I file di Wikileaks: IL MONDO TREMA !

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view post Posted on 6/12/2010, 21:54     +1   -1
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Ecco la lista dei siti Usa sensibili.
L'elenco pubblicato su Wikileaks !




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Industrie, oleodotti, stretti, porti, giacimenti e centrali. Gli esperti: ''E' il documento strategico più importante tra quelli finori svelati''.

Da alcuni viene già definito come il documento più importante, da un punto di vista strategico, finora reso pubblico da WikiLeaks: ieri notte il sito online di Julian Assange ha pubblicato una lista segreta di tutti quei siti industriali e le infrastrutture sull'intero pianeta che secondo gli Stati uniti meritano particolare protezione di fronte a potenziali attacchi terroristici.

In un cablo datato 18 febbraio 2009 il Dipartimento di stato americano chiede alle sue rappresentanze diplomatiche nel mondo di recensire quelle installazioni sensibili, «la cui perdita avrebbe conseguenze significative sulla salute pubblica, la sicurezza economica e/o la sicurezza nazionale degli Stati Uniti». Per redigerla, si legge nel cablo, «non è necessario che i diplomatici consultino le autorità locali». La lista è apparsa online nella notte tra domenica e lunedì e riguarda diversi Paesi: fra i siti rilevati compaiono cablaggi subacquei per le telecomunicazioni, porti, miniere, aziende chimiche e farmaceutiche.

ITALIA, FARMACEUTICA E GASDOTTO - Per quanto concerne l'Italia sono esplicitamente menzionati due obiettivi sensibili: la sede a Parma della multinazionale farmaceutica Glaxo Smith Kline che produce il Digibind (farmaco per curare i morsi di serpente) e il gasdotto Trans-Med, che trasporta gas dall'Algeria alla Val Padana.

GERMANIA: SIEMENS, BASF E ARMI - In Europa il paese che riceve maggiore attenzione è la Germania: tra i siti «interessanti» gli stabilimenti Siemens di Erlangen, la Basf di Ludwigshafen, la Junghans Finewerktechnik, un impianto per la produzione bellica.

GRAN BRETAGNA, BAE E CAVI SOTTOMARINI - Il secondo paese europeo con il maggior numero di elementi selezionati è il Regno Unito, con la sede nel Lancashire della Bae System (che costruisce i caccia F-35) e diversi cablaggi sottomarini.

FRANCIA, FARMACEUTICA E ALSTOM - Segue la Francia, con numerose aziende farmaceutiche (Sanofi-Aventis a Lione che produce vaccini contro la rabbia, Emd-Pharms, GlaxoSmithKline a Evreux), la Alstom, gruppo industriale chiave per trasporti ed energia e due possedimenti d'oltremare, in Guyana e Martinica.

SPAGNA, STRETTO GIBILTERRA E GASDOTTO - Per la Spagna la lista elenca lo Stretto di Gibilterra, il gasdotto che unisce la penisola iberica all'Algeria e i laboratori chimico-farmaceutici catalani Grifols.

CINA E GIAPPONE, PORTI E CAVI SOTTOMARINI - Nel continente asiatico si va dall'Estremo oriente, dove interessano principalmente i porti, soprattutto quelli cinesi e giapponesi e i cablaggi sottomarini.

ASIA CENTRALE E M.O.: GASDOTTI, OLEODOTTI E STRETTI
- In Asia centrale e Medio Oriente la preoccupazione è soprattutto per gasdotti e oleodotti, per lo Stretto di Ormuz, il Canale di Suez, il terminal petrolifero di Bassora e l'impianto di raffinazione del greggio di Abqaib in Arabia Saudita.

CANADA, DIGHE E NUCLEARE - In Canada si guarda con attenzione al gigantesco impianto idroelettrico Hydro Quebec, «insostituibile fonte di energia», e all'impianto nucleare di Chalk River.

SUDAMERICA E AFRICA, LE MINIERE - Nel contintente sudamericano le priorità di Washington sono chiarissime: le miniere. In Messico i passaggi di frontiera e le dighe. In Africa, infine, la lista è significativamente più breve e comprende praticamente solo le miniere di manganese, bauxite e cobalto.
 
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view post Posted on 7/12/2010, 12:41     +1   -1
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Arrestato Julian Assange !






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Deve rispondere di stupro.
Si è consegnato alla polizia,
probabilmente chiederà
la libertà provvisoria su cauzione.







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Il fondatore di Wikileaks Julian Assange è stato arrestato oggi dalla polizia britannica. Scotland Yard ha riferito che Assange è stato arrestato alle 09.30 (le 10.30 in Italia) sulle base di un mandato d'arresto europeo. L'arresto è avvenuto in una stazione di polizia londinese dove si è presentato il cittadino australiano. Successivamente Assange comparirà davanti alla corte di Westminster.

Definendo l'azione come politicamente motivata, il legale di Assange, Mark Stephens, ha detto che il suo assistito vuole sapere quali siano i rilievi che gli vengono mossi così da poter difendersi. La vicenda sulla quale è stato spiccato il mandato d'arresto internazionale (il secondo, perchè il primo era incompleto) risale al mese di agosto quando due donne accusarono il patron di Wikileaks di averle aggredite sessualmente, accuse che Assange ha sempre negato. Secondo Sky News, dopo esser stato interrogato dalla polizia, Assange comparirà dinanzi ai magistrati di una corte britannica (la City of WWestminster) che decideranno sull'estradizione; ma il suo avvocato ha ribadito che Assange si opporrà con tutte le sue forze a ogni tentativo di estradizione, perchè il rischio è che possa essere «consegnato agli americani».

Secondo il Guardian, il fondatore di Wikileaks avrebbe chiesto ai suoi sostenitori di farsi garanti per lui e di raccogliere una cauzione stimata tra le 100.000 e le 200.000 sterline. Assange crede di aver bisogno di almeno sei persone come garanti. Negli ultimi giorni, il giornalista avrebbe confidato ad alcuni amici di essere convinto del ruolo svolto dagli Stati Uniti in tutta la sua vicenda giudiziaria.Intanto un network di hacker, «Operation Payback», afferma di aver lanciato con successo oggi attacchi informatici contro PayPal e PostFinance, in risposta alla chiusura delle donazioni per Wikileaks e del conto di Julian Assange in Svizzera.

«La banca svizzera (PostFinance) che ha chiuso il conto a Assange è stata tirata giù oggi con un Ddos attack (negazione del servizio, lo stesso lanciato in più occasioni contro i domini di Wikileaks in questi giorni, ndr)», recita un annuncio del gruppo su Twitter. Qualche ora prima, un altro assalto informatico era stato lanciato contro PayPal, sempre da Operation Payback. Le due società non hanno confermato la notizia. Su Twitter, il gruppo aveva annunciato con anticipo «l'ora X» invitando i membri a «fare fuoco» al momento convenuto. Operation Payback è un gruppo hacker di «difensori della pirateria informatica» nato per rispondere ai tentativi di oscurare Torrent e altri programmi di condivisione dei file in rete messi in atto da «hacker pagati dalle aziende» per tutelare il copyright.
 
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Assange: le rivelazioni non si fermeranno !
Dovrà restare in carcere fino al 14.

Prima dell'arresto scrive su The Australian:
''Ambasciator non porta pena''.





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Si è conclusa la caccia a Julian Assange, l’uomo che attraverso Wikileaks ha messo in subbuglio la diplomazia mondiale. L’arresto del fondatore del sito di rivelazioni è avvenuto in un commissariato di Londra, in modo concordato con la polizia. Alle 9,30 (le 10,20 in Italia) il 39enne australiano si è presentato con i suoi due avvocati britannici, Mark Stephens e Jennifer Robinson, ed è stato eseguito il mandato d’arresto europeo richiesto dalla Svezia, dove la magistratura vuole interrogare Assange per decidere se incriminarlo per stupro dopo la denuncia di due donne. La Corte di Westminster ha respinto la richiesta di libertà su cauzione per Julian Assange. Il magistrato Howard Riddle ha stabilito che il fondatore di Wikileaks rimarrà in carcere fino alla prossima udienza del 14 dicembre.

I legali hanno fatto sapere che il 39enne australiano si opporrà all’estradizione in Svezia, dove è accusato di violenza sessuale nei confronti di due donne. Assange si è limitato a fornire il proprio domicilio, dapprima indicando una casella postale di Londra e poi, dopo l’insistenza dei magistrati, la città di Parkville, in Australia. «Ho agito - ha detto Assange in un articolo pubblicato dal quotidiano Australian - senza paura per l’interesse pubblico». «Non una singola persona è stata danneggiata dalle nostre rivelazioni», ha aggiunto. Mentre Wikileaks ha definito l’arresto come un attacco alla libertà di stampa, ma ha fatto sapere che l’azione non impedirà all’organizzazione di diffondere nuove rivelazioni.

Per pagare la cauzione per il rilascio di Julian Assange si erano fatti avanti il regista inglese Ken Loach, l’ereditiera Jemima Khan e il giornalista che si batte per i diritti umani John Pilger. Un’eventuale cauzione era stimata in una cifra tra le 100 e le 200mila sterline.

Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, non ha nascosto la sua soddisfazione: «Era ora: l’accerchiamento internazionale ha avuto, per fortuna, successo». Julian Assange, ha anche aggiunto il ministro, non deve «essere processato solo per stupro ma anche per gli altri gravi reati che ha commesso mettendo a rischio la sicurezza di molte nazioni». Frattini ha ricordato che «sono stati rivelati documenti classificati» e questo configura un reato molto grave per cui il suo «auspicio» è che «gli Stati interessati reagiscano» procedendo a loro volta contro Assange. L’arresto di Jiulian Assange è stto definito «una buona notizia» anche dal segretario alla Difesa americano, Robert Gates.

Intanto prosegue la guerra informatica all’organizzazione, le cui finanze sono state sistematicamente attaccate nelle ultime ore. Gli hacker di Operation Payback hanno minacciato di scatenarsi contro Paypal, che ha pubblicamente rivendicato il merito di aver congelato l’account utilizzato dal gruppo sulla banca svizzera PostFinance.


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''Non sparate al messaggero che rivela verità scomode''.



"Nel 1958 un giovane Rupert Murdoch, allora proprietario ed editore del giornale di Adelaide The News, scrisse: "Nella gara tra la segretezza e la verità, è inevitabile che la verità vinca sempre".

La sua osservazione rifletteva forse la denuncia che suo padre Keith Murdoch fece del sacrificio delle truppe australiane sacrificate inutilmente da comandanti britannici incompetenti sulla spiaggia di Gallipoli.

Quasi un secolo dopo, anche WikiLeaks sta pubblicando senza timore fatti che bisogna che siano resi noti al pubblico.

Io sono cresciuto in una cittadina del Queensland dove la gente parlava senza peli sulla lingua. Non si fidavano del governo, lo consideravano a rischio corruzione se non tenuto sotto stretta sorveglianza. I giorni bui della corruzione del governo del Queensland prima dell'inchiesta Fitzgerald sono una testimonianza di che cosa succede quando i politici imbrigliano i media e mettono a tacere la verità.

Queste cose sono rimaste con me. WikiLeaks è stato creato intorno a questi valori di fondo. L'idea, concepita in Australia, era di usare la tecnologia di Internet per offrire nuovi modi per far uscire la verità.

WikiLeaks ha coniato un nuovo tipo di giornalismo: il giornalismo scientifico. Lavoriamo con altri media per portare le notizie alla gente, ma anche per dimostrare che sono vere. Il giornalismo scientifico ti permette di leggere una notizia, e poi cliccare online per vedere il documento originale su cui si basa. In questo modo, puoi giudicare tu stesso: la storia è vera? Il giornalista che l'ha raccontata l'ha fatto in maniera accurata?

Le società democratiche hanno bisogno di media forti e WikiLeaks è parte di quei media. I media aiutano a mantenere i governi onesti. WikiLeaks ha rivelato dure verità sulle guerre in Iraq e in Afghanistan, e ha fatto uscire notizie sulla corruzione nelle aziende.

C'è chi dice che sono anti-guerra: non è vero. A volte le nazioni hanno bisogno di andare in guerra, e ci sono guerre giuste. Ma non c'è nulla di più sbagliato di un governo che mente al proprio popolo su quelle guerre, e che chiede ai suoi cittadini di mettere le loro vite e le loro tasse sul fronte per sostenere quelle menzogne. Se una guerra è giusta, allora dì la verità e la gente deciderà se sostenerti oppure no.

Se avete letto qualcuno di quei documenti sulle guerre in Afghanistan e in Iraq, o di quei dispacci delle ambasciate Usa o qualsiasi delle storie sulle cose pubblicate da WikiLeaks, considerate quanto sia importante per tutti i media di poter pubblicare queste cose liberamente.

WikiLeaks non è l'unico a pubblicare i cablogrammi delle ambasciate Usa. Altri media, tra cui il britannico The Guardian, il New York Times, El Pais in Spagna e Der Spiegel in Germania hanno pubblicato gli stessi dispacci.

Eppure è WikiLeaks, in quanto coordinatore di questi giornali, che subisce le accuse e gli attacchi più duri dal governo Usa e dai suoi accoliti. Io sono stato accusato di alto tradimento, anche se sono un cittadino australiano, non un cittadino americano. Ci sono state dozzine di telefonate serie negli Usa per farmi "portare fuori" dalle forze speciali Usa. Sarah Palin dice che io dovrei essere "abbattuto come Osama bin Laden", c'è una proposta di legge repubblicana al Senato Usa che chiede che io sia dichiarato una "minaccia transnazionale" ed eliminato di conseguenza. Un consigliere dell'ufficio del primo ministro canadese ha chiesto in diretta televisiva nazionale che io fossi assassinato. Un blogger americano ha proposto che mio figlio, che ha vent'anni e vive qui in Australia, fosse rapito e gli venisse fatto del male per nessun'altra ragione se non che per fare del male a me.

E gli australiani dovrebbero osservare senza orgoglio all'abbandono a questi sentimenti di odio di Julia Gillard e il suo governo. I poteri del governo australiano appiano a completa disposizione degli Usa per cancellare il mio passaporto australiano, o spiare e molestare i sostenitori di WikiLeaks. Il procuratore generale australiano sta facendo di tutto per aiutare le indagini Usa dirette a mettere al muro cittadini australiani e spedirli negli Usa.

Il primo ministro Gillard e il segretario di Stato Usa Hillary Clinton non hanno avuto una parola di critica nei confronti degli altri giornali. Questo perchè il Guardian, il New York Times e Der Spiegel sono vecchi e grandi, mentre WikiLeaks è ancora giovane e piccolo.

Noi siamo gli "underdog" (quelli su cui non scommette nessuno). Il governo GIllard sta cercando di "sparare al messaggero" perchè non vuole che si riveli la verità, incluse informazioni sui propri traffici diplomatici e politici.

C'è stata una risposta dal governo australiano alle numerose minacce pubbliche di violenza contro la mia persona e contro il personale di WikiLeaks? Ci si sarebbe aspettati che un primo ministro australiano difendesse i suoi cittadini da minacce di questo genere, ma ci sono state solo accuse di illegalità senza uno straccio di prova. Il primo ministro e specialmente il procuratore generale dovrebbero fare il loro dovere con dignità e al di sopra di ogni sospetto. Stiate certi, questi due pensano a salvare la propria pelle. Non lo faranno.

Ogni volta che WikiLeaks pubblica la verità sugli abusi commessi dalle agenzie Usa, i politici australiani cantano un coro di false accuse assieme al Dipartimento di Stato: "Rischierete vite umane! Sicurezza nazionale! Metterete a rischio le truppe!". Poi dicono che non sta uscendo niente di rilevante dalle pubblicazioni di WikiLeaks. Non può essere entrambe le cose. Qual è la verità?

Non è nè l'una nè l'altra cosa. E' da quattro anni che WikiLeaks pubblica documenti. In questo periodo sono cambiati governi interi, ma nessuna persona, che se ne sappia, è stata danneggiata. Ma gli Usa, con la connivenza del governo australiano, hanno ucciso migliaia di persone solo nell'ultimo paio di mesi.

Il segretario alla Difesa Usa Robert Gates ha ammesso in una lettera al congresso Usa che non è stato compromesso alcun metodo nè alcuna fonte di intelligence sensibile dalla pubblicazione dei documenti sulla guerra in Afghanistan. Il Pentagono ha dichiarato che non c'è prova alcuna che i dispacci di WikiLeaks abbiano portato a danneggiare chicchessia in Afghanistan. La Nato a Kabul ha dichiarato alla Cnn che non ha trovato una singola persona che avesse bisogno di protezione. Il dipartimento di Difesa australiano ha detto la stessa cosa. Nessuna truppa e nessuna fonte australiana è stata danneggiata per qualcosa che abbiamo pubblicato.

Ma le nostre pubblicazioni sono tutt'altro che poco importanti. I dispacci diplomatici Usa rivelano alcuni fatti allarmanti:

- Gli Usa hanno chiesto ai loro diplomatici di rubare materiale umano e informazioni personali ai funzionari Onu e ai gruppi che difendono i diritti umani, tra cui il Dna, le impronte digitali, la scannerizzazione dell'iride, i numeri delle carte di credito, le password su Internet e le foto identificative, in violazione di qualsiasi trattato internazionale. Presumibilmente anche i diplomatici Onu australiani ne sono stati vittime.

- Il re Abdullah dell'Arabia Saudita ha chiesto agli Usa di attaccare l'Iran.

- Funzionari in Giordania e nel Bahrain vogliono che il programma nucleare dell'Iran venga fermato con qualsiasi mezzo a disposizione.

- L'inchiesta britannica sull'Iraq è stata una montatura per proteggere "gli interessi Usa".

- La Svezia è un membro occulto della Nato e la condivisione di informazioni dei servizi segreti Usa viene nascosta al Parlamento.

- Gli Usa stanno giocando sporco per costringere altri Paesi a incamerare i detenuti liberati da Guantanamo Bay. Barack Obama si è messo d'accordo per incontrare il presidente sloveno solo se la Slovenia accetta un prigioniero. Kiribati, il nostro vicino del Pacifico, ha ricevuto un'offerta di milioni di dollari se accetta detenuti.

In una sentenza storica nel caso dei Pentagon Papers, la Corte Suprema Usa ha dichiarato che "solo una stampa libera e senza bavagli può esporre in modo efficace gli imbrogli in un governo". La tempesta attorno a WikiLeaks oggi rinforza la necessità di difendere il diritto di tutti i media a rivelare la verità".

Julian Assange, direttore di WikiLeaks
 
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Assange, Usa trattano per la consegna.
Sydney: ''Colpa loro la fuga di notizie''.




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Negata la libertà su cauzione: il giornalista resta in carcere.

Funzionari americani e svedesi hanno già avviato discussioni informali su un’eventuale consegna agli Stati Uniti del fondatore di Wikileaks, Julian Assange, da ieri in prigione nel Regno Unito. Lo riferiscono fonti diplomatiche al quotidiano britannico Independent. Assange è stato arrestato ieri dalla polizia britannica, in base al mandato spiccato dall’Interpol per l’inchiesta di stupro aperta in Svezia. Le autorità svedesi chiedono l’estradizione del giornalista australiano per chiamarlo a rispondere alle accuse di stupro, molestie sessuali e coercizione per fatti accaduti lo scorso agosto. Le fonti interpellate dall’Independent precisano che una sua eventuale consegna alle autorità americane avverrebbe solo una volta concluso il procedimento giudiziario in Svezia. A Washington, il Dipartimento della Giustizia sta intanto valutando se incriminare Assange per spionaggio. Il governo australiano, intanto, accusa gli Stati Uniti di essere responsabili della fuga di notizie di Wikileaks, e non «il signor Assange». «I responsabili sono gli Stati Uniti», ha dichiarato il ministro degli Esteri, Kevin Rudd.

Julian Assange , comunque, resterà in carcere almeno fino a martedì prossimo, quando è stata fissata, nel’udienza preliminare in cui gli è stata negata la libertà su cauzione, la data per l’esame della richiesta di estradizione formulata contro di lui dalla Svezia. Ma «Wikileaks rimarrà operativa» e continuerà a pubblicare materiale riservato, a partire dai cablorammi diplomatici americani, con nuovi ’file' sul sito, come al solito, ha promesso il suo avvocato difensore, Mark Stephens, all’uscita dal tribunale, preannunciando una seconda richiesta di libertà su cauzione a nome del suo assistito. Il fondatore del sito si è consegnato verso le nove di ieri mattina a Scotland Yard. Poche ore dopo, al termine dell’udienza durata poco meno di un’ora, la corte di Westminster gli negava la libertà su cauzione denunciando il pericolo di fuga. In molti avevano dato la loro disponibilità a contribuire alla cauzione, alcuni dei quali sono anche accorsi in aula, (fra loro, il regista Ken Loach e la celebrità e attivista, Jemina Khan).

Sono stati nel frattempo resi noti i capi di accusa formulati nei confronti di Assange: sono quattro e riguardano due diverse donne, identificate come «Miss A» e «Miss W». Come ha reso noto la portavoce della procura svedese, Gemma Lindfield, la prima sarebbe stata vittima di «costrizione illecita» lo scorso 14 agosto a Stoccolma, quando Assange avrebbe usato sessualmente il peso del suo corpo per tenerla sdraiata. Assange avrebbe in seguito «molestato sessualmente» Miss A, per avere avuto con lei un rapporto sessuale senza preservativo quando aveva «espresso il desiderio» di usarne uno. Miss A sarebbe poi stata nuovamente «molestata in modo deliberato» quattro giorni dopo, il 18. Il 17 agosto, Assange avrebbe avuto un rapporto sessuale senza preservativo con Miss W mentre era addormentata nella sua casa di Stoccolma. «Sono in molti a credere che il caso sia motivato politicamente. Sono certo che il sistema giuridico britannico è abbastanza solido per non subire le interferenze dei politici e che i giudici siano imparziali e corretti. Spero che lo stesso si possa dire dei magistrati svedesi», ha affermato Stephens.

L'arresto di Assange ha scatenato una cyber-rivolta in Rete. Il sito on-line di Mastercard, la multinazionale di carte di credito che ieri aveva bloccato i bonifici verso Wikileaks, è da un paio d’ore inaccessibile. Il gruppo di hacker «Anonymous» sta colpendo una serie di aziende che hanno sospeso i rapporti con Assange o la sua organizzazione. Stanotte è stato bucato il sito dell'Interpol. Nel mirino anche il servizio di posta elettronica del legale che rappresenta le due donne svedesi che hanno accusato il fondatore di Wikileaks di molestie sessuali. «La nostra e-mail e il sito sono stati attaccati nella notte o stamane», ha detto Claes Borgstroem, il legale che rappresenta le due donne. «Pensiamo che sia la stessa gente (che ha oscurato) il sito web dei pubblici ministeri».
 
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Quelle notti di fuoco che incastrano Julian.




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Due attiviste sedotte dal fascino del pirata:«Non accetta rifiuti».

L’anno arrestato per due rapporti sessuali non protetti. Quando Gemma Lindfield ha cominciato il suo dettagliato racconto, Julian Assange, accusato di stupro e di molestie sessuali, ha stretto impercettibilmente gli occhi e ha spostato il busto in avanti dopo essersi sistemato la giacca. Aveva bisogno di capire. Lindfield, arrivata appositamente da Stoccolma per convincere il giudice Riddle a concedere l’estradizione dell’australiano, parlava sottotono e anche l’altoparlante faceva fatica a restituire la sua voce all’interno dell’aula bianca al terzo piano della Corte di Giustizia. Un silenzio profondo, interrotto da un brusio quasi impercettibile. Lentamente, senza fronzoli, la donna si è limitata a spiegare quelli che per lei erano i fatti. «Così Assange avrebbe violentato A. e W.». Una ricostruzione piena di dettagli e di fragilità. Un complotto organizzato dagli americani al preciso scopo di farsi consegnare l’hacker accusato di spionaggio, come sostengono i legali di Assange, o la pura, semplice e purtroppo banale verità, come dice Marianne Ny, procuratore svedese titolare del caso? Agosto, l’11.

Assange deve partecipare al seminario «Guerra e ruolo dei media», organizzato a Stoccolma dal Brotherhood Movement, un controverso gruppo cristiano legato al partito socialdemocratico. Arriva come al solito all’ultimo momento. Niente soldi in tasca, niente carte di credito, non un posto per andare a dormire. A., una bionda decisamente attraente, addetto stampa di Brotherhood, decide di ospitarlo a casa sua, in pieno centro. Non l’ha mai visto prima, ma l’idea non la spaventa. Anzi, fino a quel momento per lei Assange è un eroe. I due si piacciono e dopo cena finiscono a letto. Fino a questo punto le testimonianze convergono. Qui capita però il primo fatto sgradevole. Il preservativo di Assange si rompe. Secondo A, descritta ieri dal Daily Mail come una femminista radicale, è un gesto deliberato di Julian. Lei non vorrebbe continuare, lui, approfittando della sua forza fisica sì. Il mattino dopo i rapporti tra di loro sembrano normali, tanto che Assange resta a dormire a casa di A (ribattezzata dal Daily Mail «Sarah»), che per altro organizza una festa in suo onore. Non sembra sconvolta. Le cose si complicano pochi giorni dopo, quando entra in scena la ventenne W (fin qui conosciuta come «Jessica»).

La ragazza abita a Enkoping, a venti chilometri da Stoccolma, una sera ha visto Assange in televisione e ha perso la testa. Ha deciso che lo vuole avvicinare, così si fa assumere tra i volontari del seminario, corteggia l’australiano e riesce a organizzare una serie di incontri con lui. Anche in questo caso i due vanno a letto e fanno sesso due volte. La prima col preservativo. Sulla seconda nasce l’ulteriore denuncia. Lindfield, davanti al giudice Riddle che la ascolta attentamente, dice che durante la notte Assange si sveglia e approfitta di W che sta profondamente dormendo. E lo fa senza usare protezioni. Anche in questo caso il commiato è amichevole, ma all’improvviso W si spaventa per il rapporto senza preservativo, chiama A e le racconta il fatto, ignara della precedente relazione tra Assange e A. Decidono di andare a denunciarlo.

«Qui non c’entra per niente il Pentagono. Assange è un uomo con una opinione distorta delle donne e a cui non piace farsi dire di no». Lindfield termina, Assange scuote la testa e il suo avvocato, Mark Stephens, allarga le braccia. «Mi pare che non ci sia neppure una prova». Il giudice Riddle respinge la libertà su cauzione. Jennifer Robinson, legale di Wikileaks, dice che le pressioni nei confronti di Assange sono diventate insopportabili e che anche suo figlio, Daniel, vent’anni, è stato minacciato di morte. Assange esce dall’aula scortato da due guardie carcerarie. Lo caricano su un furgone e lo portano nella prigione di Wandsworth. «Sarà libero di vestirsi come crede, di ricevere ospiti e di fare telefonate». Sospeso tra la luce il buio, come tutta la sua esistenza.
 
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Il sollievo del Cremlino:
''Non sanno nulla di noi''.




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Mosca sorride per il pericolo scampato.

Per settimane la Russia ha atteso con ansia crescente l’uscita dei cablo americani su Wikileaks. Girava voce che contenessero prove schiaccianti dell’alto livello di corruzione. Quando infine sono stati divulgati, i titoli sono stati assai duri. Nei rapporti, influenti diplomatici americani a Mosca bollano la Russia come «Stato virtuale di mafia». Il Cremlino, dicono, si appoggia a criminali che premia con politiche clientelari, mentre alti funzionari raccolgono tangenti «come in un sistema di tassazione personale». La Russia viene descritta come una cleptocrazia corrotta e autocratica incentrata sulla leadership di Vladimir Putin, che lega funzionari, oligarchi e criminalità organizzata. Nei rapporti si parla di traffico di armi, riciclaggio, arricchimento personale, protezione per gangster, estorsioni e tangenti, valigie piene di soldi e conti segreti offshore a Cipro. Magari vi immaginate che le rivelazioni siano una catastrofe per la Russia dal punto di vista delle pubbliche relazioni. Di certo i russi sono indignati e almeno in apparenza, arrabbiati.

Come osano gli americani dire tali cose su di noi? Ma in privato sono più sollevati che altro e pensano di avere motivi per festeggiare. Lungi dal dire qualcosa di nuovo, i dispacci invece rivelano quanto poco i diplomatici americani a Mosca abbiano accesso a fonti governative affidabili. La maggior parte dei rapporti riportano le opinioni degli stessi esperti politici ampiamente citati dai media russi e internazionali. Uno cita persino il Moscow Times, giornale gratuito in inglese che diffonde solo 30 mila copie. La malaugurata conclusione è che almeno in Russia i diplomatici del Paese più potente del mondo abbiano accesso ad ancora meno fonti dei corrispondenti stranieri. «Si lamentavano regolarmente con me di avere problemi di accesso a fonti governative», dice l’analista politico Alexei Mukhin, che appare in un’informativa del novembre 2008 sui rapporti tra Medvedev e Putin. Le gravi accuse contro il Cremlino non differiscono da quello che si potrebbe sentire a un cocktail party. Prendete un qualsiasi taxi a Mosca, chiedete all’autista notizie sulla corruzione e le classi dirigenti e ascolterete le stesse cose. La Russia è una cleptocrazia? Sì, certo.

La polizia e i servizi di sicurezza trafficano con la criminalità? Assolutamente. Putin è ricco? Probabile. Ma con gran sollievo delle élite russe i rapporti pubblicati non forniscono prove concrete. Non ci sono numeri di conti bancari svizzeri, nessun nome, nessuna fonte di alto livello – solo un rimaneggiamento di voci e pettegolezzi ben noti. Io stesso, negli anni, ho sentito accuse ed indiscrezioni ben più precise. Non a caso le informazioni sull’accusa più grave, la collusione tra i servizi di sicurezza e la criminalità organizzata, non provengono da una fonte di Mosca, ma da un procuratore spagnolo. In una brillante analisi del 1839, ancora assai attuale, il marchese de Custine, un aristocratico francese che attraversò la Russia zarista, concluse che «i russi sono molto meno interessati ad essere veramente civilizzati di quanto non lo siano a convincere noi europei di esserlo». I russi restano sorprendentemente ipersensibili al modo in cui sono percepiti all’estero. Sono anche molto più preoccupati per il modo in cui l’Occidente li vede di quanto l’Occidente si preoccupi per la Russia. I giudizi espressi nei rapporti sono sgradevoli e profondamente irritanti - ma nulla di più. I dossier russi d Wikileaks sono stati pubblicati poche ore dopo l’annuncio di Putin che non si sarebbe recato a Zurigo per l’assegnazione dei Mondiali del 2018 e del 2022. La disdetta venne ampiamente interpretata come un segnale che la Russia riteneva quasi certa una bocciatura.

Il 2 dicembre 2010 sembrava destinato a passare alla storia come un giorno nero per la Russia - dopo tutto non accade spesso di essere definiti uno «Stato mafioso» e di perdere la candidatura per i Mondiali, il tutto nello spazio di poche ore. A metà pomeriggio però, dopo l’annuncio della vittoria della Russia, le cose sembravano molto diverse. Putin è volato a Zurigo e da Mosca sono arrivate dichiarazioni trionfanti. La Gran Bretagna, che secondo la Fifa aveva fatto la migliore presentazione in senso tecnico, ha ottenuto solo due voti su 22. Sono in molti a credere che abbia a che fare con il fatto che la stampa britannica abbia svelato con una serie di clamorose indagini prove di corruzione nell’ambito Fifa. «Un organismo corrotto dà i Mondiali a un Paese corrotto», ha detto un commentatore britannico particolarmente amareggiato.

Le cose ovviamente non stanno proprio così, ma se provate a mettervi nei panni della Russia, capirete che si potrebbe essere perdonati ritenendo che quello che i diplomatici americani a Mosca pensano del Paese è meno che irrilevante. Nel 2014 la Russia ospiterà le Olimpiadi invernali. Quattro anni dopo i Mondiali. In due anni è anche previsto che Putin torni a essere presidente. Potrebbe restare in carica 12 anni, fino al 2024 e questo farebbe di lui il leader in carica più longevo della Russia dai tempi di Stalin. Andrebbe in pensione a 72 anni. Ed infine, vale la pena anche ricordare che il prezzo del petrolio è già tornato a quasi 90 dollari al barile. Wikileaks? La Russia uno Stato mafioso? E allora? Sono l’ultima persona a sapere cosa stia pensando Vladimir Vladimirovich Putin, ma se fossi in lui, me la starei ridendo.
 
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Il caso Wikileaks rischia di scatenare
una rivolta informatica !




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Bucato nella notte il sito dell'Interpol.

Ho saputo stanotte che il sito dell'Interpol è stato bucato dagli hacker. Ho gli screenshot della home page bucata, che non pubblico qui ora perchè non è questo il punto. Ma la mia fonte è bene informata: mi ha spiegato che "la vulnerabilita' e' un XSS (Cross Site Scripting, errore molto banale da parte di Interpol...) sommato al reverse engineering dell'algoritmo che gestisce l'aggancio a fotografie dall'esterno". Un linguaggio tecnico complicato per i non addetti ai lavori, ma è chiara una cosa: persino l'Interpol - che sicuramente custodisce nelle sue banche dati informazioni top secret - non è capace di garantirsi un sito a prova di hacker.

Questo rende bene l'idea di quanto siano esposti i segreti nell'era digitale, di quanto sia difficile tenerli tali. E stiamo scoprendo che il pubblico può usare Internet e trasformare la Rete in uno strumento potente per ribellarsi ai propri governi, che sono in balìa dei sistemi informatici per tutta la loro rete di informazioni, più o meno sensibili. L'unica è che chi detiene il potere mantenga una posizione equilibrata e democratica, senza violare diritti fondamentali come la libertà di espressione. "Western Democracies must live with leaks" (le democrazie occidentali devono saper convivere con le fughe di notizie) scriveva l'altro ieri il Guardian. Ordinare l'abbattimento di Wikileaks e ancora peggio del suo fondatore non è un atteggiamento democratico e men che meno equilibrato. Ovvio che, nell'era di Internet, questo non venga accettato e il popolo della Rete si inalberi.

Gli hacker sono per lo più normali cittadini esperti informatici con un'etica ben dichiarata: si battono per cause come quella di Wikileaks (e se qualcuno non conoscesse la causa di Wikileaks, consiglio la lettura della sua sezione " About", riportata anche nei vari siti mirror). Ma possono rapidamente passare dalla parte del torto e tra di loro molti diventare "cattivi", se si instaura un clima di guerriglia informatica.

La violazione del sito dell'Interpol di stanotte significa che potremmo avere presto una moltiplicazione di "cablegate", con conseguenze inimmaginabili: perchè gli hacker del mondo si stanno alleando per solidarietà dopo l'arresto di Julian Assange e il blocco delle donazioni al suo sito. E lo stanno facendo in due modi diversi: uno etico, di protesta civile, che è comunque molto potente: sono in tantissimi ad abbandonare per esempio l'abbonameno a PayPal, il sistema di pagamento online che su richiesta degli Stati Uniti ha improvvisamente smesso di funzionare per pemettere le donazioni sul sito di Wilikeaks. Questa forma di protesta, di ribellione popolare, per "punire" Paypal alla fine potrebbe avere la meglio e la scelta di PayPal potrebbe rivelarsi un boomerang.

L'altro modo di ribellarsi esula invece dall'etica hacker e finisce nell'illegalità: come l'operazione di accesso negato (denial of service) nei confronti della Mastercard, che oggi si ritrova tutti i siti del mondo bloccati, un disservizio per tanti utenti. Ed è solo un assaggio di quello che potrebbe succedere. D'altra parte, se il solo soldato Bradley Manning, l'americano di 23 anni, è riuscito a inviare a Wikileaks salvati su un dischetto i Logs, quei documenti riservati sulla guerra in Afghanistan e in Iraq (tra cui il video che documenta l'omicidio dei giornalisti Reuters a Baghdad) scaricati mentre stava al suo computer nella sua base militare, immaginate i "danni" che potrebbero fare centinaia di migliaia di cittadini digitali arrabbiati per l'accanimento delle autorità contro Wikileaks e contro il suo fondatore, competenti di informatica al punto da essere già stati in grado di bloccare o penetrare le banche dati di tutte le principali organizzazioni del mondo, da PostFinance a PayPal, alla Visa, la Mastercard, fino ad arrivare al sito dell'Interpol, la polizia internazionale che ha spiccato il mandato di cattura per Assange (e non si fermeranno qui)?

Vale la pena trasformare Assange - che non è un hacker, ma un citizen-journalist con il pallino del giornalismo "scientifico" che documenti eventuali misfatti pubblici - in un eroe di Internet e spingere i suoi sostenitori informatici a fare la guerra a chi lo attacca? Forse questa guerra non s'ha da fare. Speriamo che qualcuno abbia il buonsenso di fermarla e di abbassare i toni dello scontro. La soluzione non è bloccare Wikileaks e arrestare Assange. Quella è solo una miccia che, se lasciata accesa, rischia di fare scoppiare una vera bomba.
 
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view post Posted on 9/12/2010, 19:57     +1   -1
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Wikileaks, Putin difende Assange:
''Arresto ipocrita e antidemocratico''.




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Ancora cyberguerra: Fabebook e Twitter all'attacco degli hacker.

«È questa democrazia? Perchè avete arrestato Assange? Da che pulpito viene la predica». Così il premier russo Vladimir Putin ha commentato, nel corso di una conferenza stampa a Mosca, l’arresto del fondatore di Wikileaks.

Intanto sul Web scatta la controffensiva cibernetica di Facebook e Twitter che si mobilitano per far fronte all’attacco degli hacker "Anonymous". I due social network hanno chiuso gli account utilizzati dal gruppo per lanciare l’operazione "Payback" che, nelle ultime ore, ha attaccato i siti di Mastercard, Visa, della procura svedese, Paypal, Poste svizzere e dei politici Usa Lieberman e Palin.
In una nota Facebook ha spiegato che i contenuti circolati sul suo network «promuovono attività illegali». Poche ore dopo anche Twitter ha chiuso l’account "Anon_Operation" utilizzato dai pirati informatici. Intanto nel cyberspazio la guerra prosegue. Il blocco dei fondi di finanziamento per il sito di informazione Wikileaks ha scatenato un vero e proprio conflitto informatico: legioni di hacker hanno attaccato i siti dei principali gestori di carte di credito e di sistemi di pagamento elettronico al mondo.

Gli attivisti hanno chiamato le loro incursioni "Operation Payback" («ripagare della stessa moneta) e "Avenge Assange" («vendicare Assange»). Sono stati bloccati per diverse ore i siti di MasterCard e Paypal, il primo colosso delle carte di credito e il secondo dei pagamenti online, "colpevoli" di aver respinto i versamenti a favore di Wikileaks. Colpiti anche, fra gli altri, il sito della procura svedese, da cui è partita la richiesta di arresto per Julian Assange in seguito a una denuncia per stupro, quello delle Poste svizzere, quello del provider EveryDns che ha oscurato Wikileaks costringendolo a cambiare indirizzo, quello del senatore indipendente Usa Joe Lieberman, che ha definito «reato penale» la diffusione dei dispacci diplomatici segreti, e quello dello studio legale svedese che assiste le due donne da cui è partita la denuncia per violenza sessuale nei confronti di Assange.

Gli attacchi avvengono mediante un sistema relativamente semplice e collaudato, che nel gergo informatico viene detto "Denial of service" (negazione del servizio), in sigla DoS. Si invia una massa considerevole di pacchetti di richieste ai server che gestiscono il sito sotto attacco (richieste generate aumaticamente, non c’è bisogno di un operatore che le scriva una per una), in modo da saturarne le risorse e bloccarne l’attività. Gli attacchi ai siti «nemici» di Wikileaks sono stati attuati con tale sistema, nella variante detta DdoS (distributed denial of service). Poiché, se si operasse da un numero limitato di computer, sarebbe relativamente facile arrivare a quelli che generano i messaggi destinati a intasare il sito bersaglio, viene infettato con il malware un numero elevato di computer distribuiti in un territorio il più vasto possibile. Questi computer così infettati vengono chiamati "zombie", nel linguaggio degli hacker, perché in pratica sono come schiavi inconsapevoli a disposizione di chi conduce l’attacco.
 
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I misteri dell'accusatrice di Assange.




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L'attivista svedese Anna Ardin e i contatti coi dissidenti cubani sotto la lente di decine di blog «E' una spia pagata dagli Usa».

Per l’eroina no-global Naomi Klein è una ragazza capricciosa ingaggiata dall'America per giustificare l'arresto di Assange. Contro di lei si sono scatenati persino l'icona femminista Naomi Wolf e il gruppo europeo "Women Against Rape". Il quotidiano cubano Granma la chiama “Anna la cubana”. «La Ardin è una collaboratrice della Cia- attacca l’organo ufficiale del Partito Comunista- attivissima in Rete». Lei, una delle due donne che ha incastrato Assange, per ora tace. Parlano al posto suo i sostenitori di Wikileaks, che hanno passato al setaccio la Rete a caccia di notizie sulla bionda che ha sedotto il capo del sito: prima ha passato la notte con lui e poi l’ha denunciato. «Una sexy-trappola», dicono i consiglieri di Julian, gli stessi che per anni gli hanno consigliato di stare lontano dalle donne.

In Rete le notizie corrono velocissime e in queste ore ognuno sembra poter dire la sua, tanto che - scrivono i giornali australiani - la ragazza che ha accusato Assange di molestie sessuali e stupro avrebbe deciso di lasciare la Svezia e smesso di collaborare con la magistratura e con il suo avvocato. Secondo il sito australiano Crikey la Ardin si sarebbe trasferita in Cisgiordania nell’ambito di un’iniziativa cristiana per portare la pace tra israeliani e palestinesi. Anna si troverebbe ora a Yanoun, un paesino vicino alla contestata barriera di separazione tra stato ebraico e Territori.

Tutto quello che si sa veramente di Anna Ardin, è che è una femminista trentenne, già addetta stampa del gruppo cristiano Brotherhood Movement, con un passato da militante nella Ong Olof Palme Center e una passione per viaggi che l’ha portata più volte in America Latina: prima in Argentina e poi a Cuba. Il resto è avvolto nella cyber-nebbia. Si sarebbe laureata a l’Avana, Anna, e sull’isola- scrive il Miami Herald- «avrebbe anche incontrato i dissidenti come rappresentante dei socialdemocratici svedesi». Un punto a favore di chi tifa per il complotto.

La caccia di Anna- ex sostenitrice di Wikileaks- è scattata mesi prima dell’incontro. Il convegno a Stoccolma in cui ha conosciuto Assange l’aveva organizzato lei. Mac McKinney, un blogger americano, ha postato due messaggi Twitter che Anna ha spedito nei giorni in cui è stata a letto con Julian, il 14 agosto: «E’ la persona più cool del mondo». E ancora: «E’ fantastico». La denuncia per molestie è scattata solo una settimana più tardi, e i tweet sono scomparsi. Perché? E’ qui che le voci si scatenano. «E’ chiaro, a quel punto sono entrati in gioco i servizi segreti», scrive il super blog All Voices. La replica: la seconda ragazza, con cui Julian ha avuto rapporti non protetti, è entrata in ballo solo allora. «Non c’entra affatto il Pentagono- così la Ardin citata dal Daily Mail- Assange è un uomo con un’opinione distorta delle donne a cui non piace farsi dire di no». Dunque, un uomo da punire, con l’aiuto dell’avvocato super star Claes Borgström.

Per la parte più intransigente della blogosfera non basta: ad Anna, spiegano, oltre agli uomini e i viaggi piacciono i soldi. Molto. Il suo nome- scrivono i fan di Wikileaks citando Diario de Cuba- è legato ad un episodio di mala gestione avvenuto nel suo periodo cubano, quando- da attivista- collaborava con l’organizzazione dell’opposizione Arco Progresista. «Accuse infondate», tagliano corto dalla Olof Palme Center. E i rapporti con gli Stati Uniti? Nei giorni scorsi- mai confermato- è spuntato un fratello che sarebbe militare in Afghanistan. Gli irriducibili di Assange preferiscono puntare sulla pista cubana. Lì, in mezzo ai gruppi anti-castristi, sarebbe avvenuto il primo contatto con l’America.

«La Ardin è nota per i suoi articoli al vetriolo su siti web finanziati dall’Usaid (l’agenzia Usa di aiuti all’estero)», attacca Granma. Secondo altri siti la donna sarebbe in contatto con l’esule a Miami Carlos Alberto Montaner e con le “Damas de blanco”, il gruppo delle mogli e familiari dei prigionieri politici. Il nome della Ardin compare anche su alcuni media argentini che segnalano un blog su cui la giornalista svedese dice di essere un’ammiratrice del governo della presidente Cristina Fernandez Kirchner: il testo è stato pubblicato il 28 ottobre, qualche ora dopo la morte di Nestor Kirchner.

Insomma, la Ardin è nel ciclone e secondo il sito australiano Crikey- che cita fonti svedesi- avrebbe lasciato la Svezia e smesso di collaborare con la magistratura e con il suo avvocato. Scrive il magazine che Anna potrebbe essere volata in Cisgiordania nell’ambito di un’iniziativa cristiana per portare la pace tra israeliani e palestinesi. «E’ a Yanoun», dice il reporter Guy Rundle. In fuga dal cyber-ronzio, che nelle ultime ore è diventato frastuono.
 
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Wikileaks, Assange in isolamento.




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I legali: ''Difficile parlare con lui". Nuovi attacchi degli hacker dopo l'arresto di un 16enne in Olanda. E Anna la cubana resta in Svezia.

Julian Assange è in cella a Londra, in isolamento per garantire la sua sicurezza. Presto avrà un computer, e aspetta solo questo strumento per iniziare a preparare la propria difesa contro le accuse di stupro e la richiesta di estradizione della Svezia. Lo dicono i suoi avvocati, i quali si stanno preparando anche a un’accusa di spionaggio da parte degli Usa, che già definiscono «incostituzionale».

Secondo il Guardian, che cita l’avvocato Mark Stephens, ad Assange è «tornato il buon umore» alla notizia che «potrà avere in carcere un computer con accesso, seppur limitato, ad internet». Per Stephens il padre di Wikileaks, in cella «si sta facendo forza». L’"hacker" australiano, che appena entrato in cella aveva chiesto, ricevendo un rifiuto, un computer portatile, potrà ora avere, nell’ambito di un programma intitolato «accesso alla giustizia» un pc per poter lavorare sul suo caso. Per l’altro suo legale, Jennifer Robinson, Assange è stato messo in cella di isolamento nel carcere di Wandsworth a Londra «per garantire la sicurezza». «Abbiamo reso nota la nostra preoccupazione per quanto riguarda eventuali problemi di sicurezza - ha detto Robinson - ma non abbiamo mai chiesto che venisse messo in isolamento».

Robinson ha anche detto alla Abc americana che lei e il suo team legale sono pronti ad affrontare una eventuale «imminente» incriminazione negli Stati Uniti per spionaggio, e sottolineano fin d’ora di ritenerla «incostituzionale». «La nostra posizione è che l’ accusa (di spionaggio, basata sull’Espionage Act del 1917, ndr) non rientri nel caso di Assange» ha detto la legale. Assange in quanto direttore ed editore di Wikileaks è a suo avviso protetto dal Primo Emendamento della Costituzione americana, che garantisce libertà di espressione e di stampa. Nel caso di Assange «dal mio punto di vista ogni incriminazione basata sull’Espionage Act dovrebbe essere considerata incostituzionale» ha aggiunto la legale, secondo la quale se mai dovesse passare la tesi dello spionaggio, «allora sarebbero a rischio tutti gli organismi d’informazione degli Stati Uniti».

Intanto è emerso che non avrebbe trovato riparo in Cisgiordania - come pubblicato ieri da alcuni mezzi stampa - Anna Ardin, una delle due donne svedesi che accusano di molestie sessuali e di stupro Julien Assange. Il quotidiano israeliano Jerusalem Post aveva scritto che la donna aveva scelto come rifugio il villaggio cisgiordano di Yamun. Ma una organizzazione cristiana attiva nel dialogo israelo-palestinese con cui la Ardin sembra essere in contatto ha spiegato da Gerusalemme che la improvvida divulgazione delle notizie ha costretto la donna a restare per il momento in Svezia. «Ardin ha dovuto rinunciare ai propri progetti e non è più diretta in Palestina», ha detto oggi una portavoce della organizzazione coinvolta nella vicenda, la Ecumenical Accompaniment Programme in Palestine and Israel (Eappi). Intanto la cyberguerra contro l'arresto di Assange non si ferma. Gli hacker hanno attaccato oggi il sito web della procura olandese come rappresaglia per l’arresto di un sedicenne, avvenuto ieri all’Aja, accusato di aver partecipato a una serie di assalti informatici contro i siti internet di alcune società titolari di carte di credito. Il sito della procura olandese, in seguito all’attacco condotto sotto la bandiera del gruppo "’Anonymous", è rimasto bloccato per alcune ore.
 
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La Chiesa è fuori dal tempo.




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I dispacci Usa:«Il Vaticano ostacolò l'inchiesta sulla pedofilia in Irlanda». La replica:«Sono solo opinioni».

Un mondo a parte, che agli americani appare «chiuso» e «antiquato», monopolizzato dai prelati italiani che non parlano inglese e con metodi di comunicazione che sono un «disastro». Il ritratto del Vaticano che esce dai cablogrammi dell’ambasciata statunitense è impietoso, spia di un conflitto culturale al suo apice negli anni di Bush ma che non si è ancora sanato, colorito nella descrizione di una curia che fatica a stare al passo con il tempo. Come nell’immagine di Padre Federico Lombardi, il «portavoce» del Papa, «l’unico che usa il Blackberry» ma con poco costrutto, perché «non ha accesso al Pontefice» e soccombe sotto una mole di incarichi eccessivi. Lo stesso Lombardi ha immediatamente ribattuto che i cablo »non possono essere considerati espressione della Santa Sede», sono «opinioni personali» la cui «attendibilità va quindi valutata con riserva e molta prudenza». I dispacci di Wikileaks sono in gran parti firmati da Julieta Valls Noyes, ai vertici della missione diplomatica Usa presso la Santa Sede, che, secondo il quotidiano spagnolo, si avvale come fonte di monsignor Paul Thige, irlandese.

È lui a lamentarsi del fatto che nel cerchio ristretto «sono tutti italiani», ostili ai moderni mezzi di comunicazione, (si parla di «cardinali tecnofobici») e senza un indirizzo e-mail, e a suggerire che ci vorrebbe qualcuno in grado di parlare inglese. Competenza che, secondo la Valls, servirebbe pure al Segretario di Stato Tarcisio Bertone, «uno yes-man» con «uno stile personale che lo porta a occuparsi soltanto di problemi spirituali» e non della «politica estera» e «dei problemi di gestione». Bertone, secondo la ricostruzione della Valls, è anche dietro al rifiuto del Vaticano di collaborare con la commissione sulla pedofilia in Irlanda, una decisione che provoca forti tensioni con l’ambasciatore irlandese alla Santa Sede. Altro episodio gestito malissimo a livello comunicativo, come del resto la riammissione dei lefebvriani nella Chiesa proprio nel momento in cui il loro leader ribadiva il suo negazionismo della Shoah.

Un altro memento «caldo» è il colloquio tra l’ambasciatore britannico Francis Campbell e Benedetto XVI dopo l’invito del Pontefice agli anglicani che non accettavano il sacerdozio femminile a unirsi alla Chiesa cattolica: per Campbell quell’invito «poteva portare a violenza contro i cattolici in Gran Bretagna» e aveva messo l’arcivescovo di Canterbury, Rowan William, «in una situazione impossibile». Ci sono però anche menzioni positive, come quella sul ruolo giocato dalla Santa Sede nella liberazione dei 15 marinai britannici fatti prigionieri in Iran nell’aprile del 2007. O positive con il senno di poi, come i primi cablogrammi del 2001, quando il Vaticano metteva in guardia l’allora presidente Usa George W. Bush dall’attaccare l’Iraq perché «la dittatura laica di Saddam Hussein» sarebbe stata comunque più favorevole ai seicentomila cristiani iracheni di «qualsiasi soluzione» portata da quella «guerra ingiusta», compresa una possibile «dittatura islamica».
Parole profetiche considerato il peggioramento delle condizioni dei cristiani in quel Paese dal 2003 in poi. Sui rapporti con il mondo islamico sono destinate a pesare le rivelazioni che mostrano la forte ostilità papale all’ingresso della Turchia nell’Unione europea.
 
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Wikileaks, Berlusconi a Gates:
''Israele potrebbe usare l'atomica''.




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L'allarme emerso da un colloquio tra il premier e il segretario degli Stati Uniti a febbraio: «Neanche Obama potrebbe fermarli».

Israele potrebbe lanciare un attacco preventivo contro l’Iran, anche con armi nucleari, e se lo stato ebraico si sente minacciato nessuno può fermarlo, neanche il presidente Usa Barack Obama: è questa l’analisi fatta dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, durante il suo incontro con il segretario della Difesa americano Robert Gates il 6 febbraio scorso a Roma. A riferirlo, in un "cable" inviato a Washington, è stata la stessa ambasciata americana a Roma, secondo quanto riporta il settimanale tedesco Der Spiegel.

Secondo quanto emerge dal documento riservato diffuso da Wikileaks e pubblicato oggi dal settimanale Der Spiegel, in occasione dell’incontro con Gates, Berlusconi ha assicurato il segretario Usa che l’Italia è il «migliore amico degli Stati Uniti» e non ha nascosto i suoi sospetti secondo cui il regime iraniano starebbe lavorando in segreto alla bomba atomica. In particolare, riferisce l’ambasciata americana, Berlusconi avrebbe detto che il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad «promette di annientare lo Stato israeliano» ed è preoccupato di un possibile attacco preventivo da parte del governo di Benyamin Netanyahu. Il premier italiano, ha sottolineato l’ambasciata, «specula che Tel Aviv potrebbe attaccare, forse perfino con armi nucleari».

E poi l’autore del documento ha citato il presidente del Consiglio: «Nessuno, incluso il presidente Obama, può fermare Israele se (il Paese) sente che la propria esistenza è minacciata». Da parte sua, Gates ha raccontato a Berlusconi di una missione aerea israeliana, nel giugno 2008, in cui aerei militari sono arrivati fino alla Grecia, percorrendo 842 km, e ha commentato che la distanza tra le basi aeree israeliane e il reattore nucleare iraniano è di 840 km. Lo Spiegel osserva che probabilmente l’ambasciata ha fatto confusione tra km e miglia, ma nel documento non è sfuggita la reazione del premier: «Berlusconi ha capito».
 
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Ecco perchè Assange è innocente.




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Martedì prima udienza decisiva. Il legale: le accusatrici mentono: «Ho le prove dei loro obiettivi».

Chiuso nella cella di Oscar Wilde nel carcere vittoriano di Wandsworth a Londra, Julian Assange aspetta l’udienza di martedì in cui potrebbe essere deciso il suo destino mentre oltreatlantico si lavora al caso legale che potrebbe portare a una sua finale messa in stato di accusa negli Stati Uniti. Intanto però dalla Svezia arriva uno spiraglio di speranza per il Robin Hood della rete: secondo il suo legale svedese Bjorn Hurtig le donne che lo accusano hanno «obiettivi segreti» di cui lui dice di aver trovato le prove.

Secondo Hurtig, le due accusatrici hanno mentito sul fatto di esser state costrette ad avere rapporti sessuali dall’hacker australiano. «Per quel che ho visto nei documenti della polizia svedese - ha detto il legale al Mail on Sunday - le donne hanno mentito e avevano un obiettivo, quando sono andate a denunciare Assange, che non ha niente a che vedere con i reati. Era più gelosia o delusione da parte loro. Posso dimostrare che almeno una di loro aveva grandi aspettative di qualcosa che sarebbe successa con Julian».

Potrebbe essere una buona notizia per Assange, almeno sul fronte delle accuse sessuali. Intanto però gli Stati Uniti stanno esplorando ogni strada possibile per portare Assange davanti alla giustizia americana. Mark Stephens il legale di Assange a Londra, ha detto di aver appreso da fonti svedesi che un gran giurì è stato insediato nei pressi di Washington per indagare segretamente sul conto del capo di Wikileaks. Stephens ha parlato su al-Jazira con David Frost, il celebre intervistatore britannico protagonista di una serie di conversazioni per la Bbc con Richard Nixon sul Watergate immortalate nel lavoro teatrale Frost/Nixon e nel film dallo stesso nome. «Ho saputo dagli svedesi che c’è un gran giurì ad Alexandria, vicino al Pentagono, che sta indagando segretamente sulle accuse ad Assange. Gli svedesi ci hanno detto che se Assange sarà estradato in Svezia, loro deferiranno la materia agli americani», ha detto l’avvocato.

Il gran giurì è una particolare giuria chiamata a stabilire a porte chiuse se le prove raccolte da un pubblico ministero sono sufficienti per iniziare un processo penale nei confronti di una persona. Non è l’unica iniziativa con cui Washington sta cercando di incastrare Assange: secondo il Sunday Times governo americano starebbe cercando di convincere Bradley Manning, il soldato accusato di aver passato a Wikileaks centinaia di migliaia di documenti top secret, a nominare come complice l’hacker australiano che lo ha definito «un eroe senza eguali» così da poterlo incriminare per spionaggio.
 
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view post Posted on 12/12/2010, 19:21     +1   -1
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Wikileaks, prove tecniche di scisma.
I ribelli fondano il sito anti-Assange.




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Va on line OpenLeaks.org, la piattaforma che affida le rivelazioni ai giornali "Via da Julian. Se vogliamo la trasparenza non possiamo avere segreti".

Sotto attacco informatico per la divulgazione di migliaia di rapporti top secret inviati dai diplomatici americani negli ultimi anni, ostracizzata da alcuni dei principali fornitori di servizi su Internet come Amazon e PayPal, Wikileaks deve fare in conti anche con i frutti di uno scisma consumatosi a ottobre al suo interno.

All’epoca, fuoriuscirono dall’organizzazione diversi membri di primo piano, irritati, a quanto si disse, dai metodi autocratici del leader Julian Assange e dalla decisione di non cancellare del tutto dai documenti appena pubblicati sulla guerra in Iraq e Afghanistan, i nomi degli informatori e dei collaboratori degli occupanti.

Dalla prossima settimana, Daniel Domscheit-Berg (che finché è rimasto nell’organizzazione è stato l’unico altro volto pubblico di Wikileaks, assieme ad Assange), Herbert Snorasson e gli altri “ribelli”, lanceranno OpenLeaks, una piattaforma di divulgazione di informazioni che ha molti punti in comune con Wikileaks, ma anche alcune sostanziali differenze.

La principale è che il materiale in possesso di OpenLeaks non verrà pubblicato dall’organizzazione stessa, ma verrà affidato, di volta in volta a una testata giornalistica, a un sindacato, a una Ong o a qualsiasi altra associazione scelta da chi ha rivelato le indiscrezioni. OpenLeaks si limiterà quindi a fare da tramite, fungendo da “fermo posta” criptato e garantendo l’anonimità e la sicurezza della fonte.

“Non pubblicando alcun documento direttamente e a nostro nome – ha raccontato uno dei promotori al giornale svedese Dagens Nyheter, che per primo ha divulgato la notizia – pensiamo di non dover sopportare tutta la pressione politica a cui Wikileaks è sottoposto in questi giorni”.

Una linea di condotta piuttosto scaltra, che fa tesoro della singolare reazione dei politici americani e di parte dell’opinione pubblica alle ultime fughe di notizie: tutta la rabbia si è concentrata sull’organizzazione guidata da Assange, mentre i giornali, come il New York Times, che hanno pubblicato il materiale fornito, ne sono stati quasi del tutto immuni.

I referenti iniziali di OpenLeaks, il cui lancio ufficiale è fissato per lunedì, in una prima fase saranno cinque grandi testate internazionali, ma l’obiettivo è quello di allargare ben presto il numero di partner coinvolti. “Se un giornale deciderà di non pubblicare le indiscrezioni, trascorso un certo periodo di tempo, stabilito dalla nostra fonte, le gireremo a qualcun altro – ha spiegato Domscheit-Berg a Forbes – non potranno limitarsi a tenerle in un cassetto”.

L’intento della nuova piattaforma non sembra però quello di fare concorrenza diretta a Wikileaks. “Quello a cui puntiamo è così fondamentalmente diverso, che non la vediamo come una competizione – afferma Domscheit-Berg”. E anche Assange, in una recente intervista, ha sostenuto di non essere preoccupato dall’arrivo di OpenLeaks, anzi di esserne contento. “Il fatto che ci siano più attori in questo settore ci aiuta – ha commentato - Ci protegge”.
 
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Julian Assange ''rockstar 2010'' su Rolling Stone !






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Julian Assange è la «rockstar dell'anno» di "Rolling Stone Italia". Il fondatore di WikiLeaks è, per la rivista, il personaggio che più si è «distinto per il suo carattere e temperamento rock'n'roll» nel 2010. In copertina, sul numero di gennaio, in edicola dal 29 dicembre, il mensile ritrae Assange seduto di profilo, di fianco a una parete di tv che replicano la sua immagine. A torso nudo, con i gomiti fasciati, ha una luce che gli illumina lo sguardo. E la rivista vede in lui una «somiglianza impressionante» col David Bowie di "L'uomo che cadde sulla terra" (Nicolas Roeg, 1976); tanto da titolare in copertina "The man who fell (from web) to earth" ("L'uomo che cadde (dal web) sulla terra").

Non solo, per "Rolling Stone", l'uomo che ha fatto tremare le diplomazie di tutto il mondo è «un'icona come Che Guevara sulle magliette e Mao per Andy Warhol», «vera stella rock degli anni tremila». «Il rock informatico dell'argentato Assange sarà quello che porteremo con gioia insieme a noi per l'intero 2011 - si legge in una nota - È l'angelo sterminatore di ogni segreto dei poteri. È l'Uomo che cadde (dalla Rete) sulla Terra. La sua somiglianza col David Bowie del film di Nicolas Roeg del 1976 è semplicemente impressionante». «La sua strategia - si continua - è degna dei migliori fumetti Marvel e dell'intero immaginario del "villain" platinato che mette in pericolo i potenti del pianeta, dagli anni Sessanta a oggi, passando per il cyberpunk di William Gibson e il ciclo di "Matrix"».



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