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Atena del Varvakéion
II secolo d.C
Da Varvakéion, Atene
Copia da originale greco del V secolo a.C.
Marmo
Altezza: 104 cm
Inv. 129
Atene, Museo Nazionale Archeologico
La famosa statua crisoelefantina (di oro e avorio) della dea Atena che si trovava nella cella del Partenone, unica scultura del complesso attribuita esplicitamente a Fidia dalle fonti, è andata perduta. E' tuttavia complessivamente nota grazie a numerose copie in scala ridotta, solitamente di non alta qualità, ad eccezion fatta di questa ubicata al Museo Nazionale, e grazie alla descrizione di Pausania (I, 24, 5, e sgg). Inclusa la base, la statua era alta quasi 15 metri; la dea era stante, vestita di un peplo attico, sulla testa un elmo con un elaborato pennacchio; teneva nella mano sinistra uno scudo poggiato a terra, decorato esternamente a rilievo con scene di Amazzonomachia e al cui interno era dipinta una Gigantomachia, rispecchiata in alcune decorazioni vascolari della fine del V secolo a.C. Nella destra reggeva una Nike alata; ai piedi calzava sandali il cui orlo era scolpito con immagini di Centauromachia. Sulla base della statua correva un fregio in bassorilievo con il mito della nascita di Pandora.
Per le parti scoperte della statua venne impiegato l'avorio, mentre il peplo era realizzato in lamine d'oro applicate su un'anima di legno; d'oro erano anche tutti gli attributi della dea, per una cifra complessiva di 40 o 50 talenti attici (1 talento pesava circa 26 kg); la veste era considerata parte del tesoro pubblico di Atene e in caso di necessità poteva essere parzialmente rimossa. La Parthenos di Fidia era il culmine visivo e simbolico di tutto il complesso del Partenone; si ritrovavano qui i miti incontrati nelle metope, che ribadivano la vittoria di Atene sul nemico persiano e riflettevano i valori della società ateniese: queste immagini...
"proponevano contemporaneamente un'ideologia generale del bene e del male:
qui appariva la lotta della padronanza di sèé contro la sfrenatezza, dell'ordine contro il caos,
della civiltà contro le barbarie, della cultura contro la natura..."
Mar L8v
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