Chi erano veramente le Amazzoni?, Un libro rivela chi erano davvero le mitiche guerriere

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view post Posted on 3/11/2014, 17:25     +1   +1   -1
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Chi erano veramente le Amazzoni?

Un libro rivela chi erano davvero le mitiche guerriere, cos'hanno in
comune con Johnny Depp e perché stanno spopolando nella cultura pop




Nell’immaginario comune, le Amazzoni vengono descritte come delle femministe ante litteram, che odiavano gli uomini e uccidevano i figli maschi. Secondo il mito erano lesbiche, si tatuavano, andavano a cavallo e si mutilavano il seno per poter tirare meglio con l’arco. Nel corso dei secoli le leggende si sono moltiplicate, e gli studiosi moderni, molto spesso maschi, non hanno contribuito granché a ristabilire la verità storica.
Ricorrendo ad una moltitudine di testimonianze artistiche, storiche e archeologiche, Adrienne Mayor, autrice de The Amazons, riesce a sfatarne il mito e a tracciarne, invece, un ritratto incredibilmente realistico e selvaggio.



Chi erano veramente le Amazzoni? A lungo si è creduto che le Amazzoni fossero soltanto delle figure immaginarie. Erano le mitiche donne guerriere, nemiche giurate dei Greci antichi. Non c’è eroe greco, da Ercole a Teseo, che non si sia battuto con una delle loro regine. Conosciamo anche i loro nomi: Ippolita, Antiope, Tessalia. Molti studiosi credono ancora che si tratti di un prodotto della narrativa greca, ma l’archeologia ci ha ormai dimostrato che sono esistite delle donne che corrispondono alla descrizione che i Greci ci hanno dato delle guerriere Amazzoni. I Greci le collocavano nelle zone a nord est del Mediterraneo, in prossimità delle steppe euroasiatiche. Non a caso, in queste zone, gli archeologi hanno scavato migliaia di tombe appartenenti al popolo Scita, scoprendo che le donne scite cavalcavano e combattevano come i loro uomini.

Quali sono le testimonianze archeologiche che provano l’esistenza delle Amazzoni? Grazie gli scavi dei kurgan, i tumuli funerari degli Sciti, gli archeologi hanno scoperto che la vita di questi gruppi nomadi girava intorno ai cavalli, che erano indispensabili per attraversare le enormi distanze tra il Mar Nero e la Mongolia. Gli Sciti vivevano in piccole tribù; è facile immaginarsi, quindi, che tutti partecipassero alle varie attività, dalla caccia, alla difesa e alla guerra. Tutti nella comunità dovevano essere in grado di difendersi e per far questo usavano un particolare arco, detto arco scita, piccolo ma molto potente. Ma per questi popoli, il grande equalizzatore di genere fu l'addomesticamento e la monta del cavallo. Se ci pensate, una donna, che fin da bambina è stata addestrata a cavalcare e a tirare con l’arco, può essere altrettanto veloce e letale come un maschio.

Gli archeologi hanno trovato migliaia di sepolture comuni di guerrieri e cavalli, corredate con archi, frecce, e lance. In un primo momento, ovviamente, hanno presunto che si trattasse di sepolture maschili. Ma in seguito, grazie ad analisi bio-archeologiche e genetiche, è stato scoperto che molte, in realtà, erano sepolture femminili. Sulla base dei ritrovamenti archeologici, un terzo delle donne sciite, che avevano le stesse ferite da combattimento degli uomini, veniva sepolto con la propria armatura. Il corredo funerario femminile comprendeva, infatti, anche coltelli e pugnali. È questa la prova schiacciante che sono esistite delle donne guerriere che corrispondono alla descrizione delle antiche Amazzoni.

Senza seno


Perché erano chiamate Amazzoni? Questa storia è così complessa che le ho dovuto dedicare un intero capitolo. Pare che l’unica cosa che tutti credono di sapere sulle Amazzoni è che il loro nome significa “senza mammella”, che secondo l’immaginario comune sarebbe una facilitazione nell’uso dell’arco o delle lance. Ma chiunque abbia visto The Hunger Games o un’arciere femminile sa che si tratta di un’idea assolutamente ridicola. Tra l’altro non esiste nemmeno una raffigurazione antica in cui si vede una donna guerriera con un solo seno.

Tra gli studiosi moderni è noto che la reale etimologia del sostantivo “Amazzoni” non sia legata al seno. In origine, tra l’altro, non era neppure una parola greca. Fu Hellanikos, uno storico greco del V secolo a. C. ad associare al termine “Amazzone”, il significato di “donna senza mammella”. Ellenikos cercò di dare un significato greco, forzandolo, alla parola straniera “Amazzone”: secondo lo storico la “a” poteva essere mancanza, mentre “mazon” suonava un po’ come mammella. La sua idea venne respinta dagli altri storici del suo tempo, e pure dagli artisti dell’epoca. Eppure questa idea potrebbe aver dato origine ad uno dei miti sulle Amazzoni più conosciuti. Secondo i linguisti, comunque, la parola Amazzone ha antiche radici iraniane o caucasiche.

Spirito amazzone


Lei le descrive come “aggressive e indipendenti assassine di uomini”. Erano lesbiche? Questa idea è emersa solo nei tempi moderni perché nella mitologia non se n’è mai trovata traccia, e per quanto ne sappiamo né i Greci né i Romani avevano timore di affrontare la sessualità di uomini e donne. Ho trovato soltanto una raffigurazione piuttosto interessante in un vaso, in cui si vede una cacciatrice tracia che offre un dono d’amore alla regina della Amazzoni, Pentesilea. Questo sicuramente indica che almeno qualcuno deve aver pensato a una storia d’amore tra le Amazzoni, e il fatto che abbiamo solo questa raffigurazione e nessuna altra traccia scritta, non esclude che ci fossero rapporti omosessuali tra le Amazzoni. Il punto, però, è che questo non ha niente a che fare con l’antica mitologia.



Una stampa del 1882 che ritrae un'amazzone, probabilmente
Penstesilea, la regina, nell'atto di infilzare una pantera con una lancia.


Nell’arte classica e nella letteratura, infatti, veniva sottolineato solo il forte legame di sorellanza; solo nel ventesimo secolo questo aspetto venne interpretato come orientamento sessuale. Marina Cvetaeva, una poetessa russa, dichiarò che le Amazzoni erano il simbolo del lesbismo nell'antichità. Gli antichi Greci però non le descrivevano come lesbiche, ma come amanti degli uomini. Amanti di uomini, e a volte assassine di uomini.

Nel suo libro si fa riferimento ad uno “spirito amazzone”. Di cosa si tratta?. Ho usato questa frase nella dedica ad una mia carissima amica Sunny Bock. Era una donna forte che credeva nella parità tra uomini e donne. Guidava la moto, andava a cavallo ed è diventata la prima donna ingegnere ferroviario. Correva molti rischi, ed è morta prematuramente. Ha incarnato perfettamente lo spirito amazzone, cioè l'assunto che le donne sono uguali agli uomini e che possono essere altrettanto nobili, coraggiose ed eroiche. Tutto ciò traspare dalle opere d’arte e dalla letteratura e i Greci ne erano affascinati e in parte impauriti. Erano molto diverse dalle loro mogli e figlie, ma erano comunque affascinanti: nella raffifìgurazioni pittoriche sono sempre belle, attive, libere e coraggiose.

Ho parlato con un esperto di arte vascolare greca che si occupa in particolare del significato gestualità espressa nelle immagini. In molti combattimenti i perdenti, per esempio, implorano pietà. Ma nelle migliaia di raffigurazioni di Amazzoni che combattono, solo due o tre cercano la pietà del vincitore. In questo modo dimostrano di essere incredibilmente coraggiose ed eroiche. Questo penso sia lo spirito amazzone.





Scritto sulla pelle


Le Amazzoni fumavano mariuana e bevevano il kumis, un intruglio di latte fermentato di cavalla che usavano nei loro rituali. Quando parliamo di Amazzoni, ci riferiamo alle donne scite, e in particolare, alle donne guerriere, ma dobbiamo sicuramente includere anche gli uomini perché non abbiamo prove che ci fossero società intere tutte femminili. Erodoto ci offre una descrizione molto interessante. Racconta che raccoglievano dei fiori, o forse dei semi o delle foglie, che venivano gettati nel fuoco.

Il fumo che si sviluppava le inebriava, così si alzavano per danzare e cantare con gioia. Sono abbastanza sicura che stesse parlando della canapa, visto che la chiama cannabis, solo che non era certo che usassero le foglie o il fiore. Ora però sappiamo che facevano uso di sostanze stupefacenti, gli archeologi stanno trovando le prove nelle tombe: ogni uomo e donna scita veniva infatti sepolto con il proprio kit da fumo, che includeva anche un piccolo braciere.

Erodoto ha anche descritto la tecnica con cui costruivano una specie di tenda - sauna, che veniva usato molto probabilmente d’inverno per fumare. La descrive come una sorta di tepee fatta di feltro o pelle. Gli archeologi hanno trovato i materiali di queste tende in molte tombe scite. Nelle tombe hanno anche trovato i resti del kumis. Nel mio libro ho messo una ricetta di una versione po’ potenziata del kumis congelato, che però sconsiglio di provare a casa!



Si facevano molti tatuaggi, è vero? Tra le pitture vascolari greche, ci sono moltissimi immagini di donne della Tracia e Scite splendidamente tatuate. Anche gli storici greci descrivono l’uso dei tatuaggi tra le tribù eurasiatiche. Secondo un racconto, furono le donne Scite ad insegnare alle donne di Tracia come tatuarsi. Gli schiavi che provenivano dal Mar Nero erano tutti tatuati, e i greci vedevano questi segni come una sorta di punizione, chi si marchierebbe il corpo volontariamente? Ancora una volta emerge questa strana attrazione e repulsione che i Greci avevano verso le culture straniere. Ci sono moltissime testimonianze archeologiche, per esempio sono stati trovati dei kit per tatuaggi e su molti corpi mummificati femminili si sono conservati dei tatuaggi incredibili. La famosa Principessa di Altai è solo un esempio, e il suo elegante tatuaggio di un cervo sulla spalla richiama alla mente i tatuaggi raffigurati nelle pitture vascolari greche.

Johnny Depp ha affermato, “la mia pelle è il mio diario, e i miei tatuaggi sono le mie storie”. Credo che sia un buon modo di dargli un significato. Potevano essere delle iniziazioni, o delle semplici decorazioni, ispirate al mondo reale o a quello fantastico. Sappiamo solamente che era una pratica molti diffusa, e che i soggetti più comuni erano gli animali e i disegni geometrici.




Una scena di combattimento su un vaso greco del IV secolo.


Cattive madri?


Esisteva veramente l’isola delle Amazzoni?. Certo, si tratta dell’unica isola al largo della costa meridionale del Mar Nero, l’attuale Giresun (Turchia). Viene citata per la prima volta nel poema epico degli Argonauti, nella versione di Apollonio da Rodi. Nel racconto, gli Argonauti mentre navigano verso Est, nel Mar Nero, si fermano su un’isola che chiamano Isola di Ares o delle Amazzoni. Vedono le rovine di un tempio e un altare, dove si narra che le Amazzoni sacrificassero i loro cavalli prima di ogni combattimento. Questo può significare che i Greci fossero venuti a conoscenza di antiche rovine dell’Età del Bronzo associate alle Amazzoni ed effettivamente gli archeologi turchi hanno trovato i resti dell’altare citato negli Argonauti.

Secondo il mito, le Amazzoni maltrattavano i loro figli maschi, addirittura castrandoli. Quanto c’è di vero in questa leggenda? Questa idea circolava già tra i Greci, visto che pensavano che le Amazzoni vivessero in gruppi di sole donne. In qualche modo però dovevano riprodursi, ma come? Secondo i Greci si univano con i maschi delle tribù vicine, e se da queste unioni nascevano dei maschi questi venivano castrati o addirittura uccisi. Secondo altri, i maschi, invece, venivano affidati ai padri. E questo non era un modo per sfuggire ai lor doveri di madre, come hanno sostenuto alcuni studiosi ma, al contrario, una pratica molto comune tra le popolazioni nomadi. Far allevare i proprio figli da un’altra tribù permette, infatti, di costruire delle buone alleanze. Anche Filippo il Grande, per esempio, fu allevato da un alleato del padre, e fino al Medio Evo la pratica rimase in vita. Inoltre, è un modo per evitare incesti all’interno della tribù. Questo tipo di affido, forse, era praticato dagli Sciti e dai Traci, e ciò potrebbe aver alimentato la leggenda che le Amazzoni abbandonassero i loro figli. In ogni caso, non c’è nessuna evidenza di maltrattamenti o mutilazioni.




Nella foto, donne curde in un battaglione Peshmerga
durante un'esercitazione nel pressi di Sulaymaniyah,
in Iraq, nel settembre 2014



Amazzoni di oggi


Ho una curiosità: chi ha inventato i pantaloni? I Greci accreditano l’invenzione a tre personalità femminili differenti. La prima è Medea, una principessa del Caucaso, e i suoi pantaloni sarebbero stati poi adottati agli Sciti e dai Persiani. La seconda è la leggendaria regina assira Semiramide, e la terza è la principessa dei Parti Rhodogune. Di sicuro i pantaloni furono inventati dalle popolazioni che per prime iniziarono a montare i cavalli, quindi dai popoli delle steppe. I gambali, infatti, sono assolutamente essenziali per chi passa molto tempo a cavallo; tra l’altro i pantaloni possono essere considerati come i primi capi confezionati, visto che venivano cuciti. I Greci, invece, indossavano delle pezze rettangolari tenute insieme con degli spilli. Ai loro occhi i pantaloni erano un abominio e, al solito, come per tutte le tradizioni straniere, ne erano in parte affascinati e in parte spaventati. Nelle pitture vascolari le Amazzoni indossano pantaloni di ogni tipo, ma né gli uomini né le donne greche li portavano. Ed è strano, se pensiamo che molti oggetti femminili, come vasetti per profumi e lozioni, sono decorati con bellissime immagini di Amazzoni in pantaloni.

Esistono ancora Amazzoni?. L’immagine di una donna guerriera oggi è quanto mai attuale, basti pensare alle donne curde Peshmerga che in questi giorni combattono contro l’ISIS. Ci poi sono moltissimi personaggi televisivi e cinematografici, come Xena, Mulan, la protagonista di The Hunger Games, o le donne del Trono di spade.
Le Amazzoni sono sempre state con noi, nella fantasia e nella realtà. Solo che a volte il loro ardente spirito è rimasto nascosto o, addirittura, si è spento. In questo momento, però, nella cultura popolare il loro spirito vive ancora.






Edited by Milea - 6/8/2021, 12:24
 
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