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IL MIO AMANTE HA LE VIRTÙ DELL'ACQUA
Il mio amante ha le virtù dell’acqua: un sorriso limpido, gesti fluenti, una voce pura e canta goccia dopo goccia.
E quando a volte, ‒ mio malgrado ‒ del fuoco guizza nel mio sguardo, sa eccitarla tremante: acqua gettata sui carboni ardenti.
La mia acqua viva, qui è diffusa, su tutta la terra! Lei scivola, lei scappa da me; ‒ e ho sete, e le corro dietro.
Con le mani faccio un taglio. Con entrambe le mani io lo disseto con l’ubriachezza, lo abbraccio, lo porto alle mie labbra:
E ingoio una manciata di fango.
Claude Monet Water Lilies (Nymphéas) 1907 Olio su tela 36 x 31.90 cm Houston, Museum of Fine Arts
Victor Segalen è un miracolo nella letteratura universale. La sua poesia, racchiusa in "Stèles", irradia e irraggia saggezza ovunque la si porti e la si legga. Segalen è un firmamento orientale sui cieli cupi del Vecchio Mondo. La sua luce esplode grazie a un alfabeto straniero, fisso come steli piantate a terra per lasciare un monito a qualcuno, chiunque esso sia: lettore o passante, pellegrino o poeta. Leggerlo è scoprire un abbecedario incantevole quanto semplice ma niente affatto scontato. Per questo motivo, paragonare l’amante all’acqua ha qualcosa di maliardo. Acqua, elemento potente, incantatore, calmante, esteticamente trionfante, quanto maledettamente sinuoso e distruttivo quando s’insinua ovunque senza permesso alcuno.
Dunque per il poeta l’acqua è un’eccitazione tremante, è vita, ne ha assolutamente bisogno per dissetarsi; fortunatamente presente su tutta la terra. Ma, occorre rincorrerla, poiché non si farà mai addomesticare. Insomma, l’amante dell’acqua ‒ poiché probabilmente questo è il messaggio nascosto vergato su steli misteriose quanto immortali ‒ va dissetato fino a farlo ubriacare. Egli si accosta (viene quasi portato) alle sue labbra, terribilmente scoprendo però ‒ l’acqua ‒ che, oltre a dissetarlo nel piacere, dovrà trangugiare quella manciata amara chiamata uomo, detta altrimenti amore... f
MON AMANTE A LES VERTUS DE L'EAU
Mon amante a les vertus de l’eau: un sourire clair, des gestes coulants, une voix pure et chantant goutte à goutte.
Et quand parfois, ‒ malgré moi ‒ du feu passe dans mon regard, elle sait comment on l’attise en fré- missant: eau jetée sur les charbons rouges.
Mon eau vive, la voici répandue, toute, sur la terre! Elle glisse, elle me fuit; ‒ et j’ai soif, et je cours après elle.
De mes mains je fais une coupe. De mes deux mains je l’étanche avec ivresse, je l’étreins, je la porte à mes lèvres:
Et j’avale une poignée de boue.
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