Tamara de Lempicka intima e segreta: la mostra a Torino, Dal 19 marzo fino al 30 agosto a Palazzo Chiablese, 80 capolavori

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view post Posted on 19/3/2015, 11:39     +3   +1   -1
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Tamara de Lempicka intima e segreta:
la mostra a Torino


Dal 19 marzo fino al 30 agosto a Palazzo Chiablese, 80 capolavori icone di
modernità dell’artista che inventò il glamour tra moda e manierismo




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Jeune fille en vert (Jeune fille aux gants), 1927/1930 dal Centre Pompidou di Parigi


Una Lempicka intima e segreta, una mostra che rivela le tante sfaccettature di una donna misteriosa che si muoveva sempre sull’onda dell’avanguardia. Si aprirà domani a Palazzo Chiablese e durerà fino al 30 agosto l’imperdibile personale su Tamara de Lempicka (80 opere) l’artista polacca dalle molteplici vite. Una mostra curata da Gioia Mori e organizzata da 24 Ore Cultura che abbraccia tutti gli interessi dell’artista e si articola in sette sezioni, compresa una dedicata all’arte devozionale, così intima e sublimata, che certamente piacerà ai tanti pellegrini in arrivo a Torino per la Sindone. A riprova del fatto che la mostra - come si pensava all’inizio - non ha nulla di «blasfemo» e può perfettamente convivere con il vicino Duomo. Ad accogliere i visitatori la magnifica «Ragazza in verde», la più ammirata.


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Dalle prime nature morte ai ritratti celeberrimi, divenuti icone di una nuova modernità, l'arte di Tamara de Lempicka è al centro di una grande mostra allestita a Torino, negli spazi di Palazzo Chiablese, dal 19 marzo al 30 agosto. Esposte 80 opere, tra le più significative della pittrice polacca, per illustrarne il percorso creativo influenzato tanto dall'arte antica quanto dalla lezione delle avanguardie storiche, con un occhio a recenti ricerche che ne hanno fatto emergere gli aspetti più intimi e segreti.

Con il semplice titolo “Tamara de Lempicka”, l'importante esposizione (prodotta da 24 Ore Cultura e Arthemisia Group) è stata promossa dall'assessorato alla Cultura del Comune di Torino, dalla Direzione regionale per i Beni culturali e paesaggistici del Piemonte e dal Polo Reale di Torino. A curarla, Gioia Mori, che è riuscita a selezionare un nucleo di opere capaci di ricostruire non solo la produzione dell'artista, ma anche lati meno indagati della sua vita ambivalente, contrassegnata da un lato dalla condotta trasgressiva e scandalosa e dall'altro la passione per l'arte antica, in particolare quella devozionale. "Universi paralleli", come la curatrice definisce "i mondi di Tamara", che la mostra torinese presenta in tutte le loro fasi, a partire dai primi anni di attività artistica.

La sezione iniziale è infatti incentrata sulle case in cui Tamara visse tra il 1916, l'anno del matrimonio a San Pietroburgo, e il 1980, quando morì a Cuernavaca. I luoghi sono messi in relazione con la sua evoluzione: dagli acquerelli del periodo russo alla ritrattistica degli anni '20 a Parigi, dalle opere dipinte a Beverly Hills, nella grande villa coloniale di King Vidor, a quelle degli anni '40, che rispecchiano gli arredamenti e il gusto della casa di New York. Si prosegue con il virtuosismo tecnico, mutuato dagli antichi maestri, testimoniato da opere quali 'La conchiglia', mentre la sezione 'Dandy déco' racconta il costante rapporto della Lempicka con il mondo della moda, fascinazione da cui scaturiscono dipinti come 'Le confidenze', la 'Sciarpa blu' o lo straordinario 'Ritratto di Madame Perrot con calle'. Per approfondire clicca qui


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Tamara de Lempicka Maternité, 1922 ca.



Se pensate di conoscere Tamara De Lempicka, questa mostra vi farà ricredere. Avrete sorprese in grado di illuminare questa artista amatissima con nuove considerazioni e scoperte. Ne parliamo con Gioia Mori, curatrice della mostra e massima esperta dell’artista.

Lei ha curato moltissime mostre di Tamara, perché crede che sia così amata dal pubblico, per la sua biografia o per la sua pittura?
«Innanzitutto il suo successo non è qualcosa che abbiamo decretato noi nel 1980, quando nasce il suo fenomeno moderno. Negli Anni 20 e 30 del Novecento era già famosissima a livello globale. Per dare una misura della sua fama posso dire che quando ho cominciato a studiarla erano noti soltanto 180 articoli a proposito del suo lavoro, ora ne ho scoperti ben 3000 fino al 1972! Era un’artista di grande successo che non esponeva solo nei Salon di Parigi, ma anche al Carnegie Institute di Pittsburgh, per esempio, dove nel 1929 aveva vinto il premio del pubblico».

Poi c’è stato un periodo di oscuramento dovuto alle sue vicende personali...
«Si, il suo secondo marito era ebreo e dunque scapparono dall’Europa nazista verso l’America, prima all’Avana, poi a New York dove Tamara espose ed infine a Hollywood e restarono due anni. Siamo però ormai nel 1941 e il mercato americano preferiva le opere dei surrealisti francesi fuggiti anche loro negli Usa» .

Quando torna in auge la sua pittura?
«Nel 1972 quando un gallerista parigino, Alain Blondel, sfogliando una rivista si innamora di questi quadri spettacolari e decide di andare a cercare l’autrice. Quando la trova deve insistere moltissimo per farla esporre e complice una parallela riscoperta dell’Art Deco di cui era artista di rilievo, torna in auge. I primi grandi collezionisti sono gente dello spettacolo come Barbara Streisand, Angelica Houston, Madonna, Jack Nicholson».

Qual è l’ingrediente più importante della sua straordinaria carica comunicativa?

«Da una parte il suo linguaggio pittorico molto fermo e suggestivo, i suoi colori decisi, un disegno che deriva dai manieristi italiani e una tecnica di illuminazione molto accentuata tratta, invece, dalla fotografia. E poi l’impaginazione che somiglia alla grafica, ai manifesti, non ci sono superfetazioni, insomma, c’è un coinvolgimento immediato. Dall’altra parte bisogna considerare una vita mai banale, che del secolo ha vissuto tutte le vicende più travagliate, e il suo atteggiamento personale eccentrico».

In mostra come avete reso questa ricchezza biografica?
«Ho voluto accentuare l’aspetto globale della sua personalità: dalla russia zarista va a Parigi, si muove tra Berlino, il Belgio, Praga, poi il passaggio negli Stati Uniti, e quello finale in Messico, focalizzando l’attenzione sulle case. Dal primo studio fuori Parigi dimesso, alla dimora di Hollywood firmata da Wallace Neff che disegnò molte ville dei divi a Los Angeles. Ho lavorato sulle fotografie di tutti gli interni, esponendo gli oggetti presenti nelle case, ma anche le nature morte e i ritratti che vi sono stati realizzati».

Quindi avete scelto di procedere per temi.

«Si comincia con la Natura morta perché il primo documento che abbiamo, del 1914, quando aveva 16 anni, era una rosa. Il suo inizialmente era realismo, poi si ispira all’arte fiamminga del ’600 e infine, negli Anni 40, arriva al trompe l’oeil: un percorso di ricerca all’interno del genere. Quindi si passa al tema dei bambini, e pensare che non è stata certo una madre esemplare: ebbe una bambina a 18 anni prima della rivoluzione russa, nel 1916, che finisce per crescere in collegio e il loro è stato un rapporto terribile fino alla fine, sebbene la figlia abbia posato per alcuni quadri celeberrimi in mostra come Gisette al balcone o la Comunicanda».

Una vera sorpresa della mostra sono i quadri religiosi...
«Si è una parte molto straniante. Tamara comincia ad esporre temi religiosi soltanto nel 1930, ma ci sono opere già nel 1922. Ebbe un’attenzione al tema della Vergine con il Bambino, alla figura della Madonna, che i critici del tempo ritenevano dipinte come icone. Nella parte più glamour della mostra, quella della moda, mi sono poi divertita moltissimo rintracciando i modelli originali dipinti nei quadri. Non mancano poi i gioielli perché aveva la mania di comprarsi un gioiello per ogni quadro venduto. Iniziò facendo l’illustratrice di moda d’altronde, aveva un legame strettissimo con quel mondo».

C’è qualche scoperta che emerge dalla mostra?
«Si. Era ossessionata dall’essere spia bolscevica e tutti la credevano una mitomane. E invece ho trovato i documenti di un triangolo spionistico, ben tre spie l’hanno seguita a lungo! Un fotografo che le fece una serie di scatti, per esempio, un nobile russo immigrato in America, era una spia del Kgb: ha firmato il ritratto di Tamara del 1941 insieme a Dalí».





Edited by Milea - 20/3/2015, 09:35
 
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view post Posted on 20/3/2015, 10:24     +3   +1   -1
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Le donne di Tamara de Lempicka
























































 
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