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Sandro Botticelli, Natività mistica
(1501)
Tempera su tavola, 108,5 × 75 cm
Londra National Gallery
E’ l’unica opera firmata e datata all’ interno della lunga iscrizione in greco posta in alto, sulla tavola. Il testo è davvero oscuro e la traduzione andrebbe così intesa “Questo dipinto sulla fine dell’anno 1500, durante i torbidi d’Italia, io, Alessandro, dipinsi nel mezzo tempo dopo il tempo, secondo l’XI di san Giovanni nel secondo dolore dell’ Apocalisse, nella liberazione di tre anni e mezzo del Diavolo; poi sarà incatenato nel XII e lo vedremo precipitato come nel presente dipinto”. L’iscrizione è stata variamente interpretata, in particolare nel riferimento ai “torbidi d’Italia, secondo alcuni allusivi alla situazione seguita alla morte di Lorenzo il Magnifico, oppure all’invasione francese o, ancora, alle mire espansionistiche di Cesare Borgia.
La citazione dell’Apocalisse sembra vada collegata al difficile momento di Firenze e al presagio di nuove sventure che si sarebbero potute abbattere sulla città. In questo senso di visionaria prospettiva apocalittica si può riconoscere un richiamo alla predicazione savonaroliana; così si spiegano i toni arcaici della composizione o a presenza delle tre figure angeliche sul tetto della capanna che adombrano il ricordo delle predicazioni del frate intorno alla Natività, nelle quali la Vergine adorante sarebbe stata accompagnata da tre fanciulle impersonificanti la Grazia, la Verità e la Giustizia. Stessa valenza allegorica sarà rintracciabile nella diversa proporzione usata per i diavoli e per gli angeli abbracciati agli uomini, nel cui stringersi Botticelli ha forse voluto indicare come opportuno il ritorno ai più semplici valori della fede. (M.@rt)
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