IL GRANDE GATSBY - LA LUCE VERDE DI SCOTT FITZGERALD, Dove ci porterà la luce verde?

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view post Posted on 29/7/2022, 16:53     +5   +1   -1
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Se tu non mi ami, non importa,
io amo abbastanza per tutti e due

Ernest Hemingway


L’ha scritta Hemingway questa frase, che guarda caso era un grande amico di Fitzgerald. E’ il titolo giusto per parlare de Il grande Gatsby, storia di un amore immenso, tale da dar senso a cinque anni di vita che Jay Gatsby ha trascorso in modo per nulla chiaro, coltivando con dedizione assoluta il suo amore per la bella e ricca Daisy: è così che, partito dal nulla, è arrivato a salire nella scala sociale per poter realizzare il sogno che è unica ragione della sua vita, ritornare insieme a Daisy. E adesso, all’inizio della storia che ci viene raccontata da Nick Carraway, vicino di casa di Gatsby nel West Egg, Gatsby compra serate di feste scintillanti nella sua villa, piene di attricette e loschi imprenditori della New York dei favolosi anni 20, alle quali egli però resta estraneo, rimanendo chiuso nella sua solitudine esclusivamente legato all’unica sua costante nostalgia. Quando finalmente riesce ad avvicinarsi al suo amore, non si arrende alla realtà: il passato non ritorna, non si può né cancellarlo né riviverlo, soprattutto quando la donna che ami è un esemplare della dorata società americana borghese e vive dei suoi valori e consuetudini. Ma è riduttivo definire Il grande Gatsby come una semplice storia d’amore, anche banale in fin dei conti. La figura di Jay Gatsby è una delle più belle della letteratura moderna. La prima volta che Nick lo vede, dal suo giardino, Gatsby sta solo nella notte tremando: non sappiamo se tremi per la paura di non poter realizzare il suo obiettivo o se tremi per brividi di passione. Sentiamo già però che Gatsby, solo con le sue emozioni ed i suoi sogni, è l’unico uomo “vero” in mezzo al mondo di personaggi che lo circondano, brillanti in superficie ma sotto vuoti ed immorali che pensano solo alle feste, al whisky e al denaro. (Mar L8v)


DOVE CI PORTERA' LA LUCE VERDE?



Siamo negli anni ’20 del XX secolo. Nick Carraway è in cura da uno psichiatra, affetto da quella che è indubbiamente una terribile depressione. Da quando è tornato da New York si sente disgustato dal mondo, e da tutti coloro che lo popolano, tutti tranne uno: Jay Gatsby. Così Nick, incapace di raccontare a parole la sua storia, inizia su suggerimento dell’analista a scrivere ciò che gli è accaduto da quando si è trasferito a West Egg, in cerca di fortuna. A New York, Nick conosce solo sua cugina Daisy, che vive un matrimonio infelice con il marito Tom, costretta a sopportare le numerose scappatelle di lui. Ma tutto cambia quando incontra il suo vicino, di cui tutta la città parla, perché solito organizzare sfarzose feste alle quali nessun invito è richiesto per accedere, e durante le quali sembra quasi di entrare in un mondo straordinario e parallelo, in cui ogni cosa è possibile. Gatsby è un uomo circondato dal mistero: nessuno sembra sapere nulla sulla sua identità, né sulle origini della sua immensa ricchezza, ma quando per la prima volta si presenta a Nick, egli rimane immediatamente rapito dal suo sorriso che riesce a farlo sentire intimamente compreso e accettato. Ben presto Nick si troverà coinvolto in una storia d’amore che sembra essere senza tempo, quando Gatsby chiederà il suo aiuto per conquistare la bella Daisy. Nick scoprirà che il magnate e la cugina si erano incontrati cinque anni prima e, subito, erano stati travolti da un amore trascinante. Qualcosa poi li aveva separati, ma la ragione della loro rottura, almeno inizialmente, resta ignota.

Però, appena i due innamorati si ritrovano grazie all’intervento di Nick, tutto il tempo trascorso sembra perdere ogni significato, e la passione che un tempo li aveva legati torna a irrompere come se neanche un giorno fosse passato dal loro ultimo addio.

E così, quando ancora troppo poco si sa sulla reale identità di Gatsby, i due, divenuti amanti, iniziano a progettare una nuova vita insieme.




Ma chi è realmente Gatsby?

Inizialmente ci viene presentato come un uomo che ha ereditato la sua fortuna, appassionato e disposto a tutto pur di conquistare la donna della sua vita. Nonostante questa premessa possa far sembrare il suo personaggio il solito cliché, Gatsby e la sua passione sono tutt’altro che banali, anzi, diventano sempre più commoventi man mano che si va avanti con la storia. Ma proviamo a costruire un percorso, per scoprire a pieno l’eterna poetica di Jay Gatsby.

Le feste

Nelle feste tanto amate dai Newyorkesi, Gatsby è in grado di creare un mondo sospeso in cui non esistono orrori, ma solo meraviglie. Ma perché organizzare simili ricevimenti? La risposta a questa domanda, che ci assilla per la prima parte del film, arriva dallo stesso Gatsby: l’ha fatto per lei, per Daisy, nella speranza che, a una di queste feste acclamate da tutta New York, anche il suo amore un giorno partecipasse.

«Tu eri sempre presente, in ogni idea, in ogni decisione. E se qualcosa non è di tuo gusto, io la cambierò».

Dunque, quello che inizialmente ci era sembrato un semplice miliardario materialista, d’un tratto si trasforma in un innamorato speranzoso che, con fede incrollabile, cerca di inventare un mondo incantato che sia all’altezza dell’unica donna che abbia mai desiderato.

La luce verde

La prima volta che Nick lo vede, Gatsby è sul pontile, e fissa insistentemente qualcosa al di là del fiume, come intrappolato in un incanto. Scopriremo in seguito che ad attirare la sua attenzione altro non è che la luce verde, un lume acceso sul pontile della sua Daisy. Ma la luce verde che tanto lo incanta è solo questo? Verde, come tutti sapremo, è il colore della speranza: ed è proprio la speranza a essere la caratteristica principale del protagonista che, in quella luce artificiale, è capace di far incarnare un sogno che abbraccia un’intera esistenza. La luce verde è Daisy che finalmente è vicina, è il tanto sospirato premio per le sue fatiche, è la certezza che i sogni sono a portata di mano per chi è determinato a fare di tutto pur di realizzarli e, più semplicemente, è la luce in fondo al tunnel, la luna che si riflette nelle profondità di un pozzo, il miraggio di una vita ideale che, da sognatore quale è, lui non può fare a meno di considerare reale.

La storia con Daisy

Lui la guardava come ogni donna sogna di essere guardata. A colpire lo spettatore è l’estrema tenerezza con cui Gatsby si rapporta alla sua amata Daisy, una tenerezza commovente che esplode nel momento del loro incontro. È pura e semplice devozione, un amore limpido e incontaminato che non ha alcuna zona d’ombra. Sembra quasi che Gatsby sia innamorato dell’idea che ha della sua donna, più che di lei stessa: l’idea dell’amore incarnato in lei, l’idea della vita che egli ha immaginato e l’unica degna di essere vissuta. Daisy è assolutamente inevitabile: non ci potrà mai essere nessun’altra, non ci potrà mai essere nient’altro in grado di riempire la sua esistenza. A questo punto vi è una sola domanda che si insinua nello spettatore: «Perché l’aveva abbandonata?». E qui scopriamo un’altra faccia di Gatsby, che ci porta più vicini al mistero sulla sua reale identità. Gatsby sentiva il bisogno di elevarsi e, anche se non aveva paura di legarsi indissolubilmente a lei, sapeva che doveva essere solo per costruire le basi per quella che lui sognava sarebbe stata la loro vita insieme. Gatsby non è dunque un semplice uomo innamorato, ma è un uomo innamorato di un’idea e, visto che le idee più pure non sono di questo mondo, non può che lasciarsi dominare da un inguaribile perfezionismo: ogni cosa deve essere esattamente come lui l’ha immaginata, o non vi sarà alcuna meraviglia, e non resterà altro che una triste realtà in cui un sognatore come lui non può sopravvivere.

È qui che Gatsby diventa “il grande”: perché egli crede fermamente che la meraviglia sia possibile. Gatsby è la meraviglia di chi, incessantemente e ostinatamente, continua a lottare sino alla fine per rendere un incanto reale.

Gatsby non è un personaggio di questo mondo, egli non è concreto: lui stesso è un’idea, l’idea della speranza.

La vera Daisy

A rendere un dramma ciò che, altrimenti, sarebbe stata una splendida favola romantica è una semplice constatazione: Daisy era una donna, non un’idea. Una donna che ha vissuto, una donna che ha sofferto, una donna che, per quanto la vicinanza con Gatsby la spinga a tentare di sperare, dentro di sé è ormai giunta alla consapevolezza che la meraviglia non è di questo mondo. E così, per lei, nulla è inevitabile: le sue cicatrici le impediscono di credere davvero a un mondo che sia bianco poiché, ormai, è stata sommersa dal grigio. Come biasimarla? Anche voi, in fondo, quanto a lungo riuscireste a vivere in un sogno? Quanto ci mettereste a ricordare che la vita è fatta anche di un nero indelebile, che dalla memoria è impossibile cancellare?. L’incanto, per Daisy come per la maggior parte di noi, può essere una dolce e temporanea illusione, ma con la consapevolezza che verrà logorata dal tempo e che cadrà in frantumi, proprio come un castello di cristallo.

Il vero Gatsby

Il colpo di scena arriva sul finale: la ricchezza di Gatsby altro non era che frutto dei crimini effettuati lavorando per un contrabbandiere. Egli, dotato da sempre di grande immaginazione, aveva fatto di tutto per crearsi una vita all’altezza dei suoi sogni: a questa notizia un’ombra viene gettata su quel personaggio che ci era parso così puro. Ma è la voce di Nick che, prendendoci per mano, spazza via l’ombra portandoci a credere che una luce come quella di Gatsby non possa in alcun modo essere oscurata. La purezza di Gatsby risiede nel suo idealismo e, soprattutto, nella sua speranza: non importa cosa egli abbia fatto in concreto perché, in questo caso, il fine più nobile non può che giustificare i mezzi adottati. E come potremmo mai noi giudicare un uomo che, nonostante abbia commesso degli errori, ha dedicato totalmente la sua vita alla ricerca della luce verde?

«Era venuto da così lontano e il suo sogno deve essergli sembrato così vicino da non credere di non poterlo afferrare. Ma non sapeva di averlo già alle spalle. Gatsby credeva nella luce verde, nel futuro orgastico che anno dopo anno si ritira davanti a noi. Ieri ci è sfuggito ma non importa, domani correremo più forte, allungheremo di più le braccia e un bel mattino…Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato».

Gatsby continua, sino alla fine, ad aspettare una chiamata di Daisy. Quando sente squillare il telefono emerge dall’acqua, e solo il proiettile che gli perfora il cuore riesce a spegnere il suo sorriso. Gatsby non potrà mai rispondere, ma la sua fede incrollabile lo porta a credere nell’ultimo istante che Daisy lo abbia richiamato. Così muore sereno, in pace. Noi sappiamo che, dall’altro lato della cornetta, c’era Nick, ma l’importante è che questo Gatsby non lo sappia mai: è così che Gatsby resta grande, è così che resta immortale.

Spezzare la sua speranza, quello sì che lo avrebbe ucciso.,,
 
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