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| "È la confessione e non il sacerdote che ci dà l'assoluzione"
Oscar Wilde
Andrea Fantoni Confessionale 1705 Legno di noce e di bosso 240 × 120 cm Bergamo, Basilica di Santa Maria Maggiore
Lo scultore del legno Andrea Fantoni dell'importante famiglia Fantoni di Rovetta, nel 1704 si trovava a Venezia quando fu invitato da don Pietro Mazza, canonico della cattedrale di Sant'Alessandro a fare ritorno a Bergamo, perché voleva commissionargli alcuni lavori, tra cui un confessionale, che dovevano essere donati al vescovo di Bergamo Luigi Ruzzini. La missiva fu inviata il 31 marzo alla città lagunare. Il contratto fu stipulato con il fratello di Andrea, Donato, ma realizzato senza la sua collaborazione, terminato e consegnato il 25 marzo 1705, con un pagamento di 100 filippi. Il manufatto fu portato nella basilica alessandrina, dove rimase per un breve periodo, godendo dell'ammirazione di tutti i cittadini, dovendo poi essere donato alla parrocchia di Zandobbio. Nel 1898 fu esposto nella basilica mariana in occasione di una mostra e successivamente acquistato dai sindaci della fondazione MIA. E' conservato nella parte terminate della navata destra dell'aula.
Il confesssionale
Don Pietro Mazza fu anche colui che guidò l'artista nella realizzazione dell'opera sotto il profilo teologico, poiché il confessionale non doveva essere solo un'opera artistica ma anche una guida teologica al sacramento confessionale. Il manufatto presenta un vano centrale aperto per il prelato dedicato al sacramento della confessione, e due apertura laterali per i fedeli penitenti. Nella parte superiore vi è il globo terracqueo con sette fiamme, raffigurazione del mondo acceso d'amore, dell'amore portato dal Cristo. La colomba, simbolo dello Spirito Santo, è posta sopra la seduta del confessore. L'opera ha una lettura iconografica sia verticale che orizzontale. Quella verticale spiega la teologia del sacramento della penitenza, con la raffigurazione di Dio Padre posta nella parte superiore che si sporge con le braccia aperte, in segno di attesa e accoglienza di quel figlio che da peccatore si era allontanato. Scendendo si vede un medaglione dove è raffigurato Gesù che consegna le chiavi della Chiesa a san Pietro. Seguono due formelle che raccontano come il sacramento del perdono sia come l'acqua che ridà la vita nel deserto: vi è infatti, nello schienale, la scena di Mosè che fa scaturire l'acqua dalla roccia, e così come è stato salvifico il gesto dell'antico Testamento, così è l'effetto del sacramento confessionale per il penitente. Nella parte inferiore, una formella raffigura la risurrezione del figlio della vedova di Nain, un chiaro riferimento alla seconda possibilità di vita concessa anche grazie al sacramento.
La lettura orizzontale dell'opera raffigura le virtù del confessore e quelle del penitente. Le prime sono rappresentate da quattro statue poste nella cimasa dell'opera- Da sinistra a destra vi sono la “prudenza”, la “sapienza”, la “mitezza”, e l'immagine del “silenzio” raffigurata in un uomo che pone il dito sulle labbra. Il penitente è rappresentato nelle due figure che sono inserite ai lati dell'accesso del confessionale, e sono la “contrizione” con l'immagine di una donna che regge una croce, e il “Contemptus mundi” figura maschile che schiaccia il mondo sotto ai suoi piedi. Le antelle che chiudono l'accesso centrale, rappresentano la “misericordia” e la “giustizia” che devono essere del giudice confessore. Due medaglioni sono posti dove si posa il penitente e raffigurano la flagellazione e la deposizione dalla croce di Cristo.
Il confessionale è completo di angeli come segno della gioia del cielo quando un peccatore si pente e torna alla casa del Padre.
(Mar L8v)
Bergamo, Interno della Basilica di Santa Maria Maggiore Edited by Lottovolante - 19/11/2022, 22:21
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