BARBIE - TUTTO SUL BIZZARRO FILM DI GRETA GERWIG, Un po' satira, un po' favola, un po' meditazione sull'esistenza

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view post Posted on 19/7/2023, 08:03     +9   +1   -1
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Tazzulella fumante
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BARBIE
È UN FILM BIZZARRO CHE DIVERTE

(MA NON È COSÌ INCISIVO)




Come raccontare la bambola più famosa del mondo
senza fare spot ma nello stesso tempo celebrandola?
La regista Greta Gerwig ha scelto la strada della stravaganza.
Un po' satira, un po' favola, un po' meditazione sull'esistenza.





Barbie, l'attesissimo film in uscita il 20 luglio, ha molte cose a cui pensare. Come potrebbe essere diversamente, considerato l’arduo compito assegnato ai suoi creatori – la regista Greta Gerwig che ha scritto il film insieme al suo partner, Noah Baumbach? Il film, che parla della famosa fashion doll, deve servire gli interessi dei suoi padroni, in questo caso Mattel, e nello stesso tempo ingannare il pubblico per convincerlo che quello che sta guardando non è solo uno spot pubblicitario di due ore. Il film deve essere consapevole di ciò che rappresenta Barbie – persino criticarla – e allo stesso tempo celebrare uno dei giocattoli più famosi che il mondo abbia mai conosciuto. Quale altra scelta rimaneva dunque a Gerwig, se non quella di fare bizzarrie?


Ecco, quello che fa esattamente con Barbie, un film che è in parte satira, in parte favola seria e in parte meditazione sulla natura dell'esistenza. Queste componenti non compongono un film coeso – le svariate mode e gli accessori di Barbie spesso si scontrano – ma se non altro Gerwig è riuscita a realizzare qualcosa su cui vale la pena riflettere e parlare. Barbie, insomma, non si riduce al freddo luccichio di un semplice prodotto approvato dal consiglio di amministrazione, anche se in fondo questo rimane.

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Margot Robbie interpreta una Barbie Stereotipo, essenzialmente il modello base, biondo. Vive a Barbie Land circondata da altre Barbie definite da un unico attributo: Barbie Presidente (Issa Rae), Barbie Dottoressa (Hari Nef), Barbie Scrittrice (Alexandra Shipp) e così via. Trascorrono giorni felici in compagnia dei tanti Ken, affabili tontoloni consapevoli del loro status di secondo livello, che sopportano senza troppi patemi. Il Ken della nostra Barbie principale, una versione da spiaggia della bambola, è interpretato da Ryan Gosling, che occupa uno spazio davvero notevole, considerando che questo è un film su Barbie, non su Ken. Nella realtà confusa e avulsa da ogni logica del film, le Barbie sono giocattoli con cui nel mondo reale si gioca, ma che in quello stesso mondo possono anche entrare prendendovi parte fisicamente. Questo fatto viene tranquillamente accettato da tutti, bambole o umani che siano. Gerwig non vuole che ci soffermiamo sui particolari, non quando l’ambizione tematica da soddisfare è così tanta. Qualcosa turba la Barbie di Robbie. La paura della morte. I suoi piedi sono fissi in quella ardita posizione quasi verticale, per passare dal tacco alto alla punta. La cosa più allarmante, per lei, s’intende, è la cellulite che si è sviluppata intorno alle cosce. Alla ricerca di un rimedio, Barbie raggiunge il mondo reale per trovare la bambina che sta giocando con lei (ancora una volta, confusione e poca logica) e tirarla su di morale, ripristinando così l'esistenza perfetta di Barbie, la sua missione. Ma Ken viaggia clandestino nella decappottabile di Barbie e ben presto sia lui sia lei, Barbie, imparano cose terribili sul mondo, come Adamo ed Eva che escono dal giardino e scoprono una natura selvaggia già devastata dal peccato.


Barbie si rende conto di avere un profilo complicato tra gli umani. Lei e le sue congiunte non hanno ispirato un'utopia in cui le donne fanno cose straordinarie senza barriere od obiezioni, come a lungo ipotizzato dalle Barbie. Al contrario, le bambole sono state ampiamente liquidate come reliquie sessiste, talismani di ideali impossibili che non trovano posto nella cultura moderna e illuminata. Il suo compagno, nel frattempo, scopre il patriarcato, un sistema meraviglioso che premia innanzi tutto i Ken – cioè gli uomini – e non vede l'ora di raccontarlo a tutti i suoi colleghi beta. Quindi, sì: Ken diventa un uomo "illuminato", mentre Barbie s’imbarca in un complicato viaggio alla ricerca di sé, nel corso del quale si confronta con tutte le aspettative e i limiti posti alle donne dal sistema che Ken comprende con tanta ingenuità. La filosofia femminista di Barbie – decisamente di stampo pop, ma non del tutto superficiale – allontana il film dall'apologia del marchio che si temeva. Gerwig si limita per lo più a scrollare le spalle davanti al giocattolo in questione e preferisce rivolgere il suo sguardo a questioni più impalpabili della vita. Tale è la sua ansia di affrontare grandi temi che il suo film rimbalza in ogni direzione, ondeggiando selvaggiamente tra i registri. C'è roba sdolcinata, roba sovversiva, roba politica. C'è della gran musica. Un'atmosfera trasognata domina il finale del film, in cui Barbie, in un certo senso, incontra Dio.


Da tutto questo guazzabuglio, Barbie estrae solo conclusioni generali. Il film presenta un lungo e appassionato monologo di America Ferrara (che interpreta un'impiegata della Mattel con una figlia adolescente scontrosa e anti-Barbie) che illustra i molti modi in cui le donne riescono a essere sempre in conflitto con sé stesse e la società. È un'osservazione giusta e coraggiosa, ma Barbie non è interessata a sollevare polemiche. In definitiva, Gerwig si limita a spingere i suoi personaggi, e il suo pubblico, ad accettare che il mondo, per quanto insidioso e fracassato, sia anche bello, e che il modo migliore per entrarci è semplicemente essere sé stessi, sempre e comunque. Barbie spinge la sua protagonista, e Ken, a questa esplorazione e poi lascia loro mano libera, evitando ogni possibile scontro sul patriarcato e sul femminismo aziendale, proponendo un messaggio appetibile sull'individualismo. Ma certo. Che cosa avrebbe dovuto fare un film su Barbie, dare una risposta alla misoginia? Gerwig sa che il suo film può solo stuzzicare e provocare in forma leggera; il suo scopo è soprattutto quello di divertire. E lo fa, anche se in modo più delicato di quanto credo fosse nelle intenzioni. Ci sono alcune gag che fanno ridere di gusto, che non spoilererò né criticherò in questa sede, ma altrettante – se non di più – sono le battute di scarso valore, di plastica scadente. La sceneggiatura è così strenuamente stravagante che il film scorre veloce.


Quasi come un tormentone viene riproposta la situazione in cui un personaggio (di solito la nostra Barbie principale) che dice inaspettatamente qualcosa di perspicace o accademico, viene fatto a pezzi. Forse perché il film non è disposto a sottoporre le sue bambole viventi a tutti gli orrori di una vita così priva di spirito e sintetica. Probabilmente Gerwig è troppo garbata per lasciare che questi personaggi vivano nell’inferno dell'ignoranza pura, anche se questo avrebbe potuto condurre il film verso una metacritica più rilevante. Barbie è disposta a prendere in giro la sua missione commerciale e i suoi padroni, ma in realtà solo se viene rassicurata sul fatto che in fondo "tranquilla, ci stiamo solo divertendo". La giocosità goffa del film è al tempo stesso il suo migliore pregio e il suo principale ostacolo, intelligente e respingente. Robbie s’impegna con coraggio in qualsiasi parte le venga proposta in ogni scena, ma ha difficoltà a seguire la linea emotiva di Barbie al pari di noi spettatori. Quando il film si avvia verso il terzo atto, diventa lo show di Gosling: come ovvio e scontato, è l'uomo che alla fine si diverte davvero. Gosling si dà da fare e ne esce perlopiù indenne, anche se la rappresentazione del "bello non troppo sveglio" nella sua ripetitività stanca.


In Barbie c'è molto di cui rallegrarsi, persino di cui commuoversi. Non ci sono dubbi che il film sarà un successo enorme, acclamato per aver trasformato un cinico progetto in uno stravagante trattato sull'essere. Tuttavia, il film avrebbe potuto essere più incisivo, più penetrante e memorabile, se solo avesse limitato un po' la sua energia erratica e avesse davvero capito che cosa voleva dire. Se non altro Barbie rimane fedele al suo tema più urgente: in tutto il suo agitarsi, è orgogliosamente, allegramente, ridicolmente sé stessa.




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Edited by Costantine Rose - 19/7/2023, 13:38
 
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