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| La leggenda del vischio
(leggenda celtica)
Nella notte dei tempi il dio Baldr, secondogenito di Odino e della dea Frigg, era buono e molto amato da tutti; descritto come il più bello degli dèi, Baldr splendeva di luce propria e i suoi capelli earno candidi come la neve. La sua dimora si chiamava Breiðablik, che significa “ampio splendore”. Ma il dio era angosciato a causa dei sogni nei quali vedeva preannunciata la propria morte. Si confidò con suo padre Odino, che si recò ad Helheim, il mondo dei defunti, dove purtroppo scoprì che era già tutto pronto per accogliere Baldr, ma non quando e in quali circostanze sarebbe morto. Nel tentativo di scongiurare un destino che sembrava ineluttabile, la madre Frigg chiese aiuto agli elementi naturali e impose un giuramento universale al popolo, a tutti gli animali, alle piante e ai minerali: nulla avrebbe mai dovuto arrecare danno a Baldr.
Da allora gli dei cominciarono un gioco che ripetevano ogni giorno: formavano un cerchio intorno a Baldr lanciandogli contro qualunque oggetto, perché nulla potesse più nuocergli. Loki, l’enigmatico dio del disordine figlio del gigante Farbauti e di Laufey, invidioso delle doti e delle attenzioni che venivano riservate a Baldr, maturò l’idea di ucciderlo. Tramutatosi in donna mortale, chiamò a sé Frigg riuscendo con l’inganno a carpirle il punto debole del figlio: il vischio.
La pianta giovane e innocente, che non ha radici piantate nel suolo, era parsa inoffensiva alla dea, che non le aveva richiesto il giuramento. Loki ne raccolse quindi una piantina, tornò al consesso degli dei e si avvicinò a Hǫðr, fratello di Baldr: il dio, che era cieco, non poteva partecipare al gioco e Loki, dicendo di volerlo aiutare, gli mise in mano una freccia costruita con il vischio facendogli credere che quella era la miglior arma da combattimento esistente. Hǫðr, ignaro del subdolo imbroglio di Loki, lanciò pertanto la freccia contro Baldr uccidendolo e lasciando gli altri dèi attoniti.
La dea pianse disperata sul corpo del figlio perduto, e le sue lacrime, a contatto con il vischio, si trasformarono in bacche perlate, che magicamente restituirono la vita a Bolder. Frigg iniziò a baciare chiunque passasse sotto l’albero su cui cresceva il vischio, che diventò pertanto la metafora della vittoria del Bene sul Male. Da allora il vischio è considerato simbolo di gioia, fertilità e buon auspicio.
Alfons Maria Mucha (1860 - 1939) Vischio. Ritratto di Mme Mucha (Mistletoe. Portrait of Mme Mucha) 1903 acquerello e gouache su lino - 54 x 36,5 cm. Collezione privata
La leggenda del vischio
(leggenda popolare)
C’era una volta, in un paese tra i monti, un vecchio mercante. L’uomo viveva solo, non si era mai sposato e non aveva più nessun amico; di notte si girava e rigirava, senza poter prendere sonno, tormentato dalla solitudine. Un giorno uscì di casa e vide molta gente provenire da ogni dove e dirigersi verso lo stesso luogo. Qualche mano si tese verso di lui e qualche voce si levò: “Fratello”- gli gridarono-“non vieni?”
Fratello, a lui fratello? Lui non aveva fratelli. Era un mercante e per lui non c’erano che clienti: chi comprava e chi vendeva. Per tutta la vita era stato avido e avaro e non gli importava chi fossero i suoi clienti e che cosa facessero. Ma dove andavano? Si incamminò un po’ incuriosito, unendosi a un gruppo di vecchi e di fanciulli. Fratello! Oh, certo, sarebbe stato anche bello avere tanti fratelli! Ma il suo cuore gli sussurrava che non poteva essere loro fratello. Quante volte li aveva ingannati? Piangeva miseria per vender più caro e speculava sul bisogno dei poveri. E mai la sua mano si apriva per donare. No, lui non poteva essere fratello di quella povera gente che aveva sempre sfruttata, ingannata, tradita. Eppure tutti gli camminavano a fianco.
Insieme a loro giunse davanti alla Grotta di Betlemme. Li vedeva entrare e nessuno era a mani vuote: anche i poveri avevano qualcosa da donare. Ma lui non aveva niente, lui che era ricco, non aveva nessun dono. Arrivò alla grotta e s’inginocchiò insieme agli altri. “Signore”- esclamò- ho trattato male i miei fratelli. Perdonami”. E cominciò a piangere. Appoggiato a un albero, davanti alla grotta, il mercante continuò a piangere, e il suo cuore cambiò. Alla prima luce dell’alba quelle lacrime splendettero come perle, in mezzo a due foglioline. Era nato il vischio, simbolo d’amore e serenità.
Floris Verster (1861-1927) Vischio Museum De Lakenhal, Leiden (Paesi Bassi)
Edited by Milea - 5/12/2023, 17:22
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