3 agosto 2016: il doodle per l'anniversario del Teatro alla Scala, 238° anniversario dell'inaugurazione

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3 agosto 2016: il doodle per
l'anniversario del Teatro alla Scala


238° anniversario dell'inaugurazione del Teatro alla Scala


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Una delle due «O» di Google viene ingrandita per lasciare spazio a una ballerina con il tutù verde che balla sul palcoscenico del tempio della lirica milanese. Il 3 agosto il motore di ricerca festeggia il 238esimo compleanno del Teatro alla Scala con un doodle: nel 1778 l’inaugurazione, con il dramma musicale «L’Europa riconosciuta» composta da Antonio Salieri. La «prima», che apre la stagione, è stata poi spostata in un’altra data, il 7 dicembre giorno del patrono della città, Sant’Ambrogio.

Sullo questo palco, in più di duecento anni di storia, sono passati grandi maestri e compositori, italiani e internazionali, rendendolo punto di riferimento per il mondo musicale e culturale europeo. Il progetto del palazzo è stato realizzato dall’architetto neoclassico Giuseppe Piermarini e approvato dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria, dopo che il Regio Ducal Teatro - il più importante di Milano - era stato danneggiato da un incendio. Il nome del nuovo teatro - inizialmente Nuovo Regio Ducale Teatro alla Scala - viene dall’edificio che un tempo sorgeva nello stesso luogo: la chiesa di Santa Maria alla Scala.

Gli altri doodle «teatrali». Google ha dedicato un doodle a pochi palcoscenici. Prima della Scala, aveva creato un’incona per il 240esimo anniversario della fondazione del teatro Bolshoi di Mosca il 28 marzo 2016 - non disponibile nella versione italiana - e molto prima, per il 35esimo del Teatro dell’Opera di Sidney, il 20 ottobre 2008, sulla homepage australiana.





Edited by Milea - 3/8/2016, 15:18
 
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Teatro alla Scala: storia e curiosità





"Ed in mezzo al mio contento del destin più non rammento il rigor, la crudeltà". Con i versi conclusivi de L'Europa riconosciuta di Antonio Salieri e Mattia Verazi, 238 anni fa si consumò l'inaugurazione di uno degli stabili più prestigiosi e apprezzati del mondo: il Teatro alla Scala di Milano. La nascita della Scala fu fortemente voluta dalle famiglie nobili e facoltose di Milano, che nel 1776 videro il Regio Teatro Ducale cadere a pezzi in seguito a un incendio. Per un aristocratico dell'epoca era impensabile rinunciare al palchetto di proprietà all'interno del teatro più importante della città. L'arciduca Ferdinando d'Austria, allora governatore di Milano, si vide "costretto" a finanziare la costruzione di un nuovo stabile su progetto dell'architetto Giuseppe Piermarini.

Il teatro. L'impianto scelto fu quello del classico teatro all'italiana "a ferro di cavallo". Si trattava di un'avanguardia dal punto di vista strutturale, che rispetto al precedente modello "a campana" presentava un lieve restringimento del boccascena con la curvatura verso l'interno degli ordini di palchi e, soprattutto, introduceva un retropalco capiente per contenere macchine sceniche. Un'opera, insomma, destinata alla magnificenza. Piermarini aveva previsto tremila posti in sala, quattro ordini di palchi, due gallerie e il classico loggione. L'acustica, anche grazie alla volta di legno, è ancora oggi considerata tra le migliori d'Europa e del mondo.

Oltre trecento anni di storia. Soltanto a partire dal 1940, per opera del direttore e compositore Victor De Sabata, la stagione teatrale cominciò ad aprirsi il 7 dicembre, in occasione della festività di Sant'Ambrogio, patrono di Milano. In oltre trecento anni di storia sul palco della Scala si sono esibiti artisti di primissimo livello e hanno lavorato grandissimi compositori del calibro di Niccolò Paganini, Gioacchino Rossini, Giuseppe Verdi, Gaetano Donizetti e Giacomo Puccini.



Nell'Ottocento i nobili entravano a teatro intorno alle sei del pomeriggio (anche se lo spettacolo iniziava a mezzanotte) e, dato che dietro ai palchi si trovavano delle piccole cucine, la servitù vi preparava la cena. Le carrozze sostavano sotto il porticato, per non far sporcare o bagnare le calzature delle dame.
La platea era usata come sala da ballo e il pavimento di questa si sollevava, per avere più spazio. Prima che iniziasse lo spettacolo i nobili salivano nei palchetti e la servitù, con i militari, prendeva sedie e panche dal guardaroba e le sistemava nello spazio centrale della platea. Se lo spettacolo prevedeva una battaglia navale, essa veniva interamente riempita d'acqua. In altre occasioni, il teatro ospitò anche tornei cavallereschi o equestri, come quello organizzato nel 1864 e pomposamente intitolato Gran Torneo Italia e Savoia.

Per i nobili, il teatro era considerato una sorta di "seconda casa", perciò ognuno arredava il suo palchetto come voleva e vi passava il tempo con gli amici. Prima del 1900, musicisti e direttore d' orchestra non avevano un posto loro assegnato, ma suonavano davanti al pubblico, il quale non riusciva a vedere al meglio lo spettacolo. Durante le feste mondane, suonavano sul palcoscenico. Solo nel 1800 l'elettricità è entrata nel teatro. Prima di allora erano abitualmente utilizzate candele, sistemate in una lampada centrale che era situata nella ribalta. La luce rifletteva su scudi di metallo, che la moltiplicavano. Il rischio di incendi era dunque elevato.

Successivamente si usarono lampade a olio, accese all'ingresso in sala degli spettatori. Era dunque considerato più importante il teatro che si illuminava nel minor tempo! Il magnifico, enorme lampadario che oggi si ammira (dotato di 365 lampade), fu realizzato nel 1860 in cristallo soffiato da artigiani di Venezia, su disegno dello scenografo Alessandro Sanquirico. Per dare un'idea delle sue dimensioni, nella coppa con cui è applicato al soffitto, scende all'interno del lampadario un tecnico a manovrare l'occhio di bue, ovvero il faro seguipersone.



Dimmi che palchetto hai...Il palchetto era di proprietà delle singole famiglie (era una forma di sovvenzione al teatro) e ciascuna lo addobbava a piacimento. Anzi, dalla sontuosità del palchetto si riconosceva lo status sociale del proprietario. Solo la tendina, che dà sulla platea, doveva essere rigorosamente uniforme. Ma non è sempre stata rossa. Anzi, a metà Ottocento tutti i tendaggi erano azzurri. E non mancava chi dietro le tende faceva il caffé o... altro.



Nell’intervallo, la corsa dei cavalli. Prima e dopo, gioco d’azzardo. Le 700 seggiole della platea, un tempo destinate alle classi “inferiori”, erano mobili così da poter essere facilmente spostate per far posto a un’area libera, dove si poteva ballare e persino partecipare a gare di equitazione. Nel ‘800, nel ridotto della Scala la bisca funzionava da mezzodì alle 4 del mattino.



Il palchetto numero 13. Non si sa esattamente a quale famiglia appartenesse (anche perché i palchetti potevano essere rivenduti) ma certamente doveva trattarsi di gente curiosa. Il palchetto è interamente tappezzato di specchi, disposti con perizia, in modo da poter osservare ogni angolo del teatro e “spiare” le mosse di tutti.



Il teatro dei fantasmi. Leggenda vuole che il Teatro alla Scala ospiti il fantasma di Maria Malibran, celebre soprano del XIX secolo, morta giovane. Altri, invece, hanno “visto” qui lo spirito di Maria Callas.



Luogo di ritrovo. In uno dei ridotti, al secondo piano, si trovava una vera e propria cucina, dove i signori ordinavano alla servitù di preparare gustosi manicaretti. E, dalle carte dell’epoca, risulta che molti, nel piano sottostante, si siano lamentati per i resti di cibo che volavano da sopra! Nell'immagine, lo spaccato di com'è oggi la Scala.



Cristallo di Boemia? No, plastica. Una delle attrattive più note della Scala è l’enorme lampadario centrale, che conta ben 400 lampadine. Per dare un’idea delle dimensioni, basti pensare che nella coppa con cui è applicato al soffitto può entrare un uomo. Ebbene, non è tutto cristallo di Boemia: le cupolette sono di plastica, ma la decisione non è stata presa per motivi economici, bensì di sicurezza, perché altrimenti la struttura avrebbe raggiunto un peso eccessivo. Il lampadario che vediamo oggi non è quello originale ottocentesco, ma una copia, realizzata dopo i bombardamenti della II Guerra mondiale. Per pulirlo, occorrono venti giorni. Il “do di petto” del tenore Francesco Tamagno (1850-1902), tra i preferiti da Giuseppe Verdi, si dice fosse così potente da farlo tremare.



La piccola Scala. Fino al 2000, all’interno del complesso edificio c’era un piccolo teatro, chiamato la Piccola Scala. Dotato di soli 600 posti, originariamente era destinato all’allestimento di opere da camera moderne e al patrimonio melodrammatico antico. Inaugurata il 26 dicembre 1955 con il Matrimonio segreto, opera di Domenico Cimarosa, la Piccola Scala fu chiusa nel 1983 e definitivamente abbattuta, anzi inglobata nella Scala, con la ristrutturazione del 2000.



Tempio della lirica. Il Teatro alla Scala è ottimo per la lirica, ma è solo discreto per la musica sinfonica, al punto che, secondo gli esperti, anche le orchestre migliori talvolta sembra che suonino con la sordina. La musica strumentale, infatti, necessita di un tempo di riverbero più lungo, e per ottenerlo si ricorre a strutture in grado di “rompere” il suono e diffonderlo in tutta la sala. Queste strutture mancano alla Scala.



Punto Callas. La Callas individuò il punto preciso del palcoscenico da dove far arrivare la sua voce ovunque. Il famoso «punto Callas». Oggi la Scala è sede dell’omonima orchestra, corpo di ballo, coro e Filarmonica, oltre che dell’Accademia e di una scuola di musica, ballo e mestieri legati al teatro. Ospita anche il Museo teatrale (nel quale si trova questo ritratto della Callas) e da dove si può entrare nel Teatro per affacciarsi da un palco e ammirare l'interno della Scala.



Professionisti dell’ovazione (o dei fischi). A Parigi, a partire dal 1820, comparvero agenzie specializzate che proponevano veri professionisti dell’applauso o della richiesta di bis. Alla Scala di Milano, nel 1919, per supportare i cantanti d’opera il listino prezzi prevedeva il pagamento di 25 lire (30 euro attuali) per gli uomini e di 15 per le donne.
Notoriamente i loggionisti della Scala sono il pubblico più competente ed esigente della lirica. I loro applausi e soprattutto le loro contestazioni fanno parte di una liturgia che può piacere o no, ma che secondo l’attuale sovraintendente e direttore artistico della Scala, Alexander Pereira, porta molti cantanti a evitare il palcoscenico della Scala. Nella foto, alcuni membri dell’associazione “Amici del Loggione”.



Il palcoscenico più avanzato del mondo. Tra il 2002 e il 2004 la Scala è stata ristrutturata: il progetto dello svizzero Mario Botta ha aggiunto una torre scenica più grande, mentre un’avveniristica macchina scenica è stata realizzata dall'ingegnere Franco Malgrande. Ed è ora il nuovo cuore creativo della Scala di Milano: ha una movimentazione articolata che da 18 metri sotto terra - dove si prepara l’arredo - può portare le scene fino a 4 metri di altezza sopra il livello normale del palco.
La macchina scenica è inserita nella nuova torre che svetta da dietro la facciata neoclassica del teatro. Il movimento si basa su 75 tiri di scena manuali, 50 elettrici, e un meccanismo per la movimentazione del sipario, con ponti luci e 15 argani per le luci. E ancora, pedane mobili per la fossa dell’orchestra. L’Opera si fa dunque grazie all’opera tecnologica: sul palcoscenico tutto è mobile. La parte centrale a sua volta è divisa in otto elementi mobili che, spostati a vari livelli, possono dare rilievo frontale ed elementi laterali e indipendenti con cui si può ulteriormente plasmare la scena. Nella struttura disegnata da Botta trovano posto anche le sale prove dell’orchestra, del balletto e del coro, un centinaio di camerini, gli uffici e la mensa. Fonte


 
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