ERMAFRODITO DORMIENTE (Uffizi), II secolo d.C., Firenze, Galleria degli Uffizi

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 4/1/2023, 15:15     +6   +1   -1
Avatar

Group:
Moka
Posts:
47,193
Reputation:
+18,083

Status:






Ermafrodito dormiente
Arte romana
II secolo d.C.
Marmo pario
152 x 68
Firenze, Galleria degli Uffizi


Centro fisico ed emozionale della sala delle sculture, è la statua di Ermafrodito, un marmo antico entrato nel patrimonio della famiglia Medici al tempo del cardinale Leopoldo (1617-1675) che lo aveva acquistato per il fratello Ferdinando II (1610-1670) nel 1669 dalla collezione Ludovisi a Roma, dove si conservava nella villa presso Porta Pinciana (Anguissola 2010). Per la sua eccezionalità il marmo si guadagnò subito un posto nella Galleria di famiglia all’ultimo piano del complesso vasariano. Una curiosità: insieme arrivarono il basamento in legno lavorato creato appositamente per l’opera nel seicento ed una copertina di damasco azzurro che la corredava. Quanto peso avesse questo mito nella vita degli antichi lo confermano le testimonianze archeologiche attraverso cui è nota l’immagine e le fonti scritte (Bernardini Mazzolla 1979). Il poeta latino Ovidio (43 a.C-18 d.C.) fra il 3 e l’8 d. C alla vigilia dell’esilio che lo porterà lontano da Roma per volere di Augusto (63 a.C.-14 d.C.), nel libro IV delle Metamorfosi, ai versi 285-388 racconta del fanciullo divino nato da Ermes e Afrodite che all’età di quindici anni fugge dall’antro cretese del monte Ida, dove era stato amorevolmente curato, per rifugiarsi in Caria (l’attuale Turchia). Qui, mentre si bagna in una fonte, il giovanetto viene sorpreso da una naiade (ninfa) di nome Salmacide che nel tentativo di sedurlo, in un complesso gioco di inversioni di ruoli, si avvinghia a lui pregando gli dei che i loro corpi non siano mai più separati. Gli dei ne esaudiscono la richiesta ed Ermafrodito così trasformato, suo malgrado, chiede ed ottiene dai divini genitori che la fonte in cui è avvenuta questa trasformazione debiliti la virilità agli uomini che vi si fossero immersi.


Il rilievo degli Uffizi è prezioso perché fornisce dati sulle tecniche della statuaria classica. Nelle fonti antiche è scritto che le ali delle sculture raffiguranti personificazioni di Eros erano solitamente foderate con foglia d’oro. La prassi era frequente e tali figure erano dette chrysopteros, ossia con le ali dorate. Indagini scientifiche hanno rilevato lievi tracce di antiche dorature rinvenute, come indicato dalle fonti antiche, nelle pieghe del piumaggio delle ali del putto. Dell’originale colorazione non restano oggi che minuscoli frammenti, invisibili ad occhio nudo. Possiamo dunque solo immaginare l’originale, fastosa doratura. Quasi certamente anche gli altri amorini avevano le ali dorate ed è ipotizzabile che gli attributi delle divinità fossero parimenti colorati. Lo spettatore che si fosse trovato di fronte al podio dell’Imperatore avrebbe potuto godere di un’opera d’arte di notevole raffinatezza ed eleganza. (Mar L8v)


 
Web  Top
0 replies since 4/1/2023, 15:15   82 views
  Share