La salita al Calvario, Pieter Brueghel, 1564

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Pieter Brueghel
La salita al Calvario, 1564
olio su tavola, 124x170 cm
Vienna, Kunsthistorisches Museum
L’opera è firmata e datata in basso a destra “BRUGEL MD. LXIIII”,



Fra tutte le opera realizzate da Brueghel questa rappresenta quella di maggiori dimensioni. La composizione ospita più di 150 personaggi vestiti in abiti cinquecenteschi e collocati in un paesaggio dalle caratteristiche fiamminghe.
In questo caso riprende quella tradizione che, a partire da Jan van Eyck, attualizza un tema biblico al fine di rendere il messaggio dell’opera più profondo.
Si discosta da queste impostazioni solo il gruppo in primo piano delle pie donne e san Giovanni che confortano Maria. Il loro abbigliamento idealizzato e le dimensioni li isolano in un mondo a parte rispetto alla folla diretta al Golgota.



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Nel piano intermedio da sinistra, è evidente il gruppo che circonda Simone da Cirene, il quale invitato dai soldati ad aiutare il Cristo è trattenuto dalla moglie. Al centro della tavola, in dimensioni ridottissime, Gesù cade sotto il peso della croce nell’indifferenza generale. Sulla destra un carro conduce i due ladroni alle croci lontane sulla collina. consolati da due frati.



Sullo sfondo, dietro un promontorio sormontato da un mulino, l’artista raffigura la città di Gerusalemme.
Si è creduto di riconoscere l’autoritratto di Brueghel nell’uomo vestito di bianco sotto l’albero con la ruota della tortura. Il personaggio sembra osservare la scena con aria interdetta. Brueghel decise di rappresentare il momento della salita L Calvario in cui Gesù è abbandonato dagli uomini, prefigurazione di quello che vivrà sulla croce e per cui già le pie donne piangono.

Il significato è palese: l’insensibilità che pervade l’anima umana non solo rende ciechi di fronte al dolore e alla sofferenza di un uomo, ma annebbia la ragione tanto che per qualunque spettatore il significato profondo dell’avvenimento rimane incomprensibile.
Nel 1566 il dipinto risulta nella collezione di Niclaes Jonghelink ad Anversa. Successivamente Van Mander lo descrive come facente parte della collezione di Rodolfo II. Nel 1809 fu portato a Parigi con il bottino napoleonico e vi rimase fino al 1815. (M.@rt)





Edited by Milea - 25/8/2021, 13:27
 
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Edited by Milea - 25/8/2021, 13:28
 
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