Miti e leggende sulle origini del mondo e dell'uomo

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view post Posted on 8/12/2023, 20:57     +8   +1   -1
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La nascita del mondo


(mito finlandese)


In un tempo lontano, quando esistevano solo l’aria e il mare, Lunnotar (Ilmatar), la bella Fata della Natura “figlia dell’aria”, scese dalla sua casa tutta azzurra e cominciò a camminare sul mare. Si lasciò cullare dalle onde, facendosi trasportare dalle correnti, finché si addormentò.

Qualche tempo un’aquila enorme apparve in cielo: era stanca e cercava un luogo dove posarsi. Batteva le ali ormai senza più forza e presto sarebbe caduta fra le onde, ma Luonnotar la vide e per aiutarla sollevò un ginocchio fuori dall’acqua. L’uccello, credendo che la sporgenza fosse un'isoletta, vi si posò e vi preparò il nido. Quando tutto fu pronto vi depose sei uova d’oro e una di ferro; poi iniziò a covarle. Covò le uova un giorno, poi al secondo Luonnotar iniziò a sentire un calore sempre più forte al ginocchio, ma cercò ugualmente non muoversi e di resistere, per lasciare che l’uccello covasse fino al termine le sue uova. Ma al terzo giorno il calore delle uova era così forte che la Fata non riuscì più a sopportarlo: Luonnotar non ce la fece più a star ferma e diede uno scossone al ginocchio. Le uova caddero nel mare e si ruppero.

Accadde allora una cosa meravigliosa: metà di un guscio delle uova d’oro si ingrandì e formò la volta del cielo e l’altra metà la superficie curva della Terra. I tuorli rossi formarono il Sole e le stelle, il bianco diventò la Luna e i neri pezzetti dell’uovo di ferro diventarono nuvole nel cielo. Passarono gli anni e Luonnotar continuò a nuotare nelle acque calme e silenziose del mare. Poi allo
scadere del nono anno si sollevò e diede inizio alla creazione. Dove toccava con le mani sorgevano le baie e i promontori. Dove i suoi piedi premevano il terreno ecco formarsi le valli e gli abissi marini. Si distese sulla terra e con le braccia formò le pianure. Tornò nel mare e nuotando sul dorso ne cosparse la superficie di isolette e di scogli. Così nacque il mondo.



Robert Wilhelm Ekman
Ilmatar
1860
olio su tela - 79 x 111 cm.
Museo d'arte Ateneum, Helsinki (Finlandia)



stella stellastellastellastellastellastellastellastellastellastella


Napi e gli animali

(mito indiano)


Molti molti anni fa Napi era l’aiutante del Sole. Mentre il Sole riscaldava la Terra, Napi aggiustava tutto: montagne sbriciolate, fiumi bloccati… Un giorno avendo finito presto il suo lavoro e non essendo abituato a stare con le mani in mano, prese un blocco di argilla e cominciò a modellarla: uno dopo l’altro fece tutti gli animali e li distribuì qua e là per il mondo. Napi era molto soddisfatto: “Ho fatto proprio un bel lavoro! Ora non mi resta che trovare un nome per ogni animale e trasmettergli la vita, soffiandoci sopra”.

A uno a uno gli animali presero vita e popolarono tutta la Terra. In un angolino era rimasto un pezzetto di argilla, così Napi fece un’altra statuetta, la posò sulla Terra e disse: “Tu ti chiamerai… uomo!” e ci soffiò sopra. Napi tornò al lavoro dopo pochi giorni. Ma gli animali vennero da lui a lamentarsi perché aveva assegnato loro dei luoghi inadatti. Egli li ascoltò, poi trovò a tutti un nuovo posto in cui vivere.

Questa volta furono tutti soddisfatti. Quasi tutti… Nonostante la sua buona volontà, infatti, Napi non riuscì a trovare un posto che andasse bene per l’uomo. Ecco perché ancora oggi gli uomini, incontentabili, vanno dappertutto, alla ricerca di un luogo che possa andare bene.




Edited by Milea - 14/12/2023, 14:09
 
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L’origine del mondo secondo il popolo Bantu


( mito africano)


In origine la terra era interamente coperta da acque primordiali e oscure. In questo mare tenebroso, immerso nella solitudine, viveva il divino gigante bianco MBOMBO (detto anche Bumba).
Improvvisamente Mbombo sentì un intenso dolore allo stomaco che lo portò a vomitare il sole, così venne creata la prima luce che squarciò le tenebre e portò il giorno. Il sole fece evaporare parte delle acque primordiali che si trasformarono in nuvole, con l’abbassarsi del livello del mare emersero le prime terre, descritte come colline tondeggianti.
Un’altra fitta causò al divino Mbombo un secondo rigetto con il quale creò la luna e le stelle, differenziando così il giorno dalla notte. Un terzo rigurgito fece apparire sulla terra nove animali:

Il leopardo (Koy Bumba);
L’aquila (Put Bumba);
Il coccodrillo (Ganda Bumba) dal quale derivano serpenti e iguane;
Il pesce (Yo Bumba) dal quale derivano tutti i pesci del mare;
La tartaruga (Kono Bumba);
Il gatto nero (Tsetse Bumba);
L’airone bianco (Nyanyi Bumba) dal quale derivano tutti gli uccelli tranne uno;
Lo scarafaggio (non ci è pervenuto il nome) dal quale derivano tutti gli insetti;
La capra (Budi) dalla quale derivano tutti gli animali cornuti.

Mbombo pose sulla terra gli uomini, tra essi scelse una guida che chiamò LOKO YIMA.
Tre dei figli di Mbombo decisero di completare la creazione del padre: NYONYE NGANA creò le formiche bianche ma dopo questo atto morì, questi insetti presero come dimora le profondità della terra ivi seppellirono il loro creatore; CHONGANDA creò la prima pianta da cui si originarono tutti gli alberi, le erbe e i fiori; CHEDI BUMBA creò l’ultimo degli uccelli.
TSETSE BUMBA (il gatto nero) iniziò a nuocere alla terra e a tormentare uomini e animali, Mbombo adirato lo esiliò nel cielo dove, preso dalla frustrazione, si trasformò nel fulmine per continuare a vessare la terra. Mbombo insegnò agli uomini a ricavare il fuoco dagli alberi.
Completata la creazione egli si ritirò nei cieli lasciando la terra in eredità all’uomo e nominando Loko Yima “dio in terra”.




Figure umane e animali nelle pitture rupestri nel Drakensberg (Sudafrica)
2.400 anni fa circa




 
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view post Posted on 14/12/2023, 20:43     +10   +1   -1
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Come fu creato il mondo e l’uomo


Il Mito dei Fenici


All’inizio c’era solo il caos oscuro e ventoso. Questi ciechi venti si accavallarono uno sull’altro, formando una specie di nodo d’amore la cui natura era il desiderio. Durante un’eternità di tempo, Desiderio precipitò in un fango acquoso chiamato Mot. Questo fango generò esseri viventi, semplici creature senza coscienza di se stesse. Da loro nacquero, a loro volta, creature più complesse e così via. Queste creature contemplavano il cielo e videro che Mot era a forma di uovo e c’era il sole, la luna, le stelle ed i pianeti.

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Il Mito pellerossa degli indiani Yakima


Agli inizi del mondo c’era solo acqua. Whee-me-me-owan, il Grande Capo Lassù, viveva su nel cielo tutto solo. Quando decise di fare il mondo, venne giù in luoghi dove l’acqua era poco profonda e cominciò a tirar su grandi manciate di fango, che divennero la terraferma. Fece un mucchio di fango altissimo che, per il gelo, divenne duro e si trasformò in montagne. Quando cadde la pioggia, questa si trasformò in ghiaccio e neve sulla cima delle montagne. Un po’ di quel fango indurì e divenne roccia. Il Grande Capo Lassù fece crescere gli alberi sulla terra ed anche radici e bacche. Con una palla di fango fece un uomo e gli disse di prendere i pesci nell’acqua, i daini e l’altra selvaggina nelle foreste. Quando l’uomo divenne malinconico, il Grande Capo Lassù fece una donna affinché fosse la sua compagna e le insegnò a preparare le pelli, a lavorare cortecce e radici e a fare cesti con quelle. Le insegnò quali bacche usare per cibo e come raccoglierle e seccarle. Le insegnò come cucinare il salmone e la cacciagione che l’uomo portava.



James Tissot (1836 - 1902)
La creazione (The Creation)
1896 - 1902 circa
guazzo su tavola (gouache on board)
20.7 × 24.6 cm.
Jewish Museum, New York (non in vista)


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Il Mito dell’antico Egitto


All’inizio c’erano solo le acque del caos, sovrastate dal buio e dal silenzio. Otto creature, con la testa di rana i maschi e di serpente le femmine, nuotavano nelle acque del caos, prima della creazione. Le creature poi si fusero, formando il Grande Uovo. Dopo un tempo lunghissimo, il guscio si ruppe ed apparve il Creatore, padre e madre di tutte le cose, fonte di ogni vita, il dio Sole. Le due metà del guscio separarono le acque del caos ed il Creatore le fece diventare il mondo. Mentre giaceva nell’abisso delle acque, il Creatore si sentiva molto solo e voleva abitare con altri esseri il nuovo mondo. Così i pensieri del Creatore divennero gli dei e tutte le altre cose del mondo e le sue parole diedero vita alla terra.

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Il Mito dell’antica Cina


All’inizio dei tempi, c’era solo l’oscurità. Il mondo era un gigantesco uovo che conteneva il caos. Dentro l’uovo dormiva e cresceva il gigante Panku, che un giorno improvvisamente si svegliò e ruppe il guscio. Il contenuto più leggero salì in alto e formò il cielo; quello più pesante scese in basso e diventò la Terra. Per migliaia di anni Panku, temendo che i due elementi potessero riunirsi, li tenne separati spingendo in su il cielo con la testa e schiacciando la Terra con i piedi. Quando, soddisfatto del suo lavoro, Panku morì, il respiro si trasformò in vento, la voce in tuono, l’occhio sinistro divenne il Sole e il destro formò la Luna, mentre le sue braccia diventarono montagne, le sue vene sentieri e strade, i suoi capelli le stelle del cielo, la sua carne terreno per i campi e il suo sudore si trasformò in pioggia e rugiada. Così il gigante Panku creò il mondo.

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Il Mito del popolo Babilonese


Una volta non c’erano né cielo né terra. Dèi capricciosi e draghi mostruosi abitavano l’universo vuoto e nero. Il più forte e generoso fra tutti gli dèi era Marduk, il guerriero. Una lunga spada pendeva dal suo fianco e le sue mani stringevano fasci di fulmini che squarciavano le tenebre con bagliori accecanti. Un giorno Marduk incontrò sulla sua strada un drago dall’aspetto terribile. Il mostro sconosciuto aveva grandi ali piumate e scintillanti di metalli preziosi; dalle sue fauci spalancate e irte di denti usciva un ruggito sordo e minaccioso. “Chi sei e che cosa vuoi da me?” chiese Marduk al mostro che gli sbarrava la strada. “ Il mio nome è Tiamat” rispose l’orribile bestiaccia “e voglio te, Marduk. Non riuscirai a vincere Tiamat, il drago degli abissi!”. Mardùk non rispose. In silenzio raccolse il suo coraggio per superare la terribile prova che lo attendeva. All’improvviso, il mostro spiccò un gran balzo verso Marduk, il quale non si fece sorprendere. Rapido, gli lanciò contro una rete di luce che fermò il mostro a mezz’aria impigliandolo fra mille sprazzi luminosi. Un ruggito assordante squarciò l’universo. Tiamat schiumava di rabbia tentando di liberarsi dalla rete di luce. Marduk sguainò la lunga spada e squarciò il mostro in due. Appese la schiena del mostro, che era maculata, in alto, perché diventasse il cielo con le stelle e poggiò un piede sul ventre del mostro, che divenne la terra con i fiumi e gli oceani.

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Il Mito del popolo Maya


Gli antichi Maya dell’America centrale raccontavano che i Creatori fecero sorgere la terra dal fondo del mare. La leggenda di un antico popolo che vive nell’America centrale discendente dagli antichi Maya, narra che all’alba del tempo tutto era immobile e silenzioso, la distesa del cielo era vuota: non c’era ancora nessuno. Non c’era niente, niente che stesse in piedi: esisteva solo il cielo e il mare calmo. Nell’acqua, circondati dal chiarore e nascosti sotto piume verdi e azzurre, c’erano: il Creatore, che si chiamava Tepeu, il Formatore, Gucumatz e i Progenitori.

Gli dei una notte si riunirono, parlarono e decisero che quando fosse spuntata l’alba avrebbero cominciato la creazione. Decisero cioè di formare il mondo, di far nascere la vita, di far crescere alberi e cespugli e infine di dar vita all’uomo. Questo venne deciso dagli dei nelle tenebre della notte. “Facciamo così, dissero, riempiamo il vuoto, ritiriamo quest’acqua e facciamo sorgere la terra! E ora si faccia chiaro, l’alba illumini il cielo e la terra! Non ci sarà gloria né grandezza nella nostra creazione finché‚ non esisterà l’uomo!”

“Terra!” Dissero gli dei e in un attimo la terra fu fatta. Come per prodigio si compì la formazione delle montagne e delle valli e in un attimo, dalla superficie della terra, scaturirono insieme boschi di cipressi e di pini. Quando apparvero le alte montagne, le acque si divisero e i ruscelli cominciarono a scorrere liberamente fra le colline. Fatto questo, gli dei crearono i piccoli animali piccoli della foresta, poi i leoni, le tigri, i serpenti. Successivamente vennero creati i cervi e gli uccelli. “Voi cervi starete fra le erbe, camminerete su quattro piedi e dormirete nelle pianure lungo i fiumi”, ordinarono gli dei. Agli uccelli dissero: “Voi uccelli abiterete sugli alberi e sui cespugli, lì farete i vostri nidi”.

Compiuta la creazione di tutti i quadrupedi e di tutti gli uccelli gli dei dissero loro: “Parlate, adesso, gridate, chiamate! Dite i nostri nomi, lodateci, invocateci!”. Ma gli dei non riuscirono a ottenere che gli animali parlassero come gli uomini: strillavano, invece, ruggivano, gracchiavano, fischiavano, muggivano, ciascuno con il loro linguaggio che era incomprensibile. Quando gli dei videro che non era possibile farli parlare, tornarono dagli animali e dissero loro: “Visto che non siamo riusciti a farvi parlare, vi cambieremo il vostro cibo, il vostro pascolo, la vostra casa e i vostri nidi saranno i boschi e le montagne. Non ci avete adorati né ci avete invocati, perciò le vostre carni serviranno da cibo a altri animali. Creeremo altri esseri che ci ubbidiranno e ci adoreranno”. Detto questo, però, gli dei vollero fare un ultimo tentativo e vedere se riuscivano a farsi adorare dagli animali. Ma ancora una volta non riuscirono a capire il loro linguaggio e non poterono far nulla per indurre gli animali a invocarli. Per questa ragione tutti gli animali che esistevano sulla faccia della terra vennero condannati a essere uccisi e mangiati. Così fu necessario un nuovo tentativo da parte del Creatore, del Formatore e dei Progenitori. Quel tentativo riuscì e fu creato l’uomo.

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Il Mito dell’antica Grecia


All’inizio c’era il Caos, il grande abisso vuoto. Dal Caos emerse Eurinome, la ballerina. Aveva tantissima voglia di danzare, ma nessuna superficie sulla quale poggiare i piedi. Per questa ragione decise di dividere il Cielo dal mare e cominciò a volteggiare sulle onde, fino a creare un vortice intorno al proprio corpo. Da questo vortice nacque Borea, il freddo vento del nord. Il vento divenne sempre più impetuoso: Eurinome allora lo afferrò e lo strizzò come fosse uno straccio e lo trasformò in un serpente a cui dette il nome di Ofione. Dall’unione di Eurinome e di Ofione nacque l’Uovo Universale. Ofione si arrotolò sette volte intorno al gigantesco Uovo, finché questo si schiuse. Dall’Uovo Universale uscirono tutte le meraviglie del creato.

Eurinome e Ofione si stabilirono in una reggia sul Monte Olimpo. Ofione disse: “Spetta a me sedere sul trono, perché io sono il creatore dell’universo!” Eurinome, furibonda, urlò: “Come osi, rettile? Senza di me non saresti stato nulla. Io devo sedermi sul trono e governare su tutto!” Seguì una violenta lotta tra i due: Eurinome, con un calcio, fece cadere tutti i denti di Ofione. A contatto con la terra i denti del serpente si trasformarono in esseri umani, il primo dei quali si chiamò Pelasgo.


 
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view post Posted on 25/12/2023, 18:16     +2   +1   -1
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La mente e le orecchie


(mito del popolo Shilluk, bacino del Nilo Bianco)


Juok costruiva la Terra. La fece grande e le diede la forma di una sfera sulla quale la luce del sole, a seconda delle inclinazioni, andava a posarsi. Alcuni punti della Terra erano perennemente esposti ai raggi; altri, invece, più a nord, potevano restare giorni e giorni senza ricevere la luce.



Ma il mondo così costruito, Juok se ne rendeva conto, era perfetto. Ogni cosa era al suo posto, e la realtà, allora, si mostrava come una verità indiscutibile.
Juok aveva aggiunto rilievi là dove ce n’era bisogno, praterie riarse o verdi, oceani, mari. Niente era immobile, e la Terra aveva un proprio respiro.

Nel sottosuolo si incontravano faglie enormi, e gli immensi blocchi dei continenti si urtavano gli uni contro gli altri; alcune montagne crollavano mentre altre crescevano, spinte dal sollevarsi del cuore del mondo. Le foreste, i mari e le pianure che Juok aveva inventato respiravano. La Terra era viva.

Quella vita che Juok non aveva previsto e che seguiva liberamente il suo corso, secondo la logica che apparteneva solo alle cose della Terra, gli diede un’idea. Immaginò un essere a cui dare la vita, così come si lancia una sfida a qualcuno.



“A ogni istante - pensava Juok, - questo essere desidererà superare la sua stessa vita, e fare di quella sua vita qualcosa di più della vita stessa. Darò a questo essere una mente e un corpo”. Juok pensava a una specie di uccello che vivesse sul terreno.

“Saprà camminare, correre e salire sugli alberi” si disse. Prese una manciata di terra e, con le sue mani, forgiò due lunghe gambe.

“Potrà camminare in lungo e in largo sulla Terra, piantare e coltivare il miglio.” Con un nuovo pezzo di terra formò due lunghe braccia, una per tenere la zappa e l’altra per strappare le erbacce.“Dovrà poter vedere il miglio. Gli farò gli occhi.” E così fece.

“E come farà a mangiare il miglio?” E aggiunse la bocca. Guardò ciò che aveva fra le mani.“Dovrà parlare, cantare e gridare.” Gli mise in bocca la lingua, attaccata al fondo della gola, e quella si muoveva, si srotolava e urtava i denti; non esistevano sillabe che non potesse articolare.



Infine Juok disse: “Dovrà saper ascoltare la musica e la parola dei saggi”. E mise le orecchie al loro posto: alte, aperte, come due pagine di un libro, pronte ad ascoltare i rumori del mondo. Ciò che vi cadeva all’interno si depositava, come sale portato dall’acqua del mare, e accumulandosi formava l’intelligenza. È grazie alle orecchie che gli umani si sentirono chiamare umani e divennero tali.

Juok era completamente soddisfatto. Il suo primo essere umano lo aveva fatto con la terra nera che aveva trovato nei territori degli Shilluk. Più a nord, in Egitto, utilizzò la terra rossa. Più a nord ancora, usò la terra bianca.

Gli umani si distinguevano solo per il colore, ma le orecchie avevano ovunque la stessa forma e sempre, quando erano aperte, permettevano il formarsi dell’intelligenza. Eppure molti umani non volevano ascoltare e, con i palmi delle mani aperti, si chiudevano le orecchie. L’intelligenza non poteva più penetrarvi; coloro che avevano le orecchie tappate amavano sopra ogni cosa il potere e, quando vedevano un corso d’acqua, dichiaravano che quella era una frontiera.



 
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