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L'opera di Benedetto XII fu immensa. Lasciò alla Santa Sede una fortezza sicura, un palazzo vasto e abbastanza pratico. Alla verticalità esterna, espressa dalle torri e dai contrafforti che scandiscono le facciate, risponde una quasi regolarità orizzontale. Tutto il primo piano è quasi allo stesso livello. Le travature abbondano nelle sale del pianterreno; al piano superiore invece, quattro delle cinque “aulae” e le gallerie superiori del chiostro erano sprovviste di grandi rivestimenti in legno, a volta spezzata. Le crociere a ogiva sono rare e in genere riservate alle torri. Tutte le scale, senza eccezione, sono a rampe diritte, alcune costruite nello spessore dei muri. Il suolo dei pianterreni e quello che reggeva le volte gotiche era coperto di pavimenti in terracotta verniciata. Tutti gli ornamenti dipinti sono scomparsi, come naturalmente anche gli elementi ornamentali che temperavano un poco questa forte impressione di austerità.
Le decorazioni scolpite si limitavano alla rappresentazione delle armi e questo rigore era senza dubbio dovuto alle origini cistercensi del Papa. Il chiostro, benché classico luogo di brillanti esercizi di architettura, si accontentò di riflettere i gusti severi e la robustezza montanara del pontefice. Regnava in questo palazzo una maestà semplice, un tono leggermente arcaico del quale Clemente VI non poté accontentarsi. Eletto il 7 maggio 1742, Pierre Roger, figlio di una famiglia nobile della diocesi di Limoges, era molto diverso dal suo predecessore.
Al plebeo rigorista succedeva un gran signore, generoso, di abitudini raffinate, amante dei fasti e protettore delle arti. Costretto dalle circostanze politiche, ma senza dubbio anche per inclinazione personale, a prolungare il soggiorno del papato ad Avignone, Clemente VI riprese i lavori.
Nel luglio 1342, con la costruzione di una piccola torre attaccata al fianco sud della “tour des Anges”, fu creata anche una cucina nuova, accanto a quella di Benedetto XII e delle latrine. Terminata a metà maggio 1343, fu provvista come le altre di un grande camino, specie di piramide ottagonale, tutt'oggi conservata.
Il grande camino ottagonale della cucina
La nuova torre prese il nome di “tour de la Garde-Robe” e riunì le stufe, i due piani sovrapposti dei guardaroba, uno “studium” al livello della camera del papa, più accogliente e meglio illuminato, la celebre “Chambre du Cherf” e in cima, la cappella privata dedicata a San Michele.
“Chambre du Cherf” , scena di caccia
I conti rivelano in quell'occasione i nomi dei due grandi artigiani del palazzo di Clemente VI: Jean de Louvres, maestro muratore originario di Louvres-en-Parisis, architetto dell'”opus novum”. L'opera nuova e il 2 settembre 1343, Matteo Giovannetti da Viterbo, pittore del papa, al quale venne affidata la decorazione di una gran parte del palazzo di Benedetto XII, nell'attesa della fine delle nuove costruzioni. Il cantiere di Trouillas era naturalmente stato riaperto ed i lavori durarono fino al 1346.
Tour de la Garde-Robe
Tre piani supplementari, sovrastati da uno “châtelet” fecero di questa torre a uso esclusivamente militare, alta cinquanta metri, la torre più alta del palazzo. Poi un progetto grandioso nacque nella mente del papa, a proposito della piazza dei Cancels. La costruzione del bastione “Porte majeure” e gli appartamenti privati l'avevano rimpicciolita. Questo intrico di costruzioni eteroclite, spesso assai vetuste, non era degno della vicinanza del grande palazzo apostolico di un bianco immacolato e splendente, ed era poco propizio alle cavalcate della corte e alle lente processioni. Il progetto sembrò all'inizio soltanto voler elevare a una ventina di metri più a sud una grande costruzione bassa per sistemarvi “la salle de l'Audience”. Al di sopra di questa, in una sala quasi sotterranea, tanto in quel punto la declività della roccia si accentuava, il progetto prevedeva di collocare la scuola di teologia. Nel maggio 1334, la camera apostolica acquistò le case delle quali era necessaria l'ubicazione. In agosto, i conti segnalavano per la prima volta “l'opera nuova”, in ottobre “la nouvelle audience”.
Poi il progetto si trasformò: il papa chiese a Jean de Louvres di progettare una grande cappella sopra “l'Audience” con una grande scala d'entrata. Infine si pensò a chiudere la piazza con un'ala perpendicolare, “le nouveau bâtiment de la trésorerie”, attualmente chiamata ala dei “Grands Dignitaires”, delimitando così un vasto cortile nuovo. I lavori durarono dal maggio 1345 alla fine del 1347. Jean de Louvres aveva previsto di sistemarvi grandi appartamenti per il Cameriere ed il Tesoriere, nuovi uffici per la camera apostolica, una sala per “l'Audience des lettres contredites” e sale di guardia a ciascun lato dell'entrata principale del palazzo nuovo (porte de Campeaux). Nella sala dell'Audience, i lavori della scalinata iniziarono nell'autunno 1346; la roccia fu livellata per ricevere le fondamenta della “scala per salire alla cappella edificata davanti al palazzo”. Doveva essere affiancata dalle camere fino a una loggia sita davanti al portale della Cappella, dove fu collocata una finestra dell'Indulgenza, necessaria alle benedizioni pontificali.
La Grande Audience
Poi fu costruita l'immensa cappella, lunga cinquantadue, larga quindici e alta venti metri. La costruzione ebbe luogo in due tempi: i muri della cappella sono più spessi di quelli dell'audience, che prolungano al piano superiore. Per contraffortare le spinte enormi delle crociere a ogiva, l'architetto concepì una vasta galleria a volta sul lato nord della cappella, il “Grand Promenoir” e due grandi torri al sud, alle due estremità dell'edificio. I lavori, rallentati dalla grande peste che devastò la città nel 1348, non erano terminati alla morte del papa il 6 dicembre 1352 e rimanevano da costruire ancora due torri. Nel frattempo, il palazzo nuovo era stato collegato al palazzo di Benedetto XII, con piccole costruzioni nelle quali furono praticate le aperture delle porte, quella di Notre-Dame verso la cattedrale, quella della Peyrolerie verso il sud. Clemente VI aveva anche ingrandito i giardini pontificali. Questo suntuoso palazzo suscitò la meraviglia e i commenti elogiativi dei contemporanei.
Il papa aveva voluto un palazzo secondo i gusti dell'epoca, in puro stile gotico, per questo motivo le crociere a ogiva sono quasi onnipresenti, una rete di scale serve le sale e conduce fino ai tetti, una parte dei quali era composta di terrazze. Gli innovamenti sono numerosi: le vaste proporzioni della scala della Cappella sono impressionati, la chiave di volta pendente alla porta di Champeaux è attraente, la novità del “Grand Promenoir” primo esempio di questa galleria, è sorprendente.
Dappertutto, la scultura, arte nuova nel palazzo, si sparge a profusione. Le chiavi di volta e i fondelli delle nervature vengono affidati agli scalpelli degli scultori, anonimi e senza identità precisa, che arricchiscono il monumento di un bestiario fantastico, di personaggi, di scene bibliche. All'esterno i sistemi difensivi vengono alleggeriti. I grandi contrafforti della facciata si fermano a metà altezza delle mura. Le due eleganti torrette che inquadrano e sovrastano la porta di Champeaux hanno più valore ornamentale che difensivo. Una zigrinatura semplice si sviluppa in cima alle mura. Le porte ben fortificate, sovrastate da una sala di manovra delle saracinesche, sono abbondantemente decorate di modanature e di sculture.
Nel cortile d'onore, sull'ala dell'Audience, i contrafforti sono completamente scomparsi. Nulla può allora ostacolare l'apertura delle numerose finestre. Questa fantasia apparente, i due grandi portici sovrapposti dell'Audience e della Cappella, conferiscono alla facciata di grandi dimensioni una leggerezza che contrasta con il palazzo di Benedetto XII. Eletto il 18 dicembre 1352, Innocenzo VI incaricò Jean de Louvres fino alla sua morte nel 1357, di terminare la costruzione del Palazzo Nuovo.
Le Grand Chapelle
Delle due torri progettate a sud della Cappella, venne edificata solo la torre Saint Laurent. Al posto della seconda, venne adottata nel 1357, la soluzione più semplice e certamente meno onerosa di un enorme arco rampante. A nord invece, si decise di rialzare una parte dell'ala dei “Grands Dignitaires” per alleggerire il “Promenoir”. Come quelle dell'ala dell'Audience, le mura della torre della Gâche sono più spesse nella parte superiore. Infine, nel 1359, Innocenzo VI fece abbellire lo stretto corridoio che attraversava tutta l'ala dei “Grands Dignitaires”.
Allargata grazie a uno sbalzo, la volta fu coperta da una successione di diciassette piccole crociere a ogiva, dai fondelli ben decorati. Questa graziosa galleria del Conclave divenne allora uno dei gioielli architettonici del palazzo. La costruzione del monumento quale si presenta oggi, era quasi terminata. Il papa Urbano V che regnò dal 1362 al 1370, si interessò soltanto ai giardini, che fece ingrandire e dove fece costruire una galleria ornamentale che porta il nome evocatore di “Roma”.
“Le grand Tinel” - Il refettorio
Il camino del refettorio
Gregorio XI, infine, si preoccupò soprattutto di ristabilire la sede del papato in Italia. Ma ben presto il grande scisma di Occidente riportò ad Avignone una presenza pontificia. Clemente VII (1378-1394) e Benedetto XIII (1394-1409) vissero nel palazzo che si limitarono a curare e che soffrì molto dei due assedi subiti all'inizio del Quattrocento. I primi restauri dovettero iniziare nel 1414. Nuovi abbellimenti vennero eseguiti nel Cinquecento: un appartamento d'inverno e una sala delle feste, la Mirande. Ma nel Settecento, parti importanti del Palazzo furono abbandonate e la corte ridotta dei vice-legati si rifugiò negli antichi appartamenti privati. Saccheggiato durante la Rivoluzione francese, minacciato di demolizione, il palazzo fu trasformato in caserma all'inizio dell'Ottocento. Alcune costruzioni, come l'ala occidentale degli appartamenti pontifici, il ponte d'Innocenzo VI, la “Roma, la “Glacière” dei vice-legati e una parte dei giardini furono demoliti.
Il resto fu trattato con durezza, la sale suddivise da pavimenti intermediari, il timpano del portale della Cappella fu sventrato, gli affreschi rovinati o ricoperti, e così salvati, di tinta. Nel Palazzo Vecchio, l'ala dei “Familiers”, la cappella Benedettina ed il chiostro furono trasformati in prigione, poi in deposito di archivi dipartimentali. L'esercito liberò il palazzo solamente nel 1906. (M.@rt)
Edited by Milea - 6/10/2021, 10:53
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