Splendidi abbandoni: le città fantasma in Italia e nel mondo [FOTO]

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view post Posted on 21/11/2014, 17:44     +5   +1   -1
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Splendidi abbandoni: le città
fantasma in Italia e nel mondo



Sono definiti "villaggi fantasma" perché della vita che un tempo li animava è rimasto solo il segno dei ruderi. Dall'Italia all'America, passando per la Turchia, ecco un viaggio attraverso una piccola parte delle migliaia di luoghi ormai deserti in Italia e nel mondo, disabitati perché colpiti da catastrofi naturali o dimenticati a seguito di guerre. Spesso rivalutati dalle amministrazioni locali, diventano sede di attrazioni e iniziative per i turisti affascinati dalla decadenza e dai segni del tempo. Ma spesso, purtroppo, restano immobili nel loro abbandono, sullo sfondo di altre città, come ricordo delle origini di transfughi costretti a lasciare le loro case.



Kayaköy, in Turchia. Era abitato da cristiani ortodossi di lingua greca che abbandonarono il villaggio dopo la guerra Greco-turca e il trattato di Losanna del 1923. Oggi è un museo all'aperto con circa 500 case in rovina e chiese da visitare. L'UNESCO ha dichiarato Kadiköy un "villaggio dell'amicizia e della pace nel mondo". Fonte





Gallicant, Tarragona, Spagna. Villaggio montano abbandonato.





Craco, provincia di Matera, Basilicata.




Craco, provincia di Matera, Basilicata. Il centro storico fu abbandonato intorno agli anni Sessanta a causa di una frana (e completamente svuotato in seguito per un alluvione e il terremoto del 1980). Oggi, completamente abbandonato, è definito una città fantasma.





Frisco, Beaver County, Utah. E 'stato un campo di minatori attivo dal 1879 al 1929.




Pentedattilo, Calabria. Adiacente alla Rupe del Monte Calvario, si è spopolato nell'ultimo decennio e la popolazione ha formato un nuovo piccolo centro più a valle. Il borgo ha ripreso vita grazie ai commercianti e gli artigiani locali che vi hanno aperto alcune botteghe.




Curon, Bolzano. Più che una città, a Curon (nella provincia autonoma di Bolzano), di fantasma c'è il vecchio campanile sommerso del Lago di Resia. Risalente al 1357, una leggenda vuole che d'inverno si sentano suonare le campane, rimosse intorno al 1950.





Ghalat, Iran. Il villaggio è stato distrutto da un terremoto.




Valle Piola, Torricella Sicura, è un paese disabitato dal 1977 in provincia di Teramo. Lo spopolamento fu dovuto all'eccessivo isolamento del paese.




Kolmanskop, in Namibia, fu una città mineraria fondata dai tedeschi nei primi anni del XX secolo e poi abbandonata. Oggi è invasa dalla sabbia.





Villaggio di Peguera, Catalogna.




Occi, Corsica. L'ultimo abitante dell'antico villaggio morì nel 1927 e le rovine del paese sono oggi un perfetto punto panoramico sul mare.




Ochate, Spagna. Fu abbandonato intorno agli anni '20 e oggi è famoso per presunti fenomeni paranormali legati agli UFO.




Villa Epecuén, Buenos Aires, Argentina. Fu un importante villaggio turistico, ma nel 1985 il vicino Lago Epecuén sommerse l'abitato che iniziò a riemergere solo nel 2009.





Roghudi vecchio, Reggio Calabria. Fu abitato fino al 1950. Poi,
dopo due alluvioni, fu dichiarata inagibile.





Romagnano al Monte, Campania. Abbandonata dopo il terremoto del 1980.





La città abbandonata di Plymouth, UK. Situata sulle isole Leeward,
fu abbandonata per le eruzioni vulcaniche nel 1997.





Kolmanskop, in Namibia.




Orla, Texas. Fu fondata nel 1890, durante la costruzione della Ferrovia della Valle del Pecos. Ha registrato al massimo 250 abitanti e oggi ne restano solo due.




Montenaro, Lazio. Città fiorente fino al XVIII secolo fu pian piano abbandonata con la perdita della sua importanza commerciale e per diverse dispute e saccheggi. Il castello, fu riprogettato da Gian Lorenzo Bernini nel 1679.





Villaggio di Kayaköy, panorama notturno.





L'isola giapponese abbandonata Hashima. Dal 1887 al 1974 è stata
una base per l'estrazione del carbone sottomarino.





Villaggio di Jebel Akhdar, Oman. Un villaggio di montagna
abbandonato intorno al 1960 dopo l'omonima guerra.





Rodén, Saragozza. Il villaggio fu distrutto durante la guerra civile spagnola (1936-1939).





Indefinito villaggio abbandonato, Portogallo.


 
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view post Posted on 6/5/2015, 11:49     +3   +1   -1
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L’Italia perduta: i borghi fantasma

Poche case diroccate, stradine deserte, nessun abitante.
Dal libro “Le Belle addormentate” di Antonio Mocciola, un viaggio
per immagini tra paesi abbandonati e decadenti, eppure pieni d’atmosfera




Savogno_MGbig


SAVOGNO - L’unico modo per raggiungere questo paese della Valtellina è attraverso una mulattiera. Savogno non hai mai visto automobili: i 2886 gradini che lo separano dall’abitato più vicino (Borgonuovo di Piuro) sono piuttosto ripidi e necessitano di un’oretta per essere percorsi. Abbandonato nel 1967, vede qualche escursionista e amante della natura in estate, che si ferma ad ammirare l’architettura rurale fatta di loggiati in legno e facciate in pietra .


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ROGHUDI VECCHIO - Sul versante meridionale dell’Aspromonte, costruito a strapiombo sulla sommità di una ripida collina, è totalmente disabitato da quando, nei primi anni Settanta, in seguito a due fortissime alluvioni, fu dichiarato inagibile e abbandonato. I resti delle case diroccate raccontano la storia di un abitato povero, costruito nel bel mezzo di un ambiente selvaggio e scosceso, all’interno del quale si può ancora leggere uno spaccato antropologico unico.


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PALCODA - Disabitato dal 1923, quando anche gli ultimi componenti della storica famiglia dei Masutti decisero di lasciarlo, questo villaggio delle Prealpi carniche è un gioiellino circondato da boschi di aceri e noccioli. Raggiungibile solo a piedi dopo aver attraversato due guadi, Palcoda mostra tutti i segni dell’ormai centenario abbandono: nella foto sopra, la chiesetta del paese completamente diroccata, prima della recente ristrutturazione. Tra le stradine si ricordano i tempi passati, quando in queste case vivevano artigiani friulani, che qui confezionavano cappelli di paglia, esportati in tutta Europa.


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SANTO STEFANO DI SESSANIO - All’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso, questo piccolo borgo di origine medievale, con un centinaio di abitanti, sta attraversando una seconda giovinezza. Dopo essere stato enclave della famiglia Medici in terra di Abruzzo, il borgo ha subito un lento ma inesorabile decadimento. Fino a quando un illuminato imprenditore svedese, Daniel Elow Kihlgren, ha rilevato e ristrutturato la maggior parte degli immobili. Creando un albergo diffuso, aperto tutto l’anno, dove la parola d’ordine è preservazione assoluta.


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COL DI FAVILLA - E’ difficile immaginare che alla fine dell’Ottocento questo paesino sperduto, nel cuore della Garfagnana, godesse di un relativo benessere perché posizionato al centro di trafficati sentieri. Oggi questa porzione di Toscana è poco battuta e a Col di Favilla, dagli anni Sessanta, non abita più nessuno. Eccetto l’ultima domenica di luglio, quando gli ex-residenti o i loro discendenti tornano nel vecchio villaggio a raccontarsi novelle popolari per non dimenticare le proprie origini.


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CIVITA DI BAGNOREGIO - Il paese che si sgretola, perché costruito in tufo e quindi molto friabile, è il più conosciuto tra i borghi fantasma. Perché è di facile accesso, vicino a un centro abitato (Bagnoregio), e dalla forma riconoscibile: si trova proprio sulla sommità di una collina a forma di panettone. Conta 12 abitanti, ben disponibili a raccontarvi il tracollo che ha subito Civita negli ultimi anni, nonostante i primi crolli risalgano addirittura al periodo etrusco quando fu fondata.


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CRACO - L’emigrazione, ma soprattutto una terribile frana nel 1963, fecero in modo che questo paesino della Basilicata entrasse negli elenchi dei paesi fantasma. A ravvivarlo, di tanto in tanto, registi e sceneggiatori che lo scelgono per girare alcune scene dei loro film. Tra i più importanti, Mel Gibson, che lo ha scelto per “La Passione”, e Francesco Rosi, che qui ha girato in parte “Cristo si è fermato a Eboli”.


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ELCITO - In questo borgo della montagna marchigiana sono rimasti a vivere solo in sette. Un camioncino una volta a settimana porta i rifornimenti di generi alimentari agli abitanti, mentre la scuola è chiusa dal 1972. Arroccato su un cucuzzolo, aveva il compito di difendere la vicina abbazia di Valfucina, mentre oggi tiene duro per non scomparire.


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BUSSANA VECCHIA - La storia di questo borgo a pochi chilometri da Sanremo è originale e fatta di alti e bassi. Centro abitato vivo e dinamico fino alla fine dell’Ottocento, fu reso inagibile da una violenta scossa di terremoto nel 1887 e rimase abbandonato fino agli Sessanta del secolo scorso, quando una comunità di artisti internazionale lo scelse per andarci a vivere. Da quel momento in poi il villaggio è risorto, non senza problemi burocratici, visto che dopo le ristrutturazioni vecchi proprietari e nuovi “inquilini” faticano a trovare un accordo su chi sia il vero proprietario.


Celleno_MGbig


CELLENO - A volte è sufficiente una singola calamità per sancire la fine di un centro abitato, ma se alla natura avversa si sommano altri fattori è davvero difficile che un paese riesca a sopravvivere. È quello che è capitato al laziale borgo di Celleno che, oltre a essere stato costruito su un fragile colle di tufo, ha avuto terremoti, tifo, guerre. E lentamente, a partire dalla fine dell’Ottocento, è stato abbandonato, tant’è che oggi non rimane che uno scheletro di tufo rosso, che fa da cornice a piccole stradine dove è suggestivo perdersi.


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SCURATI - Nelle campagne di Trapani una grande grotta, larga di 13 metri, profonda 60, che ha ospitato fino agli anni Cinquanta un borghetto davvero unico. Incastonato dentro la roccia, che aveva il compito di proteggerlo durante la caldi estate e dalle rare gelate invernali, si è modellato in funzione dell’orografia ed è rimasto abitato fino al secondo dopoguerra. Poi l’abbandono totale, finché, nel 1983, è tornato a vivere grazie a “Natale a Scurati”, un presepe vivente all’interno del quale vengono riprodotti i mestieri che furono.


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SAN SEVERINO DI CENTOLA - A decretare la fine di borgo a volte è la difficile accessibilità, a volte il terremoto, mentre in questo caso è stata la costruzione della linea ferroviaria più a valle. Che in questa parte della provincia di Salerno ha convinto i pochi abitanti di San Severino di Centola, nel Cilento, ad andare a vivere in una zona più comoda. Cosicché è dal 1977 che nessuno vive più in questo villaggio, che però, grazie all’essere situato a pochi chilometri dalla vivace Palinuro, durante la stagione estiva torna in vita grazie ai turisti che lo frequentano durante le gite fuori porta.


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PENTEDATTILO - Cinque cime aguzze sovrastano questo borgo dalle piccole case adagiate su una collina terrazzata. La bellezza di Pentedattilo, in provincia di Reggio Calabria, è rimasta intatta nonostante gli anni di abbandono. Tanto che ultimamente c’è chi lo preferisce al litorale, soprattutto durante la stagione estiva: sono sempre di più le abitazioni affittate ad artisti locali che qui trovano l’ispirazione giusta per lavorare.


Balestrino_MGbig


BALESTRINO - In questo caso è stata una frana, nel 1963, a far abbandonare il bel centro storico di Balestrino. Che a veder bene è uno strano paese fantasma della provincia di Savona, visto che in seguito allo smottamento gli abitanti hanno sì lasciato la parte centrale, ma per andare a costruire nuove abitazioni appena fuori dalla zona a rischio. Il risultato è che vi abitano ancora 600 persone, ma tutte ai margini della Balestrino storica, mentre il cuore del villaggio non batte più come una volta da oltre mezzo secolo.



Sulla storia e il fascino dei borghi abbandonati il giornalista Antonio Mocciola ha da poco scritto un libro. “Le Belle addormentate” è una guida insolita ed emozionante dell’Italia perduta, sepolta dalla polvere della storia, abbandonata dal tempo e dall’uomo. L’autore ha visitato e selezionato un’ottantina di questi villaggi sparsi in tutta Italia che, a causa di terremoti, cambiamenti sociali, posizioni impervie, sono stati abbandonati.
Molti di questi mantengono un fascino unico, adesso più che mai meritano di essere visitati, per a sopravvivere a incurie e degrado. Betelgeuse Editore. Fonte

 
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