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"L'amicizia è un affetto divino"
(Rose Bonheur)
ROSA BONHEUR PITTRICE RIBELLE ED ICONA ECOFEMMINISTA
Nella Francia del XIX secolo, Rosa Bonheur fu forse l'artista donna più ricca e famosa. Fu un'audace pioniera sia nella ricerca artistica che nella vita privata. In seguito, le sue opere passarono di moda e il suo nome svanì nell'oscurità.
Rosa Bonheur L'aratura nel Nivernais (Ploughing in the Nivernais) 1849 Olio su tela 134 x 260 cm Parigi, Musée d'Orsay L’ ultimo omaggio? "Mystery Sonatas/for Rosa", lo spettacolo della coreografa di culto Anne Teresa De Keersmaeker dedicato alle "Rosa" che hanno segnato la storia: Rosa Luxemburg, Rosa Parks. E Rosa Bonheur: una star della pittura ottocentesca, che si misurava con i colleghi maschi sullo stesso terreno (nessun minimal-intimismo, enormi tele a soggetto animalier), li batteva nei concorsi e veniva – eccezione assoluta ieri come oggi – retribuita quanto loro. La prima donna premiata con la Légion d’honneur dopo un’insistenza dodecennale dell’imperatrice Eugenia de Montijo, malgrado l’anticonformismo: portava i pantaloni (all’epoca andava richiesto un permesso semestrale in prefettura) e i capelli corti, fumava gli Avana e viveva more uxorio con un’amica.
Rosa Bonheur Pecore in riva al mare (Sheep by the Sea) 1865 Olio su tavola cotta (cullata) 12.7 x 18 cm Washington, National Museum of Women in the Arts
Bonheur o la felicità
Eppure…Chi, nel grande pubblico, la ricorda? Il tempo dell’oblio, finalmente è giunto al termine. Nel bicentenario della nascita, nel 2002 il Musée des Beaux-Arts della sua città natale, Bordeaux,e il Musée d’Orsay di Parigi le dedicarono una ricca retrospettiva dal titolo stringato come sarebbe piaciuto a lei: "Rosa Bonheur (1822-1899)". In compenso, l’esposizione "stringata" non fu. "L’idea era di concentrarci sul suo lavoro ma – andando avanti – siamo rimaste catturate dalla personalità, dall’incredibile libertà, dall’indipendenza e complessità: era impossibile mostrarne l’arte senza considerare gli aspetti sociologici, antropologici e storici" spiegò Sandra Buratti-Hasan, curatrice del museo di Bordeaux e, con Leïla Jarbouai, dell’esibizione.
Rosa Bonheur Pascoli che cambiano (Changing Pastures) 1863 Olio su tela 64 x 100 cm Hamburger Kunsthalle
"Ah, se le nazioni potessero soltanto accordarsi su come impiegare le risorse per perfezionare l’agricoltura, migliorare i trasporti. E offrire a tutte le bambine una buona educazione… Che esplosione di gioia ci sarebbe sulla terra!" osservava la Bonheur, e non è un caso che la riscoperta di questa pittrice – ecologista ante litteram e oggi figura ispirazionale del movimento Lgbtqi+ – sia partita negli anni Settanta non in campo accademico bensì in quello dei gender studies.
Rosa Bonheur Il ritorno dal mulino (Le Retour du Moulin) 1847-1848 Olio su tela 27.3 cm x 35.5 Liverpool, National Museums
Socialismo ed emancipazione
"Bonheur" significa "felicità, fortuna". Nomen omen?
Basta affidarsi al percorso della mostra per giudicare. La nascita a Bordeaux (Marie-Rosalie il nome di battesimo) il 16 marzo 1822, figlia del pittore Raimond Bonheur e di una sua ex allieva, Sophie Marquis; i lunghi periodi passati in campagna a contatto con mucche e cavalli; il trasferimento a Parigi nel 1829 e, nel 1833, il trauma: la morte della madre, inumata in una fossa comune nel cimitero di Montmartre per l’indigenza della famiglia. Il padre è consapevole del talento di Rosa, però esita ad avviarla su una strada che non promette serenità economica. Finché deve arrendersi: diventa l’insegnante di quella ragazzina caparbia, che va ogni giorno al Louvre a copiare gli animali raffigurati dagli antichi maestri. Ed è lui a spingerla, nel 1841,a partecipare con i Deux lapins al primo di tanti Salon (la prestigiosa e selettiva esposizione parigina), dove viene regolarmente premiata.
Rosa Bonheur Svezzamento dei vitelli (Weaning the Calves) 1879 Olio su tela 65.1 x 81.3 cm New York, Metropolitan Museum of Art
Rosa Bonheur Caccia incalzante (Relay Hunting) 1887 Olio su tela 45,7 x 66 cm Saint Louis Art Museum
L’influenza di Raimond – convinto sostenitore dell’ideologia sansimoniana che propugnava socialismo ed emancipazione femminile – non si limita al versante artistico. "Perché non dovrei provare orgoglio per essere una donna? Mio padre, quell’entusiasta apostolo dell’umanità, mi ha sempre ripetuto che è nostra missione migliorare la razza umana. Devo alle sue dottrine la mia enorme e gloriosa ambizione per il sesso cui appartengo, la cui indipendenza difenderò fino al giorno della morte. Sono convinta che il futuro sia nostro" spiegava Rosa. Che, a soli quattordici anni, aveva già fatto l’incontro più importante: quello con la dodicenne Natalie Micas, con cui andrà ad abitare nel 1849. Lo stesso anno in cui, coerente con la sua convinzione dell’importanza dell’educazione, succede al padre alla guida della scuola gratuita di disegno per ragazze di Parigi.
Rosa Bonheur Il re della foresta (King of the Forest) 1878 Olio su tela 244.8 x 175 cm Collezione privata
Rosa Bonheur Un cervo (A Stag) 1893 Olio su tela 46 x 38 cm Dublino, National Gallery of Ireland
Acquistò un castello e creò uno zoo
Personalmente, però, non rinuncia al tema che più la incuriosisce: gli animali. Li studia nel loro ecosistema, attentissima ad anatomia e psicologia, sfuggendo alla tentazione di "umanizzarli"."Labourage nivernais", la tela che proprio in quello stesso 1849 la consacra, è un esempio perfetto: rappresentando una fila di buoi che trascinano l’aratro, è indifferente ai due uomini che li guidano; il focus è sul sudore degli animali che fissano con occhi eloquenti lo spettatore. Oppure pensiamo alla maestosa dignità dei suoi leoni e dei suoi cervi…
Rosa Bonheur El Cid: Ritratto di un leone (El Cid: Portrait of a Lion) 1879 Olio su tela 95 x 76 cm Madrid, Museo del Prado
L’altra singolarità di Rosa Bonheur è l’oculata gestione delle finanze e una certa disinvoltura: il suo "The Horse Fair", portato in tournée in Gran Bretagna ottiene un enorme successo, tanto che persino la regina Vittoria chiede di vederlo? Lei non esita a replicare il soggetto in vari formati e con varie tecniche, pioniera pure nell’affidarsi ai consigli dei mercanti d’arte. Nel 1860 ha accumulato un patrimonio che le consente di acquistare il castello di By a Thomery, vicino alla foresta di Fontainbleau, dove si trasferisce con Nathalie e con la madre, che si occupano della gestione pratica di casa e affari. C’è tutto lo spazio per un vero e proprio zoo, leoni compresi. E c’è tutto lo spazio per invitare gli amici (passano di lì da Victor Hugo a Gustave Flaubert, da Georges Bizet a Jules Massenet e Charles Gounod).
Rosa Bonheur La Fiera del cavallo (The Horse Fair) 1852-1855 Olio su tela 244.5 x 506.7 cm New York, Metropolitan Museum of Art
L’amico Buffalo Bill
Nel 1889 l’idillio finisce: Nathalie muore, Rosa cade in una profonda depressione da cui la risolleva un po’ solo l’interesse suscitato dall’arrivo a Parigi di Buffalo Bill, di cui diviene amica, con il suo circo, il Wild West Show. Comunque la vita ha un’altra sorpresa in serbo: la conoscenza con una pittrice americana trentaquattrenne che vorrebbe ritrarla, Anna Klumpke. Sono proprio le sedute di posa che avvicinano le due, tanto che nel 1898 Rosa la invita a trasferirsi e la nomina erede universale.
Rosa Bonheur Col. William F. Cody (Buffalo Bill) 1889 Olio su tela 46.9 x 38.7 cm Cody (Wyoming), Buffalo Bill Center of the West
Rosa Bonheur Indiani a cavallo che portano lance (Mounted Indians Carrying Spears) 1890 Olio su cartone 34.9 x 48.2 cm Cody (Wyoming), Buffalo Bill Center of the West
Ma Klumpke assolve bene le sue responsabilità: preserva il castello di By con i quadri, gli oggetti e gli archivi (oggi è visitabile, Musée de l'atelier Rosa Bonheur ); inventaria le sue opere (alcune le vende per dare i guadagni alla famiglia esclusa dalla successione, molte ne dona ai musei francesi); scrive un’ accurata biografia – Rosa Bonheur: The Artist’s (Auto)biography) – e si batte perché non venga dimenticata. Invano.
Édouard Louis Dubufe Ritratto di Marie-Rosalie detta Rosa Bonheur (Portrait de Marie-Rosalie dite Rosa Bonheur) 1857 Olio su tela 130.8 x 94 cm Parigi, Reggia di Versailles
"In un mondo in cui si affermano gli impressionisti, e in cui – a breve – si faranno spazio nuove avanguardie, la Bonheur viene percepita come "accademica", il che è vero dal punto dei vista dei soggetti (non c’è innovazione), ma non della qualità, della vitalità, della capacità satirica: speriamo che la mostra serva a riportare questi aspetti all’attenzione di critici" si augurò la curatrice della mostra. Di sicuro non le ha giovato essere stata vista come "la pittrice del Secondo Impero", che Napoleone III considerava superiore a Manet. Oggi però la rivalutazione può contare su un alleato speciale: il web. Il 16 marzo scorso, giorno del compleanno, Google le ha dedicato il Doodle, quel logo che cambia ogni giorno. Più efficace – per la divulgazione – di qualsiasi, autorevole saggio...
Rosa Bonheur Un segugio Limier Briquet (A Limier Briquet Hound) 1856 circa Olio su tela 36.8 x 45.7 cm New York, Metropilitan Museum of Art
È notevole ch'ella non indovinò alla prima il genere in cui sarebbe riuscita. Ella andava tutte le mattine al Louvre a copiare i capolavori dei pittori italiani, i quadri di Rubens, di Poussin, di Lesueur; disegnava dai marmi antichi, e spregiava il naturalismo olandese. Trascurava le tele di Paul Potter, i paesaggi di Ruysdäel, i cieli limpidi di Carlo Dujardin. Dopo quattr'anni di questi forti studi, s'avvide che né la pittura storica, né la pittura di genere si affacevano al suo ingegno, e ch'ella era nata a pingere paesi ed animali.
(Eugenio Salomone Camerini)
(Mar L8v)
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