Martirio di san Lorenzo, Tiziano Vecellio (1548 - 1557)

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view post Posted on 23/8/2014, 18:46     +4   +1   -1
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Tiziano_Martirio-di-san-Lorenzo

Tiziano Vecellio, Martirio di san Lorenzo
(1548 - 1557)
Olio su tela, 493 x 277 cm
Venezia, Chiesa di Santa Maria Assunta detta I Gesuiti



La tela con il martirio di san Lorenzo, destinata a un altare della chiesa veneziana dei Crociferi (passata ai Gesuiti nel 1657), fu commissionata da Lorenzo Massolo a Tiziano, con ogni probabilità nel 1546 – 1547, poco dopo il suo rientro dal soggiorno romano; realizzata in gran parte del 1548, essa non era del tutto compiuta alla morte del committente nel 1557. La scena rappresentata è il martirio sulla graticola di san Lorenzo (eponimo del committente), descritto in un testo di Prudenzio che individuava nella passione del santo il momento del passaggio definitivo dal paganesimo al cristianesimo.

La drammatica scena si svolge in una notte illuminata dai bagliori delle diverse fonti di luce: le fiamme che ardono sotto la graticola, le fiaccole accese e il lampo di luce soprannaturale che squarcia il greve cielo nuvoloso. E' ambientata in uno spazio ricco di riferimenti all'architettura classica, il cui ricordo era vivo nell'artista appena rientrato da Roma: gli edifici e i colonnati del tempio sulla destra e, a sinistra, la grande ara sormontata dalla scultura di un idolo pagano, identificata come Vesta con in mano la statuetta della Vittoria (Panofsky) e forse allusiva alla virtù della moglie di Massolo, Elisabetta Querini (Sandro Sponza).

Anche le figure che compongono nel registro inferiore la scena del martirio rielaborano originalmente modelli antichi (tra cui, per il corpo del martire, il Galata morente della collezione Grimani a Venezia), ma anche le invenzioni “moderne “ di Michelangelo e di Raffaello.
Tuttavia, sia le possenti figure umane, sia e scenografiche prospettive all'antica sono qui espressamente animate, ai limiti quasi della deformazione e dell'allucinazione, da un uso drammatico della luce, fatto di contrasti netti e violenti.
Queste ardite sperimentazioni luministiche saranno negli anni successivi l'oggetto privilegiato delle riflessioni e il punto di partenza delle elaborazioni di Paolo Veronese, Jacopo Bassano, El Greco e soprattutto Jacopo Tintoretto. (M.@rt)






Edited by Milea - 19/9/2021, 17:19
 
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view post Posted on 23/8/2014, 19:05     +1   +1   -1
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Nel capolavoro restaurato spunta
un inedito autoritratto di Tiziano






Questa non è solo la storia di un restauro, tanto significativo da far affermare a Lionello Puppi, professore emerito di storia dell'arte a Ca' Foscari e membro del Comitato scientifico del Centro studi Tiziano e Cadore, che siamo di fatto «davanti a un Tiziano letteralmente ritrovato e mai visto». Ma è anche una vicenda in cui gli amori, le passioni, una maternità clandestina si intrecciano con la vicenda di un assoluto capolavoro pittorico. E spunta persino l'ipotesi che Tiziano abbia voluto autoritrarsi in omaggio ad una affascinante committente.

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La scena è teatrale, tenebrosa: è la notte del 10 agosto 258, il fuoco avvampa sotto il santo circondato dai carnefici, sullo sfondo un tempio in stile corinzio e l'immagine di una divinità pagana, la luce è affidata alle sole torce. Ma partiamo dal restauro, diretto da Claudia Cremonini della Soprintendenza di Venezia, affiancata dalla restauratrice Gloria Tranquilli e curato dal laboratorio di Nicola Restauri di Aramengo. «La tela era in condizioni pessime - afferma -.

E il provvidenziale restauro lo ha salvato da una irrimediabile, imminente fine. Prima le esalazioni provenienti dal sottostante sepolcro nella prima collocazione, la chiesa dei Crociferi. Poi una quantità di successivi restauri, incluso quello avvenuto probabilmente durante lo sciagurato esilio a Parigi tra il 1797 e il 1815 deciso da Napoleone, ne hanno alterato fisionomie e qualità pittorica. Qui, con grande maestria, è stato tolto tutto il materiale incongruo mettendo a nudo solo l'originale di Tiziano. Per quanto mi riguarda, lo colloco ora tra i quattro o cinque capolavori assoluti del Maestro. Soprattutto si tratta di un incommensurabile recupero per il nostro patrimonio storico-artistico».

L'esito del restauro, riguardando l'opera quasi illeggibile prima del lungo e delicato intervento è evidente: riecco i rossi tipici di Tiziano, la vitalità delle carni umane, il bagliore della luce che dall'alto squarcia le tenebre.

C'è poi un altro tassello da svelare. Il ripristino ha restituito anche la figura laterale di un uomo col turbante. «Stiamo lavorando negli archivi, ma supponiamo che possa trattarsi di un autoritratto di Tiziano - afferma Lionello Puppi -. Un omaggio a una donna, cioè a Elisabetta Querini, moglie del personaggio che commissionò la pala al Maestro, Lorenzo Massolo».

Elisabetta Querini era una protagonista della sua epoca: splendida donna, coltissima, nipote di Gerolamo Querini, grande amico di Pietro Bembo che ebbe un discreto invaghimento senile per Elisabetta. La fama di Elisabetta Querini era dunque ben nota a Giovanni della Casa quando arrivò a Venezia come Nunzio apostolico nel 1544: un'amicizia che divampò rapidamente in passione (anche se lei aveva già cinquant'anni, un'età «avanzata» ai tempi) e si materializza nella nascita di un figlio che avrà un nome legato alla madre (Querino) ma il cognome del padre, unico a poterlo conoscere.
Insomma, anche Tiziano sarebbe stato «vittima» del fascino della gentildonna, raffinata intellettuale, al punto da voler lasciare traccia del proprio volto su una tela probabilmente immaginata, discussa, messa a punto con l'irresistibile Elisabetta Querini.


figura-recuperata-dopo
Fonte






Edited by Milea - 19/9/2021, 17:23
 
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