l’atmosfera di un museo, in cui lo spettatore è un ospite privilegiato e ben educato. Questa impressione è rafforzata dalle esposizioni di prodotti artigianali e locali che si trovano all’interno delle loro pareti.

Calma, fredda e raccolta, la lontananza priva di emozioni della figura della “Giovane donna che legge” trasmette un messaggio paragonabile a quello della moderazione e del rimprovero. Gli occhi sono abbassati, la postura è rigida e le labbra, nonostante siano aperte, non invogliano né tentano. Sebbene le sue origini possano risalire alle immagini di harem di Gérôme e Boulanger e alle immagini contemporanee di lettrici in Gran Bretagna e in Francia, Osman Hamdi ha trasformato questa donna in qualcosa di molto nuovo. È l’anti-odalisca, la bambina innocente ormai matura e la donna turca progressista. L'interesse dell'artista per questo soggetto è testimoniato dalla sua ricorrenza nella sua arte, in varie declinazioni nel corso degli anni. (M.@rt)




view post Posted: 3/4/2024, 17:12 by: Milea     +1L'ADDESTRATORE DI TARTARUGHE - Osman Hamdi Bey - ARTISTICA



Osman Hamdi Bey
Ragazza con il cappuccio rosa (Girl with pink cap)
giugno 1904
olio su tela - 50 x 40 cm.
Istanbul, Pera Museum


Nel dipinto, una ragazza vestita in stile occidentale, con un copricapo rosa, e l’abito e il grembiule in toni simili, in piedi in uno spazio aperto, con alle spalle della vegetazione. L’immagine mostra il ritratto delI’ultima figlia di Osman Hamdi Bey e Mary/Naile Hanàm, Nazlà (4 settembre 1893 e il 1 agosto 1958), all’epoca undicenne. Il ritratto si trova nella Collezione di pittura orientalista del Museo di Pera. (M.@rt)


view post Posted: 3/4/2024, 11:17 by: Milea     +1L'ADDESTRATORE DI TARTARUGHE - Osman Hamdi Bey - ARTISTICA

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Osman Hamdi Bey
Donna ottomana, si prepara per un’uscita
(Ottoman Lady, preparing for an outing)
1880 circa
olio su tavola - 68 x 45 cm.
Collezione privata


Questo bellissimo ritratto di una donna che si prepara per una passeggiata fonde la pittura accademica occidentale con la sensibilità orientale. Osman Hamdi Bey è stato il primo pittore turco ad abbracciare pienamente lo stile pittorico occidentale: burocrate, archeologo, e direttore di museo fu uno dei pittori di maggior successo dell’Orientalismo, occupando una posizione di rilievo nella vita culturale turca della seconda metà del XIX secolo.


Come membro di una famiglia ottomana dell’alta borghesia, visse una vita molto orientata all’Occidente. Nel 1860 fu mandato a Parigi dalla sua famiglia per proseguire gli studi e lì decise di dedicarsi alla pittura, studiando arte sotto la supervisione dei famosi pittori orientalisti francesi Jean-Léon Gérôme e Gustave Boulanger. Nel 1869, dopo nove anni nella capitale francese, tornò a Istanbul. Dopo aver ricoperto diversi incarichi nella burocrazia ottomana, nel 1881 fu nominato direttore del Museo Imperiale Ottomano e poco dopo fondò l’Accademia di Belle Arti, che esiste ancora oggi a Istanbul come Università di Belle Arti Mimar Sinan.


Il dipinto in esame non è datato, ma si può ipotizzare che sia stato realizzato negli anni Ottanta del XIX secolo, poiché Hamdi ha raffigurato scene simili con donne in diverse opere di questo periodo.

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Osman Hamdi Bey
Dama turca di Costantinopoli
1881
Firmato e datato ‘81 in alto a sinistra
olio si tela -185 x 109 cm.
Collezione privata



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Si tratta di una veduta intima di una giovane donna dell’harem che si guarda allo specchio mentre si acconcia per uscire. Sembra provenire da un ambiente privilegiato e indossa un abito giallo/ocra, un esempio dell’interesse di Hamdi nel catturare la moda del suo tempo. La si vede mentre si lega il foulard, detto yemenita. Sul divano è appoggiato il suo caftano nero, un soprabito chiamato ferace, che veniva indossato sopra l’abito quando si era all’aperto. La stanza è decorata con un kavukluk, un porta-turbanti ottomano, posto in un angolo. La donna è inginocchiata su un cuscino ottomano di seta yastik, mentre il pavimento è coperto da una stuoia hasır. Dietro di lei è raffigurato un grande divano angolare blu rivestito di velluto ricamato a çatma, proveniente da Bursa.





Gli artisti orientalisti europei come Gérôme e Boulanger avevano non avevano possibilità di osservare la vita quotidiana orientale, non avendo accesso alle aree private, come l’harem. Ciò ha portato a raffigurare un Oriente immaginario e mistificato. Hamdi Bey costruì una rappresentazione più realistica della vita privata in Oriente, come nella presente tavola. (M.@rt)




view post Posted: 1/4/2024, 19:26 by: Milea     +1L'ADDESTRATORE DI TARTARUGHE - Osman Hamdi Bey - ARTISTICA




Osman Hamdi Bey
Due ragazze musiciste
1880
olio su tela - 58 x 39 cm.
Istanbul, Pera Museum


L’opera, realizzata dall’artista per essere inviata a una mostra, riflette l’approccio stilistico tipico della pittura accademica francese. Sebbene sia considerato un pittore orientalista, la percezione dell’Oriente di Osman Hamdi Bey è notevolmente diversa da quella degli artisti occidentali, in quanto, a differenza di essi che enfatizzavano la sensualità nelle loro figure femminili, nei dipinti di Osman Hamdi Bey le protagoniste sono spesso consapevoli del processo di occidentalizzazione nell’Impero Ottomano, così come delle loro identità e dei talenti individuali, e quindi aperte all’apprendimento e al loro sviluppo.


In molte opere di Osman Hamdi Bey, la donna ottomana è ritratta mentre suona uno strumento, legge o sistema i fiori in casa e appare sempre completamente vestita. In questo dipinto, che incorpora elementi architettonici della Moschea Verde di Bursa, oltre a strumenti musicali come il tambur (liuto) e il tamburello, elementi decorativi ottomani come tappeti, oggetti in legno, sculture in pietra e piastrelle completano l’approccio unico dell’artista all’identità femminile. (M.@rt)





Edited by Milea - 1/4/2024, 22:06
view post Posted: 1/4/2024, 18:39 by: Milea     +1L'ADDESTRATORE DI TARTARUGHE - Osman Hamdi Bey - ARTISTICA

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Osman Hamdi Bey (Istanbul, 1842 - 1910)
L’addestratore di tartarughe (The Tortoise Trainer)
1906
olio su tela - 221,5 cm x 120 cm
Istanbul,Pera Museum


Il dipinto presentato come “L’homme aux Tortues” alla mostra del Salon organizzata dalla Société des Artistes Français il 1° maggio 1906 a Parigi, e brevemente indicato in inglese come “Tortoises” in uno dei cataloghi dell’esposizione, non è altro che la celeberrima opera di Osman Hamdi Bey, divenuta nota come “L’addestratore di tartarughe”. E’ il quadro più famoso della pittura nazionale turca, tanto da essere definito comunemente come la “Gioconda turca”.


La data “1906” sul dipinto suggerisce che il quadro è stato completato nei primi mesi di quell’anno per essere incluso nella mostra tenutasi a maggio. Osman Hamdi eseguì un altro dipinto della stessa composizione in scala minore, anche se con alcune differenze nei dettagli. Questa seconda versione contiene una dedica di Osman Hamdi Bey al suocero Salih Münir Paşa.


In una lettera scritta al padre da Baghdad trentasette anni prima della realizzazione del dipinto, Osman Hamdi lo ringrazia per l’invio di un numero di “Tour de Monde”, che ammette di aver letto con grande piacere. Il suddetto numero della rivista contiene un articolo scritto dal diplomatico svizzero Aimé Humbert, che trasmette le sue impressioni sul Giappone e parla degli addestratori di tartarughe coreani. Illustrato con un’incisione, l’articolo rivela inoltre che, accompagnate dal ritmo del piccolo tamburo dell’addestratore, le tartarughe imparano a camminare in fila indiana e ad ammassarsi l’una sull’altra su di un tavolo basso. Si può supporre che l’articolo e l'incisione in questione abbiano dato l’idea iniziale di ispirazione a Osman Hamdi Bey per il suo dipinto.








Nella scena di Osman Hamdi, una figura maschile in abiti orientali osserva pensierosa le tartarughe che mangiano delle foglie di insalata, posate sul pavimento. Tiene in mano un ney, un flauto caratteristico soprattutto della musica tradizionale colta della Persia, della Turchia e di altri paesi del Medio Oriente; sulla schiena porta uno strumento a percussione, forse nakkare o kudüm. Il frontone della finestra davanti alla quale si trova reca la seguente iscrizione: “La vicinanza all’amato (Maometto), guarisce il cuore”.





Spesso presente anche in altri dipinti dell'artista, la sala superiore della Yeşil Cami (Moschea Verde) di Bursa è utilizzata come sfondo in quest’opera. Allo stesso modo, la figura è modellata sullo stesso Osman Hamdi. Mentre gli strumenti che porta con sé potrebbero far pensare a un derviscio, il suo copricapo è sorprendentemente simile a quello del “Curdo di Mardin”, descritto in Elbise-i Osmaniye come “kalpak di feltro avvolto in fazzoletti”.


È noto che durante il periodo trascorso a Vienna, Osman Hamdi si fece fotografare con questo costume. Come spesso accade in altri suoi dipinti, l’artista deve aver utilizzato diverse fotografie per i dettagli della figura e dello spazio. La tela, realizzata dall’artista per essere inviata a una mostra, riflette l’approccio stilistico della pittura accademica francese.



Osman Hamdi Bey vestito con abito di Osmaniye (costume curdo) a Vienna
1873
Collezione privata



“L’addestratore di tartarughe” è una delle cinque opere di Osman Hamdi Bey incluse nella Collezione di pittura orientalista della Fondazione Suna e İnan Kıraç. . Come “L’addestratore di tartarughe”, anche “Due ragazze musiciste” è un’opera in cui spicca la tendenza orientalista. Il “Complesso del pastore Mustafa Pasha a Gebze” è un esempio di pittura paesaggistica che utilizza la tecnica del pennello libero, raffigurando le vedute delle regioni di Gebze e Eskihisar. I dipinti “Ragazza con berretto rosa” e “Kökenoğlu Rıza Efendi” sono esempi di ritratti di Osman Hamdi di persone della sua cerchia di familiari e amici. Queste tele costituiscono un gruppo che esemplifica i diversi soggetti e approcci stilistici in cui l’artista si è cimentato. (M.@rt)









Edited by Milea - 1/4/2024, 22:01
view post Posted: 30/3/2024, 13:47 by: Milea     +1La recherche de l’absolu (La ricerca dell'assoluto) - Magritte

“Tutta la vita dell’anima umana è un movimento nella penombra.
Viviamo, nell’imbrunire della coscienza,
mai certi di cosa siamo o di cosa supponiamo di essere”.
(Fernando Pessoa)


magritte_la_recherche_de_labsolu_1960P

René Magritte (1898-1967)
La recherche de l’absolu
1960
Firmato 'Magritte' (in basso a sinistra)
gouache su carta - 23,9 x 29,2cm.
Collezione privata


“La recherche de l’absolu”, squisita gouache autunnale del 1960, mostra uno dei motivi preferiti e più iconici dell’artista belga: la fronda dell’albero. Ma mentre nelle sue precedenti esplorazioni di questo tema la foglia era verde e si ergeva imponente, assurda, magica e magnifica nel suo contesto paesaggistico, qui è privata del “fogliame”, i rami o le venature descrivono la forma di una foglia e sono l’unica traccia rimasta del suo precedente aspetto verdeggiante.
Tuttavia, l’enfatica piattezza della foglia è stata mantenuta in questa immagine, consentendo di mantenere il gioco concettuale di Magritte. Allo stesso tempo, apparendo spoglia e lasciando così filtrare il bagliore rosa del cielo attraverso la sua trama di rami, “La recherche de l’absolu” raggiunge un profondo senso di lirismo visivo che si aggiunge all’adeguatezza del suo titolo, a sua volta tratto da un celebre romanzo omonimo di Honoré de Balzac, pubblicato nel 1834, in cui la tesi di fondo è che dietro la quieta apparenza del vivere quotidiano si celano sentimenti, passioni e conflitti profondi. Secondo il maestro del surrealismo “tutto ciò che vediamo nasconde un’altra cosa; noi abbiamo sempre voglia di vedere ciò che è nascosto da ciò che vediamo”. In questo dipinto l’artista stimola l’osservatore a riflettere sulla realtà, ad andare al di là delle apparenze, per cercare questi significati nascosti. L’opera è stata presentata in diverse mostre, tra cui due rassegne internazionali dedicate all’arte di Magritte.


“La recherche de l’absolu” è una rivisitazione a guazzo di un tema che Magritte aveva esplorato per la prima volta nel 1940 in tre dipinti (uno dei quali è oggi di proprietà del Ministère de la Communauté Française de Belgique, a Bruxelles); i tre oli, di cui rimase particolarmente soddisfatto, raffigurano un grande albero nudo contro un paesaggio generico dominato da un vasto cielo.



René Magritte (1898-1967)
La recherche de l’absolu
1940




Scrisse di questo gruppo di opere, due orizzontali e una verticale, a Claude Spaak il 5 gennaio 1941: “Tra le tele recenti, ci sono tre versioni di ’La recherche de l’absolu’, che è un albero senza foglie, ma con rami che forniscono la forma di una foglia. Una versione si svolge la sera con il sole al tramonto, un’altra al mattino con una sfera bianca all’orizzonte e la terza mostra questa grande foglia che si erge contro un cielo stellato. Queste ricerche mi hanno permesso di produrre tre immagini molto pure, di cui sareste molto contento, credo”. Due versioni del dipinto vennero subito vendute e la terza, quella in notturno, rimase nelle mani di Magritte che oltre una decina di anni più tardi la ritoccò in alcuni punti.



René Magritte
La recherche de l’absolu
1940
olio su tela - 50 x 65,5 cm.
Collezione privata


Nel quadro ambientato in una serena notte stellata domina un albero foglia, un grande albero spoglio che assume la forma di una foglia ed i cui rami sembrano le nervature della stessa foglia. Magritte arriva pertanto a racchiudere in un’unica forma, sia un albero che una foglia giungendo così ad una sintesi sorprendente che li pone in una inestricabile relazione percettiva. La suggestione del dipinto si completa con il realistico profilo di alcune montagne e, appunto, con un cielo stellato. È tipico del Magritte maturo, ormai consapevole e padrone dei propri mezzi, confonderci e sorprenderci inserendo in un contesto estremamente realistico e verosimile ai nostri occhi, un elemento spiazzante e paradossale quale l’albero foglia.


In quell’opera, il caldo rosa crepuscolare della gouache del 1960 è assente, sostituito da un cielo blu fresco e nitido; delle altre due versioni del 1940, una mostra la foglia dell’albero protesa verso un cielo stellato e un’altra sostituisce il sole con una sfera appoggiata all’orizzonte, accentuando il contrasto con la piattezza introdotta dalla superficie piana della foglia. Osservando la veduta serale del 1940, la composizione è chiaramente simile: in entrambe le immagini, c’è una fascia di montagne lontane sovrastate da un sole rossastro. La scarnificazione della versione del 1940 può riflettere l’atmosfera dell’epoca, dipinta quindi dopo l'invasione e l’occupazione nazista del Belgio, paese natale di Magritte, avvenuta nel maggio dello stesso anno.



René Magritte
La géante
1935
firmato 'magritte' (in alto a destra); firmato, intitolato e datato ‘LA GEANTE MAGRITTE 1935’ (sul retro)
olio su tela - 73 x 60cm.
Collezione privata


Guardando “La recherche de l’absolu”, Magritte sembra essere stato ancora influenzato dal tono o dalle ansie dell’epoca, come si evince dall’immagine cruda e fredda della foglia d’albero spoglia. È un netto contrasto con la lussureggiante opulenza del primo albero-foglia, “La géante”, dipinto solo cinque anni prima.

All’inizio della Seconda guerra mondiale, Magritte si era preoccupato di come dipingere e di cosa dipingere; in seguito avrebbe iniziato a creare una serie di opere spesso piene di luce e di gioia, fino ad arrivare ai suoi quadri pseudo-impressionisti; questa risposta al conflitto fu considerata inappropriata da alcuni, che ritenevano che i tempi bui richiedessero un’espressione artistica cupa, eppure dimostrò un’incredibile forza di volontà, poiché Magritte usò i suoi quadri per invocare la pace e la pace.

Quando nel 1960 riprese il tema de “La recherche de l’absolu” nella gouache in esame, la tensione della Seconda guerra mondiale è ormai lontana; di conseguenza, la rivisitazione del tema ha un calore romantico che mancava nella sua più fredda incarnazione precedente. In effetti, la sensazione di romanticismo è alla base di questo quadro: ricorda alcuni dei tramonti e delle albe contemplative catturate con tanta poesia dal pittore tedesco Caspar David Friedrich. In effetti, il contrasto tra i rami, o le venature, di questa foglia d’albero contro il cielo rosa ricorda la sua opera del 1833 “Mattino di Pasqua” (Ostermorgen), oggi conservata al Musée Thyssen-Bornemisza di Madrid. Richiamando deliberatamente il linguaggio visivo di Friedrich, Magritte ha raffigurato il suo ampio paesaggio con un orizzonte basso, che conduce a una distanza meditativa, con la singola foglia d’albero in primo piano che funge da ancoraggio alla composizione, in analogia non per gli alberi del Mattino di Pasqua, ma piuttosto per le figure, spesso solitarie, che il maestro tedesco utilizzava nei primi piani dei suoi quadri. (M.@rt)




view post Posted: 28/3/2024, 13:10 by: Lottovolante     +1Mattino di Pasqua (Ostermorgen) - Friedrich




Caspar Friedrich
Mattino di Pasqua
(Ostermorgen)
1828-1835
Olio su tela
43.7 x 34.4 cm
Madrid Museo Thyssen-Bornemisza


Caspar Friedrich è uno dei principali esponenti della pittura romantica tedesca. Per tutta la vita cercò la comunione con la natura come mezzo per esprimere i suoi sentimenti e le sue idee, le sue speranze e i suoi desideri. I paesaggi di Friedrich sono aperti a una profonda interpretazione religiosa. Quello qui presente, ad esempio, è intriso di un ricco simbolismo che trasmette con successo il suo messaggio allo spettatore. Tutto in esso ha un significato: la luna e l'alba simboleggiano la morte e la speranza di vita eterna; la stagione scelta, il tardo inverno che lascia il posto all'inizio della primavera, è legata alla Resurrezione. Questo bellissimo dipinto formava una coppia con la tela, con le stesse dimensioni, intitolata "Neve precoce", ora alla Kunsthalle di Amburgo.


Il Romanticismo tedesco è rappresentato nella collezione del Museo Thyssen-Bornemisza con un'opera di Caspar David Friedrich, il principale artista di questo movimento. "Mattino di Pasqua" è stato datato al periodo maturo dell'artista, prima dell'attacco di apoplessia che lo colpì il 26 giugno 1835. Da quella data in poi abbandonò la pittura a olio e realizzò acquerelli e disegni a colorazione seppia. La tela attuale apparteneva a Wilhelm Wegener che la descrisse nel 1859: "Tre donne [in primo piano] camminano rigidamente verso il cimitero molto presto al mattino. Non è ancora giorno e la luna si vede ancora alta nel cielo, anche se non illumina più il paesaggio né proietta ombre. I vecchi alberi ai lati della strada stanno spuntando nuovi germogli e nei campi si vedono gli steli verdi sopravvissuti all'inverno. La natura sta celebrando il suo risveglio". Oltre a essere una descrizione fedele della pittura di Friedrich, questo passo di Wegener riflette lo stato d'animo dell'intera opera dell'artista.


La presente tela formava una coppia con un'opera della collezione di Wilhelm Wegener intitolata "Neve precoce", ora alla Kunsthalle di Amburgo, le cui misure sono identiche. In questa tela Friedrich utilizza un punto di vista elevato per collocarci su un sentiero ripido e tortuoso che scompare in una curva della strada davanti a un fitto boschetto di alberi. La neve ha lasciato il segno sul terreno e sugli aghi dei pini. La presente tela è stata accostata a un'altra opera dell'artista, Passeggiata al crepuscolo (ora al J. Paul Getty Museum di Los Angeles), datata intorno al 1830-35. Nel Kupferstichkabinett di Dresda si trova un foglio di disegni di studi di figure per entrambe le composizioni. Nella parte inferiore di questo disegno Friedrich ha incluso i tre gruppi di donne che si vedono nel presente dipinto sulla strada che porta al cimitero, disegnati nella stessa scala in modo isolato e senza l'ambientazione del paesaggio. Nella tela finale, tuttavia, essi appaiono al contrario. Nel disegno è incluso anche uno studio per l'uomo nella foresta in Passeggiata al crepuscolo, davanti ad alcune rocce e con un'enorme roccia orizzontale sopra di lui. La luce della luna e lo stato d'animo contemplativo delle figure sembrano indicare che il personaggio sta meditando sulla sua scoperta.



Caspar Friedrich
Neve precoce
(Früher Schnee)
1828
Olio su tela
43.7 x 34.4 cm
Amburgo, Kunsthalle


"Mattino di Pasqua" fu acquistato dal barone Hans Heinrich Thyssen-Bornemisza all'asta nel 1973, dopo essere stato precedentemente sul mercato artistico britannico. Dopo l'acquisto, l'opera fu prestata per circa un anno alla National Gallery di Londra, dove fu pulita ed esposta nella Sala XXI. I paesaggi silenziosi e profondamente meditativi di Friedrich contengono un simbolismo che allude alla vita e alla speranza, espresso dall'artista attraverso la sua singolare iconografia. In quest'opera, come in altre, Friedrich ha utilizzato elementi specifici per comunicare un messaggio religioso, ma senza ricorrere a un repertorio tradizionale di immagini. Il paesaggio è il mezzo attraverso il quale l'artista trasmette le sue idee e con il quale esprime i propri sentimenti. Nella tela attuale alcune figure silenziose, viste di spalle, sostano accanto a un sentiero che inizia in primo piano. Le curve del sentiero che conduce l'occhio dello spettatore nei campi sono utilizzate per ospitare altri due gruppi di donne, anch'essi in pose calme e silenziose. Come in "Neve precoce", questo sentiero porta l'occhio dello spettatore nella profondità pittorica e Friedrich asseconda il flusso spaziale collocando le donne sul suo bordo, come in attesa. La luna, ancora visibile nel cielo, è controbilanciata dal bagliore della luce fredda dell'alba che inizia a inondare l'orizzonte. Sia la luna che l'alba, insieme all'idea dell'inverno che lascia il posto alla primavera, sono state interpretate come riferimenti alla morte e alla vita dopo la morte. Il messaggio di speranza trasmesso da questa tela fa del "Mattino di Pasqua" un chiaro riferimento alla Resurrezione. (Mar L8v)



view post Posted: 14/3/2024, 16:11 by: Lottovolante     +1Un aforisma al giorno - ANGOLO LETTURA



E quando la mattina non ti sveglia nessuno.
E quando la sera non ti aspetta nessuno.
E quando puoi fare quello che vuoi.
Come la chiami? Libertà o solitudine?


(Charles Bukowski)

view post Posted: 13/3/2024, 16:24 by: Lottovolante     +1Un aforisma al giorno - ANGOLO LETTURA



Parlare bene ed eloquentemente è una gran bella arte,
ma è parimenti grande quella di conoscere
il momento giusto in cui smettere.


(Wolfgang Amadeus Mozart)

view post Posted: 12/3/2024, 16:58 by: Lottovolante     +1Un aforisma al giorno - ANGOLO LETTURA



Gli occhi che piangono di più
sono anche quelli che vedono meglio.


(Victor Hugo)

view post Posted: 11/3/2024, 12:39 by: Milea     +1Un aforisma al giorno - ANGOLO LETTURA



Il mondo si divide in buoni e cattivi.
I buoni dormono meglio
ma i cattivi, da svegli, si divertono molto di più.


( Woody Allen)

view post Posted: 3/3/2024, 18:32 by: Lottovolante     +1BETSABEA - Jean-Léon Gérôme - ARTISTICA


"E la sera Davide si alzò dal suo letto,
camminò sul tetto della casa del re e dal tetto vide una donna che si lavava;
la donna era molto bella da vedere"

(II Samuele 11:2)





Jean-Léon Gérôme
Betsabea
(Bethsabée)
1889
Olio su tela
60.5 x 100 cm
Collezione privata


Questi suggestivi versi iniziali della storia dell'Antico Testamento di Davide e Betsabea hanno trovato espressione nell'arte occidentale attraverso i secoli. Fondendo il soggetto biblico con una magistrale esplorazione della luce e della forma umana, l'interpretazione di Jean-Léon Gérôme di questa storia appartiene alle sue opere più importanti. Per quanto la storia sia avvincente, l'interesse di Gérôme non risiedeva solo nella sua narrazione drammatica. Piuttosto, essa forniva il pretesto perfetto per esplorare le forme femminili alla luce naturale al di fuori dello studio. La figura di Betsabea, "una meraviglia di grazia plastica e di delicate sfumature di carne", è in sostanza come una bagnante delle numerose scene di bagno in interni di Gérôme trasposte in plein air. La topografia del dipinto è lasciata volutamente vaga, la città di Gerusalemme è rappresentata come un immaginario e generico skyline mediorientale. Il vero centro del dipinto è la posa contrapposta della figura, l'effetto della luce sulla sua pelle bianca e delicata e i tessuti minuziosamente osservati drappeggiati sullo sgabello e indossati dall'assistente di Betsabea. La "Bethsabée" fu infatti dipinta a Bougival nel 1889 dove Gérôme lavorò "sul tetto del suo atelier estivo, il che gli permise di far posare la modella all'aria aperta e di ottenere meravigliosi effetti atmosferici"


Betsabea era la moglie dell'ittita Uria, che serviva sotto Joab nell'esercito di re Davide. Uria è lontano per combattere una battaglia quando Davide spia per la prima volta Betsabea dal suo palazzo. Manda dei messaggeri a cercarla. Lei va da lui, dorme con lui e concepisce il suo bambino. Per nascondere il suo peccato, Davide richiama Uria dalla battaglia, apparentemente per sentire come va la guerra, ma in realtà per incoraggiarlo a dormire con sua moglie. Uria rinuncia all'occasione per coscienza nei confronti dei suoi compagni di lotta sul campo, scegliendo invece di dormire davanti alle porte del palazzo del re. Davide cambia ora rotta, incaricando Joab di far cadere Uria sul campo di battaglia, cosa che avviene. Betsabea piange il marito, poi diventa moglie di Davide e gli dà un figlio. Tuttavia, Natan profetizza che Dio punirà Davide per i suoi peccati e che il figlio morirà. Davide digiuna e fa penitenza, ma il bambino muore di malattia. Dopo essere stati puniti, Davide e Betsabea hanno un altro figlio, Salomone, il futuro re.


Il bozzetto preparatorio a olio, simile dal punto di vista compositivo alla versione finita ma senza gli arbusti e i fiori, di sessanta centimetri per novantotto, è stato venduto da Sotheby's New York il 24 maggio 1995. Nel 1896, Gérôme modellò una scultura sulla Betsabea del suo dipinto. La versione in gesso a grandezza naturale è oggi perduta e si conosce solo grazie alle fotografie. Una versione in gesso policromo (alta settantatre centimetri) si trova in una collezione privata francese, mentre una versione in bronzo dorato alta trentadue centimetri è conservata alla Cumner Art Gallery di Jacksonville, in Florida. (Mar L8v)





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view post Posted: 28/2/2024, 20:43 by: Lottovolante     +1LA FLEUR PRÉFÉRÉE - William-Adolphe Bouguereau - Bouguereau


Accade a volte
che un fiore selvatico
profumi
più di una rosa da giardino
Accade
ma non tutti hanno olfatto...





William-Adolphe Bouguereau
Il fiore preferito
La Fleur Préférée
(noto anche come L'Odorat)
Firmato W-Bouguereau e datato 1895
Olio su tela
183,5 cm x 116,8 cm
Collezione privata


Questa graziosa immagine di una giovane contadina è un eccellente esempio dell'opera di uno dei pittori più popolari del XIX secolo, William-Adolphe Bouguereau. Noto per la sua tecnica impeccabile, il pittore francese fu ammirato da molti per i suoi dipinti a olio a grandezza naturale di soggetti mitologici, così come per i ritratti romantici di contadine, amorini e nudi. Oltre ai temi dell'innocenza e della purezza della gioventù, le composizioni di Bouguereau hanno una qualità sensuale che suscita una risposta emotiva nello spettatore. Attraverso la sua squisita tecnica di disegno, l'applicazione di tessiture morbide e la colorazione sottile, Bouguereau crea un'atmosfera di tale armonia pacifica da suscitare un'ampia gamma di risposte sensoriali. Intitolato provvisoriamente dall'artista "L'odorat" ("senso dell'olfatto"), il dipinto rivela una contadina che si è fermata durante la sua passeggiata, tenendo pudicamente un fiore al naso come per aspirarne il dolce profumo. I verdi e i blu dello sfondo evidenziano e contrastano con la purezza del bouquet di fiori bianchi che la fanciulla tiene in vita.


Mentre i fiori bianchi suggeriscono purezza, i piccoli fiori rossi pendenti rappresentano anche l'innocenza fugace della giovinezza. L'artista amplifica ulteriormente il tema della modestia coprendo le spalle della ragazza con un foulard ricamato con delicati fiori bianchi e blu. Il viola più chiaro del fiore dell'ortensia fa da contraltare al color prugna intenso del grembiule, che potrebbe nascondere altri fiori nella gonna, come a volerli proteggere, e forse anche la sua innocenza, dal mondo esterno.


Il pittore francese si trasferì a Parigi all'età di vent'anni per studiare con il pittore neoclassico François-Édouard Picot. Dopo essere stato ammesso all'École Royale des Beaux-Arts, Bouguereau vinse il Grand Prix de Rome nel 1850 e si trasferì in Italia per continuare i suoi studi. Le sue pennellate raffinate e i suoi soggetti furono rifiutati dai suoi contemporanei, gli impressionisti francesi, eppure continuò a riscuotere un grande successo, soprattutto presso i clienti più facoltosi che acquistavano i suoi quadri per somme enormi. Il suo lavoro attirò Adolphe Goupil (di Goupil & Cie), un potente mercante d'arte che acquistò diverse sue opere negli anni Settanta del XIX secolo per venderle a collezionisti americani. Sebbene nel XX secolo le opere di Bouguereau siano cadute in disgrazia presso gli acquirenti, negli anni Ottanta una rinascita dell'interesse per i suoi dipinti ha provocato una ripresa delle vendite delle sue opere. Il bozzetto preparatorio di quest'opera è stato venduto da Sotheby's New York nel 2018. (Mar L8v)



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