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Johannes Vermeer, Allegoria della fede
(Allegorie op het Geloof)
olio su tela, 114.3 x 88.9 cm.
(1671-1674 circa)
New York, The Metropolitan Museum of Art
Per la maggior parte degli studiosi questo dipinto è stato commissionato, forse da qualche esponente della ricca comunità cattolica di Delft, tanto è proclamato ed evidente il riferimento iconografico, pur mantenendo nelle caratteristiche stilistiche e compositive di Vermeer.
In effetti l’opera pur presentandosi con un’ambientazione - prospettiva aperta da un grande arazzo, quadro nel quadro, disposizione d’oggetti, l’uso del blu - di un interno con figura, tipica del pittore, risulta però del tutto estranea al clima, alla temperature emotiva cui l’artista ci ha abituato.
Uscendo dal suo ambito tradizionale la figura femminile, ispirata certamente a Maria Maddalena, ma in ogni caso a una pittura moraleggiante tipica delle Fiandre cattoliche, appare quanto meno goffa nella postura e nell’ispirato sguardo rivolto al cielo.
L’arazzo che ci introduce nella stanza è stato dipinto con somma attenzione: l’ingresso teatrale alla scena è fornito dal tessuto, eseguito nello stile di Oudenaarde in Belgio, che sembra realizzato nella seconda metà del Cinquecento, e che presenta un cavaliere che conduce un animale favoloso. La tessitura della tappezzeria è data dalla trama sottolineata dai punti di materia pittorica, i pointillés sparsi per indicare i riflessi luminosi.
La sfera di vetro che pende dal soffitto riflette le finestre, le persiane e i giochi di luce sul pavimento e il bianco dell’abito femminile, con una velatura a trompe-l'œil di squisita abilità. Anche il crocefisso e il calice eucaristico, nonché il messale sull’altare propongono i riflessi con veloci pennellate.
Il dipinto sulla parete di fondo è una versione semplificata della Crocifissione di Jacob Jordaens, ad Anversa. Vermeer ha tolto la Maddalena ai piedi di Cristo, quasi trasferendola nella stanza privata che diventa una cappella per la celebrazione di una messa, rinvio alla condizione dei cattolici, minoranza nelle Province Unite, che sovente celebravano la loro fede nelle case private.
L’impianto iconografico fa necessario ma autonomo riferimento all’ Allegoria della fede tratta dall’edizione di Amsterdam della Iconologia di Cesare Ripa: in particolare la mano sul cuore indica la vitalità della fede e la pietra che schiaccia il serpente è la Chiesa che sconfigge l’eresia.
Soprattutto, il pittore traduce la metafora della Fede che “ha il mondo ai suoi piedi” facendo poggiare il piede destro sul globo terrestre, esattamente sul continente asiatico, fabbricato nel 1618 da Jacob Hondius e già raffigurato nel Geografo. Ma Vermeer aggiunge altri oggetti di culto: l’altare elevato sul ricco tappeto, il crocifisso, il calice e anche una vera corona di spine sul messale aperto.
Il significato del globo di vetro iconograficamente rinvierebbe a un libro di emblemi del gesuita Willem Hesius che rappresenta un bambino alato che regge una sfera che riflette il sole, comparando il riflesso delle cose sulla superficie sferica alla capacità umana di riflettere Dio.
Il tutto però sembra poco convincente, e lo spettatore si sofferma sui brani di elegante pittura delle nature morte: la sedia, lo splendido blu del cuscino, le mattonelle di marmo bianco e nero e sul bellissimo rivolo di sangue che esce dal tormentato serpente, schiacciato dalla pietra su cui Pietro ha eretto la Chiesa di Roma.
Nota tecnica : la preparazione su tela di lino è grigio-marrone: contiene gesso, piombo, bianco e terra d’ombra. Alcune linee del disegno prospettico preparatorio, che sembrano essere in matita nera, sono visibili tra le piastrelle del pavimento e la linea che separa il soffitto dal muro. Il velo pittorico è stato applicato in uno strato sottile uniforme, alcune aree dell’arazzo sono dipinte bagnato su bagnato. Il punto di fuga è visibile come una piccola depressione nello strato di pittura. (M.@rt)
Edited by Milea - 5/8/2021, 20:20 |
