Ritratto di Eleonora Gonzaga Della Rovere, Tiziano Vecellio (1536 -1538 circa)

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view post Posted on 22/8/2014, 20:17     +3   +1   -1
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Sono così tanti a zoppicare che chi cammina dritto, pare in difetto!

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Tiziano--Eleonora-Gonzaga-Della-Rovere

Tiziano Vecellio, Ritratto di Eleonora Gonzaga Della Rovere
(1536 -1538 circa)
Olio su tela, 114 × 103 cm
Firenze, Galleria degli Uffizi



Tiziano realizzò il ritratto di Eleonora Gonzaga, moglie del duca di Urbino Francesco Maria della Rovere, nell'autunno-inverno del 1536-1537, poco prima di eseguire quello del marito. Nel gennaio 1536 la duchessa espresse infatti al proprio ambasciatore a Venezia il desiderio di essere ritratta da Tiziano, nel caso in cui il pittore si trovasse a passare da Pesaro, sede della corte urbinate. Ma, come dimostrato dal Vacanover, Eleonora venne ritratta da Tiziano non a Pesaro, bensì a Venezia, durante il soggiorno che vi fece dal settembre 1536 ai primi mesi dell'anno seguente.

Il Vecellio potè ritrarla dal vero, realizzando un'opera che con la minuziosa precisione nella resa dei dettagli fisici riesce esemplarmente a riprodurre il prestigio del personaggio: la profusione di gioielli; la pelliccia di martora, con la testa dell'animale in oro, impreziosita da perle e rubini, tenuta nella mano destra; l'abito di stoffa pesante a righe grigie e nere, ravvivato da ornamenti a forma di fiocco dorato, che richiama i colori dello stemma dei Montefeltro) la famiglia da cui il marito, adottato nel 1504 dallo zio Guidobaldo, senza discendenza maschile, aveva ereditato il ducato; il cagnolino, dettaglio di intimo realismo, ma anche simbolo della fedeltà coniugale; e infine l'interessante particolare dell'orologio a torre, riccamente cesellato e coronato da una statuetta, posto sul tavolo rivestito di velluto verde, al di sotto della finestra oltre la quale si apre il luminoso paesaggio sullo sfondo.

L'orologio, che compare per la prima volta nella produzione di Tiziano (il quale lo proporrà in seguito in alcuni ritratti virili), può essere interpretato come simbolo della caducità del tempo e della vita, o come allusione alla temperanza in virtù della regolarità del suo battito.
Va anche ricordato che i duchi di Urbino furono appassionati collezionisti di orologi e che almeno una volta lo stesso Tiziano fece loro da intermediario per l'acquisto di uno di questi strumenti, realizzato da un maestro di Augusta. (M.@rt)








Edited by Milea - 19/9/2021, 17:57
 
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