JANE BIRKIN & SERGE GAINSBOURG - AMORE ASSOLUTO, L’attrice e cantante trovata morta in casa, aveva 76 anni

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JANE BIRKIN
JE T'AIME...MOI NON PLUS



L’attrice e cantante trovata morta in casa




Addio alla cantante e attrice Jane Birkin, trovava senza vita nella propria abitazione a Parigi. Aveva settantasei anni, era nata a Londra e aveva la doppia cittadinanza, britannica e francese. Birkin è nota per la sua lunga relazione, anche artistica, con il cantante e compositore francese Serge Gainsbourg negli anni ’60 e ’70 e per il lutto relativo alla scomparsa della giovane figlia, Kate Barry, nel 2013.


Secondo quanto riferisce Le Parisien, l’artista domenica è stata trovata senza vita nella sua casa parigina. La cantante aveva recentemente cancellato dei concerti per motivi di salute in seguito a una lieve forma di ictus. "Sono sempre stata una grande ottimista, e mi rendo conto che ho ancora bisogno di un po’ di tempo per poter esibirmi di nuovo sul palco e con voi", aveva scritto in un comunicato a maggio annunciando le cancellazioni dei suoi spettacoli.


Nata a Londra nel 1946, si è trasferita in Francia alla fine degli anni ’60. Dopo un primo matrimonio con il compositore John Barry, dal quale ha avuto una figlia Kate, morta nel 2013, ha incontrato Serge Gainsbourg con cui ha avuto un’altra figlia Charlotte, anche lei attrice e cantante. Jane Birkin sposò infatti a diciassette anni il compositore inglese John Barry, tredici anni più grande di lei. Tre anni dopo, lui la lasciò e lei decise di tentare la fortuna a Parigi.


Con Gainsbourg, conosciuto durante le riprese di Slogan nel 1968, formò una coppia iconica, che lanciò Jane Birkin in vetta alle classifiche nel 1969 con l’indimenticabile duetto Je t’aime…moi non plusJe t’aime… moi non plus. Cantante, ma anche attrice, sceneggiatrice e regista, ha recitato in molti film, come "La Piscina" con Alain Delon, "Una donna come me" con Brigitte Bardot o "La Fille prodigue" con Michel Piccoli, e si era cimentata anche a teatro.


Con Gainsbourg ebbe una figlia, Charlotte, e la coppia rimase insieme oltre dieci anni, ma anche dopo la fine della relazione Jane continuò a cantare le canzoni che lui scriveva per lei. Nel 1980 si unì al regista Jacques Doillon, con il quale rimase tredici anni ed ebbe un’altra figlia, Lou.

 
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JANE BIRKIN E SERGE GAINSBOURG
UN AMORE ASSOLUTO, FRA ECCESSI, SCANDALI, PASSIONE




I due si conobbero durante le riprese di un film. Lei aveva
ventidue anni, lui quaranta, rimasero insieme per dodici anni.
Lui usciva da una storia con Brigitte Bardot. Memorabili le
litigate: una finì con una torta in faccia e un tuffo nella Senna.
Insieme incisero la canzone "Je t’aime moi non plus"
censurata per il testo esplicito e i sospiri della Birkin.





"Eravamo così innamorati e felici". L’amore potente, scandaloso, tra Jane Birkin, allora modella ventiduenne e il cantautore Serge Gainsburg, quarant' anni, ha segnato la storia della musica, influenzando anche moda e costume. Innumerevoli gli aneddoti raccontati dalla cantante nel corso degli anni, che rievocavano una vita fuori dagli schemi, fra gli eccessi alcolici (soprattutto di lui), lo stile libertino, le litigate colossali e i gesti eclatanti. E la canzone "Je t’aime moi non plus" che in Italia fu censurata per il testo che raccontava esplicitamente un incontro d’amore: il disco fu sequestrato dalla magistratura su tutto il territorio nazionale (ma gli ascoltatori poterono comunque sentire i sospiri della Birkin su Radio Capodistria o Radio Monte Carlo).


Jane, modella, e Serge, cantante e attore s’incontrarono per la prima volta nel 1968 ad un provino per il film "Slogan". Lei giovanissima di una bellezza mozzafiato, diafana, lui già quarantenne, dall’aspetto trasandato ("fumava e beveva troppo, imprecava e sembrava che dormisse nei suoi vestiti" disse lei) all’inizio non la colpì. Parlando di lui al fratello regista di lei Andrew (autore del libro Jane and Serge, a family album) lo descrisse così: "Lui è orribile. Sarebbe il mio amante sullo schermo, ma è così arrogante, con la puzza sotto il naso, sprezzante nei miei confronti".


Lei si era appena separata da compositore John Barry, sposato a diciassette anni e da cui aveva avuto la prima figlia, Kate. Lui era già finito su tutte le copertine per una burrascosa liason con Brigitte Bardot. Tra Jane e Serge arriva il primo appuntamento, anche questo un fiasco: "finimmo la serata all’Hilton, ma la mia virtù fu salva: si addormentò in una sorte di torpore alcolico". Premesse smentite dal futuro in arrivo: tra i due nacque un grande amore, che portò alla nascita, tre anni dopo, della loro unica figlia, l’attrice Charlotte Gainsbourg (musa di Lars von Trier in Melancholia, Ninmphomaniac, Anticristo). La relazione tra i due si concluse nel 1981. Memorabili le litigate. "Come quella da Castel’s. Lui si prese gioco di me, io gli tirai una torta in faccia, come in un film di Stanlio e Ollio. Serge rimase impassibile, una volta fuori compresi che dovevo fare qualcosa di eclatante per farmi perdonare . E così mi gettai nella Senna - raccontò lei al settimanale Gente - tornammo a casa mano nella mano”.


Furono però, stando a lei, proprio i troppi eccessi alcolici e l’aggressività di lui a portare alla rottura. Lei si trasferì con le figlie in un hotel, rifiutandosi di parlare pubblicamente della fine della storia d’amore. Con gli anni, tra i due nacque un’amicizia e il cantante produsse alcuni dischi solisti di lei. Per entrambi arrivarono nuovi amori (e per lei anche l’ultima figlia Lou, dal regista Jacques Doillon), ma l’affetto rimase intatto fino alla morte di lui nel 1991...

 
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JANE BIRKIN
IL SUO STILE IN CINQUE LOOK EFFORTLESSY CHIC




Cantante, attrice, attivista, icona di stile e sensualità, provocatoria nella sua semplicità,
audace nella sua nonchalance, et voilà, cinque lezioni di stile che ci ha lasciato.

E che non dimenticheremo...





Un sorriso inconfondibile, una bellezza eterea, una sensualità innata: Jane Birkin era seducente in una t-shirt bianca, attraente con un paio di jeans, affascinante anche senza un velo di trucco. Amava gli abiti comodi e senza troppe complicazioni. Non aveva paura di osare trasparenze, di dimenticare il reggiseno o di svelare le gambe sotto a mini dress cortissimi. Alternava i suoi "nude look" che sfidavano i confini della moda dell'epoca con completi maschili, come i blazer a doppio petto e i pantaloni larghi. Il suo stile unico, romantico-bohémien, e il suo essere effortlessly chic con "poco" furono una rivelazione, e, una liberazione per molte. Lo stile Jane Birkin è un dettato di classe, un capitolo della storia del costume, un modo di essere donna. È il testamento che la cantante, attrice e attivista inglese, ma più parigina dei parigini, ci ha lasciato. In quest'album dei ricordi, condividiamo alcuni dei look di Jane Birkin più iconici che continueremo a replicare, salvare in moodboard digitali, condividere in chat (di moda), tramandare alle prossime generazioni di donne.



1

"Jeans e T-shirt"


Uno dei look più understated ma iconici di Jane Birkin era composto da due capi basic: jeans a vita alta con fondo flare e una semplice t-shirt bianca. Un look casual, facilmente replicabile, che dimostra come, a volte, non è importante cosa indossi ma come lo porti. Jane Birkin è ancora oggi una lezione di stile per tutte le donne.

[

2

"Mini Abito di Maglia"


Semplice ma audace, Jane amava lasciarsi avvolgere da mini abiti in maglia - cortissimi - che abbracciavano il suo corpo esile e slanciato in modo delicato e sensuale. Questo look metteva in risalto le sue gambe lunghe, creando un'immagine femminile e, per quegli anni, provocatoria. Spesso abbinava i suoi mini dress a stivali alti o ballerine, con una cintura bassa in vita e una lunga collana con ciondolo, conferendo un tocco bohémien all'intero look.



3

"Nude Look"


Indossare abiti e maglie trasparenti che sfidavano i confini della moda dell'epoca era parte dell'essere Jane Birkin. Questo stile, spesso definito come "nude look", metteva in risalto la sua personalità ribelle e la sua audacia nel rompere le convenzioni. Jane trasformava capi trasparenti, che potevano mostrare i capezzoli, in un'affermazione di libertà sessuale e di espressione personale. E la sua abilità nel portare questi abiti rivelatori con sicurezza e nonchalance ha ispirato molte donne.



4

"Completi maschili"


Jane Birkin era nota anche per indossare completi maschili, come i gilet, i blazer a doppio petto e i pantaloni larghi da uomo. Questi look androgini aggiungevano ricercatezza e confidenza al suo stile. E sono diventati un riferimento di stile negli anni: hanno dimostrato come si può essere sexy con un gilet, femminile con un blazer, sensuale con un pantalone tailoring.



5

"Vestiti bianchi"


Jane Birkin amava indossare vestiti bianchi, soprattutto d'estate. Amava i materiali naturali, come il cotone e il lino, e si distingueva per la sua scelta di capi semplici, comodi e senza troppe complicazioni, spesso decorati con pizzi e tessuti trasparenti. Il suo guardaroba era romantico e bohémien, combinava semplicità e sensualità. E tra i suoi accessori preferiti c'era il suo inconfondibile cestino di paglia, cinture da uomo e collane medio-lungo con ciondoli boho-chic.
 
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Je t'aime, je t'aime, oui je t'aime
Moi non plus
Oh, mon amour
Comme la vague irrésolue

Je vais, je vais et je viens
Entre tes reins
Je vais et je viens, entre tes reins
Et je me retiens

Je t'aime je t'aime, oh oui je t'aime
Moi non plus
Oh, mon amour, tu es la vague
Moi l'île nue

Tu vas, tu vas et tu viens
Entre mes reins
Tu vas et tu viens entre mes reins
Et je te rejoins

Je t'aime, je t'aime, oh oui je t'aime
Moi non plus
Oh mon amour
Comme la vague irrésolue

Je vais, je vais et je viens
Entre tes reins
Je vais et je viens entre tes reins
Et je me retiens



JANE BIRKIN
LA VERA STORIA DI JE T'AIME MOI NON PLUS




Nel 1969 esce la canzone che porta al successo mondiale la musa di Serge Gainsbourg.
Cominciata per rivalità sentimentale (con B.B.), passata per censure e sequestri e finita con una rivincita.

Anche sentimentale...





Prima dello scandalo, prima della censura, prima del successo mondiale, la storia di "Je t'aime…moi non plus" è una storia, in fondo, di gelosia. Jane Birkin decide di mugulare nella canzone-choc del suo amante Serge Gainsbourg perché era così gelosa di Brigitte Bardot, ex del cantautore che l'aveva già incisa, che non vedeva altra soluzione: "Serge mi fece ascoltare la registrazione nell'appartamento dei suoi genitori dopo che ci eravamo conosciuti. Quando mi chiese se l'avrei cantata, accettai solo per gelosia: non volevo che lo facesse con un'altra ragazza", ha raccontato Jane Birkin a Le Figaro qualche anno fa. Nel 1969, Gainsbourg non stava più con Brigitte Bardot, aveva conosciuto questa ragazza inglese di poco più di vent'anni (lui ne aveva il doppio) sul set di un film e aveva deciso di farne la sua nuova musa. Gainsbourg annullò l'uscita commerciale del 45 giri con BB, il cui marito Gunther Sachs, fotografo tedesco, si struggeva anche lui di gelosia. E così, due anni dopo la versione originale, Serge e Jane volano a Londra, dove registrano il duetto sotto la direzione dell'arrangiatore Arthur Greenslade.


Per distinguere l'interpretazione, Gainsbourg le chiese di cantare i versi un'ottava più in alto. "In studio, mi faceva dei segni frenetici quando mi facevo prendere troppo la mano dal respiro pesante. Ce n'è uno che si interrompe bruscamente, se si ascolta attentamente". Che quei versi di piacere e quei rantoli espliciti, praticamente un orgasmo su un 45 giri, avrebbero colto nel segno, Gainsbourg lo capì molto presto: la coppia viveva in un albergo in Rue des Beaux-Arts nel quartiere di Saint-Germain-des-Prés, lo stesso in cui era morto Oscar Wilde, e nell'elegante ristorante al piano di sotto, una sera lui mette sul piatto il disco di "Je t'aime…moi non plus". Quando vide le forchette che si alzavano in aria, Gainsbourg esultò di gioia: «Sarà un successo!».


Lo scandalo e il Vaticano, "il miglior ufficio stampa"

Le previsioni, come sappiamo, sono esatte. "Je t'aime…moi non plus" diventa un successo clamoroso, virale diremmo oggi. È il 1969, è passato solo un anno dal maggio '68, il vento della rivoluzione sessuale soffia forte sulla società, ma i contraccolpi si fanno sentire. L'etichetta Philips si rifiuta di venderla, le stazioni radio non vogliono mandarla in onda e la televisione non vuole trasmetterla. In Italia, il disco viene sequestrato dalla magistratura su tutto il territorio nazionale (ma gli ascoltatori possono comunque sentire i sospiri della coppia su Radio Capodistria o Radio Monte Carlo). L'Osservatore Romano chiede il boicottaggio della canzone con l'accusa di oscenità. Come ha ricordato Jane Birkin, il Vaticano contribuì in realtà ad accrescerne il successo: "Il Papa è stato il nostro miglior ufficio stampa". Da noi, il disco continua infatti a venire importato e venduto clandestinamente, a prezzi sempre più alti, e a scalare le classifiche. La canzone è il pezzo forte delle scalette dei locali notturni parigini e la fama di oscenità la precede. Ancora qualche anno fa, Jane Birkin raccontava a Le Figaro che ovunque andasse nel mondo, per tutti lei era ancora "la ragazza di Je t'aime…moi non plus". A Londra, un tassista le confessò persino di aver concepito tutti e cinque i suoi figli sulle note della sua canzone. Lei non ha mai rinnegato nulla, anzi ripeteva con ironia che il pezzo l'avrebbe accompagnata letteralmente fino alla tomba: "So già quale melodia verrà suonata al mio funerale".


Il ritorno di Brigitte Bardot

Nella storia della canzone, c'è anche un ritorno di fiamma. Nel 1986, molti anni dopo la fine del matrimonio tra Jane Birkin e Serge Gainsbourg, che lei lasciò perché stufa di metterlo a letto tutte le notti ubriaco fradicio, arriva una telefonata. È Serge: "Ho una pessima notizia per te. Pubblicherò la versione della Bardot di Je t'aime, moi non plus". BB ha accettato di pubblicare la registrazione, rimasta segreta per quasi vent'anni, a condizione che gli introiti del disco siano devoluti a delle associazioni animalisti, di cui è paladina. "Mi sono detta: Tutti si renderanno conto che sono meno interessante di lei nel brano”, ricordava Jane Birkin pochi anni.

Ma si sbagliava. È stata la sua versione a passare alla storia...



 
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JANE BIRKIN
IN UNA MAGNIFICA SERIE DI FOTO VINTAGE




Jane Birkin è morta il 16 luglio all'età di 76 anni.
Ecco alcune delle immagini più belle di una vita da artista e icona di stile...






Negli Anni '60


Era una musa, ma molto di più. Jane Birkin è morta il 16 luglio 2023 all'età di settantasei anni. Attrice, cantante e artista poliedrica, la britannica era nota al pubblico francese soprattutto per l'iconica coppia formata con Serge Gainsbourg. Eterna icona degli anni Settanta, Jane Birkin, a cui Hermès ha dedicato la sua borsa più celebre, è stata la quintessenza dello stile bohémien-chic, imitata all'infinito ma mai eguagliata. Con il suo broncio infantile e la sua grazia androgina, non ha mai smesso di affascinarci...



Nel 1964



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Nel 1965

Jane Birkin sposa John Barry, a Londra



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Nel 1967

Jane Birkin e la sua prima figlia, Kate Barry



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Nel 1968



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Nel 1968

Jane Birkin e Serge Gainsbourg



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Nel 1968



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Nel 1968



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Nel 1969

Jane Birkin e Serge Gainsbourg



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Nel 1970



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Nel 1971

Serge Gainsbourg e Jane Birkin incinta in Giappone



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Nell'agosto 1971

Jane Birkin e la figlia Charlotte appena nata



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Nel septembre 1971

Jane Birkin e Serge Gainsbourg con Kate e Charlotte



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Nel 1972

Foto di famiglia in vacanza a Saint-Tropez



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Nel 1972

In vacanza Saint-Tropez con le figlie Kate e Charlotte



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Nel 1972



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Nel 1972

Jane Birkin e Serge Gainsbourg a Parigi



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Nel maggio 1972

Jane Birkin et Serge Gainsbourg con Kate e Charlotte



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Nel 1974

Serge Gainsbourg e Jane Birkin al Festival de Cannes



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Nel 1975

Jane Birkin e Charlotte Gainsbourg



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Nel 1976



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Nel 1977



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Nel 1977

Foto di famiglia in vacanza a Saint-Tropez



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Negli anni '80

Serge Gainsbourg e Jane Birkin a Parigi




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Jane Birkin e sua madre, l'attrice Judy Campbell



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Nel 1997

 
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69 ANNÉE ÉROTIQUE
1969


Uno come Serge Gainsbourg non poteva ignorare di essere nel 1969. Nel pieno della rivoluzione sessuale, "69 année érotique" sarebbe diventato il pezzo più scandaloso della coppia Jane Birkin/Serge Gainsbourg, se non fosse stato per "Je t’aime…"moi non plus" incluso nello stesso album. Gainsbourg si occupa delle strofe, raccontando dei due che girano fra Parigi e Londra: "Sono innamorati e il loro viaggio durerà un anno", canta in francese. Potrebbe essere una metafora, ma poi Birkin intona il titolo della canzone con la sua voce acuta, ansimando e sospirando. E gli archi dell’orchestra svaniscono in dissolvenza...




Gainsbourg et son Gainsborough
Ont pris le ferry-boat
De leur lit par le hublot
Ils regardent la côte
Ils s'aiment et la traversée
Durera toute une année
Ils vaincront les maléfices
Jusqu'en 70
69 année érotique
69 année érotique
Gainsbourg et son Gainsborough
Vont rejoindre Paris
Ils ont laissé derrière eux
La Tamise et Chelsea
Ils s'aiment et la traversée
Durera toute une année
Et que les dieux les bénissent
Jusqu'en 70
69 année érotique
69 année érotique
Ils s'aiment et la traversée
Durera toute une année
Il pardonnera ses caprices
Jusqu'en 70
69 année érotique
69 année érotique

 
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BALLADE DE
MELODY NELSON

1971


Sempre determinato a spingere la propria arte oltre i limiti del perbenismo, Gainsbourg dedica il suo album successivo al racconto di Nabokov incentrato sulla tragica ossessione di un adulto per una quindicenne. Se tutto ciò non vi sembra abbastanza inquietante, tenete conto del fatto che questa storia era il suo modo di omaggiare Birkin, che allora aveva ventiquattro anni ed era incinta della loro figlia Charlotte. Sulla copertina c’è lei, vestita in modo provocante, che stringe un peluche; ed è sempre lei che, con la sua voce morbida, sfiora quella roca e cupa di Gainsbourg nel brano dedicato a Melody. "Melody è Jane", ha poi detto lui. "Senza Jane non ci sarebbe stato nessun disco". Proprio come la prosa splendida che descrive comportamenti indecenti in Lolita, la musica di Ballade de Melody Nelson è così ricca a livello melodico da portarti a canticchiare la canzone anche se la voce narrante è quella di un pervertito. Le orchestrazioni lussureggianti di Histoire de Melody Nelson hanno poi influenzato enormemente artisti come Beck e gli Air, anche se nessuno di loro ha osato spingersi, come invece avevano fatto Jane e Serge, nei regni più inquietanti del subconscio. Anni dopo la morte di Gainsbourg, Birkin parlava ancora con grande passione del tempo trascorso insieme, mentre incidevano quei dischi. "Era un genio, ma non è mai stato un genio noioso".




Ça, c'est l'histoire de (Melody Nelson)
Qu'à par moi-même personne
N'a jamais pris dans ses bras
Ça vous étonne?
Mais c'est comme ça
Elle avait d'l'amour, pauvre (Melody Nelson)
Ouais, elle en avait des tonnes
Mais ses jours étaient comptés
14 automnes
Et 15 étés
Un petit animal, que cette (Melody Nelson)
Une adorable garçonne
Et si délicieuse enfant
Que je n'ai connue qu'un instant
Oh, ma Melody, ma (Melody Nelson)
Aimable petite conne
Tu étais la condition
Sine qua non
De ma raison

 
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LA DÉCADANSE
1972


In pratica, una seconda "Je t’aime…moi non plus" in cui Gainsbourg e Birkin dichiarano il loro amore reciproco sussurrando su un tappeto di archi, chitarra e organo. Di tanto in tanto le voci agganciano una melodia ascendente, fino a raggiungere La décadanse, un gioco di parole che si può tradurre approssimativamente in "decadanza", unione delle parole decadenza e danza, ossia un ballo proibito. La voce di Birkin sembra sottile ed estasiata mentre canta delle mani di Gainbourg che le sfiorano il seno "e il mio cuore, che è tuo". Uno dei suoi versi più sexy è quello in cui dice a Gainsbourg "tu mi uccidi, amore mio". Forse perché non era così scandalosa come quella precedente, la canzone è entrata solo nella Top 50 francese.




Tourne-toi
Non
Contre moi
Non, pas comme ça
Et danse
La décadance
Oui c'est bien
Bouge tes reins
Lentement
Devant les miens
Reste là
Derrière moi
Balance
La décadanse
Que tes mains
Frôlent mes seins
Et mon cœur
Qui est le tien
Mon amour
De toujours
Patience
La décadanse
Sous mes doigts
T'emmènera
Vers de lointains
Au-delà
Des eaux troubles
Soudain troublent
Mes sens
La décadanse
M'a perdue
Ah, tu me tues
Mon amour
Dis, m'aimes-tu?
Je t'aimais
Déjà mais
Nuance
La décadanse
Plus encore
Que notre mort
Lie nos âmes
Et nos corps
Dieu pardonnez nos
Offenses
La décadanse
A bercé
Nos corps blessés
Et nos âmes égarées
Dieu
Pardonnez nos offenses
La décadanse
A bercé
Nos corps blasés
Et nos âmes égarées

 
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EX-FAN DES SIXTIES
1978


Alla fine degli anni ’70 il classic rock non esisteva ancora. Disco, punk e prog dominavano le classifiche pop, molte delle grandi star erano morte e Gainsbourg stava iniziando a darsi al reggae. Così Ex-fan des Sixties, una sorta di elegia funebre dedicata al rock degli anni Sessanta, è sarcastica, ma anche sincera per il modo in cui Birkin canta rivolgendosi a una "petite baby doll" che ballava ascoltando il rock’n’roll. "Che fine hanno fatto tutti i tuoi idoli?", le chiede, citando i Byrds, i Doors, gli Animals e i Moody Blues, ma anche gli ex Beatles. Elenca tutte le vittime più famose del rock degli anni ’60 come Jimi Hendrix, Jim Morrison e Janis Joplin e un paio di personaggi più famosi per quanto fatto nel decennio precedente (Buddy Holly ed Elvis Presley). "Dove sono finiti i tuoi anni folli?", canta in un modo accattivante che è al contempo indagatore e beffardo. Solo Birkin poteva creare un cocktail del genere.




Ex-fan des sixties, petite baby doll
Comme tu dansais bien le rock'n'roll
Ex-fan des sixties, où sont tes années folles?
Que sont devenues toutes tes idoles?
Où est l'ombre des Shadows
Des Byrds, des Doors
Des Animals, des Moody Blues
Séparés, McCartney
George Harrison
Et Ringo Starr et John Lennon
Ex-fan des sixties, petite baby doll
Comme tu dansais bien le rock'n'roll
Ex-fan des sixties, où sont tes années folles?
Que sont devenues toutes tes idoles?
Disparus Brian Jones, Jim Morrison
Eddie Cochrane, Buddy Holly
Idem Jimi Hendrix
Otis Redding
Janis Joplin, T.Rex, Elvis
Disparus Brian Jones, Jim Morrison
Eddie Cochrane, Buddy Holly
Idem Jimi Hendrix
Otis Redding
Janis Joplin, T.Rex, Elvis
Disparus Brian Jones, Jim Morrison
Eddie Cochrane, Buddy Holly
Idem Jimi Hendrix
Otis Redding
Janis Joplin, T.Rex, Elvis

 
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AMOUR DES FEINTES
1969


Gainsbourg ha scritto la sua ultima canzone dedicata a Birkin, una classica ballata ironica su una relazione andata in malora, circa sei mesi prima di morire d’infarto. La canta lei e il titolo è una frase che, in modo acuto e triste, evoca la finzione a a cui si ricorre per ignorare i problemi reali. E intanto, Birkin analizza gli eventi che hanno segnato quella relazione ormai fittizia, tra cui un bambino perduto, le bugie sulle emozioni e qualche momento di felicità. Alla fine declama: "Chi potrebbe essere e chi avrebbe potuto essere, mi pongo la domanda / Forse ero destinata a sognare la fuga". Amour des feintes in francese vuol dire "amore per la finzione", ma anche "amore per i morti", ha detto una volta Birkin, stando alla biografia di Gainsbourg Relax Baby Be Cool. "Il riferimento era a Pavane pour une infante défunte di Ravel, una delle composizioni che Serge più amava. Era un tipo complicato". E Birkin l’ha reso in modo magistrale.




Amours des feintes
Des faux-semblants
Infante défunte
Se pavanant
Cartes en quinte
S'édifiant
Le palais d'un prince
Catalan
Amours des feintes
Seul un can-
Délabre scint-
Ille au vent
Où l'on emprunte
Des sentiments
Le labyrinthe
Obsédant
Et comme si de rien n'était
On joue à l'émotion
Entre un automne et un été
Mensonge par omission
Amours des feintes
Des faux-semblants
Infante défunte
Se pavanant
Etrange crainte
En écoutant
Les douces plaintes
Du vent
Amours des feintes
Au présent
Et l'on s'éreinte
Hors du temps
Et pourtant maintes
Fois l'on tend
A se mainte-
Nir longtemps
Le temps ne peut-il s'arrêter
Au feu de nos passions
Il les consume sans pitié
Et c'est sans rémission
Amours des feintes
Des faux-semblants
Infante défunte
Se pavanant
Couleur absinthe
Odeur du temps
Jamais ne serai
Comme avant
Amours des feintes
Au loin j'entends
Là-bas qui tinte
Le temps
De ces empreintes
De nos vingt ans
Ne restent que les teintes
D'antan
Qui peut être et avoir été
Je pose la question
Peut-être étais-je destinée
A rêver d'évasion.

 
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JE SUIS VENU TE DIRE
QUE JE M'EN VAIS (Live)

1992


In apertura di Vu de l’extérieur, l’album del 1973 che segue Histoire de Melody Nelson, Gainsbourg piazza subito un benservito gelido: "Je suis venu te dire que je m’en vai", sono venuto a dirti che me ne vado. In sottofondo una donna, forse Birkin, piange mentre lui le dice che le sue lacrime non significano nulla e una chitarra acustica folkeggiante continua a suonare. A quasi vent'anni di distanza, e dopo la morte di Gainsbourg, Birkin ha eseguito il brano dal vivo infondendogli tutta l’emozione che mancava alla versione di Gainsbourg. Dove lui dice con semplicità "sì, ti ho amata...i tuoi lunghi singhiozzi non possono cambiare nulla", lei dà l’impressione di avere raggiunto la consapevolezza di non poterne più. Che attinga alla sua bravura di attrice o alle sue emozioni vere, dice addio in modo bello e tragico. Il pubblico, come si sente nell’album dal vivo del 1992, la acclama entusiasta dopo che lei ha cantato le ultime battute: "Sì, mi dispiace dirti che me ne vado perché me ne hai combinate troppe".




Je suis venu te dire que je m'en vais
Et tes larmes n'y pourront rien changer
Comme dit si bien Verlaine au vent mauvais
Je suis venu te dire que je m'en vais
Tu t'souviens des jours anciens et tu pleures
Tu suffoques, tu blêmis à present qu'a sonné l'heure
Des adieux à jamais (Ouais)
Je suis au regret
De te dire que je m'en vais
Oui je t'aimais, oui, mais
Je suis venu te dire que je m'en vais
Tes sanglots longs n'y pourront rien changer
Comme dit si bien Verlaine au vent mauvais
Je suis venu te dire que je m'en vais
Tu t'souviens des jours heureux et tu pleures
Tu sanglotes, tu gémis à présent qu'a sonné l'heure
Des adieux à jamais (ouais)
Je suis au regret
D'te dire que je m'en vais
Car tu m'en a trop fait
Je suis venu te dire que je m'en vais
Et tes larmes n'y pourront rien changer
Comme dit si bien Verlaine au vent mauvais
Je suis venu te dire que je m'en vais
Tu t'souviens des jours anciens et tu pleures
Tu suffoques, tu blêmis à présent qu'a sonné l'heure
Des adieux à jamais (ouais)
Je suis au regret
De te dire que je m'en vais
Oui, je t'aimais, oui, mais
Je suis venu te dire que je m'en vais
Tes sanglots longs n'y pourront rien changer
Comme dit si bien Verlaine au vent mauvais
Je suis venu te dire que je m'en vais
Tu t'souviens des jours heureux et tu pleures
Tu sanglotes, tu gémis à présent qu'a sonné l'heure
Des adieux à jamais
Oui, je suis au regret
De te dire que je m'en vais
Car tu m'en as trop fait

 
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HARVEST MOON
2006


Tutti, dai Pearl Jam ai Sunflower Bean passando per Maggie Rogers, hanno aggiunto un tocco personale alla canzone d’amore per eccellenza di Neil Young. Ma la versione di Birkin ha uno stile unico. Nella cover della canzone per il suo album Fictions del 2006 evoca un’atmosfera a metà strada tra caffè parigino e ranch californiano. L’arrangiamento minimale e vivace non adombra mai la voce delicata di Birkin, creando così una ninnananna celestiale e immortale. L’album contiene anche altre cover come Alice di Tom Waits e Mother Stands for Comfort di Kate Bush, ma quella che brilla di più è Harvest Moon.




Come a little bit closer
Hear what I have to say
Just like children sleepin'
We could dream this night away
But there's a full moon risin'
Let's go dancin' in the light
We know where the music's playin'
Let's go out and feel the night
Because I'm still in love with you
I want to see you dance again
Because I'm still in love with you
On this harvest moon
When we were strangers
I watched you from afar
When we were lovers
I loved you with all my heart
But now it's gettin' late
And the moon is climbin' high
I want to celebrate
See it shinin' in your eye
Because I'm still in love with you
I want to see you dance again
Because I'm still in love with you
On this harvest moon
Because I'm still in love with you
I want to see you dance again
Because I'm still in love with you
On this harvest moon

 
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POURQUOI
2008


In Pourquoi, ballata per pianoforte che Birkin ha scritto col cantautore Alain Lanty inclusa nel suo album Enfants d’hiver del 2008, l’artista si rivolge a un amante ormai passato a miglior vita, chiedendogli: "Perché è sempre troppo tardi per gridare ti amo?". Mentre il pianoforte e la voce si muovono a un ritmo perfetto per una ballata strappalacrime, il testo di Birkin vira verso una rabbia misurata, svelando una sfumatura più profonda del dolore. "Perché vivo ancora, trascinando emozioni ormai tardive e modeste?", si chiede. "Troppo spaventata per gridare: sei tu, amore mio?". Confessa persino di sentire la mancanza del sarcasmo e del disprezzo del suo amante. "Non voglio vedere quel rivolo di sangue che svuota la tua vita scorrere fuori da te. Ti terrò la testa e dirò, come fosse una preghiera: scusa per i silenzi di ieri". Alla fine, il pianoforte chiude con una nota acida: un finale perfetto.

[


Pourquoi c’est toujours
Pour moi c’est toujours
Trop tard pour crier je t’aime
J’ai besoin de quoi
Que tu saignes et moi
Dans ta blessure
Je trempe la main
Et j’imagine ma vie sans toi
Pourquoi je suis toujours
Pourquoi je vis toujours
Traînant en retard
Pudiques émois
Trop peu de clamer
C’est toi mon amour
Faut il alors
Un accident de parcours
Maintenant pour toujours
Maintenant je vais toujours
Hurler même si j’ai peur
Du ridicule, tes sarcasmes
Et ton mépris
Mais là tant pis
Je ne rate plus ma vie
Je le prouve en clown
Même si t’en ris
Je ne veux plus jamais
Je ne veux plus jamais
Voir ce filet de sang
Qui vide ta vie
Couler de toi
Loin de moi
Je vais tenir ta tête
Et dire comme une prière
Pardonne les silences d’hier.

 
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À MARÉE HAUTE
2020


L’ultimo album di Birkin Oh! Pardon tu dormais...era nato come una pièce teatrale. Si è trasformato in qualcosa di più cupo quando ha iniziato a collaborare con i cantautori e produttori Étienne Daho e Jean-Louis Piérot, mentre, nel 2013, elaborava la morte prematura della figlia Kate Barry. "Étienne mi ha aiutato a liberarmi di un vecchio dolore, salvandomi dalla malinconia e dall’apatia", ha detto Birkin. La musica di À marée haute ha le caratteristiche tipiche delle sue registrazioni degli anni ’60 e ’70 (chitarra twang e surf e parti massicce di archi orchestrali), mentre lei fa un bilancio della sua vita "nell’alta marea". Canta della sconfitta, dell’Inghilterra e della sua stessa morte, chiedendosi in un sospiro: "Con quale morte eroica potrei riscattarmi?". E in un altro: "Sarò lì, sulla spiaggia degli impiccati". Alla fine, dichiara: "Se non mi ami più, io non amo più nemmeno me stessa" con l’effetto drammatico, lo strazio e la potenza delle sue canzoni migliori.




D'accord, c'est mort je pue la défaite
Mon corps clapote au gré des flux
Et des reflux à qui la faute? À marée haute
Cornouailles si proches
Les brumes d'Angleterre
Un phare clignote, sanglote sa mélancolie
Je bois la tasse à marée basse
Par quelle mort si héroïque
Pourrais-je me racheter?
J'entends ton rire cynique sur
La plage des noyés si tu ne m'aimes plus
Jе ne m'aime plus non plus
Plage du mort, jе pue la défaite
Odeur de vase, des algues et petite pluie
Embruns me giflent, la roue brisée
Je serai là où tes sarcasmes
Ne me toucheront plus
Je serai là sur la plage des pendus
Si tu ne m'aimes plus
Je ne m'aime plus non plus
Je ne m'aime plus non plus
Je ne m'aime plus non plus

 
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view post Posted on 9/8/2023, 22:01     +8   +1   -1
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DOPO SERGE GAINSBOURG
LA SECONDA VITA DI JANE BIRKIN




A volte si chiedeva se ne valesse la pena, senza Serge. La questione non si pose mai.
Jane Birkin fece suoi gli anni del dopo-Gainsbourg. E passò dal ruolo di musa a quello di artista.
Christophe Conte racconta la seconda vita di una donna al tempo stesso seria e spensierata...





Gala dell'Unione degli Artisti, 1973. Jane Birkin cammina su un filo travestita da coniglietta, con l'ombrellino in mano e l'immancabile sorriso di una donna che non può dare molto per scontato. L'immagine, scanzonata e d'altri tempi, è riapparsa sui social network mentre il primo brano del suo nuovo album, una disinvolta canzone folk intitolata Les Jeux interdits, andava in onda nel 2020. Birkin, funambola, difficilmente potrebbe essere una metafora migliore per una donna che da sei decenni si barcamena al meglio tra due Paesi, due lingue a volte incomprese e grande martire dei pregiudizi dei media. Due professioni, due uomini contemporaneamente, due tragedie, eppure, miracolosamente, è ancora in piedi. Seduta nel salotto inevitabilmente un po' inglese di un hotel vicino ai Giardini di Lussemburgo - un caffè vergognosamente americano per lei, un appropriato tè earl grey per noi - ricorda il periodo doloroso trascorso con il marito. Ricorda quanto abbia dovuto faticare per superare l'irrisorio Stige del 1973 di fronte agli sguardi spesso libidinosi della "professione", che all'epoca era unita nella beneficenza per gli artisti più indigenti. "Sono maldestra, chiedo scusa quando urto i mobili, manco il tavolo e mi rovescio la tazza sui pantaloni, quindi mi ci è voluta un'enorme concentrazione per camminare su un filo, ma l'ho fatto".


Jane B. ha superato molte cose impossibili e montagne insormontabili nel corso della sua vita, in particolare negli ultimi dieci anni. L'insidioso cancro con cui alla fine si è abituata a convivere ("L'ospedale è la mia seconda casa», ride, «non è drammatico per me"), la morte della figlia Kate Barry nel dicembre 2013, le cui cicatrici esorcizza nel suo nuovo album, ma nulla ha intaccato del tutto la sua buona natura. Su Kate: «Penso di essere stata fortunata ad averla avuta per quarantasette anni, mentre mio fratello ha perso suo figlio a venti anni. Non credo sia ragionevole lamentarsi, succede a tutti. In fondo bisogna mostrare un po' di gratitudine. Questo album, splendido dall'inizio alla fine, Oh! Pardon, tu dormais...". (la cui uscita è stata posticipata al 2021 a causa del confino), è interamente dovuto alla tenacia di Étienne Daho, che non riusciva a vedere Jane affogare per sempre la sua voce nel dolore. Non è riuscito a vedere Jane annegare per sempre la sua voce nel dolore silenzioso, drappeggiando i suoi ricordi in una nostalgia impotente e diventando nient'altro che quell'affascinante volto anni Sessanta/Settanta che appare di continuo su Instagram.


Il racconto senza veli di una separazione

Le abbiamo chiesto se fosse consapevole di questo, del fatto che centinaia di sue foto scorrono costantemente sotto le dita di migliaia di persone, più di Bardot, di Deneuve o di qualsiasi altra "icona" di una religione cine-pop bisognosa di glamour. "Me ne sono resa conto quando stavo cercando una mia foto in abito da sera, perché dovevo trovarla per una mostra. Ho scoperto quante foto di me ci sono su Internet, ma lo attribuisco al fatto che il mio stile di allora piace alle persone di oggi. È buffo, perché noi non avremmo mai voluto assomigliare alle nostre madri! Con la mia frangia, le mie gonne corte e i miei capelli leggermente biondi, incarnavo l'immagine tipica della Swinging London, in un'epoca in cui il nostro modello era Jean Shrimpton". Ma, come Jane è stata rassicurata nel preambolo di questo incontro, non si trattava di riavvolgere il filo della sua insolente giovinezza a Londra. della sua insolente giovinezza nella Londra di John Barry e Antonioni (Blow up), poi nella Francia liberata post-1968, al braccio di Serge Gainsbourg e sulle pagine di Lui, Melody Nelson e la rue de Verneuil, l'Élysée-Matignon e la rue de Verneuil.Élysée-Matignon e Saint Trop', le sfilate di Carpentier in abiti di paillettes, il gioco del baby doll di turno, la e poi il doppio colpo di Je t'aime moi non plus, la canzone e il film, che fece digrignare i denti alla morale su entrambi i lati della Manica. Jane Birkin ha registrato tutto questo nel primo volume del suo diario, Munkey Diaries (Fayard, 2018).


Più interessante, perché meno esposto dalla nostra funambola, è l'altro lato della sua vita, quello del periodo successivo alla rottura con Gainsbourg nel 1980, che racconta senza veli e con una penna meno leggera, nel secondo volume intitolato Post-scriptum e pubblicato nel 2019. "Post-scriptum", come se tutto quello che c'è stato dopo la lettera di addio a Serge che chiudeva il primo volume fosse solo una lunga appendice, spesso infuocata e dolorosa. Una seconda vita ben più fertile, però, in termini artistici, visto che solo negli anni post-Gainsbourg Birkin è diventata qualcosa di diverso.

"Era strano per me cantare i suoi dolori".
Jane Birkin su Serge Gainsbourg





Quando Gainsbourg era ancora in vita, ha avuto la fortuna di occupare la posizione da sogno di musa, quella vera, non la galleria di divertimenti di un tempo. "È stato strano per me cantare i suoi dolori, quello che ha scritto sulla nostra storia a posteriori, come negli album che ha scritto per me negli anni successivi. Non credo che ci siano molti autori, nella canzone o anche nella letteratura, che abbiano usato qualcuno che hanno amato e che li ha lasciati, per continuare in qualche modo a essere la loro voce. Io ho avuto la fortuna di poter mantenere questa posizione invidiabile". I tre album di quegli anni, Baby Alone in Babylone (1983), Lost Song (1987) e Amour des feintes (1990), sono chiaramente i più ardenti e profondi del catalogo di Gainsbourg, e anche i più lividi. "Mi rende un po' triste quando ripenso ad Amour des feintes, che deve aver scritto cinque o sei mesi prima di morire, ancora basato sul tema della nostra relazione e della nostra separazione. All'epoca, poiché non sono così buona come si pensa, la cosa tendeva a irritarmi. Leggevo i testi e gli dicevo: 'Ce l'ho, ce l'ho', con un'espressione di fastidio per il fatto che ne parlasse sempre. Più tardi, sono riuscito a cantare di nuovo quelle canzoni, a restituire loro tutta la loro bellezza".


La famosa battuta de La Femme d'à côté di François Truffaut, "ni avec toi, ni sans toi" ("né con te, né senza di te"), può essere resa meno tragica dai sentimenti che sembrano aver prevalso durante gli undici anni in cui Serge Gainsbourg e Jane Birkin non erano più una coppia. Il lato privato delle cose era affar loro, anche se lei non nascondeva nulla al riguardo nel suo "diario", ma a livello professionale la canzone rimaneva un rifugio gelosamente chiuso, di cui solo Serge possedeva la chiave. Prima del 1991, era fuori discussione per lei cantare le parole di qualcun altro, almeno quelle di una persona vivente, con un'eccezione per Avec le temps, forse perché i testi di Ferré alimentavano il loro romanzo a cielo aperto. Con la morte di Gainsbourg, tutto doveva sparire, anche se Jane brancolava nell'ignoto che il volo della sua penna avrebbe provocato. Passarono cinque lunghi anni, durante i quali riuscì a tenere la testa altrove, nelle sceneggiature che scrisse (tra cui Oh! Pardon, tu dormais... del 1992, ora riproposto in forma di canzone), nei film che ha girato e nelle opere teatrali in cui ha recitato( L'Aide-Mémoire di Jean-Claude Carrière, Les Troyennes di Euripide).

+
Nel 1996, ha cambiato le carte in tavola incidendo Versions Jane, un album di canzoni di Serge originariamente scritte per altri, da Ces petits riens a Comment te dire adieu, come un imbarazzato ammiccamento. Due anni dopo, come se questo non le fosse pesato sulla coscienza, ha intitolato À la légère, il suo primo album di canzoni senza alcuna traccia di Gainsbourg. "Ho chiesto a Philippe Lerichomme [produttore e confidente di famiglia] se valesse la pena senza Serge. Era una vera domanda. Non avevo dubbi sul cinema e sul teatro, ma quando si trattava di cantare, sentivo che avrei avuto difficoltà a esistere senza la scrittura di Serge. Philippe mi disse che, se volevi essere infedele, dovevi esserlo completamente, non infilare un po' di Gainsbourg qua e là. È stato lui a mettere insieme questa band, con Miossec, Manset, MC Solaar... Alcuni li conoscevo, altri no". Sulla copertina, il funambolo diventa una libellula, Souchon e Voulzy scrivono la title track, ma è già Étienne Daho a siglare il certificato di emancipazione con un brano intitolato L'Autre Moi. L'altra cantante Jane, uscita dalla crisalide di Gainsbourg, nasce a cinauantadue anni. Nel suo diario, quell'anno, non annotò quasi nulla, qualche aneddoto e poi questa frase persa nel nulla: "Ho avuto un piccolo cancro, il primo…".

Fuga dalla gravità ordinaria


Quando si parla di gravità - e non solo di quella necessaria per gli equilibrismi - Jane Birkin ha avuto molto da lavorare da molto tempo a questa parte. Jacques Doillon, l'uomo per cui ha lasciato Serge Gainsbourg, il padre della sua terza figlia Lou. Negli anni '70 la Birkin aveva girato soprattutto film di Claude Zidi (La moutarde me monte au nez, La Course à l'échalote...), quindi è giusto dire che con Doillon era scesa di parecchi gradini nella scala delle risate. Con suo grande sollievo: "Avevo potuto mostrare un po' di più in Je t'aime moi non plus e un po' in Sept morts sur ordonnance, ma con La Fille prodigue, Jacques mi ha dato la possibilità di interpretare una ragazza che aveva un esaurimento nervoso. Per la prima volta mi sono stati affidati lunghi monologhi e Jacques all'inizio era in preda al panico perché pensava che parlassi male il francese di proposito. Fu anche lui a convincermi a eliminare le frange, a togliere tutto il trucco e a indossare pantaloni oversize con una camicia abbottonata fino al collo, un'idea del costumista Mic Cheminal. Grazie a lui e a Patrice Chéreau, quando qualche anno dopo ho fatto La Fausse Suivante in teatro, la gente mi guardava in modo diverso. Questo altro lato di me, più nudo, mi piaceva molto". Non lo dice a nessuno, nemmeno a Agnès Varda con la quale stava girando l'autoritratto allo specchio Jane B. by Agnès V., quando tagliò la sua acconciatura da maschiaccio per la sua prima esibizione da solista, al Bataclan, nel 1987. "Povera Agnès! In seguito ho dovuto farmi aggiungere delle parrucche [ride]. Questo nuovo volto per Le Bataclan era ancora una volta per evitare che la gente mi guardasse come negli spettacoli di Carpentier e per dare ai testi di Serge tutta l'attenzione che meritavano. Salire sul palco per la prima volta a quarant' anni era un rischio enorme, ma ero appena uscita da Chéreau e sapevo di potercela fare".
 
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15 replies since 17/7/2023, 07:54   444 views
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