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William Turner
Mattino gelido
1813
Olio su tela
113,5 x 174,5cm
Tate Gallery - Londra
Esposto alla Royal Academy nella Somerset House del 1813, il dipinto è accompagnato da un verso di Thomson sulla brina. Incluso tra i lavori del Lascito Turner 1856, fu trasferito alla Tate Gallery nel 1953.
L’opera, che Turner amava particolarmente e aveva tratto da uno schizzo realizzato mentre si recava in carrozza nello Yorkshire, è una delle più affascinanti raffigurazioni di un mattino invernale che la pittura ci abbia mai lasciato.
Non vi è nulla di retorico, nulla di sentimentalmente romantico, solo il gelo che intirizzisce uomini e animali e rende sordo il terreno, mentre intorno si diffonde la luce argentea e satinata dell'alba. Il cielo grigio conserva “ancora le tracce della notte finalmente dileguatasi”, tutto è pacato, tranquillo, privo di teatralità; la campagna riposa, gli alberi e gli arbusti sono spogli, il paesaggio è semplicemente in attesa e il nostro sguardo passa da una forma all'altra, dalla famiglia di contadini agli animali, percorre i solchi del sentiero in primo piano per allontanarsi, a sinistra, lungo la linea prospettica fino all’orizzonte, e a destra valica i cespugli e si perde nelle nebbie oltre lo steccato.
La descrizione della campagna ha una pacatezza e una umanità che sembra anticipare i modi di Millet, ma senza quel senso di rassegnazione che sarà dell'artista francese. Il processo mentale che per Turner svolge il ricordo, il recupero di immagini preesistenti, riaffiorati per via associativa, non concede spazio al sentimentalismo. La composizione che nasce dall’immagine della memoria si affida all'esercizio del pennello, all'attenzione dell'occhio, non alle pulsioni del cuore.
Il lavoro di Turner implica sempre la rielaborazione, a distanza di tempo, dell’appunto di “viaggio” o dell’osservazione del fenomeno, ed è in quello spazio temporale che il ricordo può divenire immagine e composizione. ( Mar L8v )
Edited by Milea - 31/12/2022, 15:03 |
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