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Cena in Emmaus, 1606 olio su tela, 175x141 cm Milano, Pinacoteca di Brera
La bellissima tela, carica di struggente malinconia, si colloca in un momento biografico delicatissimo per Caravaggio, e segna insieme una svolta decisiva nella sua pittura. E’ del tutto verosimile che l’artista abbia dipinto questa tela subito dopo la sua precipitosa fuga da Roma in seguito alla sanguinosa rissa nel corso della quale il pittore, ferito a sua volta, colpisce mortalmente Ranuccio Tomassoni. E’ pervenuta alla Pinacoteca milanese nel 1939 grazie all’intervento dell’Associazione Amici di Brera e del sovrintendente Ettore Modigliani, epurato l’anno prima dalle leggi razziali in quanto ebreo, ma capace di agire dietro le quinte per l’amata pinacoteca.
Caravaggio torna a qualche anno di distanza su un soggetto già affrontato in precedenza: il formato del dipinto e la struttura della scena intorno a un tavolo coperto da una tovaglia bianca sono sostanzialmente simili, ma la tragica e recentissima esperienza dell’omicidio trasforma radicalmente l’atmosfera e lo spirito dell’episodio. Caravaggio riduce al minimo i dettagli di “natura morta” e i gesti enfatici, che invece abbondavano nella precedente Cena in Emmaus (eseguita per i Mattei e oggi a Londra), concentrandosi sui volti e sulle emozioni dei personaggi. Si direbbe che Caravaggio non si sia fermato a illustrare il momento in cui Cristo si rivela nel gesto di spezzare e benedire il pane, ma su quanto avviene subito dopo nella locanda di Emmaus: secondo il racconto evangelico, non appena i pellegrini riconoscono Cristo risorto nel viandante che si era unito loro nel cammino e a cena, Gesù scompare alla loro vista. L'artista porta lo spettatore nel vivo di questo sottile gioco di apparizione e di sparizione, di riconoscimento e di abbandono, attraverso una serrata sequenza di ombre profondissime e di luci filtrate in un ambiente indefinito. La scansione dello spazio attraverso la luce asseconda la sospensione mitica dei gesti e l’immediato realismo dell’immagine.
Rispetto al dipinto di Londra, la tavola è quasi spoglia, con pochi e poveri oggetti; una importante aggiunta è invece quella figura in più, l’anziana e magra ostessa che aggiunge un’ulteriore nota di silenziosa meditazione. L’oste, non citato nel Vangelo, partecipa in silenzio alla scena: la fronte aggrottata fa comprendere che ha solo parzialmente intuito la miracolosa situazione.
Il volto di Cristo è parzialmente in ombra: Caravaggio sembra voler raffigurare con molta precisione l’istante drammatico in cui i due pellegrini riconoscono finalmente Gesù, che però immediatamente scompare.
L’emozione del discepolo di destra è contenuta, controllata: i suoi lineamenti affiorano appena dalla penombra, e tuttavia comunicano un senso di commossa partecipazione.
Accanto al piatto di portata con delle verdure cotte, si vede la pagnotta spezzata: seguendo alla lettera il testo evangelico, Caravaggio raffigura Cristo che benedice il pane dopo averlo spezzato.
La tavola dell’osteria di Emmaus è spoglia, disadorna, specie se confrontata con quella, imbandita e luminosa, dell’analoga cena conservata a Londra.Un dettaglio di grande finezza è la brocca di ceramica, definita con precisione dalla luce che passa tra il manico e il collo. (M.@rt)
Edited by Milea - 10/8/2021, 20:17
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