Lorenzo Lotto, la sottile inquietudine

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view post Posted on 2/3/2011, 13:34     +1   +1   -1
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Lorenzo Lotto, la sottile inquietudine




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Triplice ritratto di orefice, 1530 circa
Vienna, Kunsthistorisches Museum, Gemäldegalerie





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Nozze mistiche si Santa Caterina con il donatore Niccolò Bonghi, 1523
Bergamo, Accademia di Carrara - Accademia Carrara



Il fascino di un pittore pellegrino che seppe fare dei suoi tormenti una fonte d’ispirazione moderna.

Con oltre venticinquemila prenotazioni prima dell’apertura, la mostra di Lorenzo Lotto alle Scuderie del Quirinale si appresta a replicare il successo di Caravaggio di due anni fa. «Lotto non dipinge il trionfo dell’uomo sulle cose circostanti. Ci guarda dalle tele come chiedesse la carità di un po’ di simpatia», scriveva Bernard Berenson, che riscoprì l’artista rinascimentale nel 1894, definendolo «il primo pittore italiano a essere sensibile ai mutevoli stati dell’animo umano». Lotto continua a dispensare emozioni forti. Chi andrà a visitare la mostra, che raccoglie una sessantina di straordinarie opere dell’artista, si prepari ad affrontarle. Fin dall’inizio del percorso, dalla pala d’altare che raffigura la Madonna col Bambino tra i santi Pietro, Cristina, Liberale e Geronimo. Ecco l’impiego spregiudicato dei colori nelle vesti dei santi, con accordi «violenti, impensati, nuovissimi », come ha notato Pietro Zampetti, altro esegeta del Lotto, al quale peraltro è dedicata l’esposizione. Poi la scena sconvolgente della cimasa: con gli angeli che nascondono a metà il viso pesto di lacrime dietro il corpo del Cristo appena deposto dalla croce, umano e carnale.

Pittore inquieto il Lotto, al limite della nevrosi, che trascorse la vita peregrinando per mezza Italia e la concluse da oblato nella «Santa casa di Loreto». Ma in che modo riesce a coinvolgere così intensamente lo spettatore? Nelle monumentali e splendide pale d’altare esposte al primo piano delle Scuderie, a colpire sono in primo luogo i colori. Nei finissimi ritratti del secondo piano, l’introspezione psicologica. Le approfondite indagini scientifiche elaborate, proprio in occasione della mostra, per i restauri di ben 17 capolavori (sponsor Bnl, Enel e Lottomatica), hanno permesso di scoprire alcuni dei segreti del Maestro veneziano. Sappiamo che otteneva i suoi rossi sfolgoranti alternando lacche di carminio e di robbia fino a sette velature; che purificava da sé, oltre a macinarli, gli azzurri; che ricorreva ai velenosissimi solfuri di arsenico per accendere i gialli-arancio (questi purtroppo nel tempo si sono alterati virando al bruno, come nella veste dell’angelo scrivente nella Pala di San Bernardino). Ma soprattutto, per far brillare le tonalità, usava mescolare i pigmenti con vetri macinati. Con risultati sbalorditivi, come nella veste azzurra della Madonna col bambino e i santi Caterina e Tommaso, che emana una luminosità argentea, quasi lunare. Il giorno dell’inaugurazione, più di un visitatore incredulo ha tentato di coprire con la mano la fonte di illuminazione del quadro, convinto che l’effetto inverosimile fosse dovuto a un riflesso dei led.




Ritratto di Laura da Pola, 1543-1544
Milano, Pinacoteca di Brera






Ritratto di Gian Giacomo Stuer e suo figlio Gian Antonio, 1544
Philadelphia, Museum of Art



Con i colori squillanti, i violenti contrasti di luce e ombra, le insolite soluzioni compositive, la torsione dei corpi e il movimento dei panneggi, i dettagli con cui riesce a raccontare la vita intima dei personaggi, Lotto rivoluziona gli ideali rinascimentali di serenità ed equilibrio, sbaragliando perfino i canoni iconografici della simbologia religiosa. Dove mai si erano visti angioletti con ali esattamente identiche a quelle di una ghiandaia e di un colombaccio e perfino con decorazioni a occhio di pavone, come nella Pala di San Bernardino? Quale artista ha osato dipingere angeli così terrestri da essere sempre accompagnati dalla propria ombra? Chi poteva immaginare una Annunciazione in cui la Vergine tenta di scappare dalla scena (e dal quadro), terrorizzata dall’irrompere di un angelo-atleta nella sua cameretta e dall’affacciarsi di un Dio barbuto che letteralmente si tuffa verso di lei dalle nuvole nel riquadro della finestra? E poi quel gatto soriano proprio al centro della scena, che balza via a pelo dritto. Ma a toccare il cuore sono i volti sempre attraversati da un’ombra leggera, le rughe che segnano la fronte, la miseria della condizione umana che emerge nei ritratti e diventa corale nell’ultima opera, Presentazione di Cristo al tempio, dipinta nel 1554 con pennellate tremolanti da un Lotto vecchissimo e quasi cieco. Immersi in una luce crepuscolare, i personaggi sono raccolti intorno a un altare sorretto da incredibili piedi umani. «Qualcosa che ci porta difilato al Novecento», commenta Giovanni Villa, che ha curato la mostra.


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Ritratto di Andrea Odoni, 1527
Hampton Court, Collezioni reali



È uno dei più bei quadri di Lotto, tanto che fu assegnato a Tiziano fino al 1863, quando durante una pulitura del dipinto fu riscoperta la firma del Lotto (Laurentius Lotus) e la data, 1527. Sul significato degli oggetti nel dipinto sono state date numerose interpretazioni. La principale riguarda un possibile desiderio di paternità dell’Odoni, espresso dalla statuetta di Diana Efesina, dea madre della fecondità, che l’uomo tiene nella mano destra. Ma l’ultimo restauro del dipinto effettuato nel 1996 ha portato alla luce la piccola croce d’oro che Odoni stringe al petto. Un gesto che sembra dunque prediligere la sua devozione cristiana a un simbolo pagano che rappresenta la Natura




Edited by Milea - 18/9/2022, 11:29
 
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