Mimi Alford: «La mia prima volta con il Presidente Kennedy», Once Upon a Secret: My Affair with President John F. Kennedy and Its Aftermath

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view post Posted on 6/2/2012, 15:18     +1   -1
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Mimi Alford
«La mia prima volta con il Presidente Kennedy»


Un'ex stagista della Casa Bianca racconta in un libro di memorie di aver perso la verginità a 19 anni con JFK. La loro storia continuò fino a che il Presidente non fu ucciso nel 1963.

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Mimi Alford è una nonna di 69 anni, una pensionata che ha amministrato per decenni una chiesa di New York. Ma è anche una scrittrice: l'8 febbraio uscirà il suo libro di memorie, in cui ricorda come, cinquant'anni prima, ha perso la verginità con John Fitzgerald Kennedy, il Presidente degli Stati Uniti.

La loro storia inizia nell'estate del 1962, quando Mimi ha solo 19 anni ed è una stagista alla Casa Bianca.
Era estate e la ragazza, al suo quarto giorno di stage, fu invitata nella piscina della Casa Bianca, dove il 45enne presidente nuotava quotidianamente per dar sollievo ai suoi cronici dolori alla schiena. JFK non mancò di notare la snella e graziosa figurina, dai capelli d’oro. Quella stessa sera, Mimi fu invitata a un party nella residenza di Mr President, alla Casa Bianca. Con la scusa di un tour nei lussuosi appartamenti, JFK la portò in camera da letto, quella della “signora Kennedy”.

“Vidi che si avvicinava sempre di più. Sentivo il suo respiro sul collo. Mi mise il braccio su una spalla”. Il presidente le si piazzò davanti e la guidò sul bordo del letto. “Lentamente mi sbottonò la camicia e mi tastò il seno. Quindi mi toccò fra le gambe e cominciò a tirarmi le mutandine”. Kennedy si sfilò i pantaloni e, con la camicia ancora indosso, le fu sopra, sul letto. Profumava della sua acqua colonia ‘4711’. Quando la giovane accennò una resistenza, lui capì al volo: “Non l’hai mai fatto?”. “No”, rispose lei. “Tutto ok?”, chiese ancora lui. “Sì”, replicò la 19enne. Allora lui continuò, ma con più gentilezza. “Ero in stato di choc. Lui invece era tranquillo e si comportava come se fosse successa la cosa più naturale del mondo”, scrive la Alford, che sulla via per casa continuò a ripetersi: “non sono più vergine”.

Nel suo Once Upon a Secret: My Affair with President John F. Kennedy and Its Aftermath («C'era una volta un segreto: la mia relazione con il presidente John F. Kennedy e le sue conseguenze»), Mimi rivela particolari piccanti della sua storia con il Presidente, rimasta finora inedita a dispetto di altre più celebri come quella con Marilyn Monroe.

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La liaison tra la stagista e John F. Kennedy durò 18 mesi, tra incontri hard alla Casa Bianca, escursioni e gite sullo yacht presidenziale Sequoia. In una di queste occasioni, la giovane conobbe il vicepresidente, Lyndon Johnson. “Stai lontano da lui”, le intimò Kennedy, preoccupato che il numero due della Casa Bianca potesse venire a conoscenza della relazione e sfruttarla contro di lui.

Il sesso con Kennedy, racconta la Alford, era “vario” e “divertente”. I due amavano fare il bagno assieme, vista la vera e propria ossessione per la pulizia di cui soffriva JFK, capace di cambiarsi sei camicie al giorno.

Racconta di come lui si sia sempre rifiutato di baciarla sulle labbra, e per farla diventare più disinibita, durante un party al ranch di Bing Crosby, Kennedy non mancò di convincerla a provare il popper (che lui però non assunse). “Era una sensazione nuova e mi terrorizzò. «Corsi fuori dalla stanza piangendo». Ma non fu l’unico episodio che le fece intravedere il lato oscuro del presidente. Alla Casa Bianca, durante la solita nuotata di mezzogiorno in piscina, “fece una cosa ancora più insensibile e imperdonabile”, suggerendole un rapporto orale con l’amico ed assistente, Dave Powers, mentre lui restava a guardare.

“Non credo che il presidente pensasse che l’avrei fatto ma mi vergogno di dire che lo feci. Il presidente assistette in silenzio”. Quando le chiese di «provarci» anche con Ted Kennedy, suo fratello minore, si rifiutò. A Powers la giovane si rivolse successivamente, quando temette di essere rimasta incinta di Kennedy. Lui si premurò subito di farle prendere un appuntamento per abortire (nel 1962 l’aborto era illegale negli Usa), ma “alla fine risultò un falso allarme”.

Mimi non si azzardò mai a chiamarlo per nome, preferendo un «signor Presidente» anche quando erano a letto. Passavano il tempo negli hotel, dove spesso lei rimaneva ore ad aspettarlo: il «gioco dell'attesa», lo chiamavano.

«Il fatto di essere desiderata dal più famoso e potente uomo d'America amplificava così tanto i miei sentimenti che ogni resistenza era impossibile. Ecco perché non ho mai detto no al Presidente». Secondo quanto scrive Mimi, i due amanti erano molto uniti: in molte occasioni Kennedy si confidò con lei come quando durante la crisi dei missili a Cuba, lui disse alla ‘sua’ Mimi: “Penso ai miei figli e mi dico: meglio comunisti che morti”.

Oppure quando, dopo la morte del figlioletto Patrick, trovò il presidente affranto. “C’erano un mucchio di telegrammi di condoglianze per terra e lui li raccolse, uno dopo l’altro, leggendomeli ad alta voce. Le lacrime gli scorrevano giù per le guance, di tanto in tanto”.

La loro storia continuò anche dopo la fine dello stage, quando Mimi lasciò Washington per fare ritorno al college. Si perdevano in lunghe telefonate e un aereo presidenziale era sempre pronto a riportarla a Washington quando Jackie era fuori città.

Dormirono insieme per l'ultima volta il 15 novembre 1963, Carlyle Hotel di Manhattan, tre giorni primi del fatale viaggio a Dallas, quello in cui JFK venne ucciso. Allora, Mimi era fidanzata con un compagno di università, Tony Fahnestock. “Mi prese tra le braccia, mi abbracciò a lungo e disse, ‘vorrei che venissi con me in Texas’. Quindi aggiunse,’ti chiamo’ appena torno’. Fui invasa da una tristezza improvvisa. ‘Presidente, ricordati che sto per sposarmi”. Lui replicò: «Lo so. Ma ti chiamerò lo stesso». Furono le sue ultime parole.


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Edited by Milea - 6/2/2012, 16:07
 
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