MARIE BASHKIRSEFF - UNA METEORA NELL'ARTE, Mi ritengo troppo vasta per censurarmi...

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view post Posted on 16/7/2023, 20:00     +16   +1   -1
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"L’uomo? Un soprammobile a corredo di una donna autentica"

(Marie Bashkirtseff)



MARIE BASHKIRSEFF
UNA METEORA NELL'ARTE



"Mi ritengo troppo vasta per censurarmi..."





Marie Bashkirtseff
Self Portrait
1902, da Lettres de Marie Bashkirtseff Paris: Charpentier


Di Marija Konstantinovna Baškirceva basta guardare l’autoritratto. La bellezza d’Oriente è al contempo avida e innocua, violenta e spoglia, è agnello e amazzone, mondana e monda. Un ebreo cabbalista, in Russia, d’altronde, profetizzò per lei un futuro da stella. Nata nel novembre del 1858 nel Governato di Poltava, nell’attuale ucraina, tra i dedali di una famiglia nobile, si trasferì in Europa dal 1870. Fu ritenuta da tutti un talento inarginabile; la sua ambizione era felina. Amava l’Italia, va da sé, che attraversò da Milano a Napoli (e appunta: "Il paese che possiede ciò che possiede l’Italia è semplicemente il paese più ricco del mondo. A confronto con l’Italia, il resto dell’universo è un bel dipinto su un muro bianco"); studiò arte presso l’Académie Julian, legandosi, in particolare, a Jules Bastien-Lepage. Essenziali, leggeri, a tratti didascalici, i quadri di Marija paiono più veri oggi di allora, nell’orda delle avanguardie. Prima che il suo nome fosse francesizzato in Marie Bashkirtseff, si firmava Maria Konstantinovna Russ: il suo quadro più noto, "A Meeting", del 1884", è ora al Musée d’Orsay. Sono raffigurati dei bambini di periferia, con commozione tolstojana. Di norma, partecipava ai Salon. Nel folgorante delirio dei pittori francesi, Marie preferiva Édouard Manet; di lei, gli altri preferivano il carattere autarchico, spesso selvaggio. Gli scambi epistolari con Maupassant, Alexandre Dumas figlio e Zola dimostrano un’intelligenza senza fronzoli, cruda: Berthe Morisot ne dileggiava la pittura – “poco più che mediocre, rude” – ma subì il fascino di quella ragazza disinvolta, giunta dal cuore di tenebre della provincia russa.



Marie Bashkirtseff
A Meeting
1884
Olio su tela
193 x 177 cm
Parigi, Musée d'Orsay


Con lo pseudonimo di Pauline Orrel scrisse su "La Citoyenne", il giornale femminista fondato da Hubertine Auclert: alcuni suoi aforismi restano indimenticati:"Lasciateci amare i cani, soltanto i cani! Uomini e gatti sono creature infelici"; "L’uomo? Un soprammobile a corredo di una donna autentica". Morì di tubercolosi, a Parigi, nel 1884, a venticinque anni, e fu come una rapina. Nel suo diario è esplicita, in tutto, con potenza profetica. Così il 3 luglio del 1876:

"Questo misero diario che contiene ogni
aspirazione alla luce, gesto di un genio
imprigionato, vano delirio di una creatura banale
qualora non fossi coronata dal successo.
Sposarsi e avere figli! Quello è ciò che può ogni lavandaia.
Cosa voglio? Ovvio. La gloria. Questo diario non può darmela.
Sarà pubblicato dopo la mia morte, perché troppo nudo
per stamparlo in vita: è il sigillo di una vita illustre”.






Marie Bashkirtseff
The Umbrella
1883
Olio su tela
93 x 74 cm
San Pietroburgo, Russian Museum


Marie Bashkirtseff alterna estasi ed estenuazione, gioia e sconfitta, lo stigma dell’orgoglio. Lavorò al suo Journal con infallibile dedizione dall’età di dodici anni: gli amici lo pubblicano nel 1887, in Francia. Per la cura di Mary J. Serrano il diario, come The Journal of a Young Artist, è edito a New York nel 1889: in Francia – dove si susseguono diverse edizioni antologiche, per "L’Âge d’Homme" e "Mercure de France"; il testo integrale esce, quaderno per quaderno, presso il Cercle des amis de Marie Bashkirtseff – e nel mondo anglofono – l’ultima traduzione del Journal of Marie Bashkirtseff è del 2013 – Marie è una specie di icona. L’epistolario con Maupassant è stato pubblicato da Actes Sud nel 1920. Durante l’occupazione nazista, diverse opere della Bashkirtseff sono state distrutte, ne restano una sessantina; ad ogni modo, è il suo diario ad avere attirato l’attenzione, tra i tanti, di George Gissing e di William Gladstone, di Katherine Mansfield e di Anaïs Nin. In Italia ha avuto una complice in Cristina Campo, che la riteneva tra i grandi diaristi di ogni tempo. Nel 1930 Pavel Muratov scrive una nota per l’Enciclopedia italiana in cui ricorda che:

"Il nome di Maria Baškirceva è affidato soprattutto
al suo diario (scritto in francese e pubblicato postumo),
in cui vive la sua anima di fanciulla straordinariamente
precoce, appassionata, entusiasta, impaziente di raggiungere
ogni più alta fonte di gioia che la vita possa offrire
, ingenua e raffinata, allucinata e chiaroveggente,
portata dalla tisi che la minava a un’esaltazione febbrile".






Marie Bashkirtseff
In the Mist
1882
Olio su tela
47 x 55 cm
Vienna, Österreichische Galerie Belvedere


Non ne è seguita alcuna traduzione di rilievo, a parte la scelta fatta da Orio Vergani per le edizioni Domus di Milano, nel 1945, come "La mia vita e la mia morte". Il Journal è affascinante: alla vitalità, oscura, consapevole, augustea, si lega, fin dalle prime pagine, la preveggenza di una morte che aleggia ovunque. Marie è torturata dal pensiero di morire giovane, la agghiaccia sapere che di lei resterà il niente, cumolo di cenere vizza, azzannata dall’oblio. Da qui, l’avidità di luce, l’inseguita gioia, i giorni presi per il collo. La scrittura rientra nel suo ruolo primo: epigrafia dell’istante, alfabeto su pietra – o sull’acqua? –, barbaro bagliore. Nel Journal di Marie, a differenza di altri di cui sono golosi i secoli, sorprende la percezione del nulla: senza decori né majorette sull’abisso. Puro, nudo, conclamato nulla. Al nulla – "a questo mondo non resterà più niente, niente, niente" – Marie risponde con l’eccesso del tutto, con il "dico tutto, tutto, tutto", come se testimoniare fosse l’avamposto dell’immortalità. Deliberata foga in cui, infine, Marie affoga.



Marie Bashkirtseff
The Artist's Sister in Law
1881
Olio su tela
92.5 x 73 cm
Amsterdam, Rijksmuseum


Journal de Marie Bashkirtseff. Prefazione

A che pro mentire, posare? Sì, che ovvietà: desidero – per non dire: spero – restare su questa terra, a qualsiasi costo. Se non morirò giovane, spero di resistere come una grande artista; se dovessi morire giovane, voglio che sia pubblicato questo mio diario, per lo meno interessante. Forse parlare di "pubblicità", di "pubblicare" rovinerà, sbriciolerà il solo pregio di questo libro? Tutt’altro. L’ho scritto per lungo tempo senza pensare che qualcuno potesse leggerlo – per questo è così assolutamente sincero. Se questo libro non è la verità – esatta, circoscritta, assoluta – esso non ha ragione di esistere. Non solo dico sempre quello che penso, ma non ho mai pensato un solo istante di celare ciò che mi sarebbe stato svantaggioso, di scandalo. Mi ritengo troppo vasta per censurarmi…Prendete questo come il resoconto di un essere umano: chiedete al signor Zola, al signor de Goncourt o a Maupassant.



Marie Bashkirtseff
The Reader
(Portrait of Dina Babanina, a cousin of the artist)
1882
Olio su tela
63 x 60.5 cm
Kharkiv Art Museum


Il diario comincia che avevo dodici anni; è insignificante fino ai quindici. Dunque c’è un vuoto, che tenterò di colmare con questa prefazione al mio monumento letterario e umano. Già, supponiamo che sia illustre. Iniziamo. Sono nata l’11 novembre del 1860. È riprovevole ricordarlo. Mio padre era figlio del generale Paul Grégorievitch Bashkirtseff, coraggioso, tenace, feroce all’occorrenza, proveniente dalla nobiltà di provincia. Il nonno, se non ricordo male, era stato promosso a generale dopo la guerra in Crimea. Ha sposato la figlia adottiva di un signore importante; lei è morta a trentotto anni, lasciando mio padre con quattro sorelle. Il nonno da parte di madre si vantava delle sue origini tartare: era contemporaneo di Lermontov e di Puškin; si riteneva byroniano, un poeta guerriero, era uno studioso. Veniva dal Caucaso, si è sposato molto presto con Julie Cornélius, allora quindicenne, graziosa, molto dolce. Hanno avuto nove figli. La nonna mi idolatrava. La zia pure. La zia è più giovane della mamma, non è bella, dice che si è sacrificata per tutti. Nel maggio del 1870 siamo partiti per l’estero. Il sogno della mamma, cullato per molto tempo, si è avverato. Siamo arrivati a Baden-Baden in giugno; poi a Parigi, nel cuore dell’eleganza. A Baden-Baden capii il mondo, la raffinatezza, subii la tortura della vanità.



Marie Bashkirtseff
La Parisienne, portrait of Irma, model at Académie Julian
1882
Olio su tela
75 x 66 cm
Musée des Beaux-Arts de la ville de Paris




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Marie Bashkirtseff
Portrait of a Young Girl Reading
1882 circa
Olio su tela
130 x 98 cm
Collezione privata


Secondo l’usanza delle famiglie nobili di campagna, avevo due precettori: uno russo, l’altro francese. Il primo era una donna di mondo, colta, romantica, separata dal marito, divenuta insegnate d’impulso, dopo aver letto vari romanzi. Era un’amica di casa, trattata da pari. La corteggiavano un po’ tutti: un giorno, fuggì con un uomo, preda di una qualche storia romantica. In Russia abbiamo un’indole romantica: eppure, avrebbe potuto salutarci e andarsene in modo del tutto naturale; il carattere slavo congiunto alla civiltà francese e a troppi libri letti, è una macchina micidiale. Da bimba ero gracile, magra, non bella. Il che non ha impedito agli altri di considerarmi una predestinata, a erigere sul mio corpo profezie di un futuro radioso, brillante, magnifico. La mamma andò perfino da un ebreo che divinava la sorte: Lei ha due figli, le disse, il primo sarà come tutti gli altri, ma la figlia, cara signora, sarà una stella. Intuì il mio carattere civettuolo, smaliziato. Dall’età di tre anni aspiro a non so quale grandezza. Le mie bambole raffiguravano sempre regine o re; tutto ciò che osservavo negli altri pareva riferirsi alla mia futura enormità. A cinque anni mi vestivo coi pizzi della mamma: mi guardavano tutti. […]



Marie Bashkirtseff
Portrait of Madame X
1884
Olio su tela
56 x 46.5 cm
Parigi, Musée d'Orsay




Marie Bashkirtseff
Spring
1884
Olio su tela
46 x 48 cm
San Pietroburgo, Russian Museum


Ogni giorno, prima di coricarmi, aggiungevo alle preghiere la mia invocazione: Mio Dio, non affliggermi con il vaiolo, rendimi bella, con una bella voce, che sia felice, che mamma viva a lungo. A Ginevra soggiornammo in un albergo in riva al lago. L’insegnante di disegno mi faceva copiare vedute del lago, tronchi d’albero, piccoli chalet…Torno spesso a questo pensiero. Se dovessi morire all’improvviso, senza accorgermene, cercando nei cassetti, qualcuno troverà il mio diario. La mia famiglia preferirà distruggerlo e di me, a questo mondo, non resterà più niente, niente, niente. Questo mi terrorizza. Vivere, vivere dentro un’ambizione tanto grande, e soffrire, piangere, combattere. Infine, l’oblio. L’orrido obolo dell’oblio. Come se non fossi mai venuta al mondo. Mai esistita. Se non vivrò abbastanza per garantirmi la gloria, questo diario interesserà i naturalisti: d’altronde, incuriosisce la vita di una donna, censita giorno per giorno, senza posa, come se nessuno potesse mai leggerla, ma allo stesso tempo volendosi scoprire, denudare. E dico tutto, tutto, tutto. Senza tutto questo, a cosa servirebbe? Lo vedrete. Dico tutto.

Marie Bashkirtseff





(Mar L8v)





Marie Bashkirtseff
In the Studio
1881
Olio su tela
188 x 154 cm
Museums of Dnipro

 
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