Venere che benda amore, Tiziano Vecellio (1565 circa)

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view post Posted on 28/8/2014, 20:44     +2   +1   -1
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Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

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Tiziano Vecellio, Venere che benda amore
(1565 circa)
Olio su tela , 118 x 185 cm
Roma, Galleria Borghese



La tela, probabilmente venduta dal cardinale Sfondrato a Scipione Borghese nel 1608, fu dipinta intorno al 1565, durante un periodo trascorso dal pittore nella regione natale del Cadore, le cui montagne compaiono sullo sfondo. Il soggetto è di difficile identificazione: la tela, infatti, non viene menzionata nei documenti contemporanei, e i primi testi che descrivono il dipinto, nel Seicento, lo interpretano variamente come “Venere che benda Amore affiancata da due Ninfe” o come raffigurazione delle “Tre Grazie” (sulla scorta di una tradizione antica, ripresa nel XVII secolo, secondo cui Venere è una delle Tre Grazie). Gran parte della critica moderna ha invece dato una lettura in chiave moralistica e pedagogica del dipinto, che rappresenterebbe l'educazione di Amore, bendato e quindi cieco secondo una tradizione inaugurata dai Trionfi di Petrarca e poi estremamente diffusa in testi letterari e iconologici, come anche nelle xilografie e nei mazzi di tarocchi rinascimentali.

Panofsky (1939 e 1969) ha invece proposto un'interpretazione della scena in chiave neoplatonica: il Cupido vedente, che si appoggia con aria malinconica alla spalla di Venere, rappresenterebbe l'Amore celeste (Anteros), che solleva l'animo umano alla contemplazione di Dio, mentre quello bendato si riferirebbe all'Amore terreno (Eros); le due ninfe sarebbero interpretabili come allegorie dell'amore coniugale (o del Piacere) e della Castità. L'opera rappresenta certamente il senso di drammatica fatalità che connota il sentimento amoroso, qui reso dall'atteggiamento deciso - e al tempo stesso quasi indifferente - di Venere, che volge lo sguardo al di là degli altri personaggi e dello stesso osservatore, dalla tristezza dell'amore vedente, dal movimento della ninfa che accorre recando un arco a misura più di Apollo che non di Cupido, dai toni infuocati del cielo al tramonto sullo sfondo, cui fanno da efficace contrasto le tinte blu del manto di Venere, delle ali dei putti e delle montagne azzurrine. (M.@rt)



Edited by Milea - 21/8/2021, 16:06
 
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