LA STORIA DELLA PARRUCCA, Origine e diffusione della moda in Europa e a Venezia

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view post Posted on 30/12/2023, 19:42     +17   +1   -1
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Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

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La storia della parrucca




Nicolas de Largillière (Parigi, 1656 - 1746)
Ritratto di un uomo in abito viola (Portrait of a Man in a Purple Robe)
1700 circa
olio su tela - 79,5 x 62,5 cm.
Museumslandschaft Hessen , Kassel (Germania)


Anticamente la parrucca era un accessorio indossato fin dall’antico Egitto da uomini e donne, non necessariamente per compensare la perdita dei capelli, ma principalmente come segno di status. In Europa, l’origine di questa usanza, intorno a fine Seicento, fu dovuta alla sifilide: William Clowes, medico del XVII° secolo, scriveva di una “moltitudine infinita” di pazienti sifilitici che a quel tempo intasavano gli ospedali di Londra. I segni della malattia includevano, oltre a ferite aperte, eruzioni cutanee, cecità e demenza, anche la perdita di capelli a chiazze, problema piuttosto imbarazzante, poiché una testa calva danneggiava la reputazione di una persona.


Ma oltre alla moda e all’eccezione dei malati di sifilide, la più importante ragione era legata ai pidocchi. Nel Seicento e nel Settecento, soprattutto in Francia, i capelli veri erano generalmente molto sporchi e pieni di questi insettini, poiché si credeva che lavarsi il corpo e i capelli favorisse il passaggio delle numerose malattie attraverso la dilatazione dei pori della pelle e del cuoio capelluto causata dall’acqua calda. Per questo, i bagni erano rarissimi anche presso la nobiltà, e dunque la parrucca aveva lo scopo di nascondere i vari problemi che i capelli presentavano, assieme alla loro tintura con pomate che ne coprissero il vero colore e l’untuosità.



Hyacinthe Rigaud
Ritratto di Luigi XIV con gli abiti dell’Incoronazione
1701
olio su tela - 277 × 194 cm.
Museo del Louvre, Parigi


La moda iniziò durante la Guerra dei Trent’anni (1618 - 1648) che determinò un netto cambiamento del vestire maschile. A partire dagli anni Trenta del Seicento infatti, tutti gli uomini predilessero abiti in stile militaresco, portando con pose spavalde cinturoni, lunghe spade e pesanti stivali in cuoio. Trionfò la mascolinità bellicosa, e si voleva a tutti i costi esibire un rude aspetto guerresco, oltre che nel vestito, anche nell’abbondante peluria, emblema evidente di virilità.


Oggetto di leggi, divieti, pene, ma anche di uno sconfinato interesse, nel Settecento si diffuse ampiamente l’uso della parrucca maschile. Fu infatti in questo periodo che questa moda ebbe la sua massima espressione, nata in Francia nella seconda metà del Seicento, sotto il Re Sole, Luigi XIV (1638 - 1715), che avendo perduto tutti i capelli a causa di una febbre violentissima, che lo colpì in giovane età, iniziò in età adulta a portare una parrucca del colore dei suoi veri capelli (nero corvino) e a imporre tale usanza presso tutti i suoi cortigiani, sia uomini che donne. La consuetudine di portare la parrucca non era una novità tra i reali; infatti già suo padre, Luigi XIII (1601-1643), aveva iniziato a indossarla per nascondere la calvizie che lo aveva colpito intorno ai trentacinque anni.



Philippe de Champaigne
Luigi XIII
1635
olio su tela - 108 x 86 cm.
Museo del Prado, Madrid




Anche la regina Elisabetta I d’Inghilterra (1533-1603), avendo perso la sua capigliatura fulva a causa di una misteriosa febbre, usava portarne una rossa e ricciuta, che aveva però un aspetto innaturale, poiché la fronte appariva quanto mai ampia, come rasata, essendo l’attaccatura dei capelli molto alta.



Johannes Corvus
Queen Elizabeth I (Ritratto di Darnley)
1575 circa
olio su tavola - 113 x 78,7 cm.
National Portrait Gallery, Londra




Nel Seicento la Francia, grazie alla stabilità politica e alle sue numerose colonie apportatrici di ricchezze dal Nuovo Mondo, era vista come il Paese più fiorente di tutta l’Europa, oggetto di ammirazione da parte di tutte le altre nazioni, centro del buon gusto europeo. Fu così che, per emulare la moda francese, l’utilizzo della parrucca si propagò presto in tutto il continente europeo e progressivamente nel resto dell’Occidente, soprattutto nel XVIII° secolo. Inizialmente, la parrucca aveva semplicemente il compito di sostituire la “capigliatura” andata perduta, ma nel Settecento iniziò ad essere considerata dai sovrani qualcosa di più: un “accessorio” raffinato, un completamento dell’abbigliamento con cui manifestare tutto lo sfarzo e la propria vanità, anche se si avevano ancora i capelli.



Nicolas_de_Largillierre (1656–1746)
Ritratto di due consiglieri di Parigi in carica nel 1702
Hugues Desnotz, a destra, e uno sconosciuto, presumibilmente Boutet, a sinistra
(frammento del ritratto collettivo del Bureau de la Ville)
(Portrait de deux échevins de Paris)
1704
olio su tela - 119,5 x 152 cm.
Musée Carnavalet, Histoire de Paris, Parigi




Le parrucche più utilizzate erano inizialmente coperte di cipria bianca, capace di conferire un aspetto luminoso ed angelico, ma nel Settecento iniziarono ad apparire anche parrucche colorate di rosa, di viola, di grigio e di marrone.



Pier Leone Ghezzi (1674 -1755)
Autoritratto con parrucca
1747
olio su tela - 67 × 49 cm.
Accademia Nazionale di San Luca


L’uso della parrucca appare a Venezia per la prima volta nel 1688, portata dal conte Scipione Vinciguerra da Collalto e fu subito polemica. Nello stesso anno, il Consiglio dei Dieci emanò un decreto con cui se ne proibiva l’uso a qualsiasi magistrato nell’esercizio delle sue funzioni e con la toga. Ma i dipinti dei pittori veneziani documentano quanto in realtà il decreto fu disatteso e persino nello stesso Consiglio dei Dieci sono ritratti da Gabriel Bella dei magistrati in parrucca.



Gabriel Bella (Venezia, 1720 - 1799)
La Sala del Consiglio dei Dieci
Palazzo Ducale, Venezia


Non tutti adottarono questa acconciatura, ma anzi si registrarono atteggiamenti di forte dissenso, come quello del nobiluomo Erizzo che diseredò per questo motivo il figlio, o quello del nobiluomo Correr che fondò un’associazione contro l’uso della parrucca, di duecentocinquanta membri, che poco alla volta si assottigliò fino a che rimase lui solo. Le parrucche, oggetto molto comodo perché evitavano lunghe sedute dal parrucchiere, erano composte di capelli veri (meglio se biondi) di contadini toscani o parmensi, perché ritenuti più robusti, cuciti su una sottile tela sorretta da leggeri fili di ferro. Entrata nelle case reali fu da qui abbracciata da quasi tutta la popolazione che, dati i costi, se la poteva permettere; la gente più modesta doveva accontentarsi di peli di pecora e capra, crine di cavallo o coda di bue. La Repubblica di Venezia emise un forte dazio sull’importazione dei capelli, lucrando su una usanza che si stava diffondendo nonostante i divieti: non riuscendo a proibirla si pensò di tassarla.



Pier Leone Ghezzi
Autoritratto con parrucca (dettaglio)


Mentre in Francia i capelli veri sotto la parrucca venivano completamente rasati, a Venezia si rasava solamente metà testa, appiattendo i restanti capelli “con pastrocci (pasticci) vari, ma di così perfetta invenzione di speziale (il farmacista dell’epoca), che basta lavarseli con acqua bollente e sapone o liscia (lisciva) e tornano come prima”, secondo quanto si legge su un documento settecentesco.

Le parrucche erano di diversa lunghezza e inizialmente anche di diverso colore, tra i quali prevaleva il bianco ottenuto cospargendola di cipria, che veniva soffiata da un servitore in un apposito stanzino e polverizzata con un piccolo mantice, mentre il volto e il corpo erano protetti con un accappatoio e un cono copriva la faccia.



Philibert Louis Debucourt (1755-1832)
La toilette del Procuratore
(La Toilette d’un Clerc Procureur)
incisione su carta
Trinity College Library, Dublino



Anche le acconciature erano molte e, nel 1769, il parrucchiere Bartelemi, autore di una specie di prontuario dell’acconciatura, ne elencava ben quarantacinque tipi diversi. Nella seconda metà del secolo alla parrucca più lunga si affiancò, per poi prevalere, quella corta, aderente alla testa con due o quattro boccoli piatti ai lati e una coda raccolta da un nastro.



Maurice-Quentin de La Tour (1704 - 1788)
Autoritratto con volant in pizzo
1750 circa
pastello su carta - 64,5 x 53,5 cm.
Musée de Picardie, Amiens


La conseguenza dell’uso di un tale oggetto influenzò la produzione della cipria, le cui manifatture vennero allontanate dal centro storico di Venezia dal Magistrato alla Sanità perché troppo inquinanti, ma anche sulle infinite truffe con le quali individui di pochi scrupoli sostituirono la cipria fatta di farina di riso, utilizzata anche per scopi sanitari, con polvere di gesso, amido mescolato con polvere profumata, farina di grano, legno tarlato, osso bruciato o addirittura calcina. Il principe Francesco I di Modena, invece, si faceva spruzzare polvere d’oro in testa.



Nicolas de Largillière (1656-1746)
Autoritratto
1711
olio su tela - 65 x 81 cm.
Reggia di Versailles (Musée National du Château)


Durante tutto il Settecento fino alla Rivoluzione francese, la moda della parrucca continuò a contagiare gli uomini e successivamente le donne e i bambini. Chi poteva permettersi il parrucchiere personale era esigentissimo: Vittorio Alfieri stesso raccontava di aver lanciato un candeliere contro il domestico che gli aveva inavvertitamente tirato una ciocca di capelli. Meno problematiche le parrucche femminili, che si accostarono a questo accessorio con un certo ritardo: fino alla fine del secolo, furono corte, piatte sulla testa e assolutamente bianche, come testimoniano i numerosi dipinti.



Élisabeth Vigée Le Brun
Marie Antoinette in Court Dress
1778
olio su tela - 273 x 193,5 cm.
Kunsthistorisches Museum, Vienna




La moda cambiò drasticamente quando Leonard, il parrucchiere personale di Maria Antonietta d’Austria, moglie di Luigi XVI di Borbone e re di Francia, acconciò la regina con capelli rialzati artificiosamente più di mezzo metro sul capo, frammischiandoli con nastri di velo. Questa acconciatura, detta pouf o tuppè, fu di moda dal 1770 per circa dieci anni. Le donne europee impazzirono per la nuova foggia: Carolina Maria d’Austria, regina di Napoli, chiese ed ottenne che Leonard venisse di persona, nella convinzione che i parrucchieri della città non possedessero la sua abilità.

Il tuppè era una vera e propria parrucca, fatta solo in parte coi propri capelli; aveva un’armatura ondeggiante, nascosta dai capelli, di filo metallico ed era imbottito da un cuscinetto di crine di cavallo coperto con capelli veri e finti, pettinati in modo da formare una sorta di piramide. L’acconciatura, su cui venivano inseriti numerosi oggetti, era poi fissata con lunghi spilloni.



Joseph Boze (1745 - 1826)
Maria Giuseppina Luisa di Savoia (1753–1810) contessa di Provenza in abito bianco
1786
olio su tela - 191,5 x 134 cm.
Hartwell House, Buckinghamshire



Tutto ciò era scomodo e malsano, sia perché portato su capelli non lavati, ma tenuti in piega da oli e pomate profumati, sia perché attirava inevitabilmente ogni tipo di parassita. Tuttavia l’aspetto più sconcertante erano le incredibili decorazioni che vi venivano appoggiate sopra. La fantasia non aveva limiti: palme, pappagalli, ghirlande d’amore, scale a chiocciola di pietre preziose, navi con le vele al vento spiegate (à la belle poule). Nomi e nomignoli francesi distinguevano i diversi modelli: à la monte du ciel, di altezza vertiginosa, alla cancelliera, alla flora, piena di fiori, al vezzo di perle (ovviamente circondata da giri di perle) à la Turque, à le Figaro, à piramide. Famosi erano i "pouf au sentiment", letteralmente “sgabello dei sentimenti” in cui nella parrucca, considerata come una sorta di altarino, si metteva in mostra ciò che si amava: così chi si sentiva vicino alla natura poneva sulla testa fiori, piante frutta e animaletti imbalsamati, chi pensava alla famiglia sfoggiava i ritratti del marito e dei figli, chi era legato alla patria esponeva orgogliosamente coccarde tricolori.



Coiffure à la Belle-Poule


L’acconciatura era studiata per stupire, sfruttando persino la cronaca del giorno e la manifestazione dei propri sentimenti pur di attrarre teatralmente l’attenzione. Per fare un esempio, quando i fratelli Montgolfier nel 1783 alzarono per la prima volta su Parigi il primo pallone aerostatico, si inventò la “parrucca alla mongolfiera”. Nel frattempo l’altezza di queste strabilianti acconciature aumentò sempre di più, fino a raggiungere il metro, al punto che si diceva che una signora alla moda non riuscisse ad entrare in carrozza se non in ginocchio.



Antoine-François Callet (1741 - 1823)
Maria Teresa Luisa di Savoia (Torino, 1749 - Parigi, 1792), principessa di Lamballe
1776 circa
olio su tela - 214 x 158 cm.
Reggia di Versailles (Musée National du Château)




I parrucchieri ovviamente beneficiarono della moda del tuppè; solitamente uomini, frequentavano anche le abitazioni ed erano ammessi nella stanza più intima della signora, il boudoir. Venivano quindi a conoscenza di tutti i segreti e i pettegolezzi, e non di rado facevano da tramite a tresche amorose. Oltre ai parrucchieri c’erano anche le pettinatrici, dette a Venezia “conzateste”, seppur di minore importanza dei loro colleghi maschi.



Maria Giovanna Battista Clementi (Clementina)
Ritratto di Michele Antonio Saluzzo
(a quattro anni a figura intera con il suo cane)
1734
olio su tela - 86,5 x 51 cm.
Collezione privata


Con la Rivoluzione francese, la parrucca scomparve, almeno in Francia: era uno dei simboli dell’odiata aristocrazia, e uscire coi capelli incipriati era decisamente rischioso, poiché si poteva finire sulla ghigliottina. Nel resto d’Europa rimase ancora per qualche tempo, per trasferirsi poi sulla testa dei valletti. Solo i reazionari più accaniti continuarono a portarla, guadagnandosi il soprannome di “codino”. (M.@rt)


 
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