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Mantegna, pittore dall'occhio clinico: nel capolavoro c'è una malattia scoperta 80 anni dopo Lo studio dell'Università di Torino: nell'affresco del '400 chiamato "La Camera degli Sposi" l'artista padovano ha dipinto una donna colpita da neurofibromatosi, patologia individuata solo a fine '500
In un periodo non meglio definito tra il 1465 e il 1474 Andrea Mantegna dipinse "La Camera degli Sposi". E' un affresco complesso, con una ventina di personaggi e uno sfondo piuttosto dettagliato. Gli antropologi dell'Università di Torino hanno notato un dettaglio interessante: il grande pittore padovano aveva raffigurato una patologia che sarebbe stata scoperta soltanto nel 1592, ossia più di 80 anni dopo.
Si tratta della malattia di Von Recklinghausen e ad esserne colpita è una donna di servizio affetta da nanismo che compare in seconda fila, al centro del quadro. La scoperta è stata fatta da Raffaella Bianucci, antropologa e paleopatologa del Dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica e Pediatriche dell'ateneo torinese. La ricercatrice ha appena pubblicato i risultati del suo lavoro sulla rivista inglese "The Lancet Neurology".
La malattia in questione, anche nota come neurofibromatosi tipo 1 (Nf1), è una patologia neurocutanea multisistemica ereditaria che porta ad avere una predisposizione ai tumori benigni e maligni. E' stato il medico bolognese Ulisse Aldrovandi a descriverla per la prima nel 1592. Ora, grazie all'intuizione della studiosa torinese, si sa che quella malattia esisteva già quasi un secolo prima.
A raccontarlo è infatti l'opera del Mantegna, oggi conservata nel Palazzo Ducale di Mantova. Grazie alla grande precisione nei dettagli dell'artista, si può notare che la donna ha tutti i sintomi della Nf1: cinque neurofibromi-tumori della guaina dei nervi periferici sul viso più un neorifobroma sul dorso della mano destra, almeno cinque macchie caffè-latte sulle guance e sul mento, svariati noduli di Lish nell'iride destra e sinistra, più l'evidente nanismo.
Così due discipline apparentemente distanti anni luce tra loro sono in grado di portare a nuove scoperte, come racconta la ricercatrice Bianucci: "L'arte riveste un ruolo fondamentale nell'ambito della scienza medica. Le rappresentazioni artistiche permettono agli studenti di medicina di sviluppare in ambiente 'protetto' le proprie capacità di osservazione, descrizione e interpretazione che saranno loro necessarie nello svolgimento della professione". Fonte
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