Ritratto di Paolo III con i nipoti Alessandro e Ottavio Farnese, Tiziano Vecellio (1546)

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view post Posted on 23/8/2014, 16:31     +2   +1   -1
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Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

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Tiziano Vecellio, Ritratto di Paolo III con i nipoti Alessandro e Ottavio Farnese
(1546)
Olio su tela, 210 x 174cm
Napoli, Museo e Gallerie di Capodimonte


Il dipinto, eseguito per i Farnese nel 1546, come già testimonia Vasari, rivela l'influenza esercitata su Tiziano dal famoso ritratto raffaellesco di papa Leone X con i cardinali Giulio de' Medici e Luigi de' Rossi, che, come hanno dimostrato le indagini radiografiche, lo ispirò in una prima stesura in forma ancora più diretta. A quel modello il Vecellio rimane fedele anche nella redazione definitiva, dove sceglie di rappresentare il pontefice insieme a due nipoti, infrangendo lo schema rigido del “ritratto di stato” per produrre un “ritratto in azione” di carattere quasi narrativo.

Anche se realizzata durante il soggiorno romano, l'effigie papale mostra tutta l'indipendenza dal manierismo centro-italiano di Tiziano, che ala ricerca formale e stilistica di quella corrente contrappone la propria straordinaria e sottile capacità di analisi psicologica. Con rapide pennellate egli cattura, senza idealizzazioni, il carattere prudente e sospettoso dell'anziano pontefice, che siede al centro del dipinto. Ossuto e ingobbito, ma non privo di energia e attenzione, come rivela la mano sinistra con cui stringe il bracciolo del seggio, Paolo III si volge a guardare con acuta arguzia il nipote Ottavio, impegnato in un cerimonioso inchino; sulla sinistra il cardinale Alessandro volge l suo sguardo malinconico verso l'osservatore.

Tiziano riesce qui a mettere a fuoco il carattere di ognuno dei tre Farnese e a catturare l'atmosfera degli intrighi di corte con tanta inedita e cruda verità, che i tre effigiati preferirono a questo ritratto di famiglia altre raffigurazioni individuali, di tenore più “ufficiale” e di minore impegno psicologico, come il ritratto di Alessandro Farnese anch'esso a Capodimonte. Allo straordinario carattere di “ presa dal vero” di questa immagine contribuisce l'uso assolutamente libero e ricco del colore, denso e pastoso, steso a pennellate rapide e abbozzate, in grado di “contrafare il vino”, radicalmente opposto alle stesure cromatiche levigate e quasi metalliche dei contemporanei artisti romani. (M.@rt)


 
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