GIAN PAOLO BARBIERI - L'UOMO E LA BELLEZZA, I suoi scatti leggendari tornano a vivere in un documentario

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view post Posted on 7/7/2023, 12:25     +7   +1   -1
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GIAN PAOLO BARBIERI
L'OCCHIO ANTICONVENZIONALE CHE HA SCATTATO IL GLAMOUR




I suoi scatti leggendari tornano a vivere nel documentario Gian Paolo Barbieri - L’uomo e la bellezza





Audrey Hepburn, Valentino, Roma, 1969


Gian Paolo Barbieri, la sua arte fotografica al cinema

Il bianco e nero, l’obiettivo che inquadra le increspature di un tessuto, il collo-scultura di un abito indossato da Audrey, le geometrie di silhouette che sono anche geometrie dei corpi, la morbidezza di sirene alias Monica Bellucci immerse in acqua. Gian Paolo Barbieri ha fissato su pellicola il glamour che sfugge a regole auree e cambia di decennio in decennio, insieme all’occhio che guarda. Che fotografi gli occhi di Sophia Loren o le meraviglie naturali di Haiti, la firma di Barbieri è evidente in ogni suo scatto. A partire dalla cover, la prima in assoluto di “Vogue Italia” (per la precisione allora “Vogue & Novità”), datata novembre 1965, con lo sguardo acuto di Benedetta Barzini incorniciato da un bob in pieno stile Sessanta che condensa il paradosso tra Swinging London e attitudine chic. A indagare l’universo immaginario di Barbieri e la costruzione di ogni scatto come un set di cui studia location, luci e props è il documentario - dal 3 luglio 2023 al cinema con Wanted - Gian Paolo Barbieri - L’uomo e la bellezza, un racconto intimo diretto da Emiliano Scatarzi, che si avvale di un collage di voci di Barbieri, alla ricerca dell’origine dell’ispirazione.



Monica Bellucci per la campagna D&G, 2000


L'uomo e la bellezza, il ritratto di Emiliano Scatarzi

Il documentario, guarda a ritroso tra i milioni di negativi alla ricerca di un filo conduttore, la formula creativa di Barbieri. La si rintraccia nella sperimentazione continua: a partire dagli anni di Vogue Italia dagli anni Sessanta e Settanta con cover che, componevano il logo al neon quasi fosse l’ingresso di un club esclusivo, nel numero speciale dicembre 1976, virato nello stesso rosso del rossetto della modella. O in uno speciale pret-a-porter, ancora fine anni Settanta, dalle tinte acide stile pop art che sembrano un omaggio a Andy Warhol. Il documentario attraverso materiale d’archivio e testimonianze di chi con Barbieri ha condiviso una parte di percorso umano e professionale – Domenico Dolce, Stefano Gabbana e Benedetta Barzini in primis – compone il ritratto di un artista, prima ancora che punto di riferimento per il mondo della fotografia. Un artista che mette in scena le sue regole auree: equilibrio di proporzioni, empatia e rispetto, immenso, per il soggetto fotografato come racconta Monica Bellucci in un’intervista.



Pioggia, Tahiti, 1998


Tra testimonianze e aneddoti

Il viaggio per immagini inizia dalle rivoluzioni grafiche e dalla bellezza composta dei Sessanta, l’ossessione per il cinema e il teatro – si racconta che Barbieri una volta avesse fatto portare dei sipari difficili da reperire sul set – prosegue con i retroscena di shooting celebri attraverso i decenni. Produzioni finite tra le pagine, oltre di Vogue anche Vanity Fair o Harper’s Bazaar. E ancora ritratti di celebrities e piccoli segreti, come la prima volta che Barbieri lavorò per il fotografo francese Tom Kublin e si presentò con occhiali di tartaruga, giovanissimo, e fu quasi mandato via prima di stupirlo ricreando le tinte di un dipinto di Chagall. Già da allora era evidente la capacità di ricreare atmosfere e set ispirate all’arte o al cinema in una manciata di secondi. Se il glamour dei Sessanta è leggendario, meno noto è l’uso surreale di proporzioni come testimoniano gli scatti inclusi dal documentario che sembrano aver ispirato persino David LaChapelle: sbirciando nella produzione di Barbieri ci sono pesci formato macro che modelle pescano, reti e composizioni che ricordano la zattera di Géricault versione punk. Tutto, persino il movimento, è studiato nei minimi dettagli.



Jerry Hall, Versace, Milano, 1976


Gli occhi puntati sul corpo

Lo stesso accade in un periodo successivo (si può davvero dividere la produzione di un artista in due sfere distinte?) quando Barbieri si scrolla di dosso le regole che i servizi di moda dettano, mantenendo gli occhi puntati sul corpo. È un viaggio a Tahiti, documentato nel libro Tahiti Tattoos (1998) a ispirare composizioni di foglie e pattern naturali. In anticipo rispetto ai tempi, in vacanza Barbieri ricostruisce mini set, fuori dalla cornice della fotografia di moda. Non è una vacanza, qualcuno dice nel documentario, ma un nuovo inizio. Un nuovo capitolo compositivo. Non solo tra i primi a includere i tatuaggi in una ricerca fotografica che include studio sul corpo, il corpo, ogni corpo, ancora più spesso maschile, è al centro dell'inquadratura, accanto ai detriti del mare, alle conchiglie, alle foglie formato XL. Si tratta dell’ennesimo passo di Barbieri fuori dal convenzionale, alla ricerca dell’imprevisto che trasforma un attimo qualunque in uno scatto fuori dal tempo.



Eva Herzigova, Roma, 1997


Dagli studios di Cinecittà alle campagne moda

Tra le immagini esposte e i servizi di moda meno noti, giochi di luce che disegnano sul corpo femminile, occhi coperti da pietre preziose, ma soprattutto visi, simboli della bellezza e del potere femminile. C’è Eva Herzigova, elegantissima in abito di paillettes e rossetto rosso, che mangia spaghetti in quello che più che un set sembra una tavola imbandita, Donatella Versace e uno dei nomi legati agli inizi di Vogue, Isa Stoppi. E ancora le fotografie scattate per campagne di Versace, Ferré, Vivienne Westwood, tra piscine, glamour e scene che paiono frame di pellicole. Non è un caso, Barbieri giovanissimo ha lavorato negli studios di Cinecittà per otto mesi e in quella brevissima parentesi ha assimilato tutto ciò che c’è da sapere su luci e costruzione dell'inquadratura, inquadratura che spesso ammicca al glamour da diva di celluloide dei Quaranta.



Mariolina Della Gatta, Milano, 1965



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Moira O'Brien, Seychelles, 1981



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Neith Hunter, Grecia, 1983



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Catherine Deneuve, Milano, 1995



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Gianni Versace e Tina Turner, 1996



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Gian Paolo Barbieri, autoritratto, Milano, 2000



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Jewel Mask, Milano, 2000




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