Così dipingerei Maria - Jean Paul Sartre, Bariona o il figlio del tuono. Racconto di Natale per cristiani e non credenti

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view post Posted on 8/12/2023, 11:51     +10   +1   -1
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Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

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Così dipingerei Maria

Jean Paul Sartre (1905-1980)

(Bariona o il figlio del tuono. Racconto di Natale per cristiani e non credenti)




La montagna brulica di uomini in festa e il vento porta l’eco della loro gioia fino alla sommità delle cime. Approfitterò di questa tregua per mostrarvi il Cristo nella stalla, poiché non lo vedete in altro modo: non appare in questa stanza Giuseppe né la Vergine Maria. Ma siccome oggi è Natale, avete il diritto di esigere che vi si mostri il presepe. Eccolo. Ecco la Vergine ed ecco Giuseppe ed ecco il bambino Gesù. L’artista ha messo tutto il suo amore in questo disegno ma voi lo troverete forse un po’ naïf. Guardate, i personaggi hanno ornamenti belli ma sono rigidi: si direbbero delle marionette. Non erano certamente così. Se foste come me, che ho gli occhi chiusi... Ma ascoltate: non avete che da chiudere gli occhi per sentirmi e vi dirò come li vedo dentro di me.


La Vergine è pallida e guarda il bambino. Ciò che bisognerebbe dipingere sul suo viso è uno stupore ansioso che non è apparso che una volta su un viso umano. Poiché il Cristo è il suo bambino, la carne della sua carne, e il frutto del suo ventre. L’ha portato nove mesi e gli darà il seno e il suo latte diventerà il sangue di Dio. E in certi momenti la tentazione è così forte che dimentica che è Dio. Lo stringe tra le sue braccia e dice: piccolo mio! Ma in altri momenti, rimane interdetta e pensa: Dio è là e si sente presa da un orrore religioso per questo Dio muto, per questo bambino terrificante. Poiché tutte le madri sono così attratte a momenti davanti a questo frammento ribelle della loro carne che è il loro bambino e si sentono in esilio davanti a questa nuova vita che è stata fatta con la loro vita e che popolano di pensieri estranei. Ma nessun bambino è stato più crudelmente e più rapidamente strappato a sua madre poiché egli è Dio ed è oltre tutto ciò che lei può immaginare. Ed è una dura prova per una madre aver vergogna di sé e della sua condizione umana davanti a suo figlio.


Ma penso che ci sono anche altri momenti, rapidi e difficili, in cui sente nello stesso tempo che il Cristo è suo figlio, il suo piccolo, e che è Dio. Lo guarda e pensa: “Questo Dio è mio figlio. Questa carne divina è la mia carne. È fatta di me, ha i miei occhi e questa forma della sua bocca è la forma della mia. Mi rassomiglia. È Dio e mi assomiglia”. E nessuna donna ha avuto dalla sorte il suo Dio per lei sola. Un Dio piccolo che si può prendere nelle braccia e coprire di baci, un Dio caldo che sorride e respira, un Dio che si può toccare e che vive.


Ed è in quei momenti che dipingerei Maria, se fossi pittore, e cercherei di rendere l’espressione di tenera audacia e di timidezza con cui protende il dito per toccare la dolce piccola pelle di questo bambino-Dio di cui sente sulle ginocchia il peso tiepido e che le sorride. Questo è tutto su Gesù e sulla Vergine Maria. E Giuseppe? Giuseppe, non lo dipingerei. Non mostrerei che un’ombra in fondo al pagliaio e due occhi brillanti. Poiché non so cosa dire di Giuseppe e Giuseppe non sa che dire di se stesso. Adora ed è felice di adorare e si sente un po’ in esilio. Credo che soffra senza confessarselo. Soffre perché vede quanto la donna che ama assomigli a Dio, quanto già sia vicino a Dio. Poiché Dio è scoppiato come una bomba nell’intimità di questa famiglia. Giuseppe e Maria sono separati per sempre da questo incendio di luce. E tutta la vita di Giuseppe, immagino, sarà per imparare ad accettare. Miei buoni signori, questa è la Sacra Famiglia.




Antonio Allegri da Correggio
Adorazione dei pastori (La Notte)
1522-1530
olio su tavola - 256,5 x 188 cm.
Dresda, Gemäldegalerie


Bariona è un racconto scritto e rappresentato da Sartre nel Natale del 1940 per i suoi compagni di prigionia nel campo di concentramento di Treviri. Allora ebbe modo di conversare a lungo con i preti detenuti discutendo di fede e di teologia. La storia del racconto ruota intorno alla figura di Bariona (dal soprannome di “figlio del tuono”), capo di un villaggio vicino a Betlemme ed è ambientata nell’epoca in cui la Giudea era oppressa dai Romani e vessata da continue richieste di tributi. Dovendo cedere alle pressanti richieste del funzionario Romano, Bariona convincerà i suoi compaesani a pagare; ad una condizione, però, che gli abitanti del villaggio non faranno più figli.

Intanto, ai pastori appare un angelo che porta la buona novella della nascita di un bambino: il Messia. Per Bariona sono tutti pazzi e si rifiuta di seguire i Re Magi, venuti dall’oriente. Egli, però, torna sui suoi passi e alla visione di Gesù Bambino abbandona ogni diffidenza verso il Messia e si impegna nella liberazione del suo popolo. L’esperienza della guerra lo sradica dall’individualismo, lo porta alla consapevolezza dell’importanza della socialità dell’uomo, ma anche alla convinzione dell’inutilità della guerra. La precaria, anche se non dura, condizione di prigioniero, lo porta ad un nuovo modo di sentire l’esperienza religiosa. Certamente questa sua esperienza “cristiana” fu tutt’altra cosa rispetto all’educazione religiosa che ebbe in famiglia; egli stesso dirà che il cristianesimo familiare era di pura facciata.


 
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