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"Beatrice incarna un ideale di donna ben diverso dall’originale dantesco, ritroso e riservato. Creatura terrena e celeste insieme, spirituale e sensuale a un tempo, la Beatrice di Rossetti diventa l’icona della donna irresistibile e fatale"
DANTE GABRIEL ROSSETTI IL SIMBOLISMO IN BEATA BEATRIX
"Solo l’amore e la morte cambiano ogni cosa", scrisse Khalil Gibrain. Questa storia sembra un romanzo. Un bellissimo romanzo. Ma è tutto vero. A volte la realtà supera di gran lunga la fantasia. Così è stato nella storia d’amore e morte che lega due figure: il grande pittore Dante Gabriel Rossetti e la sua musa, Elizabeth Siddal. E che "genera", nel 1864, un capolavoro assoluto: "Beata Beatrix".
Dante Gabriel Rossetti Beata Beatrix 1864 circa Olio su tela 86,4 x 66 cm Londra, Tate Britain Nel personaggio di Beatrice, la donna amata da Dante e scomparsa prima del tempo, rivive in questo quadro lo spirito di Elizabeth "Lizzie" Siddal, l'amata moglie di Dante Gabriel Rossetti deceduta anch'ella prematuramente per abuso di laudano. È evidente, infatti, il parallelismo tra il tragico sentimento lirico di Dante per la dipartita della donna amata e il profondo sconforto che assalì Dante Gabriel Rossetti dopo la morte di Lizzie.
Beatrice Portinari è raffigurata con una capigliatura fluente e rossa ed è appoggiata ad un balcone: il volto trasognato, le labbra appena aperte, le palpebre socchiuse e il corpo rilassato sono gli ingredienti utilizzati da Rossetti per definire l'estasi mistica in cui la donna è rapita. Il suo volto presenta un incarnato livido, alludendo alla sua morte prematura, mentre le sue mani sono giunte per accogliere un papavero di oppio (il sedativo da cui deriva il laudano, in riferimento all'overdose che ha stroncato la vita di Lizzie) tenuto nel becco da una colomba aureolata, con un chiaro rimando allo Spirito Santo. Se, tuttavia, nell'iconografia cristiana le colombe presentano sempre un piumaggio bianco e candido, le penne del volatile dipinto da Rossetti sono tinte di un rosso fuoco, colore che allude alla passione, ma anche alla morte: d'altronde, la stessa Lizzie quand'era ancora in vita era nota come "the Dove" (la Colomba). Questa lettura allegorica è avallata da una lettera che Rossetti inviò all'amico Robertson, cui confidò di aver dipinto "un uccello splendente, messaggero di morte, [che] lascia cadere un papavero bianco sulle sue mani aperte". Secondo il critico d'arte Frederic George Stephens, intimo amico delll'artista, sono da leggere in chiave allegorica anche i colori della veste indossata da Beatrice: il verde viene infatti associato alla speranza e alla vita, mentre il grigio allude chiaramente al dolore sepolcrale, e pertanto alla morte.
Si scorge un ulteriore suggerimento allegorico alle spalle di Beatrice, dove troviamo una meridiana collocata su un muretto in blocchi lisci isodomi. Questa, infatti, indica il numero nove, in riferimento a diversi dati biografici di Beatrice Portinari (nella lettera a Ellen Heaton del 19 maggio 1863 leggiamo: "La incontra all’età di nove anni, muore alle nove del 9 giugno 1290"). Questa scelta è tuttavia un nodo di significati, siccome il 9 è multiplo di 3, numero tradizionalmente associato alla Trinità cristiana e assai presente anche nell'opera dantesca (la Divina Commedia si articola in tre cantiche, le quali sono a loro volta strutturate su strofe di tre versi ciascuna). Dietro il muretto si intravedono Cupido e Dante mentre osserva la propria amata lasciare la vita terrena; sull'estremo sfondo si scorge invece il profilo orizzontale del Ponte Vecchio di Firenze, città dove il culto dantesco è mantenuto più vivo e pertanto particolarmente amata da Rossetti. Anche la cornice nasconde profondi significati allegorici, presentando citazioni tratte dalla Divina Commedia ("l’amor che move il sole e l’altre stelle" è il verso che orna i suoi tondi) e dal XXIX canto della Vita Nova.
La fonte letteraria che è servita da spunto al dipinto è la Vita Nova, opera di Dante Alighieri dedicata al suo amore giovanile per Beatrice Portinari. I versi che chiudono questo manoscritto sono proprio quelli con cui Dante Gabriel Rossetti si è consultato per l'esecuzione dell'opera:
"Oltre la spera che più larga gira passa ‘l sospiro ch’esce del mio core: intelligenza nova, che l’Amore piangendo mette in lui, pur sù lo tira.
Quand’elli è giunto là dove disira, vede una donna che riceve onore, e luce sì che per lo suo splendore lo peregrino spirito la mira.
Vedela tal, che quando ‘l mi ridice, io no lo intendo, sì parla sottile al cor dolente che lo fa parlare.
So io che parla di quella gentile, però che spesso ricorda Beatrice, sì ch’io lo ‘ntendo ben, donne mie care."
"Appresso questo sonetto, apparve a me una mirabile visione, ne la quale io vidi cose che mi fecero proporre di non dire più di questa benedetta, infino a tanto che io potesse più degnamente trattare di lei. E di venire a ciò io studio quanto posso, sì com’ella sae veracemente. Sì che, se piacere sarà di colui a cui tutte le cose vivono, che la mia vita duri per alquanti anni, io spero di dicer di lei quello che mai non fue detto d’alcuna. E poi piaccia a colui che è sire de la cortesia, che la mia anima se ne possa gire a vedere la gloria de la sua donna: cioè di quella benedetta Beatrice, la quale gloriosamente mira ne la faccia di colui ‘qui est per omnia secula benedictus’."
(Dante Alighieri, Vita Nova, Capitoli XLI-XLII)
Dante Gabriel Rossetti Beata Beatrix - Schizzo compositivo (Beata Beatrix - Compositional Sketch) 1860-1862 Matita su carta da lettere 8.9 x 7.8 cm Birmingham Museum and Art Gallery
L'artista londinese, tuttavia, restituisce sulla tela una propria interpretazione personale del prosimetro dantesco, senza ricadere in una pedissequa copia, così come emerge in una lettera dell'11 marzo 1873 indirizzata a William Graham Robertson:
"Il quadro, naturalmente, non deve essere considerato una rappresentazione dell’evento della morte di Beatrice, bensì un’idealizzazione del soggetto, simboleggiata da uno stato di trance o di improvvisa trasfigurazione spirituale. Beatrice, palesemente assorta in una visione celeste, scorge gli occhi chiusi (come dice Dante in conclusione della Vita Nova) ‘colui qui est per omnia soecula benedictus’".
(Dante Gabriel Rossetti)
Dante Gabriel Rossetti Beata Beatrix 1872 Pastello su carta 87 x 69 cm Collezione privata
"E l’amore destinato ad una morte precoce Ed è così raramente vero. (…) Le più belle parole sulle più sincere labbra Scorrono e presto muoiono, E tu resterai solo, mio caro, Quando i venti invernali si avvicineranno"
(Elizabeth Siddal)
Elizabeth Siddal, la musa ispiratrice dei preraffaelliti
lizabeth nasce, terza di otto figli, in una famiglia né nobile né abbiente; il padre Charles Crooke Siddall fa coltelli e ha un negozio nel centro di Londra, mentre Elizabeth con le tre sorelle più piccole lavora come modista in una bottega di Cranbourne Alley. Vi sono due versioni che raccontano del cambiamento radicale avvenuto intorno ai vent’anni: la prima vede Lizzie, come viene chiamata, intenta a lavorare nella bottega; qui viene notata dal giovane pittore Walter Howell Deverell che, colpito dal suo viso e dai suoi lunghissimi capelli rossi, la sceglie come modella per il volto di Viola ne La dodicesima notte. La seconda ipotesi, forse più verosimile, vuole che Lizzie venga presentata come sarta alla famiglia Deverell; il padre, preside della Government School of Design, avrebbe in seguito visto alcuni suoi disegni, e presentato la giovane al figlio pittore. Comunque sia andata, da quel momento Lizzie diventa la modella preferita e l’icona della confraternita dei preraffaelliti: posa per William Hunt, per Rossetti, e nel 1852 per John Everett Millais, che la ritrae come Ofelia. Per riprodurre fedelmente Ofelia annegata, il pittore chiede ad Elizabeth di posare, vestita, immersa in una vasca da bagno riscaldata con delle candele, ma durante una delle tante "sedute" le lampade si spengono, Millais, concentrato, non se ne accorge, ed Elizabeth sviene dal freddo. Viene riportata in fin di vita a casa del padre che, infuriato, chiede un risarcimento al pittore di cinquanta sterline. Ma la salute di Lizzie è ormai compromessa.
John Everett Millais Ofelia (Ophelia) 1851-1852 Olio su tela 76,2×111,8 cm Londra, Tate Gallery
Dante Gabriele Rossetti entra prepotentemente nella sua vita proprio quell’anno, come amante e maestro: Elizabeth Siddal, pur continuando ad essere la modella unica e insuperabile di Rossetti, impara dal giovane Dante i rudimenti della pittura, tanto che più tardi lo stesso Ruskin, autorevole critico e sostenitore della confraternita, affermerà che l’allieva aveva ormai superato il maestro nella composizione, nella originalità e intensità dei suoi lavori. Ruskin diventa anche il suo mecenate, acquistando tutto ciò che Elizabeth disegna o dipinge; sostiene economicamente la coppia, convincendo Rossetti ad accettare il denaro necessario per far curare Lizzie, così che possa recarsi a Parigi e a Nizza per guarire il suo "esaurimento cerebrale per troppa intensa ed improvvisa fatica" diagnosticato dai medici.
"Giaccio nell’erba verde alta che si piega sul mio capo e copre il mio viso devastato e mi avvolge nel suo letto con tenerezza e amore come l’erba sopra i morti"
(Elizabeth Siddal, Alla fine Composta dopo la morte della figlia)
Dante Gabriel Rossetti Il Ramoscello 1865 Olio su tela 47.6 x 39.4 cm Harvard Art Museums, Fogg Museum
Elizabeth Siddal Autoritratto (Self portrait) 1853-1854 Olio su tela 22,8 cm Collezione privata Nel 1857 Elizabeth Siddal espone per la prima volta al salone preraffaellita: disegni ed un autoritratto ad olio. Ma Rossetti durante le frequenti assenze di Lizzie, spesso fuori Londra per curarsi, si avvale di altre modelle, e non di rado intreccia con loro delle relazioni, come con Annie Miller, modella di Hunt. Sono momenti duri per Elizabeth, soprattutto quando a questi continui tradimenti si aggiunge la perdita del padre (1859). Lizzie non può più fare a meno del laudano, sedativo derivato dell’oppio. Un anno dopo, per placare i dolori – si pensa causati dalla tubercolosi, o da disordini alimentari o disturbi psichici, o più semplicemente dallo stesso elevato consumo di laudano – va in overdose per la prima volta. A questo punto Dante, nonostante il parere contrario della famiglia, decide, dopo dieci anni dal loro primo incontro di sposare Elizabeth, debole e psicologicamente provata. Si sposano nel maggio del 1860. Un anno dopo Lizzie è incinta, ma purtroppo partorisce una bimba prematura, nata morta. Un mese dopo, invece, Jane Morris partorisce una bambina: Jane è la moglie di William Morris, altro importante pittore della confraternita, ma è anche modella e amante di Rossetti sia prima che dopo il matrimonio con Elizabeth. A questo ennesimo dolore Lizzie non può resistere: la notte dell’11 febbraio 1862, sola in casa, scrive un biglietto e beve un’elevata dose di laudano. Ha trentadue anni. Rossetti la trova priva di conoscenza, chiama l’amico di una vita Madox Brown, il quale distrugge il biglietto di Lizzie, un suicidio sarebbe stato uno scandalo e non avrebbe permesso una sepoltura cristiana.
Volgi altrove i tuoi bugiardi occhi cupi e non posarli sul mio viso; immenso amore ti diedi: ora l’immenso odio s’insidia crudelmente al suo posto.
(Elizabeth Siddal, da Amore e Odio)
Dante Gabriel Rossetti Elizabeth Siddal 1855 Penna e inchiostro nero e marrone su carta 12.8 × 11.2 cm Oxford, Ashmolean Museum
Dante, disperato, decide di seppellire insieme ad Elizabeth l’unico manoscritto delle poesie scritte per lei. Sette anni più tardi, gravato dalla povertà e dai debiti, andrà a recuperarle per poterle pubblicare. Così una notte del 1869 nel cimitero di Highgate, Rossetti e il suo agente letterario aprono la tomba di Elizabeth. I presenti all’apertura del sepolcro raccontarono che il corpo di Elizabeth e il suo viso erano rimasti intatti e che i suoi splendidi capelli rossi erano cresciuti sino a riempire completamente la bara. Nel 1872, Dante Gabriele Rossetti, per emulare Lizzie, tenta il suicidio assumendo un’elevata dose di laudano, ma alcuni amici lo salvano; morirà invece nel 1882 in completa solitudine, povero e folle. Qualche anno dopo sarà il fratello di Dante, William Michael Rossetti, a renderle omaggio. È lui a pubblicare un saggio su Elizabeth Siddal, e poi (1906) le sue poesie: sono quindici, intime, drammatiche, di cui una incompiuta...
L'amore finito
Non piangere mai per un amore finito poiché l’amore raramente è vero ma cambia il suo aspetto dal blu al rosso, dal rosso più brillante al blu, e l’amore destinato ad una morte precoce ed è così raramente vero.
Non mostrare il sorriso sul tuo grazioso viso per vincere l’estremo sospiro. Le più belle parole sulle più sincere labbra scorrono e presto muoiono, e tu resterai solo, mio caro, quando i venti invernali si avvicineranno.
Tesoro, non piangere per ciò che non può essere, per quello che Dio non ti ha dato. Se il più puro sogno d’amore fosse vero allora, amore, dovremmo essere in paradiso, invece è solo la terra, mio caro, dove il vero amore non ci è concesso.
Elizabeth Siddal
Dante Gabriel Rossetti L'Annunciazione (The Annunciation) 1855 Acquerello, matita, gomma arabica accentuata con tocchi di colori del corpo e con graffiatura 14 x 9.7 cm Londra, Agnew's Collection
Una foresta silente
Oh foresta silente, io ti attraverso con il cuore pieno di sofferenza per tutte le voci che vengono dagli alberi e le felci che si aggrappano alle mie ginocchia.
Lasciami sedere nell’ombra più scura quando i gufi grigi ti passeranno veloci accanto; lì ti chiederò un favore, che io non possa languire o morire o svenire.
Lo sguardo fisso nel buio come uno la cui vita e speranze sono svanite, fredda come pietra siedo nell’ombra – ma non sono sola.
Potrà Dio ridarci il giorno in cui stavamo Sotto gli alberi dai rami intrecciati in quella foresta scura?
Elizabeth Siddal .
Dante Gabriel Rossetti Ecce Ancilla Domini 1849 Olio su tela 72,4 x 41,9 cm Londra, Tate Britain
Il vero amore non ci è concesso...
(Mar L8v)
Edited by SueMebitch - 14/5/2023, 21:46
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