ATOMICA - I BOMBARDAMENTI DI HIROSHIMA E NAGASAKI, 6 agosto 1945, il mondo non sarebbe più stato lo stesso

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I fisici hanno conosciuto il peccato e questa
è una conoscenza che non potranno perdere.

(Julius Robert Oppenheimer)



ATOMICA
I BOMBARDAMENTI DI HIROSHIMA E NAGASAKI




A partire dal 6 agosto 1945, il mondo e la guerra non sarebbero più stati gli stessi




Il 7 maggio 1945 il generale Alfred Jodl, capo di stato maggiore dell'Alto comando delle forze armate tedesche, firmava nei quartieri generali alleati a Reims, in Francia, l'atto di resa incondizionata della Germania nazionalsocialista alle forze alleate. Tuttavia, la resa dei tedeschi non avrebbe posto fine alla più grande guerra della storia dell'umanità, la Seconda guerra mondiale. La contesa si sarebbe trasferita unicamente nel Pacifico, dove la Seconda guerra sino-giapponese era in corso dal 1937. Tutto iniziò il 7 luglio 1937, con l'invasione del nordest della Cina da parte del Giappone. Con questo atto di guerra i nipponici avrebbero dato inizio a una guerra privata in cui presto sarebbero state coinvolte diverse nazioni. Da questo momento il Giappone avrebbe mirato con successo a espandersi nel continente asiatico. La schiacciante superiorità militare dei giapponesi rispetto ai propri vicini diede presto i suoi frutti. Le ambizioni giapponesi crebbero a poco a poco fino al punto in cui anni dopo, proseguendo la loro politica bellica espansionistica, i giapponesi firmarono con Germania e Italia il Patto tripartito con il quale si allineavano alle potenze dell'Asse.



Fotografia scattata a bordo di una portaerei giapponese prima dell'attacco a Pearl Harbor, 7 dicembre 1941


Nel luglio 1941, con l'obiettivo di creare nella zona una coalizione di nazioni asiatiche libere dall'influenza europea e guidate dal Giappone, concettualizzata dall'espressione "Sfera di co-prosperità della grande Asia orientale", i nipponici decisero di dirigere l'esercito verso il sud dell'Indocina, territorio controllato dalla Francia. Davanti a questo atto di belligeranza la risposta di alcuni Paesi europei, così come degli Stati Uniti, che avevano interessi economici nella zona, non si fece attendere. Il risultato fu una serie di embarghi commerciali e un calo del 90% nelle forniture di petrolio al Paese del Sol Levante.

L'attacco a Pearl Harbor fu l'elemento decisivo che spinse
gli Stati Uniti a partecipare alla Seconda guerra mondiale





La situazione in cui versava il Giappone in seguito agli embarghi fu una delle ragioni che spinsero l'esercito imperiale giapponese ad attaccare la base navale statunitense di Pearl Harbor il 7 dicembre 1941. La manovra era destinata a evitare l'intervento della flotta statunitense del Pacifico contro i piani del Giappone per il sudest asiatico, dove si trovavano i possedimenti coloniali di Regno Unito, Francia, Paesi Bassi e degli stessi Stati Uniti. L'attacco a Pearl Harbor fu l'elemento decisivo che dopo un solo giorno, l'8 dicembre 1941, spinse gli Stati Uniti, che fino ad allora avevano mantenuto una posizione non belligerante, a partecipare attivamente alla Seconda guerra mondiale dichiarando guerra al Giappone. Nei quattro anni seguenti gli statunitensi avrebbero combattuto una dura lotta contro i giapponesi in territorio cinese e nelle acque del Pacifico, dove la conquista di ogni isola diventava una guerra in scala ridotta.



La Naval Air Station di Pearl Harbor disseminata di relitti dopo l'attacco giapponese, 7 dicembre 1941


Se la disputa tra giapponesi e statunitensi era molto equilibrata, la caduta della Germania rese le cose molto più difficili per gli asiatici. Tuttavia ciò che alla fine avrebbe fatto pendere la bilancia in favore degli Alleati sarebbe stata l'arma sviluppata in segreto, con il nome in codice "Progetto Manhattan", dagli Stati Uniti, con l'aiuto di Regno Unito e Canada. Il progetto, che raccolse numerose eminenze scientifiche come Robert Oppenheimer, Niels Böhr ed Enrico Fermi, aveva l'obiettivo di costruire la prima bomba atomica prima che ci riuscissero i tedeschi.



Un mezzo anfibio trasporta i Marines sulla spiaggia di Tarawa, novembre 1943
Un gruppo di soldati osserva un poster con una modella pin-up prima della battaglia.






L’ondata di assalto del 165esimo fanteria mentre attacca Butaritari, Yellow Beach Two,
procede lentamente in un’acqua che ha un fondale di coralli.
Il fuoco di mitragliatrice giapponese dal fianco destro glielo rende ancora più difficile.
20 novembre 1943






Luglio 1944. Marines si accucciano sulla spiaggia dopo che delle
mine giapponesi hanno messo fuori uso un paio di loro carri armati.
Quelli in movimento si mantengono bassi per evitare il fuoco dei cecchini nemici.
Uno dei carri armati è sullo sfondo.






16 febbraio 1945. Incursione della Task Force 58 in Giappone.
Cannoni da 40 mm che sparano a bordo della USS HORNET mentre
gli aerei della portaerei stavano attaccando Tokyo.
Nota i proiettili esauriti e le munizioni pronte all'uso a destra.






Gennaio 1945.
Un Navy Curtiss Helldiver (SB2C) viene fotografato sullo sfondo fornito dal suo vettore
mentre torna da uno sciopero alla spedizione giapponese. Molto al di sotto,
altri aerei vengono avvistati sul ponte di volo dove l'SB2C tornerà presto.


La ricerca terminò con Trinity, il nome dato al primo esperimento atomico realizzato nel deserto di Alamogordo, in New Mexico, il 16 luglio 1945. Alla fine la bomba non sarebbe stata usata contro i tedeschi: avrebbe invece posto definitivamente fine alle aspirazioni giapponesi nel Pacifico e nel continente asiatico. Tre settimane dopo il primo test, il 6 agosto 1945, un artefatto nucleare carico di uranio-235 battezzato Little Boy avrebbe colpito la città di Hiroshima. Tre giorni dopo Fat Man, il suo fratello maggiore, questa volta carico di plutonio-239, avrebbe fatto lo stesso con Nagasaki. La resa del Giappone, che non entrò ufficialmente in vigore fino al 2 settembre di quell'anno, sarebbe arrivata sei giorni dopo il lancio del secondo artefatto, il 15 agosto. Trinity rese evidente la paradossale capacità dell'essere umano di creare qualcosa in grado di distruggere tutto quello che aveva costruito, incluso il suo stesso mondo. Ciò che avvenne a Hiroshima dimostrò che l'umanità era pronta a usare questo potere.

Quanto accaduto a Nagasaki, dopo la desolazione, la morte e la distruzione a cui si era assistito,
rese chiaro che, pur conoscendone ormai le terribili conseguenze, l'uomo era pronto a ripeterle...






Il corpo di una ragazza gravemente deturpato a Nagasaki


 
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La bomba che fermò il tempo


L'esplosione della bomba atomica di Hiroshima fu registrata alle 8.15 della mattina del 6 agosto 1945. In questo orologio da polso ritrovato tra le rovine della città, la lancetta dei minuti fu bruciata dall'esplosione, lasciando un'ombra sul quadrante che la fa sembrare la lancetta delle ore.
 
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Paul W. Tibbets Jr.


Il colonnello Paul W. Tibbets Jr., di trentun anni, posa per una fotografia davanti a Enola Gay in una località sconosciuta. Fu il pilota incaricato di guidare il bombardiere B-29, che portava il nome di sua madre, per lanciare la bomba atomica sulla città giapponese di Hiroshima il 6 agosto 1945.
 
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George R. Caron


Il sergente George R. "Bob" Caron (31 ottobre 1919 - 3 giugno 1995),
mitragliere di coda di Enola Gay,
il bombardiere B-29 che bombardò Hiroshima il 6 agosto 1945.

 
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L'equipaggio di Enola Gay


In prima fila da sinistra a destra: Jacob Beser, primo tenente; Norris R. Jeppson, secondo tenente; Theodore J. Van Kirk, capitano; il maggiore Thomas W. Ferebee; William S. Parsons, capitano; il colonnello Paul W. Tibbets Jr. e il capitano Robert A. Lewis. In seconda fila il sergente Robert R. Shumard, il soldato Richard H. Nelson e i sergenti Joe A. Stiborn, Wyatt E. Duzenbury e George R. Caron.
 
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Little Boy


Little Boy è il nome con cui fu battezzata dagli statunitensi la bomba lanciata su Hiroshima. La bomba di urano-235, di quattromilaquarùttrocento chili di peso, tre metri di lunghezza, settantacinque centimetri di diametro e una potenza esplosiva di sedici chilotoni ‒ milleseicento tonnellate di dinamite ‒, esplose alle 8.15 del 6 agosto 1945 a un'altezza di seicento metri sopra la città giapponese, provocando la morte di circa centoquarantamila persone
 
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Un soldato improvvisatosi fotografo


Una colonna alta sei chilometri s'innalza da ground zero ‒ il punto d'impatto della bomba ‒ sulle rovine della città di Hiroshima. La fotografia fu scattata attraverso il finestrino di plexiglass dal suo posto di combattimento da George Caron, mitragliere di coda di Enola Gay, al quale all'ultimo momento era stata data una macchina fotografica.
 
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L'opzione nucleare


Foto diffusa dall'esercito statunitense e gentilmente offerta dal Museo della pace di Hiroshima, in cui si vede l'enorme nube di fumo prodotta dagli immensi incendi provocati da Little Boy. La fotografia fu scattata poche ore dopo la detonazione da un aereo di ricognizione dell'esercito statunitense.
 
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Le conseguenze di Little Boy


Foto diffusa dall'esercito statunitense e gentilmente offerta dal Museo della pace di Hiroshima
in cui si vede l'enorme nube di fumo prodotta dagli immensi incendi provocati da Little Boy.
Fu scattata poche ore dopo la detonazione da un aereo di ricognizione dell'esercito statunitense.

 
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Desolazione aerea


Vista aerea della città di Hiroshima alcune ore dopo il lancio della bomba nucleare.

 
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Una città in macerie


Rottami metallici e detriti:
i resti di quella che un tempo era stata la città più industrializzata del Giappone.
La fotografia sarebbe stata scattata pochi giorni dopo il bombardamento.

 
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Una città in macerie


Lo scheletro di questo condominio è tutto quel che è rimasto a ground zero
dopo l'esplosione nucleare nella città giapponese di Hiroshima.

 
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Sopravvissuta a una bomba nucleare


In questa foto, gentilmente offerta dall'esercito degli Stati Uniti, si possono vedere le ferite di una delle vittime della prima bomba atomica. La fotografia fu scattata nel reparto di Ujina, nel primo ospedale da campo dell'esercito giapponese a Hiroshima. Le radiazioni termiche emesse dall'esplosione bruciarono il motivo stampato sul kimono di questa donna, che le rimase impresso sulla schiena.
 
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Le prime reazioni giapponesi


Disastrati giapponesi in attesa di ricevere i primi aiuti
nella zona sud di Hiroshima alcune ore dopo l'esplosione.
La detonazione uccise all'istante sessantaseimila persone,
ferendone almeno altre sessantanovemila.

 
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Protetti dalle colline


La foto, scattata il 2 febbraio 1951, mostra una zona residenziale di Nagasaki protetta dall'orografia, cioè dalla conformazione del terreno, che la salvò dalla distruzione che spazzò via vaste aree della città. L'area spoglia in primo piano è una barriera tagliafuoco.
 
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