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view post Posted: 9/1/2024, 12:39     +2Golden Globe 2024, l’abito di Gillian Anderson è un trionfo di…vagine - TV, CINEMA & TEATRO


Beh... dopo centocinquanta ore di ricamo
dieci minuti per rifinire l’orlo inferiore non li hanno trovati?





view post Posted: 8/12/2023, 21:42     +5La leggenda della spiga di grano - Favole, miti e leggende

La leggenda della spiga di grano


(leggenda germanica)



Molto tempo fa, la spiga di grano aveva centinaia di chicchi che crescevano lungo lo stelo, dalla radice alla cima. Un giorno, passando davanti a un campo di grano, una donna strappò una manciata di spighe per ripulire il vestito del suo bambino, che si era sporcato di fango.
In quel momento passava di là il dio della natura, che disse: “Voi sprecate il grano che vi ho regalato! D’ora in poi il suo stelo non porterà più chicchi!”

Gli uomini, allora, si misero a supplicarlo: se avesse fatto sparire tutti i chicchi, quanta gente sarebbe andata a letto a pancia vuota! E poi doveva pensare anche ai polli, poverini, che non avevano fatto nulla di male e sarebbero morti di fame senza colpa. Alla fine il dio, impietosito, ascoltò le preghiere degli uomini: prese uno stelo e lo sgranò fin quasi alla cima, dove rimase solo un ciuffetto di chicchi. Così nacque la spiga di grano come la conosciamo oggi.



Vincent van Gogh (1853 - 1890)
Il raccolto (La moisson)
(Wheat Field Behind Saint-Paul Hospital with a Reaper)
settembre 1889
olio su tela - 59,5 x 72,5 cm.
Museum Folkwang, Essen (Germania)




view post Posted: 5/12/2023, 16:25     +5La magia del Vischio nelle leggende - Favole, miti e leggende

La leggenda del vischio

(leggenda celtica)



Nella notte dei tempi il dio Baldr, secondogenito di Odino e della dea Frigg, era buono e molto amato da tutti; descritto come il più bello degli dèi, Baldr splendeva di luce propria e i suoi capelli earno candidi come la neve. La sua dimora si chiamava Breiðablik, che significa “ampio splendore”. Ma il dio era angosciato a causa dei sogni nei quali vedeva preannunciata la propria morte. Si confidò con suo padre Odino, che si recò ad Helheim, il mondo dei defunti, dove purtroppo scoprì che era già tutto pronto per accogliere Baldr, ma non quando e in quali circostanze sarebbe morto. Nel tentativo di scongiurare un destino che sembrava ineluttabile, la madre Frigg chiese aiuto agli elementi naturali e impose un giuramento universale al popolo, a tutti gli animali, alle piante e ai minerali: nulla avrebbe mai dovuto arrecare danno a Baldr.

Da allora gli dei cominciarono un gioco che ripetevano ogni giorno: formavano un cerchio intorno a Baldr lanciandogli contro qualunque oggetto, perché nulla potesse più nuocergli. Loki, l’enigmatico dio del disordine figlio del gigante Farbauti e di Laufey, invidioso delle doti e delle attenzioni che venivano riservate a Baldr, maturò l’idea di ucciderlo. Tramutatosi in donna mortale, chiamò a sé Frigg riuscendo con l’inganno a carpirle il punto debole del figlio: il vischio.




La pianta giovane e innocente, che non ha radici piantate nel suolo, era parsa inoffensiva alla dea, che non le aveva richiesto il giuramento. Loki ne raccolse quindi una piantina, tornò al consesso degli dei e si avvicinò a Hǫðr, fratello di Baldr: il dio, che era cieco, non poteva partecipare al gioco e Loki, dicendo di volerlo aiutare, gli mise in mano una freccia costruita con il vischio facendogli credere che quella era la miglior arma da combattimento esistente. Hǫðr, ignaro del subdolo imbroglio di Loki, lanciò pertanto la freccia contro Baldr uccidendolo e lasciando gli altri dèi attoniti.

La dea pianse disperata sul corpo del figlio perduto, e le sue lacrime, a contatto con il vischio, si trasformarono in bacche perlate, che magicamente restituirono la vita a Bolder. Frigg iniziò a baciare chiunque passasse sotto l’albero su cui cresceva il vischio, che diventò pertanto la metafora della vittoria del Bene sul Male. Da allora il vischio è considerato simbolo di gioia, fertilità e buon auspicio.




Alfons Maria Mucha (1860 - 1939)
Vischio. Ritratto di Mme Mucha (Mistletoe. Portrait of Mme Mucha)
1903
acquerello e gouache su lino - 54 x 36,5 cm.
Collezione privata



stella stellastellastellastellastellastellastellastellastellastella


La leggenda del vischio


(leggenda popolare)


C’era una volta, in un paese tra i monti, un vecchio mercante. L’uomo viveva solo, non si era mai sposato e non aveva più nessun amico; di notte si girava e rigirava, senza poter prendere sonno, tormentato dalla solitudine. Un giorno uscì di casa e vide molta gente provenire da ogni dove e dirigersi verso lo stesso luogo. Qualche mano si tese verso di lui e qualche voce si levò: “Fratello”- gli gridarono-“non vieni?”

Fratello, a lui fratello? Lui non aveva fratelli. Era un mercante e per lui non c’erano che clienti: chi comprava e chi vendeva. Per tutta la vita era stato avido e avaro e non gli importava chi fossero i suoi clienti e che cosa facessero.
Ma dove andavano? Si incamminò un po’ incuriosito, unendosi a un gruppo di vecchi e di fanciulli. Fratello! Oh, certo, sarebbe stato anche bello avere tanti fratelli! Ma il suo cuore gli sussurrava che non poteva essere loro fratello. Quante volte li aveva ingannati? Piangeva miseria per vender più caro e speculava sul bisogno dei poveri. E mai la sua mano si apriva per donare. No, lui non poteva essere fratello di quella povera gente che aveva sempre sfruttata, ingannata, tradita. Eppure tutti gli camminavano a fianco.

Insieme a loro giunse davanti alla Grotta di Betlemme. Li vedeva entrare e nessuno era a mani vuote: anche i poveri avevano qualcosa da donare. Ma lui non aveva niente, lui che era ricco, non aveva nessun dono. Arrivò alla grotta e s’inginocchiò insieme agli altri. “Signore”- esclamò- ho trattato male i miei fratelli. Perdonami”. E cominciò a piangere. Appoggiato a un albero, davanti alla grotta, il mercante continuò a piangere, e il suo cuore cambiò. Alla prima luce dell’alba quelle lacrime splendettero come perle, in mezzo a due foglioline. Era nato il vischio, simbolo d’amore e serenità.



Floris Verster (1861-1927)
Vischio
Museum De Lakenhal, Leiden (Paesi Bassi)






Edited by Milea - 5/12/2023, 17:22
view post Posted: 2/12/2023, 16:17     +6Il vestito di Arlecchino (racconto popolare) - Favole, miti e leggende

Il vestito di Arlecchino


(racconto popolare)


C’era una volta, in un paese della provincia di Bergamo, un bambino molto povero di nome Arlecchino; viveva con la sua mamma in una misera casetta. Un giorno la maestra organizzò una festa di Carnevale e propose ai propri alunni di vestirsi in maschera. I bambini entusiasti iniziarono a ritagliare mascherine e a intrecciavano strisce di carta per fare i festoni. Mentre preparavano tutte queste cose, parlavano della festa e di che costume avrebbero indossato. “Io mi vestirò da Zorro!” diceva un bambino. “Io da fata!” replicava una bambina. E così tanti altri compagni: chi si vestiva da Uomo Ragno, chi da Batman, chi da Strega, chi da Principessa...tutti avevano un costume.

Arlecchino, invece, non era affatto contento; se ne stava seduto triste in un angolo, senza partecipare alla conversazione e a stento riusciva a trattenere le lacrime, poiché sapeva che sua mamma era così povera da non poter comprargli un costume per quell’occasione. Lui di solito era un bambino vivace e scherzoso, perciò una sua compagna che gli voleva molto bene, notò che c’era qualcosa di strano e gli si avvicinò per sapere che cosa fosse successo. “Arlecchino, perché te ne stai qui tutto triste?”, gli domandò, ma Arlecchino non rispose. “Noi stiamo parlando del vestito che ci metteremo alla festa di Carnevale, tu come pensi di travestirti?” insisté l'amica. Arlecchino le lanciò uno sguardo pieno di lacrime e finalmente mormorò con un filo di voce: “Io non posso travestirmi da niente, la mia mamma ha detto che siamo molto poveri e non ha i soldi per comprarmi un costume”.

La bambina si allontanò e andò vicino agli altri compagni per raccontare loro cosa le aveva saputo da Arlecchino. Tutti rimasero molto colpiti dal fatto che il loro compagno non potesse comprarsi un costume di Carnevale, perciò decisero che ognuno di loro avrebbe portato da casa un pezzetto di stoffa avanzato dai loro abiti di Carnevale e lo avrebbe dato ad Arlecchino.


Il giorno dopo Arlecchino si ritrovò con tantissimi pezzi di stoffa tutti diversi: verdi, gialli, rossi, azzurri, lisci, vellutati, a righine... Appena tornò a casa portò tutti questi pezzi di stoffa alla mamma. Era molto difficile preparare un vestito di Carnevale con quei pezzi di stoffa, perché erano tanto piccoli e ognuno di quei pezzetti non bastava nemmeno per fare una manica del vestito. Ma la mamma non si scoraggiò e lavorò tutta la notte per cucire insieme tutti quei piccoli pezzi di stoffa. Al mattino, quando Arlecchino si alzò e andò in cucina per fare colazione, con sua grande sorpresa vide il vestito già pronto che pendeva dall’appendiabiti: era bellissimo, tutto colorato. Arlecchino abbracciò forte la mamma e andò a scuola indossando il suo costume. Quando entrò tutti rimasero a bocca aperta: era senza dubbio il vestito più bello, più colorato e originale: era un vestito fatto dell’amore della mamma e dei suoi compagni di classe.




Joan Mirò
Il carnevale di Arlecchino (Carnaval d'Arlequin)
1924-1925
olio su tela - 66 x 93 cm.
Albright-Knox Art Gallery, Buffalo




view post Posted: 1/12/2023, 11:51     +8La luna (mito dalla regione Baltica) - Favole, miti e leggende

La Luna

(mito dalla regione Baltica)



La Luna, un tempo, oltre alla testa tonda e luminosa, aveva anche un corpo agile. Correva per il cielo, discendeva sulla terra scivolando sui fili lucenti dei raggi che si sprigionavano dagli astri.

Una notte, la birichina, cadde in una trappola preparata da un cacciatore. Cercò di liberarsi dalla morsa di un congegno che a lei parve diabolico, invocò aiuto, pianse, ma non ottenne nulla. All’alba, il cacciatore la trovò svenuta.

“Oh guarda, che strana bestia! Ha le carni bianche e splendenti. Deve avere delle virtù commestibili, così delicata e liscia com’è!” si disse il cacciatore. Poi, con un coltello, tagliò all’inesplicabile animale la testa, che gettò a terra. Successivamente, col corpo si preparò una pietanza che pensava dovesse riuscire ghiottissima. Quando mise in bocca il primo pezzo di carne, fece una smorfia di disgusto. Non aveva mai assaggiato nulla di più nauseante. Scagliò con rabbia lontano da sé la pentola che conteneva la bizzarra vivanda, poi prese la grossa testa della luna e la lanciò in alto con tutta la sua forza.“Vattene tra le nuvole, o palla insipida!”

La Luna, diventata una palla, da allora rotola per il cielo; ma, non avendo più gambe nè braccia, non può discendere sulla terra, lasciandosi scivolare, come prima, sui fili lucenti degli astri.




Édouard Manet
Chiaro di luna sul porto di Boulogne
(Le Clair de lune sur le port de Boulogne)
1869
olio su tavola - 81,5 x 101 cm.
Musée d’Orsay, Parigi





Edited by Milea - 1/12/2023, 11:59
view post Posted: 13/11/2023, 15:41     +9Mick Jagger incorona Damiano dei Måneskin: il murale di TVboy - NEWS

Mick Jagger incorona Damiano dei Måneskin:
il murale di TVboy





La nuova opera dell’urban artist TvBoy, molto attivo anche sui muri della Capitale. è apparsa in Vicolo del Fico, a Roma, nella stessa stradina dove sorgeva negli anni Novanta ‘Il Locale’ punto di incontro e di svolta di un’intera generazione di artisti. Lo street artist italiano ha reso omaggio ai Måneskin con un’opera - intitolata “L'incoronazione”: facendo riferimento alla dichiarazione di Mick Jagger che indicava la formazione di “Zitti e buoni” come “la più grande rockband del mondo”, l’artista ha ritratto il frontman dei Rolling Stones incoronare la voce di “Beggin”.

Il re sorridente Mick Jagger passa la corona al suo successore, serio nel percepire il “peso” che si appresta a sostenere, Damiano David dei Måneskin, inginocchiato di fronte al sovrano. Jagger che con i Måneskin ha suonato anche sul palco permettendogli di aprire al suo live a Las Vegas, aveva già così definito la band romana: “I Måneskin sono oggi la più grande rockband al mondo. Stupisce che sia un gruppo italiano”.

L'opera cita il celeberrimo dipinto“L'incoronazione di Napoleone” di Jacques-Louis David, monumentale olio su tela oggi conservato al Museo del Louvre di Parigi. All’anagrafe Salvatore Benintende, nato a Palermo nel 1980, TVboy è uno degli street artist ita-liani più popolari: laureato in design presso il Politecnico di Milano, l’artista si è visto dedicare mostre - oltre che a Milano, dove ha esposto anche la Padiglione d’Arte Contemporanea - a, tra le altre città, Copenaghen e Barcellona, operando interventi di arte urbana per le strade di importanti città internazionali come Monaco, Berlino, Londra, Parigi, New York, Los Angeles e San Francisco.


Quello dedicato ai Måneskin in realtà è la quarta opera realizzata da TVboy a Roma. Le prime due, una dedicata al primo governo presieduto da Giuseppe Conte, la seconda alla solerzia con la quale l’amministrazione comunale della Capitale ha cancellato la prima, oggi non sono più visibili. La terza, realizzata in Vicolo degli Osti e intitolata “Stop abuse”, è dedicata all’impegno di Papa Francesco nel contrastare gli abusi sessuali sui minori da parte del clero cattolico.


Fonte



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