MAGGIOLATA - Giosuè Carducci, Il mese di maggio tra luci e ombre

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view post Posted on 4/5/2023, 12:13     +5   +1   -1
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Tazzulella fumante
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MAGGIOLATA
Giosuè Carducci





Maggio risveglia i nidi,
maggio risveglia i cuori;
porta le ortiche e i fiori,
i serpi e l'usignol.

Schiamazzano i fanciulli
in terra, e in ciel li augelli:
le donne han ne i capelli
rose, ne gli occhi il sol.

Tra colli prati e monti
di fior tutto è una trama:
canta germoglia ed ama
l'acqua la terra il ciel.

E a me germoglia in cuore
di spine un bel boschetto;
tre vipere ho nel petto
e un gufo entro il cervel.







Eduard Niczky
Lo stagno dei Koi
(The Koi Pond)
1883
Olio su tela
104.1 x 51.8 cm
Collezione privata


Nella poesia di Carducci la parola si fa simbolo di un risveglio collettivo, che investe la natura tanto quanto gli esseri umani. La luce calda del mese di maggio sembra infatti avvolgere, in un’aura di beatitudine, i fiori nei campi così come i giochi dei bambini e gli occhi delle donne. Tutto il mondo è in fermento, travolto da una forza superiore, come il desiderio. I bambini sulla terra urlano e cantano proprio come gli uccelli nel cielo: c’è questo accostamento tra i due emisferi, quello celeste e quello terrestre, che vengono come a sfiorarsi, trovano un punto di contatto. Tutto è splendore e l’universo si fa specchio di se stesso. Il verso “di fior tutto è una trama” racchiude una metafora particolarmente riuscita che sembra legare la primavera al mondo in un abbraccio esclusivo, primigenio. Sotto il sole di maggio ogni cosa fiorisce, in cielo come in terra: le piante germogliano, e l’uomo ama. Carducci tuttavia intesse l’intera poesia su una contrapposizione che mette in evidenza i lati positivi così come quelli negativi del mese di maggio. Il calore più tiepido del sole risveglia i fiori e gli uccelli nei nidi, ma desta anche le serpi dal loro letargo invernale, fa spuntare le ortiche infestanti nei campi.

Libri_1



La bellezza nel momento del suo massimo fulgore sembra quindi spaccarsi in due, come un frutto: da un lato c’è la gioia, dall’altro l’angoscia. Carducci rende evidente questa frattura e addirittura la ampia per mostrare meglio le due facce della stagione novella. Ciò è particolarmente evidente nel chiasmo che il poeta inserisce nella prima strofa, dove si trovano posti in perfetto parallelismo tra loro: le ortiche e i fiori; le serpi e gli usignoli. Nel quadro bucolico, idilliaco di una natura in rinascita Carducci inserisce anche un elemento cupo, una proiezione oscura che getta un’ombra sull’intero componimento. L’ultima strofa della poesia sembra infatti distaccarsi da tutte le altre, come una nota stonata, stridente in una composizione perfetta. Dopo aver cantato l’idillio festante del mondo esterno il poeta si concentra sul proprio cuore, in perenne subbuglio. I versi finali si concentrano sull’interiorità descrivendo il cuore dell’uomo che sembra tendere sempre a un anelito insaziabile di felicità, ma non soddisfarlo mai del tutto. Il mese di maggio sembra risvegliare anche questa inquietudine umana, una sorta di sete di amore inappagata. Nella dimensione interiore l’animo del poeta appare infestato da serpi - una metafora che sottintende i cattivi pensieri - e da presagi funesti. Le serpi e il gufo si fanno dunque allegoria di queste sensazioni. Proprio come nella celeberrima Pianto antico, Giosuè Carducci sembra qui contrapporre il “sol” e il “calor” alla terra “dura” e “negra”. Il risveglio della natura, allegoria di vita, fa da contraltare alla certezza di un limite: la propria mortalità.

Libri_1


Il mondo, sembra dirci il poeta nel finale, è fatto di contraddizioni: e anche maggio, il mese delle rose e dell’amore, non è esente da questi contrasti. L’infelicità talvolta oscura la mente umana come una nuvola di pioggia passeggera, forse il presentimento del limite, della fine di tutte le cose. Persino nella fulgida primavera è possibile cogliere un presagio d’inverno, il rovescio del sole, ma poi quest’ultimo torna a brillare come la benedizione di un istante infinito...


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