I file di Wikileaks: IL MONDO TREMA !

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view post Posted on 28/11/2010, 17:17     +1   -1
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Assange: abbiamo documenti
su tutte le diplomazie mondiali !!






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Nato dal termine leak (perdita o fuga di notizie), Wikileaks è un'organizzazione internazionale che riceve in modo anonimo, grazie a una ''drop box'' protetta da un potente sistema di criptaggio, documenti coperti da segreto e li mette in rete. L'organizzazione si occupa di verificare l'autenticità del materiale e lo pubblica tramite i propri server in Belgio e Svezia (dove ci sono leggi che proteggono questa attività), preservando l'anonimato degli informatori. Il sito, curato da giornalisti attivisti, dissidenti del governo cinese e scienziati, è diretto dal programmatore australiano, attualmente sotto inchiesta per un caso di stupro. Gran parte dello staff e gli stessi fondatori del progetto rimangono anonimi.





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Frattini: "Sono preoccupato per l'Italia".

Mentre cresce l'attesa per la pubblicazione imminente di documenti diplomatici americani su Wikileaks, è già polemica tra maggioranza e opposizione, tra presunti complotti e timori di rivelazioni imbarazzanti per il nostro Paese. Fra questi «certamente vi sarà qualcosa che riguarda l'Italia, non necessariamente solo questo governo, si parla di notizie che iniziano nel 2006 quando il governo era un altro». Ad affermarlo è oggi il ministro degli esteri Franco Frattini, intervistato dal Tg2. «La mia preoccupazione è per l'Italia, non solo una parte politica».

«Sono certo -ha aggiunto- che tutti dovremmo non commentare notizie frutto di un'attività criminale che è stata perseguita penalmente in almeno dieci paesi del mondo, fra cui gli Stati Uniti d'America. Mi auguro che anche la magistratura italiana valuti l'ipotesi di reato». «La mia apprensione -nota ancora il titolare della Farnesina- è che si dia una picconata alle relazioni diplomatiche nel mondo, la cui base è la confidenzialità e la riservatezza. C'è qualcosa che si può dire sui giornali, c'è qualcosa che riguarda i rapporti personali fra i leader, tra i governi, i ministri, questo è sempre stato e sempre sarà».

Di altra opinione è il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che non crede a «un grande vecchio che si sieda la notte a complottare contro l'Italia». Quello in corso, ha detto a margine di un incontro a Milano, «non è una strategia, ma una somma di atteggiamenti che hanno come obiettivo danneggiare il governo Berlusconi infischiandosene se questo porta danni a tutta l'Italia».

«C'è una esagerata sottolineatura – ha affermato in riferimento alla questione sollevata due giorni fa dal ministro degli Esteri Franco Frattini - da parte di chi dovrebbe tutelare l'immagine dell'Italia e che invece va nella direzione opposta: tutto ciò che si può leggere contro l'Italia viene amplificato da ambienti specifici a partire dalla nostra opposizione e viene utilizzato apparentemente contro il governo Berlusconi, in realtà contro gli interessi dell'Italia».

«La vicenda della spazzatura – ha proseguito il ministro - è stata amplificata e fa apparire al mondo che tutta l'Italia sia coperta da immondizia e che non sia cambiato nulla rispetto a due anni fa, mentre c'è stato un periodo in cui il problema era risolto completamente. Ora si è ripresentato ma con quantità trenta volte inferiori da allora e lo risolveremo di nuovo».

Più misurata la posizione presa dal presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto, che preferisce attendere il «verdetto» senza sbilanciarsi. «Nelle prossime ore – ha osservato - vedremo l'effettiva entità dell'operazione Wikileaks e quindi saremo in grado di dare una valutazione ponderata. Comunque, qualche considerazione in anticipo è possibile: se risultasse vera la fuga di documenti riservati di qualità significativa e di quantità molto rilevante, ciò metterebbe in evidenza che il sistema americano preso nel suo complesso rivelerebbe incredibili elementi di crisi, addirittura inquietanti visto che si tratta della potenza leader dell'Occidente che svolge un ruolo decisivo nell'equilibrio mondiale sia dal punto vista economico finanziario sia da quello della lotta al terrorismo».

«In ogni caso, è ormai evidente – ha infine sottolineato - che la stessa nozione di terrorismo viene ad avere una accezione molto più vasta. È evidente che esiste un terrorismo mediatico che per certi aspetti può essere molto più efficace di quello tradizionale. In Italia questo tipo moderno e sofisticato di terrorismo è ormai in atto da qualche tempo ed ha accentuato la sua aggressività in questo periodo».
 
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view post Posted on 28/11/2010, 17:43     +1   -1
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Tutti gli scoop di Wikileaks !




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Dagli abusi sui prigionieri ai rapporti con l'Iran, dal 2006 ad oggi migliaia di documenti riservati pubblicati sul web.

«Imbarazzo diplomatico» di proporzioni globali: è il minimo che si aspettano le diplomazie di mezzo mondo, pronte ad essere investite dal fiume di documenti, telegrammi ed e-mail confidenziali che tra qualche ora metterà on line il sito «pirata» Wikileaks. Un breve messaggino postato una settimana fa su Twitter da Julian Assange, mente e anima del progetto, è bastato a innescare frenetiche rivisitazioni e accesi dibattiti.

Nonostante fonti vicine a Wikileaks abbiano ridimensionato la portata dei documenti - nessuno dei quali sarebbe classificato «top secret» -, il Dipartimento di Stato Usa non esclude affatto che dalla loro pubblicazione possano derivare «tensioni nelle relazioni diplomatiche». «Ci prepariamo allo scenario peggiore», ha ammesso il portavoce, Philip Crowley, confermando che gli Usa da giorni sono al lavoro per avvisare direttamente i diversi Paesi con cui sono in contatto.

Sarebbero oltre 2,7 milioni i file raccolti dall'organizzazione internazionale Wikileaks, che deve il suo nome proprio al termine «leak», perdita o fuga di notizie, ricevute in modo anonimo grazie a una «drop box» protetta da un potente sistema di criptaggio. Una volta verificata l'autenticità del materiale, lo pubblica tramite i propri server in Belgio e Svezia preservando l'identità degli informatori. A coordinare il lavoro certosino di un gruppo di giornalisti attivisti, dissidenti del governo cinese e scienziati, è Julian Assange, programmatore di Internet australiano dall'inizio tra i membri del direttivo del sito e attualmente sotto inchiesta per un caso di stupro. Ma gran parte dello staff e gli stessi ideatori del progetto rimangono anonimi.

Il primo documento è stato pubblicato nel 2006: si trattava di un complotto per assassinare i membri del governo somalo firmato dallo sceicco Hassan Dahir Aweys. Tuttavia è un anno più tardi che Wikileaks si è imposto sulla scena mediatica con la diffusione di materiale riservato riguardante l'equipaggiamento nella guerra in Afghanistan, ma anche rivelazioni sulla corruzione in Kenya e gli orrori del campo di Guantanamo.

Un'operazione di scavo durata anni, che è tornata alla ribalta nel luglio 2010 quando, in un'azione congiunta con New York Times, Der Spiegel e The Guardian, il sito ha svelato aspetti nascosti della guerra in Afghanistan tra cui l'uccisione di civili e l'occultamento di cadaveri. Ma il culmine – almeno fino ad oggi - è indubbiamente stato raggiunto nel novembre di quest'anno: altri 400.000 file sulla guerra svoltasi in Iraq fra il 2004 e il 2009, noti al Pentagono come SigAct, cruda cronaca di «azioni significative», hanno rappresentato la più grande fuga di notizie nella storia dell'esercito Usa.

Abusi su prigionieri, torture gratuite sui detenuti da parte di poliziotti e soldati iracheni, 109.032 morti di cui 66.081 civili, ambigui rapporti tra agenti iraniani e iracheni, ma anche nuovi casi di uccisioni illegali da parte dei «contractor» della Blackwater e particolari sulla vicenda dei tre escursionisti arrestati nel luglio 2009 in Iran. Un lungo elenco che rischia di minacciare i rapporti tra gli Stati Uniti e le altre potenze mondiali, in prima battuta l'Italia che sarebbe coinvolta in alcuni scottanti file, dal caso Calipari a quello di Abu Omar. font


Edited by Lottovolante - 28/11/2010, 20:41
 
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Assange: i documenti pubblicati
saranno oltre 250 mila !!
Tempesta Wikileaks sul mondo !!




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I gestori del sito: siamo sotto attacco !!

«Il materiale che stiamo per pubblicare copre essenzialmente tutte le maggiori questioni mondiali». Julian Assange, numero uno di Wikileaks, parla dalla Giordania. In Italia è pomeriggio quando, poche ore prima della pubblicazione dei documenti che dovrebbero terremotare le diplomazie di mezzo mondo, annuncia che i file non risparmieranno nessuno. «Nell'ultimo mese -dice Assange - ho speso tutte le mie energie per preparare la pubblicazione della storia diplomatica degli Usa».

Secondo Assange i documenti che saranno pubblicati sono oltre 250mila. «Questi 250mila documenti segreti arrivano da ambasciate americane in tutto il mondo, e abbiamo già potuto constatare che durante la settimana scorsa, gli Stati Uniti hanno reagito tentando di ammortizzare gli effetti che potrebbe provocare», spiega. Le autorità americane hanno contattato una decina di Paesi, fra l'Australia, la Gran Bretagna, il Canada, Israele, la Turchia e l'Italia. Tutti Paesi pronti al peggio.«E' l'11 settembre della diplomazia», dice Frattini. «Wikileaks fa saltare i rapporti di fiducia tra gli Stati, perché la diplomazia o è confidenziale oppure non funziona», spiega il ministro degli Esteri.

I file in uscita conterrebbero molte critiche mosse dagli Usa a importanti leader mondiali come Nelson Mandela, Hamid Karzai e il colonnello Gheddafi, anticipano i quotidiani britannici. Il giornale Mail on Sunday scrive che il presidente sudafricano accusò il presidente Usa George Bush di essere razzista perche, ai tempi dell'invasione dell'Iraq, ignorò le richieste dell'Onu perche Kofi Annan era di colore.

Secondo il Sunday Times invece ci sarebbero rivelazioni esplosive per le relazioni di Usa e Gran Bretagna con opinioni negative date da Washinghton sui governi di Blair, Brown e dello stesso Cameron. Il governo di Londra infatti ha messo in guardia i britannici residenti in Pakistan, Iraq, Iran e in altri Paesi musulmani. «I documenti potrebbero spingere a considerare Londra alleata del grande Satana per attaccare l'islam», ha riferito al Times un responsabile del governo di Londra che ha chiesto l'anonimato. «C'è un certo nervosismo perché si potrebbe accendere alcune teste calde», ha aggiunto la fonte.

Una gelata si attende anche per i rapporti tra Usa e Russia. Secondo il Kommersant infatti ci sarebbero forti critiche degli Usa ai leader russi nonchè le registrazioni di colloqui tra diplomatici americani russi. Non dovrebbe invece esserci nulla di compromettente per i rapporti tra Usa e Israele.

Assange non risparmia neppure l'Italia. Per il Pdl, l'operazione Wikileaks cambia la stessa nozione di terrorismo con una accezione «più vasta» di quella tradizionale. «Nelle prossime ore - osserva in una nota Cicchitto - vedremo l'effettiva entità dell'operazione Wikileaks e quindi saremo in grado di dare una valutazione ponderata».

Intanto gli Stati Uniti hanno respinto qualunque negoziato con il sito, affermando che Assange possiede i documenti in violazione della legge americana. «Non intavoleremo un negoziato sulla diffusione o la divulgazione di documenti confidenziali americani ottenuti illegalmente», ha scritto il consulente giuridico del Dipartimento di Stato, Harold Koh, in una lettera indirizzata a Julian Assange, e al suo avvocato, girata ai mass media.font
 
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Assange, un uomo del mistero senza fissa dimora !




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L'hacker: «Sono braccato, cambio posto ogni 6 settimane».
Ma oggi lo aspettano a Londra per un altro show contro i Grandi !


L' ultima volta che è apparso in pubblico è stato all'inizio di novembre, dieci giorni prima che il procuratore svedese Marianne Ny ne chiedesse l'arresto per stupro, molestie sessuali e coercizione ai danni di due donne conosciute a Enkoping durante una conferenza stampa. Il fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, era pallido, magro, preoccupato. Si sentiva braccato. Raccontava che dietro le accuse c'era il tentativo di qualcuno di fargliela pagare per la pubblicazione di cinquecentomila «file» militari segreti sulle operazioni degli americani e dei loro alleati in Iraq e in Afghanistan. Qualcuno, certo. Ma chi? L'Fbi? I servizi segreti inglesi? Quelli australiani?

La sua cattiva coscienza? Indossava un giubbotto di pelle marrone, una maglietta a maniche corte sbottonata sul petto, degli strani pantaloni a pois neri e aveva i capelli così biondi da sembrare bianchi, organizzati in uno studiato disordine. «Sto pensando di chiedere asilo qui in Svizzera», aveva detto a una giornalista della tv Tsr. Le aveva spiegato perché fosse convinto che il mondo era in pericolo. E in qualche modo anche la sua vita. Sembrava che non dormisse da settimane. Poi è scomparso, come sempre. «Non sto mai più di sei settimane nello stesso posto». Adesso, alla vigilia della pubblicazione di un altro fiume di documenti, tutti si domandano dove sia finito, e soprattutto dove ricomparirà. Le informative delle polizie internazionali dicono che in questo momento Julian Assange, 39 anni, primula rossa del terzo millennio, crociato della libertà secondo i suoi sempre più numerosi seguaci, uomo enigmatico, pronto a mettere in piazza i segreti dell'intero globo terracqueo ma gelosissimo dei suoi, si trova a Dubai. Nascosto, protetto, teso.

Ma è a Londra che lo aspettano per il prossimo annunciato show. Questione di ore. Il governo inglese lo teme al punto che ha chiesto agli editori dei giornali britannici, e in particolare del Guardian (che sta elaborando i tre milioni di documenti gestiti da WikiLeaks), di informare l'esecutivo «se intendono pubblicare “file” diplomatici dal contenuto sensibile». Aggiungendo che con questo «Defence Advisory», Downing Street non vuole dire che saranno avviati procedimenti penali per impedirne la pubblicazione. La libertà di informazione è sacra. «Ma la stampa dovrebbe preoccuparsi per la sicurezza delle operazioni militari britanniche». Cameron ha le mani legate e in un curioso ribaltamento dei ruoli chiede nervosamente, «per piacere», di essere tenuto al corrente su questo imbarazzante diluvio di informazioni. Hillary Clinton ha anticipato al primo ministro di Sua Maestà che nei rapporti delle ambasciate Usa ci sono commenti non proprio lusinghieri sull'ossessione di Brown di dimostrare a Obama tutta la sua importanza.

E anche giudizi freddisullacoalizione conservatori-liberaldemocratici. Alla fine di ottobre, prima di una conferenza stampa alla City University di Londra, Assange, accompagnato da un gigantesco bodyguard chiamato Christian, un lottatore mostruoso rubato a un romanzo di Stieg Larsson, aveva spiegato di non sapere più dove rifugiarsi. Aveva raccontato che la sede del sito è in un bunker sottoterra - naturalmente non aveva detto dove -, ma che il posto non andava più bene. «Ci ascoltano». Microspie piazzate nei muri. «Continuano a trapanare le pareti. Con la tecnica utilizzata dall'ambasciata australiana per spiare i cinesi. Ci serve un luogo isolato». Era nervoso. Arrabbiato con il governo svedese che gli aveva negato la cittadinanza e con i giudici australiani. Salito sul palco, si era rifiutato di rispondere a una serie di domande legate al modo in cui WikiLeaks decide che cosa pubblicare e che cosa no. «C'è un comitato etico», si era limitato a dire prima di lasciare in fretta la sala. Una donna era svenuta. Al risveglio aveva detto: «Mai visto un uomo così affascinante». Assange e i suoi misteri erano ormai scomparsi nella notte.font
 
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Tempesta Wikileaks!!

''Gli Stati Uniti spiano l'Onu.
Così la Cina ha sabotato Google
'Berlusconi inetto, portavoce di Putin.''






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Sono sul Web i file rubati all'America. Il sito: «Siamo sotto attacco».
Pubblicate rivelazioni su Sarkozy, Gheddafi, Merkel e Ban Ki Moon
«L'Europa non è così importante. Ahmadinejad è il nuovo Hitler.».
I dubbi di Frattini sul "doppio gioco" della Turchia verso Teheran.
Il governo: sono terroristi. La Procura pronta ad aprire un'indagine.







Duecentocinquanta milioni di documenti confidenziali della diplomazia americana, per lo più degli ultimi tre anni, forniscono una visione senza precendenti alle negoziazioni dietro le quinte tra le ambasciate di tutto il mondo, con i punti di vista candidi e brutali dei leader stranieri e valutazioni franche delle minacce nucleari e terroristiche.

Alcuni dei documenti, resi disponibili al New York Times, Der Spiegel, Le Monde, El Pais, The Guardian, sono stati scritti fino alla fine dello scorso febbraio, e rivelano gli scambi di messaggi dell'amministrazione Obama sulle crisi e i conflitti nel mondo. Il materiale è stato ottenuto originariamente da WikiLeaks, un'organizzazione che si è prefissata lo scopo di rivelare documenti segreti. WikiLeaks intende pubblicare l'archivio sul proprio sito un po' per volta, a partire da oggi, Domenica 28 novembre.



Difficile prevederne gli effetti sugli affari internazionali:
il mondo diplomatico trema.


Il segretario di Stato Hillary Rodham Clinton e gli ambasciatori americani nel mondo hanno contattato i funzionari esteri recentemente per avvertirli della pubblicazione. Sabato il consigliere legale del dipartimento di Stato, Harold Hongju Koh, ha scritto a un avvocato di WikiLeaks informando l'organizzazione che la distribuzione dei documenti era illegale e poteva mettere in pericolo vite, mettendo a repentaglio operazioni militari e di controterrorismo e minando la cooperazione contro la proliferazione nucleare e altre minacce.

I documenti, un quantitativo gigantesco del traffico quotidiano fra il dipartimento di Stato Usa e circa 270 ambasciate e consolati, sono un resoconto segreto delle relazioni Usa con il mondo in un'era di guerra e terrore. Tra le loro rivelazioni, il Times nei prossimi giorni pubblicherà dettagli su quanto segue:

¶ Una diatriba pericolosa con il Pakistan su carburanti nucleari: dal 2007, gli Stati Uniti hanno fatto uno sforzo molto segreto, senza successo, per rimuovere da un reattore per la ricerca pachistano l'uranio arricchito che i funzionari americani temono possa venire utilizzato in un apparecchio nucleare illecito. Nel maggio 2009, l'ambasciatrice Anne W. Patterson ha riportato che il Pakistan si rifiutava di fissare una visita da parte di esperti tecnici americani perchè, come ha detto un funzionario pachistano, "se i media locali fossero venuti a conoscenza della rimozione del carburante, sicuramente avrebbero dipinto gli Stati Uniti come quelli che si prendevano le armi nucleari pachistane".

¶ Un tentativo di districarsi da un eventuale collasso della Nord Corea: funzionari americani e sudcoreani hanno discusso la prospettiva di unificare la Corea, nel caso nel Nord i problemi economici e la transizione politica facessero implodere lo stato. I sudcoreani hanno persino considerato di rivolgersi commercialmente alla Cina, secondo l'ambasciatrice americana a Seoul, che avrebbe detto a Washington in febbraio che secondo funzionari sudcoreani gli affari giusti avrebbero "aiutato a salvare" la coesistenza della Cina con una Corea riunificata e cioè un'alleanza benigna con gli Stati Uniti.

¶ Una trattativa per svuotare la prigione di Guantánamo Bay: quando diplomatici americani hanno pressato altri paesi per ricollocare i prigionieri, sono diventati delle pedine riluttanti in una versione del Dipartimento di Stato di “Il Prezzo è Giusto.” Alla Slovenia è stato detto di prendere un prigioniero se voleva incontrare il Presidente Obama, mentre l'isola nazione di Kiribati ha ricevuto incentivi del valore di milioni di dollari per incamerare un gruppo di prigionieri, raccontano documenti diplomatici. Gli americani, nel frattempo, suggeriscono che accettaer più prigionieri sarebbe stato "un modo a basso costo perchè il Belgio riuscisse a ottenere rilevanza in Europa.”

¶ Sospetti di corruzione nel governo afghanno: qundo il vice-presidente afghano ha visitato gli Emirati Arabi Uniti l'anno scorso, le autorità locali che lavoravano con la Drug Enforcement Administration hanno scoperto che stava portando 52 milioni di dollari in contanti. Utilizzando un tono basso e stringato, un documento dall'Ambasciata americana a Kabul definisce il denaro "un quantitativo significativo" che il funzionario, Ahmed Zia Massoud, “ha potuto alla fine tenersi senza rivelare le sue origni nè la sua destinazione" (il signor Massoud nega di aver mai portato fuori soldi dall'Afghanistan.)

¶ Un tentativo di hackeraggio informatico globale: il Politburo cinese ha diretto l'intrusione nei sistemi informatici di Google in Cina, ha dichiarato un contatto cinese all'Ambasciata americana a Pechino in gennaio, emerge da un documento. L'hackeraggio di Google è stato parte di una campagna coordinata di sabotaggio informatico portata a termine da operativi del governo, esperti di sicurezza informatica privati e hacker fuorilegge assoldati dal governo cinese. Hanno irrotto nei computer del governo americano e in quelli degli alleati occidentali, del Dalai Lama e delle aziende americane fin dal 2002, riportano i documenti pubblicati da Wikileaks.

¶ Segnali contradditori contro il terrorismo: donatori sauditi restano i finanziatori principali di gruppi militanti sunniti come Al Qaeda, e il Qatar (piccolo stato del Golfo Persico), ospite generoso per anni nei confronti dei militari americani, è stato "il peggiore nella regione" per quanto riguarda gli sforzi anti-terrorismo, secondo un documento del dipartimento di Stato dello scorso dicembre. I servizi di sicurezza del Qatar hanno "esitato ad agire contro noti terroristi per paura di sembrare allineati agli Usa e di provocare rappresaglie".

¶ Un'alleanza intrigante: diplomatici americani a Roma hanno raccontato nel 2009 di quello che i loro contatti italiani hanno descritto come una relazione straordinariamente stretta tra Vladimir V. Putin, il primo ministro russo, e Silvio Berlusconi, il primo ministro italiano e magnate d'affari, inclusi “regali costosissimi”, lucrativi contratti per l'energia e un poco limpido intermediario italiano che parla russo. Secondo i loro rapporti scritti, Berlusconi “appare sempre più come il portavoce di Putin" in Europa. I diplomatici hanno anche sottolineato come mentre Putin ha la supremazia su tutte le altre figure pubbliche in Russia, è minacciato da una burocrazia ingestibile che spesso ignora i suoi editti.

¶Consegna di armi ai terroristi: i documenti pubblicati da Wikileaks descrivono la lotta fallimentare degli Stati Uniti per fermare la fornitura di armi da parte della Siria agli Hezbollah in Libano, che ha accumulato un enorme deposito dai tempi della guerra del 2006 contro Israele. Una settimana dopo la promessa del presidente Bashar al-Assad a un alto funzionario del dipartimento di Stato secondo cui non avrebbe spedito "nuove" armi agli Hezbollah, gli Stati Uniti si sono lamentati di aver avuto informazioni secondo cui la Siria stava fornendo armi sempre più sofisticate al gruppo terrorista.

¶ Scontri con l'Europa sui diritti umani: funzionari americani hanno avvertito duramente la Germania nel 2007 di non emettere mandati di cattura per i funzionari della Cia (Central Intelligence Agency) coinvolti in un'operazione contorta in cui un cittadino tedesco innocente con lo stesso nome di un sospetto terrorista è stato rapito per errore e detenuto per mesi in Afghanistan. Un diplomatico americano anziano ha dichiarato a un funzionario tedesco "che la nostra intenzione non era di minacciare la Germania, ma piuttosto di incitare il governo tedesco a valutare attentamente ogni passo per le implicazioni nelle relazioni con gli Usa".


I 251.287 documenti, acquisiti per primi da WikiLeaks, sono stati forniti al New York Times da un intermediario in cambio dell'anonimato. Molti sono non classificati e nessuno riporta la dicitura "top secret" , lo status per le comunicazioni più sicure del Dipartimento di Stato. Ma circa 11.000 sono classificati come “segreti”, 9.000 come “noforn”, abbreviazione per il materiale considerato troppo delicato per essere condiviso con i governi stranieri, e 4.000 sono classificati come sia "secret" che "noforn".

Molti altri documenti citano fonti diplomatiche confidenziali, dai legislatori stranieri e funzionari militari agli attivisti dei diritti umani e giornalisti, spesso con un'avvertenza a Washington: “per piacere proteggete” o “Da proteggere assolutamente”.

Il New York Times non ha pubblicato negli articoli e ha rimosso dai documenti che sta pubblicando online i nomi di persone che hanno parlato in privato ai diplomatici e potrebbero rischiare se venissero identificati pubblicamente. Il New York Times non ha pubblicato anche dviersi passaggi o interi documenti la cui pubblicazione potrebbe compromettere gli sforzi di intelligence americani.
 
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view post Posted on 28/11/2010, 22:48     +1   -1
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Feste selvagge e rapporti con Putin !
Ecco Berlusconi visto dall'America !






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Il premier nei file di Wikileaks:
«E' il portavoce del Cremlino, stanco per le lunghe nottate».
I dubbi di Frattini sulla Turchia: «Fa il doppio gioco con l'Iran».
Il Pdl: un attacco all'Occidente.



Feste selvagge, rapporti troppo stretti con la Russia, intermediari non abbastanza limpidi. Wikileaks mette in rete i file "rubati" alla diplomazia Usa e tra i duecentocinquantamila documenti ci sono anche pagine su come gli americani vedono Berlusconi, investito da giudizi velenosi alla vigilia del viaggio in Libia. Sotto la lente degli Stati Uniti soprattutto i rapporti traVladimir Putin e il primo ministro italiano, che includono «regali generosi» e contratti energetici redditizi: Berlusconi «sembra essere il portavoce di Putin» in Europa, si legge nei documenti messi in Rete dal New York Times. Nei documenti si parla anche delle «feste selvagge del premier». Il quotidiano spagnolo El Pais scrive della «sfiducia profonda che suscita a Washington» il Cavaliere. E dalle carte spunta anche una mail dell'incaricata d'affari americana a Roma Elizabeth Dibble: «Silvio? Incapace, vanitoso e inefficace come leader europeo moderno». E ancora: il presidente del Consiglio è «fisicamente e politicamente debole» perchè le «frequenti lunghe nottate e l'inclinazione ai party significano che non si riposa a sufficienza». Non solo: il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha chiesto all'inizio di quest'anno alle ambasciate americane a Roma e Mosca informazioni su eventuali «investimenti personali» di Berlusconi e Putin che possano condizionare le politiche estere o economiche dei rispettivi paesi.

A proposito del premier di Mosca il giornale spagnolo afferma che i documenti «pongono in evidenza il sospetto americano che la politica russa sia nelle mani di Valdimir Putin, giudicato un politico di stampo autoritario, il cui stile macista gli consente di collegarsi perfettamente con Silvio Berlusconi».

Nella valanga di documenti c'è spazio anche per Frattini che- rivela un telegramma pubblicato da Wikileaks e classificato come segreto- «ha espresso particolare frustrazione per il doppio gioco di espansione verso l'Europa e l'Iran da parte della Turchia». Lo sfogo svelato sarebbe parte di un dialogo tra il ministro degli Esteri e il segretario della Difesa degli Stati Uniti Robert Gates.

«L'attacco di Wikileaks sembra sicuramente fare soprattutto il gioco dei peggiori nemici dell'occidente», dicono dal Pdl. Secondo la vicecapogruppo del partito alla Camera «tutta la campagna mediatica sembra impostata per danneggiare gli Usa ed i maggiori alleati europei dall'Italia alla francia. La tempistica e gli argomenti sembrano tutti giocare contro i governi occidentali».

E la Procura di Roma fa sapere che, una volta esaminato il contenuto e la natura dei documenti della diplomazia americana, valuterà l'esistenza di eventuali estremi di reato. In particolare, secondo quanto si apprende, i magistrati romani valuteranno la classificazione dei documenti: ovvero se si tratta di carte sotto segreto di Stato o definite riservate. Questo per decidere l'eventuale apertura di fascicoli e la relativa ipotesi di reato che potrebbe essere violazione di segreto di Stato o violazione di documenti riservati.
 
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Tutte le verità di Wikileaks !
''Russia in mano alla mafia''.

Pubblicati memo riservati su Sarkò, Gheddafi, Merkel e Karzai.
«I Paesi del Golfo volevano attaccare l'Iran per fermare l'atomica»
Il Pdl duro: «E' il nuovo terrorismo». Ma il Cavaliere ci ride sopra.






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I Paesi del Golfo agli Usa: ''Attaccate subito l'Iran''.





Le pressioni arabe per un attacco militare all’Iran, gli attacchi cibernetici cinesi, il progetto di riunificare la Corea sul modello tedesco, il braccio di ferro col Pakistan sul controllo delle armi nucleari, la corruzione dei leader afghani, la sinuosa infermiera ucraina di Gheddafi e un bazar di trattative per convincere Paesi minori ad ospitare i detenuti di Guantanamo: i 251.287 documenti diplomatici americani rivelati da Wikileaks alzano il velo su una messe di segreti gelosamente custoditi da Washington, innescando conseguenze internazionali difficili da prevedere.

I documenti sono telegrammi diplomatici scambiati dal Dipartimento di Stato con 180 ambasciate americane attraverso il sistema Internet dell’esercito Usa denominato Siprnet - Secret Internet Protocol Router Network - e con la dicitura Sipdis ovvero Secret Internet Protocol Distribution.

Wikileaks ne è entrato in possesso e li ha fatti avere a cinque giornali - New York Times , Guardian , Der Spiegel , El País eLe Monde - e da ieri ne è iniziata la pubblicazione che consente di ricostruire quanto sta avvenendo dietro le quinte della politica internazionale. Anche perché i testi risalgono agli ultimi 10 anni, arrivando fino allo scorso febbraio, con la maggioranza concentrata fra 2006 e 2009.

Ciò che ne emerge è un mondo segnato anzitutto dall’allarme per l’atomica iraniana. Il re saudita Abdullah chiede a più ripresa a Washington di «tagliare la testa del serpente» di Teheran, il sovrano del Bahrein preme per un attacco per «fermare il programma nucleare» perché «il pericolo di lasciarlo procedere è superiore a quello di fermarlo», i leader militari degli Emirati definiscono «pazzo» Mahmud Ahmadinejad, il principe ereditario degli Emirati Arabi afferma «Ahmadinejad è Hitler» e una miriade di leader, ministri e generali arabi ritiene che solo la caduta del regime degli ayatollah potrà bloccare la corsa dell’Iran all’atomica. La pressione su Washington è tale che quando il presidente americano Barack Obama nel 2009 invia un messaggio tv di apertura ai leader di Teheran, gli Emirati parlano di «testo confuso» perché «non è questa la maniera di agire».

Washington preme per sanzioni rigide, chiedendo a sauditi e cinesi di rompere i rapporti petroliferi con Teheran ma nelle conversazioni private è l’attacco militare a tenere banco, come avviene il 12 febbraio a Parigi quando il ministro della Difesa francese Hervé Morin chiede a bruciapelo al capo del Pentagono Gates se Israele attaccherà «senza il sostegno Usa». La risposta è: «Israele può farlo ma non so se avrebbe successo e comunque ritarderebbe i piani iraniani solo per 1-3 anni, con il risultato di unificare gli iraniani contro l’aggressore». Gli israeliani da parte loro sfruttano ogni occasione per spiegare a Washington che la finestra di tempo per evitare l’attacco si sta per chiudere. Nel maggio 2009 il ministro della Difesa di Gerusalemme, Barak, dice all’ambasciatore Usa Cunningham: «Il mondo ha ancora 6-18 mesi», ovvero fino all’inizio del 2011.

Se le rivelazioni sulle pressioni arabe per l’attacco sono destinate ad accrescere la tensioni fra Teheran e i vicini, il piano per la riunificazione della Corea conferma i timori di Pechino. Ecco di cosa si tratta: alti ufficiali di Washington e Seul hanno discusso i piani della riunificazione sul modello di quanto avvenuto in Germania nel 1991, arrivando a ipotizzare «incentivi commerciali» per Pechino come allora Berlino garantì al Cremlino. Lo scorso febbraio l’ambasciatrice Usa a Seul ha scritto a Washington che «gli opportuni accordi economici potranno far venir meno le preoccupazioni cinesi sulla riunificazione» di una Corea «alleata degli Usa». La possibilità di far leva sul business con Pechino per ottenere l’«implosione della Nord Corea» è uno scenario del quale nessun funzionario americano hai mai pubblicamente discusso così come si ignorava il braccio di ferro in atto dal 2007 fra Washington e Islamabad sull’uranio arricchito di un reattore ad alto rischio. Washington preme per rimuoverlo ma Islamabad si oppone perché, come scrive l’ambasciatore Patterson nel maggio 2009, «se una sola parola di questo uscirà sui giornali la conseguenza sarà far apparire l’intero arsenale pachistano in mani americane».

Riguardano la Cina anche le rivelazioni sugli attacchi via Internet contro Google: è una fonte cinese che rivela all’ambasciata Usa a Pechino che l’incursione è stata ordinata «dall’interno del Politburo del Partito comunista». Si tratta di un’operazione di guerra cibernetica «iniziata nel 2002» e prima di Google ha avuto per obiettivi «i computer del governo Usa, quelli degli alleati occidentali e del Dalai Lama». La formulazione di queste accuse è tale da non poter escludere che anche il furto di documenti rivelati da Wikileaks possa esserne coinvolto.

A descrivere il bazar sui detenuti di Guantanamo sono i telegrammi seguenti all’insediamento del nuovo Presidente Usa, quando viene detto alla Slovenia di «accettarne qualcuno in cambio di un incontro con Obama», vengono offerti «milioni di dollari» di incentivi a Kiribati e suggerito al Belgio che accogliendone «acquisterebbe visibilità in Europa». Sul fronte della lotta al terrorismo sorprende il giudizio negativo del Dipartimento di Stato nei confronti dell’Intelligence del Qatar, definita «la peggiore della regione contro Al Qaeda» perché «esitante ad agire nel timore di soffrire rappresaglie». La sorpresa si deve al fatto che il Qatar ospita a Doha il quartier generale delle operazioni Usa nel Golfo e dunque ciò significa un'esposizione alta al pericolo di attentati per i soldati Usa.

Per quanto riguarda le notizie sui singoli leader stranieri spiccano la descrizione della «sinuosa infermiera ucraina» che «segue ovunque» Gheddafi come le affermazioni sul «comportamento improprio» di un componente della famiglia reale britannica nonché le definizioni di «imperatore nudo» per Sarkozy e di «ostinata e raramente creativa» per la tedesca Merkel. Ma ciò che forse preoccupa più la Casa Bianca sono i contenuti dei telegrammi sull’Afghanistan per via della valigia con 52 milioni di dollari trovata negli Emirati in possesso del vicepresidente Massoud e del ruolo del fratello del presidente Karzai descritto come implicato in «corruzione e traffico di stupefacenti». Poiché i fondi Usa all’Afghanistan vengono dati dal Congresso è facile prevedere che i leader repubblicani ne renderanno conto a Obama. La Casa Bianca reagisce con un comunicato in cui spiega che «i contenuti di questi documenti non esprimono politiche governative». Ma la bufera è solo all’inizio.
 
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Ira dell'America su Assange !
Frattini: distrugge il mondo !

Le rivelazioni dalla A alla Z !





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Assange contro Obama:
''Guida un regime, è contro la libera stampa''.


Il sito di Wikileaks sotto un pesante attacco cibernetico
mentre il Congresso apre un'indagine per
''danno alla sicurezza nazionale''.





E' scontro aperto fra Wikileaks e il governo degli Stati Uniti. A poche ora dalla diffusione degli oltre 250 mila dispacci diplomatici, il fondatore del sito Wikileaks, Julian Assange, parla ad alcuni giornalisti arabi, denunciando "un massiccio attacco cibernetico contro di noi" al fine di impedire l'accesso al database online con i documenti. "Quanto sta avvenendo dimostra che l'amministrazione Obama è un regime che non crede nella libertà di stampa e si comporta di conseguenza" aggiunge il 39enne australiano. La denuncia nasce da quanto sta avvenendo online: il sito di Wikileaks è bombardato da un massiccio invio di "data packets" da parte di utenti ignoti che ne impedisce il funzionamento, dunque i files con i documenti possono essere caricati, scaricati o letti con grande difficoltà. All'origine dell'attacco potrebbe esserci la task force anti-Wikileaks creata dal Pentagono anche se alcuni esperti di sicurezza americani liquidano quanto sta avvenendo come "una guerra fra hackers".

L'altro fronte del duello è quello legale. I leader repubblicani e democratici del Congresso di Washington sono d'accordo per lanciare un'indagine a tutto campo nei confronti di Wikileaks per scoprirne organizzazione, gestione, finanziamenti e sostegni di ogni genere al fine di adottare le "opportune contromisure" alla luce del "danno arrecato alla sicurezza nazionale". Wikileaks potrebbe dunque subire sanzioni molto dure, simili a quelle che colpiscono i gruppi terroristici. Il governo Usa preme anche sull'Australia affinché metta sotto inchiesta Assange e da Canberra arriva la conferma che il ministero della Giustizia sta valutando i "molti possibili reali commessi da Wikileaks" rivelando informazioni cruciali per la sicurezza nazionale. In attesa delle conseguenze politiche dell'impatto delle rivelazioni dei documenti è il duello a tutto campo fra Assange e Washington che tiene banco.
 
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A come Abdullah

Leader politici, Onu, armi e programmi nuclearei, terrorismo: i messaggi diplomatici americani pubblicati da Wikileaks non risparmiano quasi niente e nessuno con un linguaggio netto e colorito.
Il re saudità esortò più di una volta gli Usa ad attaccare l'Iran per bloccare il programma nucleare di Teheran. «Bisogna tagliare la testa al serpente», ha implorato re Abdullah in uno dei passaggi rivelati.



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B come Berlusconi

L'incaricato d'affari dell'ambasciata Usa a Roma, Elizabeth Dibble, giudicava Silvio Berlusconi un leader «inefficace» che spreca le sue energie alle feste. Il diplomatico americano definisce il premier «incapace, vanitoso e inefficace come moderno leader europeo».



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C come Clinton
I diplomatici Usa trasformati in spie per carpire segreti e intenzioni del segretario generale Ban Ki-Moon. Il segretario di Stato Usa in una nota del 31 luglio 2009 chiese di mettere sotto osservazione i diplomatici stranieri all'Onu e i vertici del Palazzo di vetro.

C come Cina: emerge un piano americano per spingere i sauditi a offrire una costante fornitura di petrolio a Pechino, in modo da liberare la Cina dalla dipendenza energetica dall'Iran; e i sauditi avrebbero concordato e insistito con Pechino perchè non si opponesse alle sanzioni contro Teheran.



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E come Erdogan
Gli Usa mettono in evidenza che il primo ministro turco costituisce una minaccia islamica perchè sarebbe in particolare sotto l'influenza del suo ministro degli Esteri Ahmet Davutoglu.

E come Eritrea: accusata di sostenere le milizie islamiche in Somalia. L'ambasciatore Usa, Ronald McMullen, scrisse a Washington che i funzionari dell'Asmara «sono ignari o mentono» quando negano di sostenere gli Shabab, il gruppo islamista legato ad Al Qaeda e in lotta contro il governo di transizione somalo.



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G come Gheddafi

Il leader libico è visto «raramente» senza la compagnia della «sua infermiera ucraina», descritta come una «bionda voluttuosa». Secondo l'ambasciatore Usa a Tripoli il colonnello «usa il botulino ed è un vero ipocondriaco che fa firmare tutti i suoi controlli medici per analizzarli dopo con i suoi dottori».



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I come Israele

I rapporti rivelano un fronte comune tra Israele e alcuni dei suoi avversari arabi di lunga data, in particolare i sauditi. Il risultato è che pubblicamente gli Stati arabi stanno zitti, nel timore di tensioni e violenze interne; in privato premono per un'azione forte.



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K come Kim Jong-il

Il leader coreano viene descritto come un «vecchio tizio flaccido» e qualcuno che comunque ha sofferto «traumi fisici e psicologici» a causa dell'icuts.

K come Karzai: il presidente afghano è «un uomo estremamente debole che non ha ascoltato gli eventi e che invece si è lasciato influenzare da qualcuno venuto per raccontargli le storie più bizzarre e complotti contro di lui».



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M come Merkel

Il Cancelliere tedesco non appare una leader carismatica secondo i «ritratti» dei diplomatici americani. Merkel è descritta come una leader «poco creativa» che «evita i rischi», una politica che preferisce «restare in retroguardia per conoscere gli equilibri delle forze».

M come Mugabe: il presidente dello Zimbabwe è semplicemente bollato come «il vecchio pazzo» da Maite Nkoana-Mashabane, ministro sud-africano per la cooperazione internazionale, in un rapporto da Pretoria.



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N come Netanyahu

Il premier israeliano è «elegante e affascinante», ma non mantiene le promesse.

N come Nordcorea: ha fornito all'Iran missili sofisticati capaci di colpire capitali dell'Europa occidentale e Mosca.



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P come Putin

Il premier russo definito «macho». Dai documenti di Wikileaks emerge inoltre il rapporto «straordinariamente stretto» con Berlusconi. Si parla di «generosi regali, lucrosi contratti in campo energetico e un oscuro intermediario italiano che parla russo». Secondo i diplomatici Usa Berlusconi appariva sempre più come «il portavoce di Putin» in Europa.



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S come Sarkozy

L'ambasciata americana a Parigi ricorda lo stile «autoritario» del presidente francese, abituato a bacchettare frequentemente la sua squadra e lo stesso premier.

S come Siria
: peoccupazioni americane per la continua fornitura di armi «sempre più potenti» a Hezbollah nonostante Bashar al-Assad avesse garantito al Dipartimento di Stato americano di non fornire armi alla milizia nel sud del Libano.
 
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Tempesta Wikileaks, Berlusconi:
''Mai partecipato a festini selvaggi''.





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Frattini: Assange è un distruttore. Il Pdl: «Debacle della diplomazia Usa».
Il Pd attacca: «Il premier teme rivelazioni molto più gravi».

L'Idv: il governo riferisca in Aula.





«Nessun festino selvaggio». Berlusconi parla da Tripoli. La bufera Wikileaks l'ha raggiunto mentre era impegnato in un summit con Gheddafi, un altro capo di Stato uscito malissimo dalle rivelazioni messe in Rete dal sito di Julian Assange. «Non guardo a quello che dicono funzionari di terzo o quarto grado», dice il Cavaliere. Non ce l'ha solo con i diplomatici, il premier, anche con «i giornali della sinistra». E poi, prosegue Berlusconi, «qualcuno ha pagato le ragazze che parlano di me», perché io ai festini selvaggi- quelli sparati in copertina dallo Spiegel- «non ci sono mai stato. Voglio fare un appunto -va avanti- : una volta al mese offro delle cene nelle mie case, dove tutto avviene in modo corretto, dignitoso ed elegante. Le cose che vengono dette fanno male all'immagine del nostro Paese». E ancora, sulle ragazze che raccontano le notti di Arcore e Palazzo Grazioli: «Mi domando perchè lo facciano. Sono infondate e incredibili. Una ragazza che si dichiara prostituta di fronte al mondo si preclude tutte le strade per un lavoro futuro, per trovare un marito. Allora -così il presidente del Consiglio- mi domando chi le ha pagate...».

Una reazione inattesa, quella di Berlusconi, che innesca una polemica tutta italiana. Franco Frattini, in missione diplomatica nel Golfo, va all'attacco: «Molte notizie che abbiamo letto erano già uscite sulle prime pagine dei giornali di opposizione da molto, molto tempo». Senza entrare nel merito, nè commentare le rivelazioni del sito pirata, il ministro degli Esteri sottolinea che «i rapporti degli ambasciatori sono elementi che formano un quadro, ma la policy del governo è altra cosa». E lancia un messaggio al Pd: «Non credo affatto che a Bersani o altri convenga speculare, essendovi notizie ancora incomplete che saranno presumibilmente arricchite con elementi riguardanti altri governi, non quello di Berlusconi». Duro infine il commento su Julian Assange: «Vuole distruggere il mondo, il suo è terrorismo».

Fabrizio Cicchitto accende invece i riflettori sul vero obiettivo di questo complotto: «Il discorso di Wikileaks va per molti aspetti rovesciato. Il problema non sono tanto i giudizi dei funzionari delle ambasciate americane su personaggi e situazioni basati su informazioni spesso opinabili e del tutto superficiali perchè redatti in termini del tutto confidenziali e quindi potendo prescindere anche da solide pezze d'appoggio. Il problema autentico è costituito dalla debacle a cui è andata incontro la struttura diplomatica statunitense che è stata bucata e per molti aspetti beffata». «È ancora da capire - aggiunge il presidente dei deputati Pdl - se ciò è stato determinato dall'intervento di strutture significative interne o esterne alla amministrazione americana. L'episodio è molto preoccupante per la funzione decisiva che gli Stati Uniti esercitano ai fini della stabilità mondiale e della lotta al terrorismo».

E se Gianni Letta si dice sconfortato dalle pubblicazioni di Wikileaks («Se questi sono i costumi dell'epoca in cui viviamo c'è da restare atterriti»), l'opposizione non perde occasione per puntare il dito contro il governo e il suo leader. «Indubbiamente quello che sta accadendo non è, come dire, edificante per le istituzioni ma una cosa è certa: sicuramente Berlusconi e i suoi ministri temono qualcosa di più grave ancora», afferma il vicepresidente della Camera Rosy Bindi. D'accordo l'Idv che, attraverso le parole di Leoluca Orlando chiede all'esecutivo di riferire in Aula sui rapporti tra Berlusconi, Putin e Gheddafi: «L'Italia ha perso la faccia e nessuno vorrà più avere rapporti con il nostro Paese», tuona il portavoce del partito di Antonio Di Pietro.


Edited by Milea - 30/11/2010, 18:59
 
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La Clinton: ''Politica Usa trasparente''.





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Il mondo con il fiato sospeso
rischia lo scontro tra diplomazie !!
L'Onu spiato: «Noi inviolabili».





Il Day After della diplomazia internazionale vede gli Usa impegnati nello scomodo tentativo di limitare i danni causati dalla pubblicazione, che si è rivelata essere ancora parziale, degli oltre 250.000 documenti riservati del Dipartimento Usa ottenuti da Wikileaks.

Usa al contrattacco:
Mentre i più diversi Paesi del mondo si prendono del tempo per studiare i giudizi americani sui loro leader e in Italia il premier Berlusconi contrattacca («E' tutto falso, nessun festino», precisa da Tripoli dove ha avuto l'ennesimo incontro con il colonnello Gheddafi), l'amministrazione Obama, incassato il brutto colpo delle rivelazioni, ha cercato oggi di passare al contrattacco. Il segretario di stato Hillary Clinton ha affermato oggi che la diffusione dei documenti «non è solo un attacco contro gli Stati Uniti ma a tutta la comunità internazionale» e ha difeso la «trasparenza» della politica internazionale di Washington.

La Clinton: "Dichiarazioni personali":
Ogni paese deve avere il diritto di avere «conversazioni schiette» con i diplomatici di altri paesi, ha detto la Clinton sottolineando che la politica estera degli Stati Uniti è descritta da atti pubblici, non da «dichiarazioni personali», ed è alla luce del sole. Quindi, ha condannato l'iniziativa di Wikileaks sottolineando che «non c'è niente di coraggioso nel mettere a rischio persone e operazioni di funzionari che stanno facendo il loro lavoro». La diffusione dei documenti mira per la Clinton a «sabotare i rapporti di pace» tra i paesi. La Clinton ha aggiunto che misure aggressive sono state adottate per evitare che la fuga di documenti possa ripetersi e per punire i responsabili. Ma le ferite rimangono.

Indagine penale su Assange:
Mai prima nella storia una superpotenza aveva perduto il controllo di quantità così vasta di informazioni confidenziali. Oltre 250 mila documenti diplomatici ottenuti dai responsabili del sito Wikileaks. Il ministro della giustizia Usa Eric Holder ha confermato che una «indagine penale» sulle attività di Wikileaks è stata aperta e che «qualsiasi persona responsabile di avere violato la legge» sarà chiamato a risponderne: la diffusione di questi documenti ha messo in grave pericolo la vita dei funzionari americani in tutto il mondo«. Holder ha invitato anche i media »ad agire in modo responsabile« nel trattamento del materiale classificato giunto in loro possesso. La Casa Bianca ha ordinato nel frattempo alle agenzie federali di rafforzare le misure di sicurezza sul trattamento dei documenti classificati in particolare per quanto riguarda le autorizzazioni di accesso da parte dei singoli individui.

"Wikileaks va trattato come un'organizzazione terrorista":
«Penso che il danno maggiore di questa vicenda sarà la perdita di fiducia che gli altri governi avranno nei confronti degli Stati Uniti», ha sottolineato il deputato Pete Hoekstra. Alcuni senatori hanno proposto di incriminare subito Wikileaks. «Siamo in guerra, questa gente si sta macchiando le mani di sangue - ha affermato il senatore Lindsey Graham - Se possiamo incriminare questa gente, non dovremmo avere esitazioni a farlo». Un deputato repubblicano, Peter King, ha proposto che Wikileaks venga designata «organizzazione terrorista: è chiaramente un pericolo per la nostra sicurezza nazionale». La vicenda di Wikileaks ha messo anche in risalto il pericolo da parte delle agenzie governative di condividere dati sugli stessi network. Il rilascio dei documenti ottenuti da Wikileaks rappresenta uno degli eventi più imbarazzati e pericolosi per la diplomazia americana negli ultimi decenni. Tra le rivelazioni più imbarazzanti dei documenti c'è quella dell'ordine ricevuto dai diplomatici americani di spiare sui loro colleghi all'Onu ottenendo informazioni personali come i numeri di carta di credito.

Ahmadinejad: dietro Wikileaks c'è la Casa Bianca:
Nella capitale russa, accusata nei file di essere il centro di uno «Stato della mafia», il ministro degli Esteri Serghei Lavrov liquida la pratica Assange con una battuta: «La pubblicazione di Wikileaks? Una pulp-fiction divertente. Nella nostra politica pratica preferiamo seguire i fatti concreti dei nostri partner e terremo questo approccio anche in futuro». «Che gran sorpresa!», ha chiosato con altrettanta ironia Vitaly Ciurkin, ambasciatore della Russia alle Nazioni Unite. Le rivelazioni di Wikileaks «non sono basate su vere fughe di notizie, ma fanno parte della guerra psicologica degli Stati Uniti», ha detto il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad, convinto che la documentazione - nella quale, tra l'altro, si dice che la Guida suprema, Ali Khamenei, ha il cancro - è «senza valore» e ha un «obiettivo malefico». Mentre gli alleati storici degli Usa (Gb, Francia, Italia e Germania) assicurano che nulla cambierà, emergono le prime critiche a Washington.

L'Onu spiato dagli Usa: "Rispettare la nostra immunità":

L'Onu ha precisato che «i funzionari delle Nazioni Unite si incontrano regolarmente con i rappresentanti dei paesi membri per informarli della sua attività», malcelando un certo fastidio dopo le informazioni su attività di intelligence Usa al Palazzo di Vetro, anche sul segretario Ban Ki-Moon. «L'Onu - ha detto un portavoce - si fonda sul rispetto degli Stati membri degli impegni all'immunità». Ancora più piccata la reazione belga: il ministro degli Esteri, Steven Vanackere, ha definito «inquietanti» alcuni aspetti dalla diplomazia Usa: «C'è una certa confusione tra il lavoro diplomatico e lo spionaggio». Il governo del Paraguay ha poi convocato l'ambasciatore Usa (per il momento il primo e l'unico ad aver fatto un paso del genere), esprimendo preoccupazione: dalla documentazione di Wikileaks emerge che, nel 2007, il Dipartimento di stato Usa aveva chiesto all'ambasciata di Asuncion di raccogliere ogni sorta di dati, incluso Dna, impronte digitali, numeri di telefono, indirizzi web e relative password, di tutti i principali candidati alle elezioni presidenziali dell'anno successivo.
 
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Il Golfo ha paura dell'Impero persiano !






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L'allarme dallo Yemen per il nucleare iraniano.
Tramite la Cina missili coreani ai pasdaran.





Per Mahmoud Ahmadinejad i documenti resi noti da Wikileaks sono frutto di «un complotto degli Stati Uniti contro l’Iran» ma nuove rivelazioni moltiplicano la descrizione del riarmo di Teheran come dell’allarme fra gli Stati del Golfo.

Il presidente iraniano ha reagito alle pubblicazione dei dispacci diplomatici del Dipartimento di Stato con una conferenza stampa a Teheran nella quale ha accusato l’«amministrazione americana» di «averli diffusi» e di «basare su di loro opinioni errate». «Si tratta di pezzi di carta che non hanno alcun valore legale e nessuno perderebbe del tempo a dagli un’occhiata» ha aggiunto, smentendo i contenuti che vedono il re saudita suggerire a Washington di «tagliare la testa del serpente iraniano» e i leader del Golfo premere per un attacco militare contro il programma nucleare. «Le nazioni della regione sono per l’Iran come amici e fratelli e questi atti tesi all’inganno non avranno alcun effetto sulle nostre relazioni» ha sottolineato Ahmadinejad nel tentativo di sminuire l’impatto interno in Iran di rivelazioni che descrivono la Repubblica Islamica come molto isolata in Medio Oriente.

Proprio mentre Ahmadinejad parlava da Teheran, il New York Times pubblicava ulteriori elementi a carico dell’Iran frutto dell’analisi dei documenti provenienti da Wikileaks. In particolare un dispaccio risalente al 24 febbraio scorso documenta che l'Intelligence americana ha appurato il trasferimento dalla Corea del Nord all’Iran di 19 missili a lungo raggio Bm-25, con una gittata tale da poter minacciare Israele, le basi americane in Medio Oriente e gran parte dell’Europa meridionale. Lo stesso rapporto afferma che Teheran possiede come «vettore alternativo» per lanciare un possibile attacco i missili Shabab-3 di propria produzione.

Nel 2007 l’allora Segretario di Stato Condoleezza Rice accusò la Cina di far transitare armamenti proibiti da Pyongyang a Teheran: potrebbe essere stata questa la rotta che ha consentito ai 19 Bm-25 di arrivare fino in Iran a dispetto delle sanzioni internazionali. A ciò bisogna aggiungere che Alì Khamenei, il Leader Supremo della rivoluzione, sarebbe affetto da un «tumore terminale». Riguardo ai timori dei leader arabi per l’atomica iraniana un dispaccio americano da Sana’a cita il presidente dello Yemen, Alì Saleh, esprimere la preoccupazione che «Teheran punti a ricostruire l’impero persiano» mentre altri documenti imputano alla Repubblica Islamica di aver adoperato ambulanze civili per far arrivare importanti contingenti di armi agli Hezbollah libanesi nel 2006 in occasione del conflitto con Israele. Il tema degli Hezbollah torna anche in alcuni dispacci da Damasco sull’incontro avvenuto nel 2009 fra Bashar Assad e l’inviato Usa Bill Burns perché in quell’occasione il presidente siriano promise di interrompere la consegna di armi alle milizie filo-iraniane, per poi invece farlo una settimana dopo.

Intervenendo sul caso-Iran, il Segretario di Stato Hillary Clinton ha evitato di confermare il contenuto dei dispacci, affermando tuttavia che «quanto gli viene attribuito riflette il contenuto delle mie conversazioni in gran parte dei Paesi del mondo perché è molto diffusa la preoccupazione per le azioni e le intenzioni della leadership iraniana».
 
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Le ultime rivelazioni di Wikileaks:
Guantanamo, le Coree e la Kirchner !






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Mercato degli Usa sui detenuti.
Pechino sarebbe favorevole alla riunificazione.
Il figliodella regina parla male degli Usa
e i pettegolezzi sul Sudamerica
rivelano dubbi sulla follia della presidente argentina.





La Cina sarebbe favorevole alla riunificazione delle Coree, gli Usa fecero mercato dei prigionieri a Guantanamo, la diplomazia americana definiva Hugo Chavez un pazzo e aveva dubbi sulla salute mentale della Kirchner. Ce n'è per tutti, nella marea di documenti rivelati da Wikileaks. E le fughe di notizie capaci di creare imbarazzo non risparmiano neanche la famiglia reale inglese. In particolare il principe Andrea.

LO SCANDALO GUANTANAMO - Si promettevano soldi, favori, aiuti da parte del Fondo Monetario, o la possibilità di avere un incontro riservato con il Presidente. In cambio si chiedeva l'impegno ad accettare nelle proprie carceri uno o più sospetti terroristi, detenuti a Guantanamo. Un vero e proprio baratto, o 'bazar', come lo definisce il New York Times, con cui gli Stati Uniti avrebbero provato a risolvere un problema che li affligge da anni, cercando di convincere i propri alleati a dare loro una mano. C'è il caso della Slovenia, il cui presidente avrebbe assicurato la sua collaborazione in cambio di un incontro di venti minuti con il Presidente Barack Obama. Poi c'è l'esempio delle Maldive, pronte ad accogliere alcuni prigionieri in cambio di un programma d'aiuti da parte del Fondo Monetario Internazionale. Poi, sempre sul fronte delle isole sperdute, l'amministrazione Bush avrebbe offerto all'isola del Pacifico di Kiribati un fondo di 3 milioni di dollari per ospitare nelle sue carceri 17 cinesi musulmani. Soldi anche nel caso dello Yemen. Durante la discussione sulla costruzione di un centro di riabilitazione per sospetti terroristi, il presidente yemenita avrebbe più volte chiesto ai suoi interlocutori americani: «Quanti soldi siete disposti a darci?». C'è poi l'intricata vicenda degli Uiguri, alcuni sospetti terroristi musulmani cinesi, al centro di tensioni internazionali, soprattutto con la Cina.

IL PRINCIPE ANDREA - Il terzogenito della regina Elisabetta fa una serie di affermazioni «al limite della volgarità» in Kirghizistan contro la Francia e gli Stati Uniti. L'episodio è illustrato dall'ambasciatrice degli Stati Uniti in Kirghizistan, Tatiana Gfoeller. Gfoeller riferisce di una colazione di uomini di affari britannici e canadesi nell'ottobre 2008 in un hotel di Bichkek, la capitale kirghiza, intorno al principe che è anche rappresentante speciale del Regno Unito per il commercio internazionale. «I sudditi della madre sua Maestà seduti intorno alla tavola sono arrossiti» all'evocazione «dell'imbecillità» degli inquirenti britannici che non sono riusciti a far andare in porto un importante affare fra le società Al Yamamama e Bae Systems, con il pretesto che un principe saudita avrebbe percepito delle commissioni». Ascoltando le testimonianze degli astanti sulla corruzione endemica in Kirghizstan, il principe Andrew esclama: «Ma è la Francia sputata». I convitati giubilano quando giustifica in maniera sorprendente la debole performance commerciale americana in Kirghizstan: «non capiscono la geografia. Non ci hanno mai capito niente. Mentre nel Regno Unito, noi abbiamo i migliori professori di geografia del mondo».

LA CINA E LA COREA - Ed ecco le rivelazioni sulla Cina. Secondo un alto esponente sudcoreano, sarebbe disposta ad accettare una Corea riunificata e alleata in modo «benigno» con gli Usa. È quanto sostiene l'ex viceministro degli Esteri di Seul Chung Yung-woo in uno dei documenti confidenziali diffusi dal sito Wikileakes. Esperti della Corea citati dalla rete televisiva Bbc hanno invitato alla prudenza, affermando che si tratta di una lettura «molto sudcoreana» dei giudizi della Cina. Secondo il documento Chung, a cena con l'ambasciatrice americana a Seul Kathleen Stephens, avrebbe affermato che la «nuova generazione» di dirigenti cinesi «non attribuisce molta importanza» al ruolo della Corea del Nord come «cuscinetto» che la protegge dagli alleati asiatici degli Usa. La cena ha avuto lungo nel febbraio scorso. In un altro documento il viceministro degli esteri cinese He Yafei afferma che, col suo secondo test nucleare del 2009, la Corea del Nord si è comportata come «un bambino viziato» che vuole «attirare l'attenzione di un adulto» (cioè gli Stati Uniti).

CHAVEZ E LA KIRCHNER - Infine, dai documenti diffusi da Wikileaks che riguardano l'America Latina, emerge il fatto che l'ambasciatore a Caracas, Jean David Levitte, ha definito il presidente Hugo Chavez «un pazzo» che vuol trasformare il Paese «in un altro Zimbawe». E, anche se per ora non si sa quando è avvenuto, il Dipartimento di stato ha chiesto lumi a Buenos Aires sullo «stato mentale» della presidente Nestor Kirchner.
 
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Bufera sul rapporto Berlusconi-Putin !
Hillary: ''Silvio nostro miglior amico''.



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Nuovi file sull'attacco russo alla Georgia: "L'Italia frena la Nato".
Assange è ricercato dall'Interpol:
''Mandato cattura internazionale''.


Si stringe il cerchio intorno al fondatore di Wikileaks. L'Interpol ha annunciato di aver emesso un mandato d'arresto internazionale per Julian Assange, ricercato dalla Svezia nel quadro di un'inchiesta per «stupro ed aggressione sessuale».

Caccia ad Assange:

La «richiesta di arresto ai fini dell'estradizione» era stata ricevuta il 20 novembre, inviata dalla Svezia. Gli "avvisi rossi" vanno ai 188 paesi che aderiscono all'Interpol, tra cui la Gran Bretagna, dove si ritiene risieda il 39enne australiano. Il 18 novembre, la giustizia svedese aveva emesso un mandato di cattura per Assange, che voleva interrogare, «sulla base di ragionevoli sospetti di stupro, aggressione sessuale e coercizione». I fatti contestati risalirebbero allo scorso agosto.

L'indagine in Svezia:
Assange aveva fatto ricorso, ma il mandato era stato confermato da una corte d'appello. Oggi i suoi legali avevano portato l'appello alla Corte suprema di Stoccolma. L'indagine nasce da due incontri avuto con altrettante donne durante la sua visita in agosto in Svezia, dove l'ex avvocato aveva intenzione di far richiesta di residenza, con l'obiettivo di avere la tutela delle leggi svedesi sulla libertà di stampa per il suo sito Wikileaks. Secondo informazioni emerse in Svezia, le donne avrebbero raccontato che gli incontri sessuali, iniziati come consensuali, si erano trasformati in violenza. Assange ha respinto le accuse, lasciando intendere che le denunce sono il risultato di una campagna di fango orchestrata dagli Usa contro Wikileaks.

Hillary, mano tesa al governo italiano:

Intanto i file pubblicati da Wikileaks continuano ad agitare le diplomazie mondiali. Il segretario di Stato americano Hillary Clinton ad Astana, in Kazakistan, dov'è in corso il vertice Osce cui partecipa anche Berlusconi, si schiera a difesa del presidente del Consiglio italiano dopo che nei file segreti il premier veniva indicato al Dipartimento di Stato Usa come «megafono di Putin in Europa». «Non abbiamo un amico migliore di Berlusconi, che ha sostenuto sempre con la stessa coerenza tre presidenti, le amministrazioni Clinton, Bush e Obama». ha assicurato la Clinton, che poi ha sottolineato il «sostegno generoso» dell'Italia in Afghanistan e ha affermato che «tanto le amministrazioni repubblicano quanto quelle democratiche sanno che possono contare sull'Italia e su Berlusconi per realizzare e sostenere i valori che condividiamo». «Berlusconi - ha detto - ha garantito in Afghanistan un sostegno generoso, ha lavorato in Europa con Sarkozy per la stabilizzazione della Georgia.

I timori Usa per le rivelazioni di Wikileaks:
Al vertice, Clinton ha parlato di rispetto dei diritti umani e della libertà di stampa, tra le priorità del mondo in un momento in cui «la democrazia è sotto pressione». Il segretario di Stato americano siede allo stesso tavolo con alcuni dei capi Stato o di governo coinvolti negli imbarazzanti rapporti diplomatici rivelati da Wikileaks, ma nel suo discorso ha evitato di fare alcun riferimento diretto all'attività del sito dell'australiano Julian Assange. La Clinton ha sostenuto con forza l'importanza della libertà di stampa, riferimento che è parso diretto alla Russia e allo stesso Kazakhstan. «Non è abbastanza che una costituzione la garantisca se, in realtà, i giornalisti sono messi sotto forte pressione se non aggrediti». Clinton ha anche osservato che l'Osce potrà avere «un ruolo importante» in Afghanistan, dove la rilanciata Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione potrebbe essere impegnata per migliorare la sicurezza delle frontiere, combattere il narcotraffico e contribuire allo sviluppo delle istituzioni nazionali.

Nuove rivelazioni sui rapporti Italia-Russia:

Intanto spuntano nuove rivelazioni sui rapporti Italia-Russia. Il Corriere della Sera ha pubblicato alcune comunicazioni dell'ex ambasciaore Usa Spogli in italia. Nei dispacci emerge la preoccupazioni per l'asse tra Berlusconi e Putin al momento della crisi in Georgia, con l'Italia accusata da Spogli di voler «frenare» l'Italia. Nelle comunicazioni tra le ambasciate americane di Roma e Praga e il Dipartimento di Stato, venute in possesso di Wikileaks, trapela è l'irritazione degli Stati Uniti per la posizione tenuta dall'Italia nel corso della guerra tra Georgia e Russia dell'agosto 2008. La frase chiave dell'allora ambasciatore americano a Roma, Ronald P. Spogli, è questa, preceduta dalla parola «commento»: «Viste le dichiarazioni alla stampa del ministro degli Esteri Frattini, e la articolata spiegazione di Batori (Carlo Batori, vicedirettore dell'ufficio Nato, ndr) sull'opposizione italiana a qualsiasi dichiarazione di condanna della Russia, il governo italiano sarà con ogni probabilità meno che utile in sede di Consiglio del Nord Atlantico. Berlusconi e Putin si sono già parlati e ci aspettiamo che la Russia cerchi di sfruttare la relazione personale tra i due per spingere l'Italia e fare fallire gli sforzi per condannare le azioni di Mosca nelle sedi internazionali». Il cable, riferisce il Corriere, è firmato «Spogli», datato 15 agosto 2008, classificato come «confidenziale» e «noforn» (da tenere nascosto ai non americani, ndr) e titolato «Gli italiani non ci aiuteranno per una dichiarazione nel Consiglio del Nord Atlantico».
 
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view post Posted on 2/12/2010, 13:29     +1   -1
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Ecco i documenti di Wikileaks !


CLICCA QUI

I testi dell'ambasciatore Spogli.

Secondo i file dell'ambasciatore la Georgia sospetta affari tra Berlusconi
e Putin sui gasdotti e il pagamento di percentuali sui profitti di Gazprom.

DOCUMENTI DA WIKILEAKS.ORG




---


QUEL LEGAME TRA PUTIN E BERLUSCONI
IL CREMLINO E LA MORTE DI LITVINENKO
L'INCONTRO TRA GATES E FRATTINI

VZCZCXRO4950

OO RUEHFL RUEHNPDE RUEHRO #0097/01 0261148 ZNY SSSSS ZZHO 261148Z JAN 09FM AMEMBASSY ROME TO RUEHC/SECSTATE WASHDC IMMEDIATE 1502INFO RUEHZG/NATO EU COLLECTIVE IMMEDIATE RUEHMO/AMEMBASSY MOSCOW IMMEDIATE 4498RUEHFL/AMCONSUL FLORENCE IMMEDIATE 3404 RUEHMIL/AMCONSUL MILAN IMMEDIATE 9782RUEHNP/AMCONSUL NAPLES IMMEDIATE 3573 RHEHNSC/WHITE HOUSE NSC WASHDC IMMEDIATE<code>

S E C R E T SECTION 01 OF 05 ROME 000097



NOFORN

SIPDIS



DEPT FOR INR/I



E.O. 12958: DECL: 01/19/2019

TAGS: PREL PGOV ENRG EPET RS IT

SUBJECT: ITALY-RUSSIA RELATIONS: THE VIEW FROM ROME

(C-RE8-02675)



REF: A) 08 STATE 134386 B) ROME 451



Classified By: Ronald P. Spogli, Ambassador, for reasons 1.4 (b), (d).



¶1. (U) This is a joint Political and Economic Section cable.



¶2. (C/NF) Summary. Italy's relationship with Russia is

complex, encompassing historical ideological sympathies,

geostrategic calculations, commercial pressure, energy

dependence, and personal relationships between top leaders.

The combination of these factors creates a strong tendency

for Italy's foreign policy to be highly receptive to Russian

efforts to gain greater political influence in the EU and

to support Russia's efforts to dilute American security

interests in Europe. In its relationship with Russia, energy

is the most important bilateral issue and the quest for

stable energy supplies from Russia frequently forces

Italy to compromise on security and political issues.

A not insignificant concomitant factor is PM

Berlusconi's desire to be seen as an important

European player on foreign policy, leading him to

go where others dare not. End summary.



Roots of Italian Russophilia: Ideology on the Left, a

Long-Standing Market Opportunity on the Right

- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -



¶3. (C/NF) Until the 2008 parliamentary elections, the Italian

Communist party and various leftist splinter groups were a

permanent fixture of the Italian political scene. Throughout the Cold

War members of the Italian communist movement maintained close

ties with the Soviet Union, other communist countries, and many

communist revolutionary movements. Unlike many other communist parties

around the world, the Italian communist movement remained

unapologetic in its continued belief in Marxism-Leninism as a viable

economic alternative to capitalism. While many European leftist

intellectuals recognize that -- aside from an authoritarian approach to

governing - - Putin's Russia bears little resemblance to Communist

ideals, this fact has not deterred Italian communists and other radical

left politicians from being openly pro-Russia on the basis of

ideological solidarity. This, combined with the advanced average age o

most high-level Italian politicians (65-70), prevents many in the

far left of Italy's political spectrum from moving beyond a worldview

developed (and apparently frozen) during the Cold War.



¶4. (C/NF) Throughout the Cold War, Italian business interests

frequently skirted the line of what was appropriate in their

pursuit of the Soviet market. After the collapse of the Soviet

Union, the explosion of consumer wealth in Russia created massive deman

for high-end and luxury Italian exports. From 1998 to 2007

Italian exports to Russia grew by 230 percent, from 2.7 billion Euros

to 9.5 Billion. Many of Italy's leading businessmen began to see

Russia as a limitless market that could substitute for loss of export

revenue from other parts of the world. These businessmen maintain

strong ties to the pro-business, free-market-oriented politicians on

the right, including the most visible patron of Italy's business

elite: PM Silvio Berlusconi.



Putin Most Influential Figure in Italy's Russia Policy

- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -- - - - - - -



¶5. (C/NF) While Italy's political parties, the MFA and ENI

exert some influence on Italy's Russia policy, by far the most importan

factor is the personal attention Putin devotes to the relationship.

By our reckoning, Putin has held more bilateral meetings with

sitting Italian PMs in the recent past than any other world leader.

He was the first world leader to meet with Berlusconi after the 2008

elections, arriving in Sardegna to visit the PM designate

before the latter had even been sworn in. Berlusconi believes that

Putin is his close and personal friend and continues to have more

contact with Putin than with any other world leader. During the Georgi

crisis, Berlusconi spoke to Putin on a daily basis for a period of

almost a week. The basis of the friendship is hard to determine, but

many interlocutors have told us that Berlusconi believes that

Putin, a fellow 'tycoon', trusts Berlusconi more than other European

leader. (A contact in the PM's office told us that their frequent

meetings are accompanied by exchanges of lavish gifts). Berlusconi

admires Putin's macho, decisive, and authoritarian governing style,

which the Italian PM believes matches his own. From the Russian side,

it appears that Putin has devoted much energy to developing

Berlusconi's trust.



¶6. (S/NF) Contacts in both the opposition center-left PD



ROME 00000097 002 OF 005



party and Berlusconi's own PdL party, however, have hinted at a more

nefarious connection. They believe that Berlusconi and his cronies are

profiting personally and handsomely from many of the energy

deals between Italy and Russia. The Georgian ambassador in Rome

has told us that the GOG believes Putin has promised Berlusconi a

percentage of profits from any pipelines developed by Gazprom in

coordination with ENI. Whenever we raise the issue of Russia and the P

with our contacts in PdL, Berlusconi's own party, they have usually

pointed us to Valentino Valentini, a member of parliament and somewhat

shadowy figure who operates as Berluscon's key man on Russia, albeit

with no staff or even a secretary. Valentini, a Russian-speaker who

travels to Russia several times per month, frequently appears at

Berlusconi's side when he meets other world leaders. What he does in

Moscow during his frequent visits is unclear but he is widely

rumored to be looking after Berlusconi's business interests in Russia.

Our contacts uniformly deem Valentini, a multilingual former

interpreter, close to Berlusconi with regard to Russia, but not a polic

person.



¶7. (C/NF) All of our interlocutors - in the MFA, PM's office,

PdL party, and even ENI - report that Berlusconi determines

Italy's policy on Russia single-handedly, neither seeking nor

accepting counsel. Virtually all are reluctant to confront the PM even

when he is at his worst on Russia. In November 2008, after a

disastrous press conference in which, inter alia, the PM described NATO

expansion, recognition of Kosovo's independence, and missile

defense as "U.S. provocations" of Russia, GOI officials did a classic

duck- and-cover. In response to our objections, MFA and PM staff

sheepishly directed us to the PM himself, rather than deliver

the unpleasant news to him that he had angered not only the

Americans but other members of the Contact Group for the Balkans, not t

mention the Czechs and Poles. Even FM Frattini admits to wielding no

influence on Berlusconi on Russia. During an early September

visit to Italy, former VP Cheney confronted Frattini on Italy's

very public and unhelpful stance on the Georgia conflict. A subdued

Frattini noted that, while he had strong opinions on the issue, he

nevertheless received his marching orders from the PM.



¶8. (C/NF) Distressingly, Berlusconi treats Russia policy as

he does his domestic political affairs - tactically and day-to-day.

His overwhelming desire is to remain in Putin's good graces, and

he has frequently voiced opinions and declarations that have been

passed to him directly by Putin. One such example: in the aftermath of

the Georgia crisis, Berlusconi began (and continues) to insist

that Georgia was the aggressor and that the GOG was responsible

for several hundred civilian deaths in South Ossetia.



No Institutional Leadership on Russia

- - - - - - - - - - - - - - - - - - -



¶9. (C/NF) Trying to determine who might have some influence

on Berlusconi's Russia policy is not an easy task. One thing is

certain, however - it is not the foreign policy institutions

of the GOI. FM Frattini is widely seen as only the messenger for PM

Berlusconi's Russia policy - indeed he termed himself as much

to VP Cheney during the latter's September 2008 visit to Rome.

Within the professional ranks, resources and expertise are scant.

Italy's MFA contains only one full-time diplomat assigned to cover

Russia and the countries of the former Soviet Union: the Office

Director. The Deputy Office Director position and single Desk Officer

position assigned to cover all the countries of the FSU are vacant.

Italy's dire budget situation is likely to prevent the hiring of

additional staff at the MFA for at least two years, according to one MF

source. The Office Director's direct supervisor - the A/S equivalent

- is also responsible for the Balkans and the rest of Europe, but

she, like Frattini, appears to have little or no input to GOI

Russia policy. The PM's staff does not fare much better. The

Office of the Diplomatic Advisor is thinly staffed - with only one

officer assigned to each geographic region. The position covering

Russia is staffed by a midlevel diplomat who is in the process of being

transferred. No replacement is likely to be named. As a result, the

officer covering the Middle East (also the deputy for the office)

will be forced to take on those duties in addition to his already

overwhelming portfolio and management duties.



¶10. (C/NF) In 2008 the MFA undertook an effort to produce a

long-term foreign policy strategy for the GOI. In a paper entitled

"Rapporto 2020" the MFA outlined its strategic vision for the next

decade and a half. The document notes that geostrategic realities have

created the need for Italy to adapt its foreign policy with regard to

Russia and calls for Italy to seek 'a privileged relationship' with

Moscow in order to press its overwhelmingly preeminent bilateral

concern: energy.



ROME 00000097 003 OF 005



Energy Becomes Key Bilateral Issue

- - - - - - - - - - - - - - - - - -



¶11. (C/NF) With virtually no domestic energy reserves, no

domestic nuclear power, and an ambitious parastatal energy company,

Italy's key bilateral concern with Russia has become the quest for

long-term guarantees of energy supplies. The GOI has supported ENI and

other energy giants' efforts to create a unique partnership with

Russia and Gazprom for long-term cooperation. ENI, Italy's most

prominent energy parastatal, wields immense political power; its

business strategy has focused on complicated geopolitical environments

generally perceived as overly risky by many of its international

competitors. ENI's lobbying efforts vis-(-vis the GOI are better

funded than most government offices. It hosts one diplomatic

advisor assigned from the MFA. Going by press reports alone, we

would judge that PM Berlusconi grants its director, Paolo Scaroni, as

much access as he does his own FM. ENI's director of government affair

recently admitted to us that he meets with Gianni Letta, NSA-equivalent

and Berlusconi confidant, on a weekly basis. Members of political

parties on both sides of the aisle have told us that ENI is

one of the leading financial contributors to Italy's many

think-tanks - many of which produce public diplomacy discussions and

events on the importance of Italy-Russia relations. At one such event

in 2007, a conference on Central Asia, representatives from ENI and

Edison were given 30 minutes each to speak, while the four Foreign

Ministers and Deputy Foreign Minister of five Central Asian former

Soviet states were all crammed into a single hour. There is even

suspicion that ENI maintains journalists on its payroll.



¶12. (C/NF) Members of political parties from both sides of

the aisle have told us that ENI does not limit its dialogue with the

government to energy issues. One member of the opposition center-left

PD party told poloffs that ENI's presence in Russia exceeds that of

Italy's understaffed embassy. While it is unclear how much policy

coordination occurs between ENI and the Russian political

structure, the same PD party members noted that ENI had as much contact

with Russian political and economic leaders as the embassy, if not

more, and political messages were frequently passed through such

commercial/economic channels. Back in Rome, ENI maintains

strong contacts with members of the Italian parliament - something

the MFA does not do (apart from requested briefings to members of the

foreign affairs committees).



An Energy Policy without the Policy

- - - - - - - - - - - - - - - - - -



¶13. (C/NF) ENI and other energy giants have managed to press

their case quite effectively within the highest ranks of the GOI.

Italian leaders on both sides of the aisle seem strangely unconcerned

about dependence on Russian energy. They point out that Italy

depended on Russian coal during the darkest days of the Cold War with n

dire consequence. Italians are also lulled into complacency by

the fact that geographic proximity to North African resources means

that they are far less dependent on Russia than are the Germans or the

former Eastern bloc countries.



¶14. (C/NF) During a March 2008 visit to ENI Headquarters

embassy staff were given a briefing on ENI's Russian energy

operations (available on Embassy Rome's Classified web site). ENI's

view of the European energy situation was disturbingly similar to that

of GAZPROM and the Kremlin, and at times laced with rhetorical

flourishes reminiscent of Soviet-era double-speak: according to ENI,

the real threat to Western Europe's energy security is not Russia --

it is Ukraine. The real solution to Europe's energy insecurity,

according to ENI, lies in more direct pipeline connections to Russian

gas fields and a need for pipelines that do not go through

Ukraine - the rationale for the South Stream and Nord Stream pipelines

(ref b).

ENI's engineering arm hopes to construct both pipelines using

experience gained in the construction of the Blue Stream

pipeline that connects Russia and Turkey under the Eastern portion of

the Black Sea. Additionally, ENI seeks full partnership with

Russia on the South Stream project. GOI and ENI contacts have reported

that the company was having trouble getting a firm Russian

commitment to this South Stream partnership. The plummeting price of

hydrocarbons may have reduced the economic incentives for this project,

but many analysts believe that Russian geo-strategic concerns will

trump business considerations on this project. The most recent

Russia- Ukraine gas dispute seems to have revived interest in the

Nord Stream and South Stream projects, especially among those who see

Ukraine as the problem.



ROME 00000097 004 OF 005



¶15. (C/NF) Italy is not totally blind to the dangers of its

dependence on Russia, however, and it is taking some steps

that may prevent an increase in the percentage of their energy that

they get from Russia. Upon returning to power, Berlusconi announced

that he would return the country to nuclear power. While the GOI

seems serious, this project will require eye-popping expenditures,

long- term commitment, and the resolution of thorny environmental

problems. Some fear that the nuclear project was launched in response

to an oil price of $140 per barrel, and wonder if the Italian

commitment to nuclear power will recede if oil prices stay low. Italy

is also increasing its use of Liquid Natural Gas and is finishing

work on a new terminal in the Northern Adriatic. While

less-than-enthusiastic about the EU's complex Nabucco pipeline, the GOI

seems to be supporting the smaller-scale Turkey-Greece-Italy pipeline

project designed to bring Caspian gas to Western Europe. Edison, a

French company with Italian roots, is trying to determine if it

should commit to this project. While Azeri gas supplies and

Turkey's willingness to allow the gas to flow West are unresolved

issues, Edison believes its project has a chance of succeeding

because unlike Nabucco, it is small enough -- it believes -- not to

provoke opposition from Russia. The GOI -- especially powerful

Minister for Economic Development Scajola -- supports the TGI project

(in fact GOI officials complain if the U.S. sometimes seems to imply

that Nabucco should have priority). There is fear that a successful

launch of South Stream would -- by promising to meet demand -- doom

both South Stream and Nabucco.



A Foreign Policy Designed to Deny Russia Nothing

- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -



¶16. (C/NF) The combination of historical ideological

sympathy, energy dependence, lack of institutional influence, and a

close personal relationship between Berlusconi and Putin serve to

provide Russia with an apparently trusted ally, overtly willing to work

overtime within the EU on Moscow's behalf. Russia can count on Italy

to support its efforts to remove irritants in its relations with

the West, including:



- pressure on/within OSCE to overlook Russia's lack of

compliance with its legally binding Istanbul commitments on frozen

conflicts,

- weak support or even opposition to NATO efforts to build

closer ties to Georgia and Ukraine,

- weak initial support for international efforts to recognize

Kosovo's independence,

- unhelpful comments on U.S. bilateral Missile Defense plans

with Poland and Czech Republic,

- support for Russian President Medvedev's plans to redefine

European security architecture to undermine OSCE and NATO.

- support for Russian efforts to undermine EU and US energy

security initiatives for Europe.



¶17. (C/NF) In the past, Berlusconi's highly-prized personal

relationship with U.S. President Bush was an important

counterweight to Russian influence, but many pro-U.S. Italian party

officials on both sides of the aisle have worried to us that Bush's

departure could tempt Berlusconi to move closer to Russia. For his

part, Berlusconi has publicly stated that he would like to become a

bridge between the U.S. and Russia and to "educate a young and

inexperienced new American president" on how to deal with the Russians.

If the past is any guide, this will likely mean an intensified

effort to press the Russian agenda with the U.S.



Mitigating the Problem: Pushing Back on a Corrosive Influence

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¶18. (C/NF) To tackle the problem head-on, Post has deployed

a robust diplomatic and public affairs strategy targeting key figures

inside and outside government. Our aim is two-fold: educate our

interlocutors more profoundly on Russian activities and thus

the context for U.S. policy, as well as build a counter- weight

of dissenting opinion on Russia policy, especially within

Berlusconi's political party. . Since the beginning of the summer, wit

Berlusconi's return to power and the Georgia crisis, we have

been engaging with GOI leaders aggressively at all levels. Pol,

PA and Econoffs have engaged party members, GOI contacts, think

tanks and even press to provide an alternative narrative to the

Berlusconi insistence that Russia is a democratic and stable country

that has been provoked by the West. The effort seems to be paying

off. The opposition has begun taking jabs at Berlusconi by portraying

him as choosing the wrong side of the debate. Some in the PdL have

begun to approach us privately to say that they would like greater

dialogue with us on the Russia issue, and have indicated their



ROME 00000097 005 OF 005



interest in challenging Berlusconi's giddiness about Putin. While we

have a long way to go in changing the narrative, unfortunately, we have

help - in the form of a PM who appears increasingly to be the

mouthpiece of Putin.



Comment

- - - -



¶19. (C/NF) The bilateral relationship between the U.S. and

Italy is excellent and encompasses tremendous cooperation

on many levels and on many fronts.

Unfortunately, Berlusconi efforts to "repair" the relationship

between the West and Russia (which as he told the Ambassador in their

farewell meeting on February 23, "sticks in my gut as a large

undigested mass") are threatening his credibility and

becoming a real irritant in our relationship. We can help

get him back on the right track by sending him a clear signal

that the U.S. does not need an interlocutor for its important bilateral

relationship with Russia and that his insistence on undermining existin

structures and channels based on common interests and shared values

within the alliance in exchange for short term stability is not a

strategy Washington wishes to pursue.
 
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74 replies since 28/11/2010, 17:17   889 views
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