Ritratto di Bernardo de' Rossi, Lorenzo Lotto, 1505

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view post Posted on 18/12/2011, 21:25     +1   +1   -1
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Portrait_Bernardo_de_RossiP

Lorenzo Lotto
Ritratto di Bernardo de' Rossi, 1505
olio su tavola, 54,7 x41,3 cm
Napoli, Museo e Gallerie Nazionali di Capodimonte



Nel 1505 Lotto eseguì il ritratto del suo patron trevigiano, il vescovo Bernardo de’ Rossi. Originariamente l’opera era dotata di un coperchio protettivo, dipinto con un’allegoria della Virtù e del Vizio e ora conservato alla National Gallery of art di Washimgton. Anticamente la sovracoperta recava un’iscrizione con il nome e l’età dell’effigiato, la firma dell’artista e la data di esecuzione: successive manomissioni ne comportarono la perdita, risarcita dall’esistenza di trascrizioni attendibili.

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A Parma, dove probabilmente giunse portato dallo stesso de’ Rossi, il ritratto entrò a far parte della collezioni Farnese, donde passò a Napoli.
Il vescovo di Treviso, che al tempo del dipinto aveva trentasei anni, è raffigurato con straordinaria vivezza: inquadrato fino al busto e volto di tre quarti, ha lo sguardo fieramente diretto verso l’osservatore.

Il gesto della mano destra, che stringe in pugno un rotolo manoscritto, tradisce energia e determinazione: così il pittore volle probabilmente alludere all’indole del de’ Rossi e alla sua risoluta azione riformatrice che gli inimicò i potenti trevigiani al punto sa suscitare una congiura.
La sua figura, che si staglia chiara su un tendaggio verde brillante, è definita dall’incidenza della luce radente: le pieghe dei tessuti si fanno profonde e sul viso è possibile scorgere ogni minimo difetto.

Per questo ritratto dalla forte caratterizzazione sia psicologica che fisica, gli studiosi hanno evidenziato molti precedenti, tutti riferibili alla cultura veneziana del tardo Quattrocento: lo schema compositivo in particolare rimanda ad Alvise Vivarini mentre la monumentalità della figura ricorda il Ritratto del doge Leonardo Loredan di Giovanni Bellini (1502 circa, Londra, National Gallery).

Quanto al realismo di ascendenza nordica, Lotto si ispirò alla ritrattistica di Antonello da Messina, attivo a Venezia nel 1475-1476; più difficile dimostrare che il pittore conoscesse dei ritratti di Dürer, se non forse dei disegni non documentabili. (M.@rt)






Edited by Milea - 24/9/2021, 13:52
 
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view post Posted on 18/12/2011, 22:09     +1   -1
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Allegoria_Virtu_VizioP

Lorenzo Lotto
Allegoria della Virtù e del Vizio , 1505
(coperto del Ritratto di Bernardo de’ Rossi)
olio su tavola, 56,5x42,2 cm
Washington, National Gallery of Art



Secondo un uso comune al tempo di Lotto, questa tavola fungeva originariamente da custodia protettiva per il ritratto di Berardo de’ Rossi: le sue dimensioni leggermente più ampie, suggeriscono che essa fosse unita alla cornice del ritratto da un meccanismo scorrevole. Si può supporre che la complessità e la qualità estetica del coperto abbiano determinato una sua trasformazione in opera autonoma: si determinò così per i due pezzi una diversa storia collezionistica, che vide la piccola allegoria uscire dalla raccolta Farnese e passare sul mercato antiquario, donde giunse alla collezione Kress e fu poi donata alla National Gallery di Washington.
Le fonti ottocentesche documentano l’esistenza sul verso di un’iscrizione latina (poi rimossa nel corso di un restauro) contenente la data di esecuzione del dipinto, il nome dell’artista, il nome e l’età dell’effigiato.

Allegoria_Virtu_VizioD



Al di là dei più complessi significati filosofici e letterari, è evidente che la scena dipinta da Lotto illustra il tema del contrasto tra il vizio e la virtù: la funzione della tavola e la presenza dello stemma della famiglia de’ Rossi suggeriscono un’intenzione celebrativa nei confronti del committente.
La composizione è suddivisa in due parti dalla presenza di un albero per metà morto e per metà fiorente: a sinistra si vede un putto con un gruppo di libri e di strumenti geometrici e musicali, mentre a destra giace un satiro ebbro circondato dai simboli dell’intemperanza.

Nel paesaggio sullo sfondo è prefigurato il destino legato alle due diverse vie: una strada erta e luminosa percorsa da un putto alato e, sulla destra, il relitto di una nave entro un mare in burrasca.
Il tema è lo stesso svolto da Dürer in un’incisione databile al 1498, Ercole al bivio, dove si rileva la medesima funzione dell’albero e la presenza di due paesaggi “moralizzati” sullo sfondo.
Il dipinto, che annuncia l’interesse di Lotto per gli emblemi e le allegorie connessi ai ritratti, presenta significative assonanze con la Tempesta di Giorgione che alcuni studiosi datano al 1505. (M.@rt)






Edited by Milea - 24/9/2021, 13:55
 
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